JEAN-LOUIS: Queste terre che oggi vi hanno ospitati sono chiamate anche Valli Valdesi, perché la loro storia, da oltre 700 anni, è legata alla presenza di un piccolo popolo di protestanti, i Valdesi appunto, che nei secoli trascorsi hanno lottato e sofferto per difendere la libertà di professare la propria religione cristiana, in alternativa a quella dominante. Avete già forse potuto leggere sul depliant che vi è stato distribuito una breve sintesi di queste lontane vicende, contrassegnate da guerre e da massacri per i quali, quando venne nel Tempio Valdese di Torino nel giugno dello scorso anno, papa Francesco chiese pubblicamente perdono. Tra questi eccidi commessi dai Savoia su pressione della chiesa di Roma c’è anche quello che riguarda il vallone degli Invincibili, che avete percorso correndo stamattina.
MAURA: Un vallone che ricorda una delle tante guerre condotte contro i valdesi, una delle tante pagine dell’intolleranza di cui è piena la storia dell’umanità, ieri come oggi.
Siamo nell’inverno 1685-1686, ed il giovane duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, su pressione dello zio, il potente Luigi 14° Re Sole di Francia, emana un editto contro i valdesi, un decreto nel quale si ordina la fine di ogni atto di culto, la demolizione dei templi, l’allontanamento dei ministri di culto e il battesimo cattolico dei neonati.
JEAN-LOUIS: I Valdesi non obbediscono, ma non sanno scegliere tra l’esilio e la resistenza. In aprile essi sono assaliti dalle forze infinitamente superiori degli eserciti francesi e piemontesi. La guerra durerà soltanto tre giorni e lascerà sul campo oltre mille morti. I superstiti vengono deportati in massa in 14 fortezze e castelli del Piemonte, e le loro proprietà vengono messe all’asta.
MAURA (canta)
Lassù dove l’Italia si arresta dei monti ai pié
Tra i monti e la boscaglia potevan Dio pregar
La guerra, la crociata, nella sua atrocità
Ha tolto con la spada la loro libertà
Da Bobbio ad Angrogna ogni valdese morì
e nel nome di Cristo la strage si compì
Spinti dalla fame e dalla disperazione, ebbri di vendetta per lo scempio della loro gente e per l’usurpazione dei loro beni, scendono a valle lungo il ripido sentiero, piombando come fulmini, sia di giorno che di notte, sui nuovi coloni, seminando il panico tra gli acquirenti, danneggiando e saccheggiando i raccolti dei campi che erano stati in gran parte frutto delle loro fatiche.
MAURA: Questi “partigiani”, passati alla storia come “gli Invincibili”, finiscono per diventare un problema di ordine pubblico non indifferente, tant’è che la corte sabauda alla fine è costretta ad accettare un compromesso: le bande avranno diritto all’espatrio in Svizzera, nella protestante città di Ginevra, insieme alle loro famiglie; avranno anche l’onore delle armi e la garanzia di ostaggi.
JEAN-LOUIS: Gli Invincibili se ne vanno, lasciando alle spalle il deserto: casolari distrutti, vigne ed alberi da frutta sradicati, campi abbandonati. Ma agli occhi del Duca, queste valli rifioriranno in breve tempo, e diventeranno un giardino di fede e di cultura di Santa Romana Chiesa, finalmente libere della peste riformata. Ma purtroppo per il rampollo di casa Savoia, le cose andranno diversamente.
MAURA: Gli Invincibili ritorneranno nelle loro valli tre anni dopo, e con loro anche gli altri esuli che nel frattempo erano stati tirati fuori dalle prigioni piemontesi, e condotti al di là del Moncenisio. Divisi in compagnie, una per ogni comunità, 900 uomini traghetteranno il lago Lemano nella notte del 27 agosto, sbarcheranno a Yvoire e copriranno i 200 chilometri che li separano dalle valli valdesi a marce forzate, scalando colli e montagne, per una marcia che passerà alla storia come “Il glorioso rimpatrio”, una delle pagine più note della lunga e appassionante vicenda valdese. Ma anche la leggenda degli Invincibili permane nella memoria dei valdesi delle valli, ed è ricordata in questa canzone con la quale chiudiamo questo nostro intervento:
JEAN-LOUIS: Gli Invincibili, questi uomini coraggiosi, nel mese di aprile di un triste anno sono riusciti a salvarsi dalla crudele armata dei francesi e dei piemontesi
MAURA: Da Barma d’Aout hanno assalito i tiranni, cacciando gli stranieri che avevano occupato le loro case e i loro campi.
JEAN-LOUIS: Sotto la guida dei capitani Plenc e Mondon, gli Invincibili hanno tratto fuori dalle prigioni le loro famiglie, poi sono partiti in esilio per la Svizzera.
MAURA: Ma presto verrà il giorno che ritorneranno nelle loro valli, nelle loro case, perché non c’è duca o re sole di francia, papa o imperatore, che possa chiudere per sempre i sentieri di giustizia e di pace (canta con JEAN-LOUIS)
Les Invincibles, hommes heroiques, de leurs vallées défenseurs,
resistent au plan diabolique de son altesse persecuteur.
Le mois d’avril d’une triste année il reussirent à se sauver
échappant la cruelle armée des français et des piémontais.
Les Invincibles, sur ces montagnes, déjà leur tête est mise à prix,
sont les vangeurs de nos campagnes toutes envaies par l’ennemi.
De Barma d’Aout ils ont prit l’avance sur cette armée de tyrans
pour chasser les persone étranges qui avaient occupé leurs champs.
Les bubiarels et villarencs sous la guide de Plenc et Mondon
ont tiré leurs femmes et enfants au de hors de toutes prisons
Puis pour la Suisse il sont partis gardés par les soldats piémontais
pour retrouver de là des monts finalement un peu de paix.
Mais bientot reviendrà le jour où de l’exil ils retourneront
a leurs vallées bienaimées, à leurs montagnes, à leurs maisons,
car il n’y a duc ni de Roi Soleil, ni d’empereur ni la paupeté
qui puissent à jamais renfermer les chemins de justice et de paix!