Trail Degli Invincibili

Un bellissimo Trail attraverso luoghi spettacolari, insoliti, racchiusi da una cerchia di monti dove tra tutti emerge il Cornour, da questa parte quasi inaccessibile!

Il nuovo percorso

Un nuovo Trail in Val Pellice con partenza ed arrivo dal Laghetto Nais di Bobbio Pellice!

Un occasione per conoscere la nostra Valle

Il nostro "Trail degli Invincibili", oltre ad essere un importante momento di sport vuole essere un occasione per conoscere il territorio della Val Pellice, non solo per le sue bellezze paesaggistica ma soprattutto per la sua ricca storia e cultura.

venerdì 28 ottobre 2016

1 OTTOBRE 2017 LA SECONDA EDIZIONE!


Non si sono ancora spente le luci sulla prima edizione e già si è al lavoro per l'organizzazione della prossima. 
Il nostro Comitato Organizzatore ha deciso di confermare il periodo di inizio autunno, anticipando però di qualche giorno la data: sarà domenica 1 ottobre 2017!
Nostra intenzione sarà quella di rendere la manifestazione un'appuntamento sempre più importante nel panorama dei trail running contribuendo inoltre alla conoscenza del nostro bellissimo Territorio.
Tornate a farci visita su questo sito e sulla nostra pagina facebook, vi aspettiamo!

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MARIO VIRETTO

La pur breve Valle Sangone, propaggine montana che da Giaveno penetra le alpi verso ovest, ha contributo a scrivere la storia della Marcia Alpina con due manifestazioni sportive di assoluto rilievo: i più antichi Picchi del Pagliaio che dalla frazione Cervelli di Coazze saliva, appunto, ai Picchi transitando in andata e ritorno al Chargiour. Li si ricordando con un Trofeo Alberto Cuatto e Pierluigi Terzago che su quelle creste persero la vita il 14 Luglio 1963. Ventuno edizioni, dal 1970 al 1990, di quella gara hanno fatto da palcoscenico ai migliori specialisti.
A Coazze “capoluogo” invece è stato ed è ancora il Colle Bione a tenere accesa la fiamma della passione sportiva: Trenta edizioni e la promozione a prova unica di Campionato Italiano di Gran Fondo nella edizione 1990.
Il motore di tutto questo attivismo organizzativo stava però a Giaveno, realtà che attraverso la Sezione locale del Cai, l’intraprendenza sportiva dell’Istituto Pacchiotti e la presenza di due storiche Associazioni sportive, Cuatto e La Salle, ha formato una generazione di immensi atleti dello sport ricco solo di passione.
Carlo Dalmasso, Sergio Guglielmino, Vittorino Mattone, Elio e Edo Ruffino, Franco Malvicino per citarne alcuni ma….”la spinta propulsiva” di tutto questo risponde al nome di Mario Viretto.
Nato a Giaveno nel 1946 ha conosciuto la dignitosa povertà di quei tempi che non permetteva l’approdo a sport considerati più “nobili”. C’era, però, già la passione accompagnata da una interessante predisposizione per la corsa come segnalato dalle prime “vittorie” nelle garette di borgata.
Il più riverito campo di calcio rappresentava una tentazione ma l’individualità della corsa era la caratteristica che più lo affascinava. …E poi c’erano i risultati accompagnati da qualche medaglia che gratificavano un po’ più il papà ma meno la mamma che lo accoglieva al ritorno dai “trionfi giovanili” sostenendo: “cule medaie fale fundi et fai na sapa” (quelle medaglie falle fondere e ti fai una zappa che ti serve di più).
La strada però era tracciata e la solidarietà sportiva dell’amico Sergio Guglielmino lo condusse a conoscere le prime fatiche in montagna: in quegli anni era praticata la Marcia Alpina di regolarità e subito arrivarono le prime affermazioni: Trofeo Madonna del Rocciamelone, Trofeo Internazionale della Montagna, Trofeo Alpe di Menulla e Trofeo tre borgate nel 1965 furono le prime vittorie a conferma della predisposizione fisica a quella disciplina.
Da li alle gare di Marcia Alpina di velocità il passo era breve ed allora, sempre con l’amico Sergio, decise di esordire in una gara monumento: il Trofeo Chaberton di Cesana che si svolgeva allora per coppie di atleti.
L’assoluta mancanza di esperienza in quella specialità li portò a collaudare il percorso il giorno precedente la gara….trasferimento da Cesana a Claviere (dove era prevista la partenza) ovviamente a piedi e… via a “provare” il tracciato. Un complicato saluto agli stupiti doganieri francesi e poi tra neve e nebbia, la complicata ricerca del giusto percorso e l’approdo finale a Cesana a recuperare la gloriosa Fiat 500.
La prova andò così bene che fantasticarono la vittoria per il giorno successivo addirittura pre festeggiandola, con gli amici, in una cena propiziatoria.
Sarà stata la poca esperienza o i residui dei bagordi propiziatori l’esordio si concluse nel peggiore dei modi registrando una prestazione agonistica, ad essere benevoli, non degna di nota….
Nel 1972 sale in alta Val Pellice dove si celebrava la Prima della Tre Rifugi: questa volta lo accompagna Albino Bolognesi ed esordiscono conquistando la 6° posizione (2.34.54). Paga ancora lo scotto dell’inesperienza percorrendo la discesa dal Rifugio Granero al Jervis scalzo a causa di una scarpa rotta!
Ci ritorna poi in Val Pellice con altri compagni di avventura (Carlo Dalmasso, Elio Ruffino, Roberto Bergeretti, Gilberto Dalmasso e Franco Malvicino) per partecipare ad altrettante edizioni della Tre Rifugi ma queste volte con….scarpe più robuste! Ottimi risultati il migliore dei quali realizzato con l’amico Carlo Dalmasso da lui considerato “il più grande”.
Nella sua carriera sportiva ha coltivato con successo tutte le specialità, dalla pista alla strada alle campestri e la montagna privilegiando nettamente quest’ultima. Nel contempo ha coltivato il raro ed indispensabile mestiere dell’Organizzatore mettendo a disposizione la sua esperienza nelle principali manifestazioni della Val Sangone.
Qualche gara vinta in un contesto agonisticamente molto più impegnativo dei moderni Trail: negli anni ’70 e ’80 le vittorie erano merce preziosa: le classifiche segnalavano sovente l’arrivo di 5/6 atleti nell’arco di un minuto e le foto (anche quelle allegate) dimostravano il consistente seguito di spettatori ad applaudire l’arrivo dei Campioni della Marcia Alpina.
Nell’anno 2015 è risalito al Pra dove si celebrava la Tre Rifugi Vintage (40 edizioni). L’obiettivo era solo di assistere alla liturgia sportiva a coppie ma poi…la passione è forte e un atleta è rimasto senza “socio”. Si chiama Massimo Domenino. I due non si conoscono: Mario della Marcia Alpina ha fatto la storia, Massimo è un nome emergente. Li unisce la passione per la montagna ed allora perché no?
La coppia funziona e il traguardo regala a Mario il merito di avere partecipato alla prima (1972) ed all’ultima (2015) edizione della Tre Rifugi ed a Massimo la soddisfazione di avere accompagnato la Storia sui sentieri della Val Pellice.
Gli anni sono trascorsi ma la passione no e a Mario rimane la soddisfazione di partecipare ancora a qualche gara fedele alla maglia del La Salle ma soprattutto di assistere, con la saggezza dell’esperienza, al passaggio di testimone nelle Corse in Montagna alla nuova realtà associativa di Giaveno: il Gruppo Sportivo DES AMIS.
Carlo Degiovanni 

