Trail Degli Invincibili

Un bellissimo Trail attraverso luoghi spettacolari, insoliti, racchiusi da una cerchia di monti dove tra tutti emerge il Cornour, da questa parte quasi inaccessibile!

Il nuovo percorso

Un nuovo Trail in Val Pellice con partenza ed arrivo dal Laghetto Nais di Bobbio Pellice!

Un occasione per conoscere la nostra Valle

Il nostro "Trail degli Invincibili", oltre ad essere un importante momento di sport vuole essere un occasione per conoscere il territorio della Val Pellice, non solo per le sue bellezze paesaggistica ma soprattutto per la sua ricca storia e cultura.

domenica 31 luglio 2016

BUON VIAGGIO IVAN MIRTO, CORRIDORE NEL CIELO!

… di solito si raccontano alla domenica sera le gesta di noi che siamo sovente “grandi” ed “eroi” nelle nostre imprese sportive (le mie non più tanto).
Di solito si sprecano gli aggettivi superlativi e tutto ci sta perché la nostra passione sportiva è lei stessa “grande”.
Questa sera, domenica 31 luglio, mi tocca salutare il viaggio di un amico e compagno di passione sportiva:
Ivan Mirto ha spiccato il suo volo oggi, al km 6 circa del Trail del Sestriere, per raggiungere nuovi traguardi.
Ad assistere alla sua partenza Laura che oggi lo accompagnava in una nuova “Impresa sportiva” ed io, presente come spettatore ed avvisato dagli atleti che proseguivano nel percorso di gara.
Lodevoli e professionali gli interventi di primo soccorso. Due medici che erano in gara appena dietro di lui e tutta l’equipe medica dal Soccorso Alpino al 118.
Un’ora di manovre mediche di varia natura per non lasciare nulla di intentato ma tutto è stato inutile.
La sua “conversione” al Trai era piuttosto recente ed aveva dovuto faticare per adattare il suo fisico, modellato dalla passione per gli sport “Strong” (Cross Camp Cuneo) , allo sport di resistenza. La sua gioia era grande nel registrare continui progressi. In questi pochi anni non ho avuto occasione di conoscerlo più in profondità ma l’ho sempre considerato una persona dal cuore grande capace di gioire anche delle più modeste soddisfazioni. Il mondo del Trail era diventato il suo mondo.
E’ il momento delle emozioni ed ognuno le vive secondo i suoi personali ricordi:
Dalla Podistica Valle Infernotto e da tutti coloro che in questi anni lo hanno conosciuto un grande abbraccio alla Famiglia ed a Laura che dovranno trovare la forza per superare questo momento e di ricordare Ivan così com’era, con la voglia irrefrenabile di misurarsi sempre in nuove avventure e nuove conquiste.
Vi terremo informati sulle esequie. Sarebbe bello essere in tanti a salutarlo in questa ultima corsa.
Carlo Degiovanni

venerdì 29 luglio 2016

Gli "Invincibili" scelgono MOKAFE'


Perché preferire un caffè Mokafè?
Perché la qualità delle miscele Freeland di Mokafè, si unisce alla cura per le persone e per l'ambiente espressa dalle certificazioni Fairtrade e biologica, per offrire un caffè dall'aroma intenso e ricercato (o altre caratteristiche organolettiche) che profuma di cambiamento, dignità e giustizia. La certificazione indipendente Fairtrade, infatti,assicura che ai produttori sia garantito un prezzo equo e stabile (Fairtrade Minimum Price), un margine aggiuntivo da investire in progetti di sviluppo per le comunità (Fairtrade Premium) ed un supporto tecnico per pratiche di coltivazione sostenibili e il miglioramento qualitativo del prodotto. 
Chi è Mokafé?
Fondata nel 1962 dal torrefattore Mo Francesco, l'azienda ha mantenuto nel corso degli anni le qualità della piccola azienda a conduzione familiare sapendosi nonostante ciò adeguare ai tempi grazie all'esperienza e alla capacità imprenditoriale del suo fondatore. Oggi l'azienda è condotta dallo stesso fondatore e dalla sua famiglia e si avvale di rappresentanti che servono con cortesia e disponibilità i clienti Horeca del Nord Ovest.  Aperta alle novità del mercato e rispettosa delle esigenze e delle richieste della sua clientela la Mokafe ha richiesto ed ottenuto di essere licenziataria del marchio TRANSFAIR ITALIA ormai da alcuni anni, a garanzia di un commercio più equo e solidale, e dal 2002 è certificata dall' I.M.C. per la lavorazione e il confezionamento del caffè biologico , secondo il reg. CEE n. 834/2007 e n. 889/2008.