lunedì 24 ottobre 2016

Galleria del futuri (?) "Invincibili" nello sport e non solo: PARIDE CAVALLONE

C’è da tempo una associazione dal nome complesso che opera in modo chiaro nel campo della solidarietà internazionale con progetti ed interventi reali, quelli che si toccano con mano e non danno adito a dubbi interpretativi. La guida Daniele Sciuto, giovane medico ligure appassionato di sport e di montagna che finanzia i suoi progetti umanitari raccogliendo risorse economiche nel mondo dello sport ma soprattutto arricchisce lo sport di importanti valori integrativi che fanno emergere il lato migliore degli atleti. Daniele è il punto di riferimento ma come in tutte le attività è la somma che fa il totale e la somma è data da una squadra motivata di persone che operano nei vari ruoli associativi. E di questa squadra fanno parte molti appassionati delle faticose corse sui monti.
Il suo nome è I RUN FOR FIND THE CURE (www.irunfor.findthecure.it ) ed il suo messaggio “Io corro ma non scappo” percorre km di lunghezza e dislivello impresso sulle maglie colorate dei protagonisti di quel recente modo di fare sport che si chiama Trail. 
Quel Sostantivo (non solo in termini di analisi logica) è anche il biglietto da visita scelto da Paride Cavallone per il suo recente ingresso nel mondo delle corse in montagna.
Nato nel 1991 si è misurato nella prima gioventù o ultima adolescenza con gli sport di squadra ed in particolare con basket e calcio che, avendo anche una componente ludica, risultano più attraenti dei faticosi sport individuali specie in montagna. Un grave infortunio ha interrotto però, a 15 anni, i suoi sogni con ricadute non solo sul piano fisico. 
Due anni sono stati necessari per ritrovare gli stimoli giusti e nel 2009 è stata la Corsa in Montagna a farlo riemergere: qualche sporadica garetta ma, soprattutto, la partecipazione alla Tre Rifugi in versione Transfrontaliera. Risultati limitati dovuti, ovviamente, anche alla giovane anzi, giovanissima età che non favorisce le prestazioni di “resistenza”.
Il Triathlon unisce alla resistenza anche la potenza e diventa presto la sua vera passione sportiva. I risultati sono un grande incentivo alla prosecuzione dell’attività sportiva e nel “nuovo amore” questi arrivano presto: le cure tecniche di Andrea Gabba, allenatore di specialità della nazionale turca e di quella italiana nel 2014 lo fanno emergere nella “mezzo Ironman” (1,9 km di nuoto – 90 km di ciclismo e 21 km di podismo) ottenendo nel 2013 a Rimini un secondo posto di categoria con il tempo di 4h e 40 minuti.
La gioventù porta con se anche i problemi legati allo studio ed il tempo da dedicare all’allenamento può diventare un lusso. Paride interrompe ancora la sua attività sportiva per una coppia di anni fino al 2016, anno nel quale riprende il cammino, o meglio, la corsa e lo fa in montagna:
la vittoria saluta il suo ritorno allo sport agonistico nel prestigioso Tour Monviso di Crissolo  nella formula Race; secondo posto al Trail del Servin, terzo al Trail di Roure e 4° al Km Verticale del Sestriere ma, soprattutto, secondo posto con l’amico Patrick Pascal alla “Tre che non c’è”…. “e dire che a duecento metri dal traguardo eravamo in testa….” 
“Nello sport sono sempre riuscito a ritrovare me stesso e questa è la grande forza che riescono a dare tutti gli sport di fatica ed endurance…e poi, la montagna fa la sua ottima parte in questo compito”
I suoi riferimenti sono gli “Invincibili” Paolo Bert e Claudio Garnier che al Trail di Roure lo hanno preceduto al traguardo.
I RUN è la sua appartenenza solidale e la cavourese APPLE RUN TEAM la società sportiva di riferimento …. la Corsa in Montagna potrebbe essere il suo futuro sportivo dalla parte degli “Invincibili”
Carlo Degiovanni

sabato 22 ottobre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: STEFANO E FABIO BONETTO

Bibiana, posta all’avvio della Val Pellice la dove si celebrano gli “Invincibili” sportivi e storici, sta vivendo un felice momento di rilancio di una passione sportiva che ha radici antiche. Oggi propone all’attenzione della Corsa in Montagna i suoi giovani gioielli lanciati verso un promettente futuro ma è doveroso ricordare coloro che, nel paese della “Gabbia” hanno seminato fatica e passione: Lino Turina e Gianfranco Rossetto sono stati i pionieri della disciplina. Il primo immancabile protagonista di ogni appuntamento di specialità ed atleta multidisciplinare il secondo accomunati dallo sport di e in montagna. Il destino poi li ha portati a correre su altri e più alti sentieri. 
Con la Polisportiva di Bibiana avevano progettato e realizzato, negli anni’80, una delle più importanti gare di Marcia Alpina a livello provinciale: il “Giro delle due Province” che con partenza ed arrivo a Bibiana raggiungeva, prevalentemente su sentieri, il Faro della Resistenza di Montoso.
L’albo d’oro della manifestazione celebra nomi altisonanti quali Carlo Dalmasso, Bruno Poet e Mario Andreolotti a confermare la qualità partecipativa della Marcia Alpina bibianese.
E, per completezza, occorre anche citare Andrea Buffa, giovane atleta bibianese, vittima di una tragedia in montagna che segnò 5 giovani vite, e che è ricordato con una targhetta sulla palestrina di roccia che gli atleti di oggi toccano salendo i Sentieri di San Bernardo.
A fare da collegamento tra le due “epoche” sportive ci sono loro: Stefano e Fabio Bonetto. La loro prima passione sportiva, a dire il vero, è stata la bici nella specialità MTB ed in questo caso la storia racconta della particolare predisposizione di Stefano con le vittorie conseguite sui sentieri della Valpolonga nel 2005 ed il titolo regionale conquistato nel 2008.
L’avvicinamento alla Corsa in Montagna è avvenuto più tardi, complice l’amicizia comune con Marco Beitone e l’accogliente realtà della Atletica Val Pellice, società particolarmente attiva nella specialità. 
Fabio Bonetto, classe 1986, vent’anni più tardi collauda i motori sulla vicina Rocca di Cavour prima di cogliere il primo successo nella breve ma impegnativa corsa della Sangermanese frazione Turina. E’ il segnale che nonostante il cambio di disciplina il motore c’è. 
Atleta longilineo predilige la salita e questo lo dimostra fin da subito: la sua particolare collezione in materia espone 4 partecipazioni al Km verticale dei Dahu di San Germano Chisone con 2 vittorie (miglior tempo 41’55”). Anche al Vertical dei “Ciciu” di Villar San Costanzo giunge a braccia alzate.
 Al Monviso Vertical Race di Crissolo partecipa 8 volte salendo 3 volte sul podio con la miglior prestazione in 39’41”. Sale ancora sulla specialità del Vertical a Ceresole Reale (4°), alla Barge Montebracco ed al Vertical Extreme di Praly con uno strepitoso 2° posto in 39.03. Anche la pur breve salita della Fontana degli Alpini di Porte lo vede tra i protagonisti salendo costantemente sul podio oltreché al traguardo! In alta Val Germanasca il Trofeo Bessone lo vede al via in due edizioni e sul secondo gradino del podio nel 2010.
La laurea nella specialità della salita non può che venire dalla Ivrea Mombarone che nel 2015 sale in 2.14’59” conseguendo uno splendido 8° posto!
Ma non ci sono solo gli amati Vertical nel suo curriculum sportivo: il Memorial Maurino di Bagnolo lo ascrive tra i protagonisti in sei edizioni conquistando due podi di quelli che “valgono” ovvero nella categoria Assoluta. La seconda posizione la coglie anche al Trail del Servin alla sua seconda partecipazione mentre la vittoria è sua nel 2010 al Sentiero dei Camosci di Santa Margherita di Torre Pellice…e dire che il giorno precedente era tornato agli antichi amori partecipando alla cronoscalata in MBT al Rifugio Barbara conclusa in 47’49”
E se tutto funziona perché non provare ad aggiungere gli sci e provare a misurarsi sul complesso e multidisciplinare tracciato del Willy Jervis Spring Triathlon in alta Val Pellice? Un 7° ed un 6° posto confermano la sua caratteristica di atleta completo.
Però….”la mia gara del cuore rimane la Tre Rifugi nel percorso classico ed a coppie e spero ritorni proprio in questa formula”.  A dire il vero corre voce che con il 2017 sarà accontentato ma in attesa di ciò elenca ben 9 partecipazioni alla Regina delle Marce Alpine nelle varie formule: due vittorie (Sky Race transfrontaliera nel 2009 e 2010), tre secondi posti nel 2008, 2014 e 2015, e due terzi posti nel 2012 e nel 2013.
Nel 2015 la sua migliore prestazione: 2.23’50 il tempo impiegato correndo in coppia con il fratello
Stefano. 
Alle Corse in Montagna Stefano Bonetto è arrivato più tardi, se non altro per la sua più giovane età essendo nato tre anni più tardi di Fabio ovvero nel 1989. Specialmente per lui, quindi, ancora tanto spazio per proseguire una carriera sportiva ottimamente avviata.
L’esordio avviene a Santa Margherita sul “Sentiero dei Camosci” del 2012 ed il 5° posto conseguito è indicativo delle sue potenzialità atletiche.
Maggiormente dotato per la resistenza si confronta con le lunghe distanze al Trail degli Alpeggi, versione breve della Tre Rifugi, ottenendo subito un eccellente 5° posto. L’anno successivo ci riprova e sarebbe stato “podio” se non fosse intervenuto un lieve malore a fermarlo ad un km dal traguardo: ne beneficerà il fratello Fabio che lo seguiva in gara.
Come già citato per Fabio, insieme affrontano la “Tre Rifugi Vintage” e salgono sul 2° gradino del podio con il tempo di 2.23’50”. 
Nel contempo a Praly, la feroce e fervida mente di Giorgio Rostan ha inventato una nuova sfida: il km verticale più corto del mondo. 1000 metri di dislivello per 1697 di lunghezza certificati!!!
Stefano accetta la sfida e conclude in 5° posizione salendo in 41’11”!!!
Ancora la voglia di coniugare sport e divertimento ed allora alla passione per la Corsa e per la Mbt aggiunge quella per lo Ski Alp e si presenta al via al Willy Jervis Spring Triathlon conquistando un prezioso podio sia pure sul gradino più basso. Correva l’anno 2016 e Stefano, giovanissimo atleta, ha legittimato oramai il passaggio di categoria: dai “Futuri(?) Invincibili” a coloro che “Invincibili” lo sono già!
Carlo Degiovanni

martedì 18 ottobre 2016

Galleria del futuri (?) "Invincibili" nello sport e non solo: GIOACCHINO GILARDI

La Scala Santa di Cavour…prima asperità per chi decide l’ascesa alla Rocca dal versante Nord e prima sofferenza per gli sportivi che intendono aggredirla con gesto atletico. Oggi divenuta attrazione per la discesa dei bikers nelle varie competizioni sportive. Lì è nato il termine “aspettatori” in luogo del più consueto “spettatori” perché chi assiste alle discese funamboliche  lo fa, più che per spirito sportivo, “aspettando”, appunto, che qualche atleta abbia delle difficoltà a condurre il mezzo meccanico….divagazioni sul tema che vengono alla mente vedendo la foto di Gioacchino Gilardi salire quei gradini un tempo “Santi” ma divenuti “Sacri” quando vennero percorsi la prima volta da una competizione sportiva: erano 130 gli atleti che aggredirono nel 1975 la “Scala Santa” in occasione della 1° edizione della  “Cursa d’la Scala Santa” , storica e muscolare gara di podo-fachirismo allestita dalla altrettanto storica Atletica Cavour nell’anno del suo esordio.
Vinse uno strepitoso Rinaldo Brunofranco che danzò leggero sulle salite (2) dritte per dritte intervallate da 7 km di strada pianeggiante. Si ritirò, invece, quasi immediatamente, Renato De Palmas, atleta per la maggiore in pianura in quei tempi…. “non sono mica una capra io” fu la sua fiera dichiarazione alla riconsegna del pettorale…
Piace raccontare questi aneddoti (non leggende) in queste occasioni sia perché è utile conoscere fatti e personaggi della nostra comune passione che ci (vi) hanno preceduti sia perché illustrando gesta e speranze dei Futuri (?) Invincibili l’albo d’oro è inevitabilmente ridotto all’essenziale!
E si perché se (fortunato lui) si è nati il 18 Luglio 1996 il futuro è tutto da costruire e non solo quello sportivo. E’ ancora l’Atletica Pinerolo il “campo scuola” e Patrizia Boaglio la sua “mentore”.
Promessa al primo anno anche per la classificazione Fidal lui dei sentieri montani si è innamorato molto presto: l’esordio nel 2014 addirittura nel santuario sportivo del Castelluzzo di Torre Pellice divenuto, in epoca moderna, “Sentieri dei Camosci”. Partecipazione da Junior con una promettente seconda posizione ed allora perché non prendere parte al Campionato Italiano di specialità??
Si presenta al via ad Oncino e, circondato dal meglio a livello nazionale, si classifica 15°. La seconda prova è a Pergine Valsugana e lì con un pizzico di esperienza in più conquista la 11° piazza.
Il 2015 lo vede protagonista al Campionato Provinciale sulle asperità della Barge – Montebracco  dove coglie la prima vittoria, ovviamente da Juniores, si ripete nuovamente ai Camosci Torresi con annesso record del percorso Junior. 
Poi…perché non misurarsi con i monumenti della specialità? Chiede aiuto all’esperienza di Andrea De Filippo ed eccolo al via nella versione Vintage della Tre Rifugi chiusa in 3 ore e 4 minuti.
E se c’è la gamba per le prove muscolari perché escludere il Cross della Pace che si svolge a Pinerolo ed è pure prova del Campionato Pinerolese di cross? Vittoria e titolo confermano la sua predisposizione.
Il 2016 rappresenta una pausa rispetto alle prove in montagna. Un decimo posto al Cross della Pace è 10 di categoria ma il cambio di categoria è di difficile gestione “au début”.
Il mondo della montagna lo sorprende: la passione lo coglie impreparato complice un ambiente accogliente a famigliare e, abitando vicino alle montagne, non può più distogliere lo sguardo dai sentieri che potranno portare, se sarà la sua scelta, a futuri successi… 
E se poi vorrà, i gradini della Scala Santa sono utilissimi per il potenziamento di fine inverno ma..di scale ce ne sono anche a Bricherasio, dove risiede….e allora: “sogna chi sale”!
Carlo Degiovanni

domenica 16 ottobre 2016

JEAN-LOUIS SAPPE' e MAURA BERTIN in "LES INVINCIBLES"

Presentiamo il lavoro teatrale che gli amici Jean Louis Sappè e Maura Bertin anno presentato in occasione della premiazione del 1° TRAIL DEGLI INVINCIBILI ...

JEAN-LOUIS: Queste terre che oggi vi hanno ospitati sono chiamate anche Valli Valdesi, perché la loro storia, da oltre 700 anni, è legata alla presenza di un piccolo popolo di protestanti, i Valdesi appunto, che nei secoli trascorsi hanno lottato e sofferto per difendere la libertà di professare la propria religione cristiana, in alternativa a quella dominante.  Avete già forse potuto leggere sul depliant che vi è stato distribuito una breve sintesi di queste lontane vicende, contrassegnate da guerre e da massacri per i quali, quando venne nel Tempio Valdese di Torino nel giugno dello scorso anno, papa   Francesco chiese pubblicamente perdono. Tra questi eccidi commessi dai Savoia su pressione della chiesa di Roma c’è anche quello che riguarda il vallone degli Invincibili, che avete percorso correndo stamattina.
MAURA: Un vallone che ricorda una delle tante guerre condotte contro i valdesi, una delle tante pagine dell’intolleranza di cui è piena la storia dell’umanità, ieri come oggi.
Siamo nell’inverno 1685-1686, ed il giovane duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, su pressione dello zio, il potente Luigi 14° Re Sole di Francia, emana un editto contro i valdesi, un decreto nel quale si ordina la fine di ogni atto di culto, la demolizione dei templi, l’allontanamento dei ministri di culto e il battesimo cattolico dei neonati.
JEAN-LOUIS: I Valdesi non obbediscono, ma non sanno scegliere tra l’esilio e la resistenza. In aprile essi sono assaliti dalle forze infinitamente superiori degli eserciti francesi e piemontesi. La guerra durerà soltanto tre giorni e lascerà sul campo oltre mille morti. I superstiti vengono deportati in massa in 14 fortezze e castelli del Piemonte, e le loro proprietà vengono messe all’asta.

MAURA (canta)
Lassù dove l’Italia si arresta dei monti ai pié
Tra i monti e la boscaglia potevan Dio pregar

La guerra, la crociata, nella sua atrocità
Ha tolto con la spada la loro libertà

Da Bobbio ad Angrogna ogni valdese morì
e nel nome di Cristo la strage si compì 

JEAN-LOUIS: Ma non tutti i valdesi sono stati uccisi o deportati. Ci sono alcuni scampati, che escono all’aperto e si organizzano, rifugiandosi sulle alture di Barma d’Aout, proprio lì dove siete passati stamattina.
Spinti dalla fame e dalla disperazione, ebbri di vendetta per lo scempio della loro gente e per l’usurpazione dei loro beni, scendono a valle lungo il ripido sentiero, piombando come fulmini, sia di giorno che di notte, sui nuovi coloni, seminando il panico tra gli acquirenti, danneggiando e saccheggiando i raccolti dei campi che erano stati in gran parte frutto delle loro fatiche.
MAURA: Questi “partigiani”, passati alla storia come “gli Invincibili”, finiscono per diventare un problema di ordine pubblico non indifferente, tant’è che la corte sabauda alla fine è costretta ad accettare un compromesso: le bande avranno diritto all’espatrio in Svizzera, nella protestante città di Ginevra, insieme alle loro famiglie; avranno anche l’onore delle armi e la garanzia di ostaggi.
JEAN-LOUIS: Gli Invincibili se ne vanno, lasciando alle spalle il deserto: casolari distrutti, vigne ed alberi da frutta sradicati, campi abbandonati. Ma agli occhi del Duca, queste valli rifioriranno in breve tempo, e diventeranno un giardino di fede e di cultura di Santa Romana Chiesa, finalmente libere della peste riformata. Ma purtroppo per il rampollo di casa Savoia, le cose andranno diversamente.
MAURA: Gli Invincibili ritorneranno nelle loro valli tre anni dopo, e con loro anche gli altri esuli che nel frattempo erano stati tirati fuori dalle prigioni piemontesi, e condotti al di là del Moncenisio. Divisi in compagnie, una per ogni comunità, 900 uomini traghetteranno il lago Lemano nella notte del 27 agosto, sbarcheranno a Yvoire e copriranno i 200 chilometri che li separano dalle valli valdesi a marce forzate, scalando colli e montagne, per una marcia che passerà alla storia come “Il glorioso rimpatrio”, una delle pagine più note della lunga e appassionante vicenda valdese.   Ma anche la leggenda degli Invincibili permane nella memoria dei valdesi delle valli, ed è ricordata in questa canzone con la quale chiudiamo questo nostro intervento:
JEAN-LOUIS: Gli Invincibili, questi uomini coraggiosi, nel mese di aprile di un triste anno sono riusciti a salvarsi dalla crudele armata dei francesi e dei piemontesi
MAURA: Da Barma d’Aout hanno assalito i tiranni, cacciando gli stranieri che avevano occupato le loro case e i loro campi.
JEAN-LOUIS: Sotto la guida dei capitani Plenc e Mondon, gli Invincibili hanno tratto fuori dalle prigioni le loro famiglie, poi sono partiti in esilio per la Svizzera.
MAURA: Ma presto verrà il giorno che  ritorneranno nelle loro valli, nelle loro case, perché non c’è duca o re sole di francia, papa o imperatore, che possa chiudere per sempre i sentieri di giustizia e di pace  (canta con JEAN-LOUIS)
                 
Les Invincibles, hommes heroiques, de leurs vallées défenseurs,
resistent au plan diabolique de son altesse persecuteur.
Le mois d’avril d’une triste année il reussirent à se sauver
échappant la cruelle armée des français et des  piémontais.

Les Invincibles, sur ces montagnes, déjà leur tête est mise à prix,
sont les vangeurs de nos campagnes toutes envaies par l’ennemi.
De Barma d’Aout ils ont prit l’avance sur cette armée de tyrans
pour chasser  les persone étranges qui avaient occupé leurs champs.

Les bubiarels et villarencs sous la guide de Plenc et Mondon
ont tiré leurs femmes et enfants au de hors de toutes prisons
Puis pour la Suisse il sont partis gardés par les soldats piémontais
pour retrouver  de là des monts finalement un peu de paix.