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martedì 26 luglio 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: CARLO DALMASSO

La notizia fece scalpore nell’ambiente del ciclismo; meno nell’ambiente dei marciatori alpini!
Sugli irti tornanti che salgono da Pino Torinese alla basilica di Superga un emerito ed occhialuto sconosciuto si era permesso di mettere in fila, vincendo, ben duecentocinquanta ciclisti, il fior fiore degli specialisti di cronoscalate sulle due ruote!!!
Il suo stile era “andanceuse”, come definiscono i francesi i ciclisti che prediligono stare ritti danzando sui pedali, ma la “divisa” sportiva tradiva un approccio più unico che raro alla specialità.
Su quel percorso si era disputato il “Trofeo Agnelli”, nobile gara nel nome e nella partecipazione e “lui” si era presentato al via così, per vedere l’effetto che fa, in una disciplina che lo affascinava ma che non aveva mai praticato sul piano agonistico.
Era la fine degli anni ‘80, o forse l’inizio (neppure l’anno di grazia è rimasto nella memoria sia del vincitore che degli stupiti avversari di giornata) e “Lui” proveniva dalla Valle Sangone dove era vissuto fin dall’anno di nascita,1948, e dove vive (ancora, per ora, come scrive nei suoi appunti).
Carlo Dalmasso, chi è costui!!!
E’ un episodio che si considera marginale ma che dimostra quanto siano simili e compatibili gli sport di faticosa resistenza quali ciclismo (specie le salite), sci alpinismo, sci di fondo ecc…. basta avere un buon motore, ottimo nel caso, e la volontà di usarlo.
L’episodio non stupì i suoi compagni di fatiche montane ovvero il “Circo Verde” della Marcia Alpina che dava spettacolo domenica dopo domenica da inizio maggio (Musinè) a metà settembre (Tre Denti di Cumiana o Ivrea – Mombarone a scelta).
Carlo Dalmasso è stato, in quegli anni, il vero dominatore, campione tra i campioni, dell’itinerante spettacolo dei faticatori di montagna:
20 anni di attività agonistica, 400 gare di specialità (le “non competitive” o i più tranquilli “Trail” non erano ancora stati concepiti) soprattutto in montagna non disdegnando strada e pista (15.40 sui 5.000). Il tutto con la maglia della gloriosa “Cuatto” di Giaveno, nobile società che ha generato generazioni di campioni.
Settanta vittorie tonde tonde ed una infinità di piazzamenti, e dire che la vista con annessi occhiali lo ha sempre limitato nelle discese più tecniche.
Ad elencarle si entra nel Pantheon della specialità:
Trofeo Monte Chaberton (forse più volte, dice lui), Ivrea Mombarone, Graglia Mombarone, 7 Comuni di Prarostino, Castelluzzo a Torre Pellice, Musinè da Caselette, Corsa ai Piani di Tavagnasco, 3 denti di Cumiana, Picchi del Pagliaio a Giaveno, Madonna del Cotolivier a Ulzio, la “Chaminado” ovvero Cuneo – Castelmagno a tempo di record!!!
Altre vittorie a Rocca Muret di Pinerolo, il Trofeo Bocchit, Monte Cuccetto a Pinasca ecc. ecc….
Trasudano di gloria anche i piazzamenti che per molti di noi varrebbero oro: 3 secondi posti alla Bardonecchia – Colle del Someiller, 2 alla Tre Funivie di Sestriere come pure alla Tre Rifugi Val Pellice senza dimenticare i 3 secondi posti al Colle Bione di Coazze, quasi in casa.
A proposito del secondo posto alla Tre Rifugi, anno 1975, alle affermazioni del compagno di avventura Felice Oria che si rammaricava per una caduta di Carlo in discesa (gli occhiali…) lui rispondeva: “La caduta non mi ha portato nessuna conseguenza; se ci avessero battuti (Treves e Morello) per pochi secondi ma con questo distacco non c’era niente da fare: è la loro gara!!!
Carlo Dalmasso: ecco chi era, atleticamente parlando, costui!!!
La sua carriera sportiva è stata segnata da pause e riprese. Il suo anno magico è stato al compimento dei 40 anni, quando si raggiunge in questa disciplina la più felice sintesi tra elasticità (discesa), potenza (salita) e resistenza (lunghe distanze). Poi 8 anni di pausa ed ai 50 anni la voglia di riprovare. Ancora vittorie, di “categoria” come va di moda adesso ma il crono rende più l’idea: si presenta alla durissima Corsa ai Piani di Tavagnasco e chiude in 44,06 i 1080 mt. di dislivello in 3,900 km!!!! E dire che li conterebbe più la giovanile potenza….
Oggi pare avere trovato un degno erede, se saprà coltivare bene come sta facendo, le sue qualità umane ed atletiche: l’”Amis” Giovanni Bosio.
E noi lo ricordiamo anche con l’amico Felice Oria in una foto storica apparsa sull’altrettanto storica “Stampa Sera” al termine di “30 maledetti chilometri a piedi sotto grandine e neve nella Tre Rifugi – E per premio: UNA TAZZA DI THE’.
…e dire che lui definisce il tutto, con buona dose di autoironia, banalità!