Mais bientot reviendrà le jour où  de l’exil  ils retourneront
a leurs vallées bienaimées, à leurs montagnes, à leurs maisons,
car il n’y a duc ni de Roi Soleil, ni d’empereur ni la paupeté
qui puissent à jamais renfermer  les chemins de justice et de paix!

JEAN-LOUIS: Sì, nessuno, anche oggi, in Europa come nel mondo intero, si illuda di poter erigere muri per chiudere le strade e i sentieri di giustizia, di pace e di libertà!

venerdì 14 ottobre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MARCO TREVES E MARCO MORELLO

Nel mondo delle corse sui monti, variamente denominate, la notizia non può non rappresentare una strepitosamente positiva sorpresa:
la Tre Rifugi Val Pellice nel 2017 riprende il suo cammino e lo riprende da la dove era nata e sul percorso che l’ha resa grande!!! Sarà agosto, probabilmente sarà un giovedì ed ancora probabilmente sarà il 17 agosto 2017….e il Pra è servito!
A Bobbio Pellice il 2017, ma questa volta il 1° Ottobre o data vicina, si confermerà il Trail degli Invincibili che ha avuto un esordio con il botto alla sua prima celebrata il passato 9 ottobre.
Il prossimo futuro si incaricherà di fornire i dettagli ma …“così è, se vi pare”.
Quale occasione migliore per inserire nella “Galleria degli Invincibili” i due atleti che hanno segnato con le loro vittorie il destino della Marcia Alpina in Val Pellice: Marco Treves e Marco Morello, valdostani uniti, negli anni degli esordi della Tre Rifugi, dalla Piemontese Unione Sportiva Tavagnasco. 
In valle (Pellice) i loro nomi sono indissolubilmente legati al “mito”.  La sfida partì da Treves che, reduce dalla prestigiosa   scalata al ligure Monte Faudo propose a Morello di partecipare a quella strana gara che si svolgeva per la prima volta in Val Pellice a coppie…perché non provarci?
Le loro quattro vittorie consecutive nelle prime quattro edizioni della Tre Rifugi negli anni 1972 / ’73 / ’74 / ’75 li hanno consegnati alla storia e non necessitano approfondimenti in relazione al rosario di vittorie che i due hanno conseguito nelle più prestigiose manifestazioni degli anni’70 e ’80. Stili di corsa profondamente diversi: muscolare il gesto atletico di Morello mentre è una lezione di stile il procedere elegante della corsa di Treves sia pure sugli insidiosi sentieri di montagna.
Marco Morello, a dire il vero, valdostano non è mai stato. Tavagnasco è il suo paese di nascita e di vita assieme alle montagne che lo circondano. La “Vallèe” è ad un tiro di schioppo e la montagna non sta a fare troppe distinzioni di confine. Sulle sue montagne propone da più di 60 anni la classica di salita Tavagnasco – Madonna ai Piani, vero monumento della Marcia Alpina: un kilometro verticale si direbbe adesso. Meno di 4 Km la lunghezza e oltre 1000 i metri di dislivello caratterizzano il sentiero che ha registrato le vittorie dei migliori scalatori!
Marco è stato fermato, nella carriera sportiva, da un grave incidente che ha interrotto il suo incedere atletico ma non la sua grande simpatia.
Chi ha vissuto gli anni dei suoi successi in alta Val Pellice lo ricorda anche per la immancabile riserva di liquori e formaggio che portava sempre con se da distribuire, come prezioso nettare, ad atleti e sportivi alla vigilia del confronto sportivo.
Persino quest’anno, avuta la notizia della realizzazione della “Tre che non c’è” non ha voluto mancare all’appuntamento con i numerosi amici e tifosi. Si è fatto accompagnare dall’amico Erminio Nicco ad applaudire i giovani che oggi, anche grazie alle sue vittorie, considerano i sentieri della Tre Rifugi un appuntamento imperdibile nella carriera di un corridore di montagna.
Lo Tsan è lo sport che appassiona oggi Marco Treves. Lui valdostano lo è fino in fondo e la conferma arriva proprio dalla disciplina sportiva, tipicamente valdostana, da lui scelta da quando ha posato le scarpette di atletica.
Emarese, appena sopra Saint Vincent, è il paese che lo ospita. La dove transita un’altra gara – monumento della Valle d’Aosta: la Saint Vincent – Colle di Joux. Per lui vale il riferimento alla multidisciplinarità: negli anni ’70 partecipò, con successo, alla “Granda Corsa” che si svolgeva a Courmayeur sulle pendici del Monte Bianco. Corsa, sci alpinismo e alpinismo uniti in una manifestazione sportiva davvero singolare. Ha amato le lunghe distanze anche su strada conseguendo ben tre podi in altrettante edizioni della Torino – Saint Vincent oggi divenuta la 100 km dell Alpi.
Altri protagonisti hanno primeggiato nella Tre Rifugi nelle 36 edizioni seguite ai loro successi ma sono i loro i nomi che sono rimasti nella cultura popolare e che hanno costruito la storia della regina delle Marce Alpine. Una storia che sta diventando leggenda….
Carlo Degiovanni

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: ALESSANDRO ODIN

Quella domenica mattina di fine luglio del 1973 piovigginava sul piazzale di San Lorenzo di Angrogna, un piccolo borgo montano dal grande territorio sorvegliato a vista dalla cima del Monte Servin.
In quel paese era operativa fin dal lontano 1954 una compagine dal carattere polisportivo chiamata Sport Club Angrogna, denominazione evoluta della più tradizionale ed indigena “La Spoutiva”.
Bocce, Atletica Leggera e Sci erano le discipline previste nell’originario Statuto della Società ma la regina era lo sci nelle versioni Fondo e Discesa. La storia (sportiva) si incaricò poi di fare prevalere su tutto lo sci di Fondo dando origine ad una delle più forti squadre operative in Piemonte e non solo. I preziosi consigli tecnici di Alfredo Malan contribuirono a crescere una schiera di campioni tra i quali emerse, fino a raggiungere il livello olimpico, Willy Bertin.
L’atletica leggera, statutariamente prevista, si traduceva in Marcia Alpina permettendo così ai fondisti di mantenere la forma durante la stagione estiva.
In quella umida mattinata si “celebrava” la 5° edizione della Marcia Alpina Trofeo Monte Servin. La manifestazione sportiva aveva saputo guadagnarsi un meritato posto al vertice della specialità ed i sentieri della valle di Angrogna erano frequentati da nomi altisonanti: oltre al “padrone di casa” Willy Bertin si ricordano Giovanni Mostachetti, Raimondo Balicco, Luigi Veyss, Gian Carlo Balbi, Adriano Darioli, Silvio Calandri, Erminio Nicco…. Come si dice: Parterre de Roi!
Alla partenza, quella mattina, c’era anche lui: Alessandro Odin chiamato amichevolmente Sandrino.
La sua carriera sportiva, “Sandrino” l’aveva costruita soprattutto nello sci di fondo con una carriera iniziata nel 1955. Numerosi i podi conquistati tra Piemonte e Valle d’Aosta ed anche significative vittorie da Ceresole Reale a Prali.
Nato nel 1936 a 37 anni nella corsa di casa ha conseguito il successo sportivo più importante della sua carriera vincendo la 5° edizione del Trofeo Monte Servin.
E’ stato indubbiamente il coronamento di un sogno la vittoria alla gara che transitava davanti alla sua abitazione della Borgata Serre ma il sapore della vittoria nelle gare di Marcia Alpina non gli era sconosciuto: qualche anno prima, nel 1966 fu protagonista allo storico Chaberton di Cesana con una strepitosa vittoria conseguita nell’originale formula per coppie di atleti. In quella occasione fu il compagno di squadra Giulio Chauvie ad accompagnarlo sul gradino più alto del podio.
Anche la Tre Rifugi lo ha visto tra i protagonisti in più occasioni tra le quali spicca la prima edizione quando con Willy Bertin conquistò un prestigioso terzo posto.
Sicuramente atleta d’altri tempi Odin non conosceva tabelle di allenamento ne ripetute in salita se non quelle necessarie per rastrellare il fieno o lavori simili in montagna. Ultimata la sua carriera sportivo-agonistica seguiva con attenzione l’evoluzione della Marcia Alpina del Servin. L’immagine di Alessandro seduto sulla porta della sua casa della Borgata Serre ad assistere ed applaudire il passaggio dei moderni “trailer” angrognini impegnati nel più attuale “Trail del Servin” con la nuova denominazione dei “Dahu di Angrogna” è il ricordo che è rimasto nella mente di chi ha avuto la fortuna di condividere la sua stessa passione per le corse sui monti.
Carlo Degiovanni



martedì 11 ottobre 2016

Galleria del futuri (?) "Invincibili" nello sport e non solo: GIANLUCA FERRATO

C’era un tempo nel quale non esisteva l’ossimoro sportivo delle “gare non competitive” ne esisteva il socializzante e più raggiungibile obiettivo del “Finischer”. Il “terzo tempo” culinario era sostituito da feroci discussioni tra i protagonisti in relazione a veri o presunti tagli di percorso o anche semplicemente (si fa per dire) scarpate rifilate in gara e le scarpette chiodate da campestre lasciavano il segno. Tutto era un dannato confronto “a tutta” per un posto in prima fila nella classifica finale.
Fino alla fine degli anni ’80 l’atletica di corsa viveva di pista, outdoor o indoor, di un limitato numero di gare su strada e di campestri, rigorosamente infangate, nei rigori invernali.
Le serate estive erano l’occasione per feroci giri podistici, di norma circuiti di 1,5 – 2 km. a ripetizione  dove un limitato e qualificato numero di atleti si contendevano una medaglia d’oro (i primi 3), argento (fino al decimo) e poi la semplice e banale medaglia ricordo simil vermeil o peggio ancora. Il “pacco gara” era un eminente sconosciuto.
Il pinerolese ospitava alcune di queste vere e proprie kermesse agonistiche:
la Scala Santa a Cavour, i giri podistici di Scalenghe, Luserna, il Campionato pinerolese di Corsa Campestre, le campestri nazionali di Pinerolo e Luserna sono alcuni esempi dell’epopea della competizione allo stato puro!
Pochi ma buoni: molto buoni e l’Eco del Chisone titolava con enfasi “Solo sei ritirati tra i 130 in gara alla Scala Santa di Cavour” sottolineando i 130 come un dato esaltante!
La Marcia Alpina viveva il suo Campionato Pinerolese altrettanto ferocemente agonistico e riservato a pochi protagonisti.
Poi vennero dapprima i “trofeini”, seguirono le “coppette” ed ancora i “minipesos” in “minioro” ed altri oggetti prendi polvere ed infine fu il Pacco Gara. Oggetti di poco valore ma distribuiti a tutti a prescindere dal risultato agonistico hanno aperto la strada alla moltiplicazione di coloro che allo sport visto in tv preferiscono quello praticato.ed infine vennero le “non competitive” tante e tanti partecipanti.
Meglio prima o adesso? La risposta giusta è: ne meglio e ne peggio; semplicemente diverso.
Al popolo dei podisti di strada Gianluca Ferrato si è fatto conoscere così, attraverso la partecipazione costante e continua alle “non competitive” ma che quell’incedere nel contempo leggero e potente lasciasse intravedere molto di più era fuori di dubbio!
Il suo esordio atletico avviene in pista, sotto gli occhi di pochi specialisti, al tramonto dell’anno 2009 al compleanno del 16° anno di età. E’ l’Atletica Pinerolo a raccoglierne la voglia di sport mettendogli a disposizione tecnici e pista di atletica. Dalla velocità potente dei 400 e degli 800 fino al mezzofondo breve contenuto nelle distanze dei 1500 e dei 5000 mt.. Costruisce il suo fisico secondo le sacre regole della progressione fino a che prova l’esordio in una gara monumento: il Giro Podistico di Pettinengo. Esordisce da Junior ed ottiene un promettente 3° posto!
L’anno 2013 segna la sua maturità atletica sulla “nobile “ pista ottenendo i personali sulle distanze del giro di pista (50’’61), del doppio giro (1’56’’05) e sui meno frequentati 600 mt (1’23’’74) e 1000 mt (2’34’’23).
La Stratorino e la Strapinerolo del 2015 lo vedono vincitore  e nello stesso anno ottiene il miglior tempo sui 10.000 su strada coperti in 32’10.
Però…l’eresia si fa strada e contribuisce al successo di squadra al Trisport di Villafranca P.te dove gli atleti si misurano in uno strano triathlon comprendente canoa, mountain bike e podismo…
Il 2016 porta con se il personale sui 1500 (4’02’’21) e sui 5000 (15’38’’63) e sui 10000 (32’10’’).
Lui dice che prova piacere a partecipare a gare di ogni tipo ma la fatale attrazione per la montagna prende il sopravvento: un “assaggio” lo aveva già provato esordendo da Promessa sui 4000 gradini del Forte di Fenestrelle e l’assaggio è stato fatale. L’estate è li e le montagne rappresentano una grande attrattiva per chi ama correre. Esordio sui sentieri al Sestriere dove, il 31 luglio si corre il Trail su due distanze. Il maltempo costringe l’organizzazione ad unificare i percorsi e conclude in 4° posizione assoluta. A fine agosto è il più tecnico e muscolare Tour Monviso Race  a vederlo alla partenza ma soprattutto in 5° posizione finale. Poi va ad Ulzio al locale Trail e sulla distanza di 23 Km conferma la sua predisposizione per la corsa in natura con un promettente 4° posto.
“Invincibile” non ancora ma la strada è quella giusta per diventarlo; 23 anni sono l’età della maturazione atletica con un futuro agonistico ancora tutto da costruire specie in montagna dove la resistenza rappresenta una caratteristica indispensabile.
Carlo Degiovanni

domenica 9 ottobre 2016

1° TRAIL DEGLI INVINCIBILI: UN GRANDE SUCCESSO DI SPORT…E NON SOLO!

Sta volgendo ormai al termine questa Domenica 9 Ottobre 2016 e con lei anche la prima edizione del Trail degli Invincibili, organizzato dalla Polisportiva Bobbiese in collaborazione con l’Atletica Val Pellice e la Podistica Valle Infernotto. Iniziamo il racconto di una giornata veramente speciale ringraziando innanzitutto chi ha contribuito a renderla tale e cioè i ben 225 partenti che, per una gara appena nata, sono stati veramente “tanta roba”. Gli altri tasselli fondamentali che hanno completato la festa? Sicuramente il meteo clemente (non si è visto il sole ma almeno non ha piovuto), lo splendido percorso in una valle tanto selvaggia quanto suggestiva e il terzo tempo al laghetto Nais condiviso insieme a tanti amici accumunati dalla stessa passione e dalla stessa voglia di divertirsi e stare insieme.
Ma veniamo all’aspetto agonistico della giornata. Alla partenza sono molti i papabili per le primissime posizioni: su tutti Paolo Bert (autore di una stagione ancora più straordinaria delle precedenti), poi Claudio Garnier, Filippo Barazzuol, Diego Ras, Lorenzo Becchio e molti altri, tutti “schedati” in queste ultime settimane dagli affascinanti racconti del nostro “the voice” Carlo Degiovanni che ha descritto di ognuno di loro sia le imprese sportive sia quelle piccole curiosità che molti non conoscevano. Al femminile invece tra le favorite ci sono sicuramente l’angrognina Daniela Bonnet, l’ultratrailer Marina Plavan ed Elisa Grill, fortissima ex-fondista che ultimamente si sta dedicando con successo anche alle corse in montagna.
Pochi minuti dopo la partenza Bert prende subito la testa della gara. Dietro di lui una coppia di due giovani invincibili ovvero Filippo Barazzuol e Diego Ras, seguiti dall’atleta locale Claudio Garnier e poi via via tutti gli altri. Tra le donne è subito battaglia tra Daniela Bonnet ed Elisa Grill seguite da Marina Plavan, giulia Oliaro e Martina Chialvo. A metà della prima ed impegnativa salita Paolo comincia a forzare. Dopo la borgata Bessè, dove inizia la ripida mulattiera che porta a Barma d’Aut il distacco di Paolo sulla coppia inseguitrice è di circa 30”. Claudio Garnier passa invece già a due minuti, poi Lorenzo Becchio e Stefano Bonetto. Per tutto il resto della gara le prime posizioni non cambiano più. Quello che cambia sono però i distacchi che vanno man mano incrementandosi con il passare dei chilometri. Sia nei saliscendi dopo Barma d’Aut che nella discesa finale Paolo non pensa sicuramente solo ad amministrare il vantaggio ma spinge, come il suo solito, fino all’ultimo metro giungendo al traguardo, posto al laghetto Nais di Bobbio Pellice, dopo appena 1h35’48”, un tempo che non avevamo preventivato potesse essere così basso. Dopo l’arrivo Paolo dichiarerà, con la modestia che lo contraddistingue, che l’invincibile di questa gara non è lui ma tutti quelli che, giungendo al traguardo con dei tempi molto superiori al suo, faticano doppiamente e quindi ancor più degni di rispetto e ammirazione. Dietro di lui Diego Ras e Filippo Barazzuol (li ricordiamo vincitori della 3 Rifugi Vintage del 2015) che da ottimi amici (e ovviamente ottimi atleti) decidono di fare insieme tutta la gara ed insieme tagliano anche il traguardo in seconda e terza posizione. Il loro tempo è di 1h41’48” a sei minuti tondi tondi da Bert. Giovane Filippo (classe ’89), giovanissimo Diego (classe ’95) sono loro due atleti di cui sentiremo ancora sicuramente parlare in futuro. Ai piedi del podio arriva il grande Claudio Garnier, l’atleta di casa (per questo il pettorale nr.1 oggi era per lui) che chiude in 1h46’28”. A seguire il ventitreenne Lorenzo Becchio (1h47’17”), Stefano Bonetto (1h47’44”), Taziano Odino (1h49’49”), Massimo Domenino (1h51’20”), Paolo Brunofranco (1h52’42”) e Massimo Garnier (1h53’18”). Questa la top ten al maschile.
Al femminile sono invece Daniela Bonnet ed Elisa Grill a giocarsela per la vittoria finale. Inizialmente procedono appaiate, poi, dopo la borgata Bessè, Daniela forza il ritmo e riesce a guadagnare fino a 4-5 minuti sull’amica e rivale Elisa. Nel tratto finale, grazie alle sue buoni doti da discesista, Elisa recupera qualcosina su Daniela ma questo certo non basta per raggiungerla. Daniela chiude quindi vittoriosa in 2h02’48” davanti ad Elisa che fa comunque registrare un ottimo tempo (2h05’20”). Completa il podio Marina Plavan (reduce dalle fatiche del Tor des Geants) in 2h14’01” davanti a Martina Chialvo (2h14’17”). Quinta è Giulia Oliaro, in terza posizione quasi fino alla fine, ma che a causa di un piccolo problemino fisico nella discesa finale non riesce a mantenere la posizione.
Come ultima nota tecnica ci vogliamo congratulate con Anna Malanot, finisher della gara poco sotto le 4 ore, che pochi anni fa subì un trapianto di midollo osseo e di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi in una scheda pubblicata sul nostro sito.
Il bilancio finale per questa prima edizione del Trail degli Invincibili è stato quindi molto positivo. Ci auguriamo di essere anche riusciti, com’era nel nostro intento fin dall’inizio, ad unire in un unico evento, sport, natura e storia: lo sport della corsa in  montagna, la natura bella e selvaggia di questi luoghi e la storia di un periodo molto difficile quanto importante del popolo Valdese. Grazie ancora a tutti i partecipanti, ai tanti volontari (senza di loro sarebbe impossibile organizzare qualsiasi manifestazione sportiva) e agli organizzatori di questa che ci auguriamo essere la prima edizione di una lunga serie…
Daniele Zoppi

sabato 8 ottobre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: ANNA MALANOT