A sessanta giorni dal via ... LA PRESENTAZIONE


Martedì 9 agosto 2016 alle ore 21.00 presso la Sala Polivalente del Comune di Bobbio Pellice, via Sibaud 14/a, viene presentata la PRIMA EDIZIONE della nostra manifestazione che vuole coniugare lo sport con la storia ed il territorio. 
A seguire il recital ....
 “C'ERANO UNA VOLTA ... GLI INVINCIBILI”di Maura Bertin e Jean Louis Sappé del Gruppo Teatro Angrogna

Nella primavera del 1686 le valli del Pellice, del Chisone e della Germanasca sono attaccate dalle forze congiunte franco- sabaude, con lo scopo di estirpare l'eresia valdese. E' una guerra- lampo ,una carneficina. I superstiti al massacro  sono incolonnati verso il fondo valle e rinchiusi nelle prigioni piemontesi, dove molti moriranno di malattia, di fame e di stenti.
Il paese che Vittorio Amedeo II di Savoia attraversa  col suo stato maggiore ai primi di giugno per raggiungere il forte di Mirabouc, in alta val Pellice, è ormai formalmente cattolizzato. Dei 14.000 "religionari"che presumibilmente componevano la comunità valdese prima della guerra, oltre 2000 sono perite, 8.500 sono in carcere, gli  altri sono sopravvissuti grazie all'abiura della loro fede.
In realtà, sulle montagne tra Bobbio e Villar, ai piedi del Cournour, alcuni superstiti stanno organizzando la guerriglia, con attacchi notturni ai presidi sabaudi,colpi di mano, saccheggi. Questi partigiani, che passeranno alla storia come " Gli Invincibili", costringono i Savoia ad un accordo: le bande avranno diritto all'espatrio in Svizzera, con la liberazione dei famigliari, l'onore delle armi e la garanzia di ostaggi. 
Essi lasceranno le loro Valli, ormai ridotte ad un deserto, in autunno.  Ma " gli Invincibili" , tre anni dopo, con altri loro compagni sopravvissuti alla  prigionia ed esiliati nel gennaio 1687 in Svizzera,  rientreranno con le armi, in quella spedizione militare passata alla storia come "Il Glorioso Rimpatrio" 
(adattamento da "I valdesi" di Giorgio Tourn- Ed. Claudiana - Torino 1977)

mercoledì 20 luglio 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: HENRI ARNAUD