In tutte le schede fin’ora pubblicate abbiamo parlato di atleti che, grazie agli eccellenti risultati sportivi, sono stati considerati, per un motivo o per un altro, un po’ INVINCIBILI. Ma a volte ci sono vittorie ancora più grandi di quelle sportive, vittorie che sono sicuramente ancora più difficili da ottenere perché l’avversario da battere in questo caso non è una persona, un atleta o un campione ma qualcosa di molto più grande, come per esempio una malattia. La storia, per fortuna a lieto fine, è quella di Anna Malanot, lusernese di 50 anni, che una decina di anni fa (precisamente nel 2007) si avvicina al mondo della corsa, e in particolare a quello della corsa in montagna. Si iscrive così ad una società locale (l’Atletica Valpellice) e partecipa a diverse gare tra cui la “mitica” 3 Rifugi dove ottiene proprio nel 2007 un quarto posto in coppia con l’amica Antonella Lamberti. Poi, nella primavera del 2008, qualcosa in lei incomincia a non funzionare: durante gli allenamenti Anna si sente stanca, troppo stanca, una stanchezza che lei reputa non essere normale. Purtroppo gli esami del sangue le danno ragione e le viene diagnosticata una leucemia. Anna però reagisce subito alla grande, da vera (è proprio il caso di dirlo) Invincibile! Molte cose intorno a lei, in primis la sua famiglia, le danno la forza per non mollare. E tra queste tante cose…c’è anche la corsa! Si perché uno dei pensieri ricorrenti di Anna è quello di tornare a correre, di re-indossare le sue scarpe da ginnastica per ripercorrere quelle strade e quei sentieri tanto amati e tanto sognati. La strada però è lunga e non priva di insidie: prima i cicli di chemioterapia (con tutto quello che ne consegue), poi finalmente la notizia di un giovane donatore tedesco con un midollo perfettamente compatibile al suo. Di qui il trapianto, anch’esso non privo di difficoltà, che si conclude però con la completa guarigione di Anna la quale può proseguire nella realizzazione di quei desideri che si erano temporaneamente fermati, e tra questi il ritorno a quelle corse che tanto aveva sognato e che ora sono nuovamente una realtà. Da un paio d’anni ormai Anna ha infatti ripreso a correre. Nel 2014 partecipa, insieme ad un medico e a due donatori di midollo, alla “ADMO Heros 4 Run” (visibile su youtube (clicca qui)), una staffetta nell’ambito della Milano Marathon, con quattro frazioni di circa dieci chilometri l’una. E questa è sicuramente la prima vittoria, dopo quella molto più importante della guarigione. Nel 2015 prende parte alla grande festa della 3 Rifugi Valpellice “Vintage” compiendo l’intero giro con il suo compagno d’avventura Claudio Vittone. Quest’anno ha ripreso poi in modo più continuativo l’attività agonistica partecipando a diverse gare come le prove del circuito Vertical Sunset e la 4.000 Scalini del Forte di Fenestrelle.  Non corre più per l’atletica Valpellice ma, come giusto che sia, difende i colori della società ADMO Peperoncino Running di cui è diventata anche una super-testimonial. E per completare questo suo anno sportivo Anna sarà con noi Domenica prossima 9 ottobre, per percorrere insieme i sentieri del nostro Trail.
Daniele Zoppi

giovedì 6 ottobre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: GRAZIANO GIORDANENGO

Ci sono atleti che non hanno mai saputo tenere “il loro posto” nel senso che fare i semplici atleti che si preparano e preoccupano solo della propria gara settimanale rappresenta un limite inaccettabile. Sono tanto rari quanto preziosi perché senza di loro non esisterebbe lo sport… organizzato!
Forse la loro carriera sportiva avrebbe avuto luce più intensa se non avessero avuto la benedetta voglia di costruire qualcosa che andasse oltre alla loro personale soddisfazione sportiva.
Nascono così…c’è poco da fare: quando qualsiasi atleta pensa quale gara “programmare” loro elaborano progetti relativi a quale gara “organizzare”. Nascono così, ma sono nascite rare…
Graziano Giordanengo: parafrasando Antonio De Curtis lui “lo naque”! 
E’ nato a Cuneo nel 1969 ma la sua crescita è avvenuta alla scuola della montagna, quella sconfitta dall’industrializzazione che ha trasformato la sapienza montanara in alienante catena di montaggio.
La collina di San Michele di Cervasca lo ha visto crescere fisicamente ma la scuola della vita a preso avvio da Pratogaudino dove trascorreva le estati al tramonto del Mondo dei Vinti.
Una domenica da quel particolare osservatorio vide passare uno stuolo di atleti intenti a misurarsi con le fatiche della corsa in salita…qualcuno aveva pensato di organizzare una gara davvero singolare: da Cuneo al Santuario di Castelmagno in alta Valle Grana. I “cammini” ai vari santuari montani erano piuttosto frequenti nelle devote Valli cuneesi ma una “corsa” era cosa davvero originale e curiosa.
L’esordio avviene nel 1986 quando ancora Allievo partecipa alla manifestazione sul tracciato Vignolo – Castelmagno di 37 Km. Le regole federali non lo permetterebbero ma il grande pregio dei corridori di montagna è di essere trasgressivi o, meglio, creativi (e anche un po’ testoni)!
Quattro ore e cinquantacinque minuti e tante piaghe ai piedi lo conducono al traguardo e San Magno benedice la sua passione per la corsa.
L’attività agonistica vera prende il via l’anno successivo nella Finless di Dronero divenuta poi Dragonero.
2150 gare (ad oggi) popolano la sua carriera sportiva: 43 maratone, 111 mezze maratone una 50 km e 10 edizioni della Chaminado.
Un centinaio di queste concluse a braccia alzate al cielo!
Ovviamente non poteva mancare la montagna anche se la provincia di Cuneo ha tradizionalmente sempre amato la montagna da “correre” più di quella da “marciare”.
Ed allora eccolo presente alla Jungfrau Marathon nelle svizzere Alpi Bernesi nel 2006 dove conquista una splendida decima posizione.
Ottiene il titolo di Campione Regionale di Corsa in Montagna al Memorial Maurino di Bagnolo del 1997 e si afferma alla Staffetta della Liberazione nella Val Pellice degli “Invincibili”.
Il successo più ambito lo ottiene, però, sulla piatta terra ferrarese di Vigarano Meinarda dove vince la Maratona nel 2003. Ha buoni numeri anche su strada tradotti in 1.11.23 sulla mezza maratona e 2.29.56 sulla distanza completa.
Però ritorna prepotente la grande passione: correre la montagna. Nel 2015 ripropone, questa volta anche come organizzatore, la mitica Chaminado. Si ritorna su, da Cuneo a Castelmagno e lui è tra i partenti a ricordare quell’estate del 1986 e i boschi e i pascoli di Pratogaudino. E’ la decima volta che sale lassù ma è la prima nella quale ottiene la vittoria dei suoi sogni!
…e nel frattempo non ha imparato ancora a tenere “il suo posto”. Prima Dirigente, poi Presidente e nel contempo allenatore ed organizzatore …. nascono così, loro,  ma sono nascite rare!!!
Carlo Degiovanni

martedì 4 ottobre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: FILIPPO BARAZZUOL

Ashton Eaton: chi conosce questo atleta americano? Il suo nome è sconosciuto ai più, compresi molti appassionati di corsa e di atletica leggera. Ad oggi l’americano Ashton Eaton è il più grande e completo atleta che esista al mondo. Il suo è un record che non si misura in tempo o distanze ma in punti e la sua è una disciplina sottovalutata dal mondo sportivo e persino dai media specializzati: il decathlon!!!
Un tempo fu Daley Thompson, un Britannico questa volta, a recitare la parte del migliore nelle continue sfide con il rivale – amico: il Tedesco Jurghen Himgsen.
Mutuando il titolo di un libro è “la solitudine dei numeri primi”!!!
E pensare che in due giornate si “bevono” 10 specialità tra loro molto diverse: 100, lungo, peso, alto e 400 nel primo giorno e 110 ostacoli, disco, asta, giavellotto e 1500 mt piani nel secondo…altro che una partita ogni settimana…atleti tanto completi quanto poco conosciuti abituati a misurarsi la dove eccellono ma anche dove manifestano inevitabili limiti (ai loro livelli si intende…).
Esistono atleti per i quali una sola specialità rappresenta un recinto troppo stretto dove fare vivere la propria passione sportiva e questa è senza dubbio la caratteristica di Filippo Barazzuol
L’amore per la fatica in montagna appare un ossimoro e solo se c’è la passione può esserne compreso il senso: passione e non pressione. E’ questa la condizione che ha accompagnato Filippo fin dall’infanzia nella quale ha iniziato a praticare nuoto ma soprattutto sci alpino senza nutrire alcuna ambizione agonistica.
L’amico Luca gli ha fatto scoprire la Montain Bike accompagnandolo sui sentieri della Valle d’Angrogna a conquistare una personalissima Cima Coppi: il Colle della Vaccera. Le escursioni ciclistiche hanno messo in evidenza qualità e non solo quantità ed allora anche la voglia di mettersi in gioco ha preso il sopravvento: l’iscrizione allo Sport Club Angrogna è stato il primo passo seguito dalla partecipazione, a 18 anni, alla Iron Bike ad iniziare a confrontarsi con i migliori.
Poi è venuta la neve, non quella più nobile delle piste tracciate, delle facili risalite e divertenti discese ma quella più selvaggia dei valloni alpini quasi inesplorati a interpretare salite e discese intonse sulle quali disegnare tracce di salita e pennellare liberamente le discese….lo sci tradizionale improvvisamente è diventato alienante e ripetitivo. 
Il numero sullo zainetto è arrivato quasi da se non appena, anche li, ha scoperto che aveva “i numeri” anche agonisticamente parlando! Lo hanno scoperto anche amici, avversari e, soprattutto, i tecnici della Fisi che gli hanno fatto recapitare la convocazione nella Nazionale di Sci – Alpinismo.
L’agonismo ai massimi livelli non esaurisce però la sua voglia di libertà nel praticare sport e, conseguentemente, appena può si perde nei valloni alpini a disegnare traiettorie in libertà.
Con la corsa, ovviamente corsa in montagna, si misura in qualche manifestazione di duathlon ma soprattutto nel Willy Jervis Spring Triathlon dove la sua multidisciplinarità gli fa cogliere 2 successi su due edizioni.
La corsa in montagna (lui ama definirla ancora Marcia Alpina) è complementare allo sci alpinismo ma, soprattutto, c’è in Val Pellice una gara che è ammantata di Storia e Leggenda. Da un po’ di anni è scesa a valle ma il suo fascino è rimasto lassù, al Prà appena sopra Villanova!
…corre voce che si voglia “celebrare” il quarantennale riproponendo il percorso originale e l’attrazione è fatale.
La prova è per coppie di atleti, proprio come nelle prime edizioni: occorre trovare il compagno di avventure. La scelta cade su Diego Ras, atleta più giovane ma già sulla buona strada. Al via 191 coppie tra nostalgia e ricordi. 
Filippo e Diego si misurano con la “sconosciuta” per distanza e dislivelli. Il successo corona la loro esperienza ma ciò che più colpisce è il tempo impiegato: 2.16.05, sostanzialmente il crono dei mitici Treves e Morello…correva l’anno 1972!
Però Filippo non si ferma li: lo sport mette appetito e cosa c’è di meglio e più biblico del pane e del pesce? Così tra una sciata, un giro in mountain bike ed una corsa sui monti impara l’arte della panificazione e l’antica passione del nuoto può essere tradotta nella pesca subaquea…e per premio una cena a base di pesce! 
Carlo Degiovanni

lunedì 3 ottobre 2016

Galleria del futuri (?) "Invincibili" nello sport e non solo: GIULIA OLIARO

“….e in inverno faccio sci alpinismo con mio papà! La montagna mi piace tantissimo e cerco di viverla il più possibile in tutte le stagioni”.  Il galeotto sci alpinismo! Allora è vero che il matrimonio, celebrato all’inizio degli anni ’80, tra la Marcia Alpina e la Federazione di Atletica è stato un matrimonio combinato e poco convinto…insomma non è stato un matrimonio d’amore. Ancora oggi, se si scorrono le classifiche delle corse in montagna variamente coniugate, si trovano atleti che alle piste di atletica ed alle campestri preferiscono calzare gli sci  e rimanere nell’ambiente montano….persino i Dematteis hanno radici antiche nell’ambiente sciistico: basta scorrere le classifiche delle classiche gare di fondo quali la Caminadabianca degli anni 70/80  per trovare sovente quel cognome, coniugato come Giacomino, Andrea ecc… una “dinastia” di Campioni nati con gli sci ai piedi.
D’altra parte la Marcia Alpina era praticata dagli sciatori, specie sci alpinisti e fondisti, per “mantenere la gamba” d’estate in assenza di neve: Willy Bertin ne era un altro grande esempio.
A pronunciare (scrivere) la frase di apertura è Giulia Oliaro. Al di la della tradizione famigliare allo sport agonistico è arrivata attraverso la scuola. Scuola didattica, intesa come il Liceo Porporato di Pinerolo e scuola sportiva qual è l’adiacente Atletica Pinerolo con la qualificata assistenza tecnica di Patrizia Boaglio. Le specialità classiche dell’atletica leggera richiedono continuità e costanza ma portano anche soddisfazioni: 400 e 800 metri sono le specialità più adatte a Giulia e sulla distanza più lunga, nel 2008 e 2009 ottiene il minimo per partecipare ai Campionati Italiani.
L’inizio degli studi universitari porta con se il problema del pendolarismo ed il tempo da dedicare all’allenamento è sempre meno. C’è, però, quella tradizione famigliare e l’amore per la montagna e così, nel 2013 prova a percorrere i sentieri che da San Germano salgono al Colle della Vaccera. La specialità si chiama Kilometro Verticale e su quei 1000 metri di dislivello, complice un risultato inaspettatamente positivo, capisce che la fatica in salita può essere anche soddisfazione.
E’ stato, però, il settimo posto alla 4000 gradini del Forte di Fenestrelle ed il confronto con le più esperte specialiste a consegnarle la certezza di ciò.
Nel 2014 abbandona la pista per il permanere dei problemi legati, soprattutto, alla mancanza di tempo per dare continuità alla preparazione specifica per la pista. A Piossasco si inaugura la cronoscalata al Monte San Giorgio ed in quella gara assapora la prima vittoria assoluta nella categoria femminile. Realizza la “controprova” sui gradini del Forte d Fenestrelle ed è ancora 7° posto anche se tempi e sensazioni migliorano.
Il 2015 la fervida mente di Omar Riccardi da il via ad una kermesse sportiva davvero singolare. Quattro brevi salite quasi esclusivamente su sentiero nei quattro mercoledì di Giugno.
L’obiettivo è quello di proporre un appuntamento infrasettimanale che coniughi agonismo e socializzazione. Il successo della manifestazione è immediato: 200 atleti/e frequentano, ogni mercoledì sera, i sentieri di semisconosciute borgate montane in formula cronometro individuale. La qualità è altissima ma in tre prove la migliore è Giulia che si deve “accontentare” della seconda posizione nella quarta dove si afferma Debora Cardone!!! Tutto ciò le vale la vittoria nel circuito chiamato “Vertical Sunset” ma, soprattutto, chiarisce che le potenzialità per una soddisfacente carriera sportiva ci sono! 
Cerca conferme al Kilometro Verticale del Sestriere e le ottiene salendo il terzo gradino del podio.
…però la vita non è fatta solo di corse. Gli studi richiedono tempo e gli impegni universitari si fanno assillanti: nel 2016 le competizioni sportive diventano occasione di svago e le poche gare affrontate sono finalizzate più a coltivare amicizie che a scalare podi, però… in alta Val Pellice si pensa di percorrere i sentieri della Tre Rifugi: la “Tre che non c’è” può essere l’occasione per provare sia le lunghe distanze che le discese: Alessia Beux e Marta Falco l’accompagnano nell’avventura sotto le insegne di “I Run For Find The Cure”.  La prova è superata brillantemente! 
Se lo sport potrà fare parte dei progetti futuri c’è tutto quello che serve per entrare a pieno titolo nella “Galleria degli Invincibili”. Altrimenti rimarrà quel desiderio di “vivere il più possibile la montagna in tutte le stagioni” ed è già, di per se, un magnifico progetto.
Carlo Degiovanni