Obbedendo a suggerimenti di confessori e di cortigiane bigotte, il 18 ottobre 1685 Luigi XIV revocò l’editto di Nantes e proibì il culto evangelico in tutto il Regno di Francia. Il Duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, cercò di resistere per qualche mese alle pressioni che su di lui esercitava l’imperioso zio e potente monarca; ma poi cedette ed il 31 gennaio 1686 emanò un editto modellato su quello della Revoca. 
Nelle settimane successive di dolorosissima incertezza, in tutte le Valli si tennero diverse assemblee: dinanzi alla crudele alternativa fra esilio e guerra, si comprende che i valdesi esitassero alquanto.
I pastori erano tutti contrari alla resistenza, tranne uno che ne sarà invece l’anima e che doveva diventare la più grande guida che i valdesi abbiano mai avuto: Henri Arnaud.
Nato ad Embrun (Delfinato) nel 1641 da nobile famiglia protestante (sua mamma, Margherita Gosio, era originaria di Dronero). Nel 1656, ancora giovinetto dovette passare i confini “per fatto di religione” trasferendosi a Torre Pellice dove inizio il suo percorso di studi. Per gli studi superiori si recò poi a Basilea ed a Ginevra ove venne consacrato pastore nel 1670.
Tornato nelle Valli resse le parrocchie di Massello, Villar e Pinasca dove si trovava nel 1685, anno della Revoca. Nell’ora del pericolo, Arnaud è sulla breccia: aveva natura di soldato, temperata alquanto dalla vocazione pastorale.
Dopo aver portato la famiglia in salvo nella Svizzera, prese parte alla difesa di San Germano dove il Catinat fu respinto. Con la resa della val San Martino (attuale Germanasca), essendo stata messa una taglia sul suo capo, emigrò a Neuchâtel ricongiungendosi ai familiari.
Mentre il re di Francia premeva su Vittorio Amedeo II affinché eliminasse radicalmente i valdesi, la generosa, Riformata, Svizzera si offre di ospitarli. Ma, per essere già sovraccarica di esuli francesi li spinge a trasferirsi in Germania o nelle colonie Olandesi. Al fine di evitare questa dispersione che sarebbe stata fatale al suo popolo, Arnaud li esorta a restare uniti ed a tentare il rientro nelle loro Valli.
Negli anni 1687 e 1688 due tentativi di rimpatrio falliscono, ma lui non si scoraggia. Forte delle istruzioni del vecchio Giosuè Janavel e grazie agli aiuti di Guglielmo d’Oranges, futuro re d’Inghilterra, la notte del 27 agosto 1689 con circa mille tra valdesi ed ugonotti partì da Prangins, sul lago Lemano diretto in Piemonte: è il “GLORIOSO RIMPATRIO”ma questa sarà un’altra Storia!
Il 4 giugno 1690 al Chiöt in Val d’Angrogna incontra i plenipotenziari di Vittorio Amedeo II, venuti ad offrire la pace in cambio della difesa delle frontiere contro la Francia. Ricevuto dal duca a Moncalieri questi enunciò: “Avete un solo Dio ed un solo principe da servire: servite l’uno e l’altro fedelmente. Finora siamo stati nemici, ma d’ora innanzi dobbiamo essere buoni amici. Altri furono cagione dei vostri guai. Ma se, come è vostro dovere, esporrete la vita al mio servizio, io esporrò la mia per voi e finché avrò un pezzo di pane ne avrete la vostra parte”.
Ma poi il duca strinse una nuova alleanza con Luigi XIV impegnandosi segretamente ad espellere tutti i riformati “francesi” delle Valli.
Arnaud dovette riprendere la via dell’esilio, organizzando l'esodo dei rifugiati francesi nel Baden, nell'Assia e nel Württemberg, dove fonda la colonia valdese. 
Ormai vecchio, viene poi richiamato dal Duca di Savoia stabilendosi a Torre Pellice dove cura le parrocchie di Rorà e S. Giovanni. Poi per prudenza si ritira definitivamente in Germania dove all’età di 80 anni, l’8 settembre 1721, muore a Muriers (ora Schönenberg).
Fonti:
BREVE STORIA DEI VALDESI di Ernesto Comba
GUIDA storico turistica della Val Pellice 

sabato 16 luglio 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MARIO ANDREOLOTTI

La strada saliva lunga e tortuosa da Bardonecchia fino lassù, al Ghiacciaio (ex) del Somellier.
Circa 30 Km che ai corridori del cielo parevano 300 perché tutti su strada, in salita e finanche sterrata ma pur sempre la poca amata strada, più croce che delizia per gli amanti dei sentieri montani. Solo la vista del lago di Rochemolles consolava perlomeno lo sguardo dei faticatori di giornata… 
Era sul morire degli anni ‘70 e la “Montagna Nobile” di Bardonecchia proponeva le sue bellezze ambientali all’allora sparuto gruppo di “Corridori del Cielo” quasi tutti provenienti dalle vallate montane meno blasonate. Lassù, dove oggi le rocce la fanno da padrone, regnava il ghiaccio come dovrebbe essere in un ghiacciaio. L’arrivo era posto nei pressi di un rifugio e li si accedeva dopo avere percorso gli ultimi 2/300 metri nel cuore del ghiacciaio stesso tra due muri di neve.
Ritornando alla base, ovviamente a piedi, alla richiesta di chi fosse stato il vincitore la risposta fu “Andreolotti, Giuseppe Andreolotti”.
Lì ha avuto inizio, per noi, la Storia sportiva di Andreolotti o meglio, dei fratelli Andreolotti, Giuseppe e Mario, quest’ultimo assunto all’Albo degli Invincibili per gli indiscutibili meriti sportivi guadagnati in giro per l’Italia ma, soprattutto per noi, in Val Pellice.
Le terre di origine del “Campione” sono quelle Valli Ossolane da sempre considerate l’università dello Sci Alpinismo e, conseguentemente, della Marcia Alpina. Gli atleti di “lassù” hanno fatto la storia della specialità. Basta ricordare Claudio Galeazzi che vanta il record imbattuto sul percorso della classica Tre Rifugi.
E nelle Valli Ossolane c’è una piccola realtà famosa per l’acqua (terme e oligominerale) e per avere generato decine di campioni: Bognanco.
Mario Andreolotti ha costruito  in patria (inizio anni ’70)  i suoi primi successi sportivi quando, con la qualificata compagnia di Adriano Darioli, vinse per ben tre volte consecutive la Maratona della Valle Intrasca, 37 km con dislivello ma, sopratutto, con zavorra di 5 kg sulle spalle obbligatoria!!!
Una vittoria a Luino (2° classificato l’Invincibile Giovanni Mostachetti),  3° posto al Campionato Europeo nella San Domenico – Alpe Veglia, 9° classificato ai Campionati italiani, tre 3° posti alla Tre Rifugi Valpellice (due con il già citato Darioli e una con il fratello Giuseppe).
Nel 1981 il lavoro lo porta a Sestriere dove si trasferisce anche come residenza.
Lo accoglie la Comunità Montana Alta Valle Susa che aveva allestito una delle più prestigiose società sportive di specialità (C.M.A.V.S.) e li, in compagnia di Adriano Friquet, Pierluigi Lantelme e finanche di Marco Olmo costruisce 5 anni di assoluto dominio della specialità!
Poi l’onore di averlo nella propria equipe è toccato all’Atletica Susa di Adriano Ascheris.
Ben 25 vittorie sono li a testimoniare un periodo agonistico davvero formidabile :
Alla Tre Funivie del Sestriere costruisce il capolavoro con il record ancora imbattuto: anno 1984 con il tempo di 1.45.18
Negli anni ’81 – ’82 – ’84 e ’85 vince il Trofeo Monte Chaberton di Cesana. Al filotto di 5 anni consecutivi manca il 1983 quando, debilitato da una recente brucellosi, conquista “solo” la quarta posizione.
Non gli è sfuggita la Ivrea – Mombarone dove con il tempo di 2.01.01 stabili il nuovo record sull’aspra salita eporediese.
Oggi è ancora presente a misurarsi con i Campioni attuali. La qualità si è, ovviamente, ridimensionata ma la grande simpatia che trasmette al “Gruppo” è rimasta immutata come la stima e il rispetto dovuto a chi ha fatto la storia di vertice della passione sportiva che adesso accomuna molti atleti. 
Lui percorre la sua 45° stagione agonistica con l’obiettivo di proseguire la sua attività in un uno sport che definisce “Faticoso e Favoloso”.