sabato 1 ottobre 2016

Galleria del futuri (?) "Invincibili" nello sport e non solo: LORENZO BECCHIO

31 luglio 1994. Al Sestriere si celebrava l’Atletica “sopra le righe”, a modestissimo parere mio. L’Atletica spettacolo costruita sulle prestazioni fenomenali di atleti eccezionali “utilizzati” per dare lustro alla specialità, e questo era un obiettivo lodevole, ma anche per promuoverne l’industrializzazione della stessa ed il business economico che poteva lanciare.
Protagoniste non erano le montagne che circondano il Colle ma una pista di atletica costruita proprio li dove termina la Valle Chisone ma non è ancora Valle Susa. E su quella pista si assitette, in quella data, alla strepitosa performance di Sergej Bubka che con l’asta si arrampicò fino a quota 6 metri e 14 centimetri tornando a casa su una fiammante Ferrari rigorosamente rossa messa a disposizione dell’organizzazione per chi avesse stabilito un record mondiale!!!
Il vento fu clemente, quel giorno e l’anemometro convalidò, con i valori ufficialmente registrati, la super prestazione. Passarono 20 anni prima che qualcuno facesse meglio di Sergej e toccò al francese Renald Lavillenie superare, con 6.16, la strepitosa misura. Avvenne al coperto e in ovvia assenza di vento ma fu omologato come record valido anche per le prestazioni all’aperto.
Erano anche i tempi nei quali non tutti i risultati della specialità erano genuini: il ricordo porta all’incolpevole Giovanni Evangelisti che “conquistò” una medaglia di bronzo ai Campionati del Mondo di Atletica Leggera di Roma nel 1987 allorché i Giudici prolungarono la misura del suo ultimo salto di ben 53 cm portandolo ad un falso 8.38 utile per potere scavalcare al terzo posto l’8.33 dell’americano Myrik. Brutti scherzi della commistione sport, potere e soldi!!! Poi giustizia venne fatta ma la figuraccia è rimasta nella storia.
Osservando dall’alto quella pista in attesa del passaggio dei protagonisti del Trail Internazionale del Sestriere era inevitabile andare con la mente a quel giorno nel quale assistetti alla stratosferica prestazione di Sergej almeno fino a che si presentò la testa della gara in corso: a guidare la lunga fila dei trailer erano atleti giovanissimi, alcuni in maglia celeste, a fare l’andatura sulle pendenze che iniziavano a farsi importanti.  Una gradita sorpresa in una disciplina che appare destinata alla capace resistenza di atleti più esperti.
Tra di loro Lorenzo Becchio che finirà la gara con una prestigiosa 6° posizione ma che gli varrà solo una grande soddisfazione personale in luogo della fiammante Ferrari, rossa o no non avrebbe rappresentato un problema!
Eccolo un altro possibile futuro Invincibile anche lui vittima della “suggestione” della Tre Rifugi.
Nato il 3 febbraio 1993 già con le scarpette da Calcio nei piedi ed un bastone da Hockey ghiaccio nelle mani per praticare i primi amori sportivi. I “Draghi” di Pinerolo gli offrono il ghiaccio ma la preferenza va al calcio che coltiva fino alla Promozione nelle fila del Castagnole – Pancalieri passando per la Prima categoria del Villar Perosa.
Il calcio offre più gloria ma lui conosce la storia (leggenda) della Tre Rifugi e l’attrazione diventa fatale. Il campo di calcio si alterna con i sentieri delle vicine Val Noce e Chisone. Poi una prova quasi in sordina: lassù, in alta Val Pellice si celebrano, il 20 agosto 2015, le quaranta edizioni della classica di Marcia Alpina ed è l’occasione per un esordio in punta dei piedi (?).
Nell’impresa lo accompagna, essendo la gara a coppie, Andrea Bertuglia. Il riscontro cronometrico è soddisfacente (2.52) ma la trappola sta nel Colle Manzol.chi lo percorre in gara ne rimane affascinato e marchiato per tutta la vita e non c’è più campo di calcio che tenga. “Il fuoco non si è più spento” dice lui.
Poi, vicino casa, c’è una seria Società sportiva ed una attraente pista di Atletica…perché non approfittarne???
Così il 2016 esordisce nella specialità e la preparazione sotto l’attenta guida di Patrizia Boaglio da subito i suoi frutti: ci prova su terreni tecnicamente più docili quali quelli che presenta il Trail del Chisone di Baudenasca ed il terzo gradino del podio è suo dietro Sua Maestà Paolo Bert e Paolo Nota.
Poi le dolci asperità di Cafasse che con la sua Ca Bianca ripropone una storica gara: giunge quarto, posizione che conferma quando eccede un po’, per l’anno di esordio, partecipando allo Sbarua Trail percorrendo 45 Km con allegati 2500 mt. di dislivello!
Dimostra coraggio presentandosi sulla scena di una delle più qualificate gare di Sky Race: la Trentapassi di Marone. Cinquantunesimo ma in un contesto qualitativamente strepitoso.
Al Memorial Maurino di Bagnolo, assunto a Campionato Regionale conquista la 10° piazza.
Ancora buoni piazzamenti a Pianprato ed al “nobile” Chaberton ma arrivano anche due vittorie:
Il Trail corto del Monte Servin di Angrogna e i “Percorsi di Marco Olmo” di Robilante consacrano una stagione, la prima, che promette molto per il futuro.
Torna sui suoi primi passi il 18 Agosto per il pellegrinaggio sui sentieri della Tre Rifugi: la “Tre che non c’è” si è incaricata di mantenere viva la fiamma dell’affascinante Marcia Alpina. Lui celebra l’evento in compagnia di Diego Ras, altro giovane, altra maglia celeste, altro possibile futuro Invincibile. Il crono si ferma a 2 ore e 30 che vale una terza posizione… “che non c’è”!
C’è, invece, l’inizio di un percorso che può portare lontano se si prosegue con lavoro e umiltà nella preparazione tenendo sempre in conto che la vita è, comunque, cosa più complessa di una promettente carriera sportiva.
…la Ferrari però, sempre che sia un ambizioso traguardo, non sarà la montagna a portarla, che sia Corsa in Montagna, Marcia Alpina, Sky Race o come diavolo la si voglia chiamare…
Carlo Degiovanni

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MARINA PLAVAN

Ci hanno provato alcuni a studiare e descrivere i meccanismi subliminali che attengono alle benefiche funzioni mentali della pratica sportiva.
“In su ed in se” (G. Saglio – C. Zola Ed. Priuli e Verlucca) affronta l’argomento coniugando alpinismo e psicologia mentre “Correre con la testa” di Pietro Cristini (Fusta editore) descrive le tecniche mentali per correre e, soprattutto, vivere meglio.
Altri, più prosaicamente, evidenziano il contenuto pseudo filosofico legato all’esercizio del cammino, meglio se solitario, in ambiente naturale.
Lei, Marina Plavan, ci aggiunge di suo il fattore onirico: “Perché più del sentiero conta il passo, ma più del passo conta il respiro ed ancora più del respiro conta il SOGNO”. 
A sentire le affermazioni di Marina la mente non può che andare a “In Volo” opera prima del Banco del Mutuo Soccorso che per coniugare il sogno e l’avventura pescava a piene mani dall’Orlando Furioso:
“Lascia lente le briglie del tuo ippogrifo, o Astolfo,e sfrena il tuo volo dove più ferve l'opera dell'uomo.Però non ingannarmi con false immagini,ma lascia che io veda la verità e possa poi toccare il giusto……Da qui, messere, si domina la valle: ciò che si vede, è.Ma se l'imago è scarna al vostro occhio, scendiamo a rimirarla da più in bassoe planeremo in un galoppo alatoentro il cratere ove gorgoglia il tempo.”
Questi sono gli aspetti che sintetizzano e caratterizzano la sua vita fatta di corse!!!
E dire che Marina ha pieno titolo a fare emergere, come parte migliore della sua passione sportiva i suoi grandi risultati dal punto di vista agonistico. 
All’agonismo sportivo ci è arrivata tardi quando accompagnava le figlie Alessia e Valentina a “fare Atletica”. Alla soglia dei 40 anni ha conosciuto questo aspetto della vita ed è stato amore vero fino al punto di determinare la condizione che vede, oggi, Alessia e Valentina accompagnare Marina a correre in montagna!
E’ stato il 2004 l’anno della scoperta …della passione sportivo - onirica! E non poteva che avvenire alla Tre Rifugi in Val Pellice l’esordio di Marina nel “nostro” mondo.
Una “impresa sportiva” che, inconsapevolmente ha fatto “sognare” migliaia di aspiranti corridori dei monti. Il fascino irresistibile del Pra, del Barant e del Manzol tesse la tela, attrae e conquista…Il pensiero ritorna al Banco, a Francesco Di Giacomo ed alla forza ipnotica ed attrattiva della tela del ragno…: “Io sono il ragno che fila dentro gli oscuri buchi…. Tendo la trappola a chi resta ammirato dalla mia abilità!”
Il sogno ha radici profonde e Marina torna su quei sentieri una dozzina di volte nelle varie versioni che l’Arcaica Impresa propone nel corso degli anni. Scopre che i “Sogni” possono essere anche “vincenti” e i numerosi podi conquistati la vedono per due volte sul gradino più alto.
Ed allora perché non misurarsi anche agonisticamente sui sentieri montani? Le vallate vicine diventano un limite e Marina decide di conoscere altre montagne, altre salite e discese.
Il punto di riferimento diventa la lombarda (ma internazionale) Valetudo Skyrunning Italia che ha nel profilo dell’aquila il proprio simbolo ed in Giorgio Pesenti il Profeta.
Arrivano altri successi: medaglia d’argento agli Italiani di Sky Race a staffetta di Valbonidione, un titolo italiano di Ultra Trail al Monte Soglio ed un prestigioso 7° posto alla TDS del 2015.
Nel 2016 si afferma al Trail dei Monti Pisani ed al Trail del Giglio, un secondo posto sulle Orobie (140 Km) ma, soprattutto un quattordicesimo posto alla Transgrancanaria tradotto in prima italiana al traguardo. 
…Ma rimane il “Sogno” a dominare lo spirito avventuristico e sportivo di Marina e quale terreno più fertile del Tor Des Geants si può prestare a questo fine?
Le lunghe e lunghissime distanze (350 km) non la spaventano e poi se l’obiettivo è sognare meglio farlo per lungo tempo: il risveglio (traguardo) è sconfitta. Inevitabile sconfitta ma il sogno è il “durante”!
Lei prenota il “Sogno” ed attende due anni prima che possa realizzarlo: poi eccola al via per tre edizioni consecutive. Quarta, terza e quarta nelle tre edizioni a confermare che oltre al sogno c’è qualità, grande qualità.
Lei, però, non pensa di essere un’ “atleta seria”. L’agonismo ed i risultati sono una conseguenza e non il fine del suo modo di vivere il rapporto con il cammino e la montagna.
“Noi siamo liberi, liberi, liberi di volare…. Siamo liberi, liberi, liberi di sognare” è questo il messaggio di Marina, l’Aquila sognante Valetudo.
Ovvia la speranza di vederla sognare anche a Bobbio Pellice il 9 ottobre al Trail degli Invincibili!!!
Carlo Degiovanni