giovedì 14 luglio 2016

RIAPRE IL “BUCO DI VISO” GIOIELLO DEL “TOUR MONVISO INTERNATIONAL TRAIL”

IL 28 AGOSTO A CRISSOLO PROTAGONISTA IL MONVISO
In questi giorni si è “celebrata” la riapertura del Buco di Viso, ovvero il più antico tunnel delle Alpi, uno dei luoghi più suggestivi che caratterizzeranno il tracciato del “Tour Monviso” in formula “Trail” che ha ottenuto il rinnovato permesso di transito delle Autorità francesi.
La sua collocazione è a quota 2880 metri, proprio sotto il Colle delle Traversette (mt. 2950) che separa il territorio italiano da quello francese. Lì sarà collocato il primo cancello orario (tre ore) per i protagonisti del classico Giro del Monviso in programma a Crissolo il prossimo 28 Agosto.
Una opportuna protezione ne ostruiva il passaggio nella stagione invernale per evitarne l’invasione da parte di neve e ghiaccio ed i Guardia Parco del Monviso e del Queyras hanno provveduto alla sua rimozione.
Era il 1472 quando l’opera fu pensata ed il 1480 quando fu, pur senza taglio di nastro tricolore, inaugurata!!! Tempi inusuali per le opere contemporanee ma, si dice, c’è stato il progresso….e dire che non esisteva neppure la dinamite!!!
Dodici anni dopo Cristoforo Colombo partì alla scoperta delle Indie e vi trovò  l’America.
Attraverso il “Buco di Viso” lo Stato di Saluzzo rese più agevoli i suoi scambi commerciali con l’attuale Provenza e Camargue.
100 metri originali di scavo ridotti a 75 dalla erosione delle rocce in territorio francese. Da quel versante i maggiori problemi di sicurezza nell’attraversamento del tunnel da parte degli escursionisti. Per questioni di sicurezza, appunto,  e di salvaguardia la Regione Piemonte tramite il Parco del Po divenuto oggi Parco del Monviso in accordo con le Autorità francesi ha messo in opera un intervento  di recupero che ha ripristinato la percorribilità dello storico tunnel.
Il 28 Agosto di li transiteranno i protagonisti del Tour Monviso Trail se riusciranno ad accedervi trascorse meno di tre e quindici minuti ore dalla partenza di Crissolo, percorsi circa 11 km con circa 1600 mt di dislivello (cancello orario di sicurezza).
Aperte ed attive le iscrizioni, limitate a 350 passaggi in Francia, sul Sito www.wedosport.it  dove hanno già dato la loro adesione i migliori specialisti italiani e stranieri di fatiche montane.


domenica 10 luglio 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: CLAUDIA PRIOTTI

…. ma come farà a sopravvivere in mezzo a tutti quei disperati!
La destinataria di tale affermazione era una quindicenne dal fisico minuto che puntualmente si presentava agli allenamenti collettivi della storica Atletica Cavour alla fine degli anni ’70 quando un pugno di atleti locali, dopo qualche anno di rodaggio, aveva deciso di fare il gran passo: la partecipazione ai Campionati Regionali e Italiani di Marcia Alpina appena convertita dal rito Fidal in Corsa in Montagna: Claudia Priotti.
Lei, unica atleta femminile in uno sport falsamente pensato per lo strapotere dei maschi, ha retto l’urto cedendo, ma appena di poco, il passo a Campioni del calibro di Guido Turaglio e Valter Rossa sotto la supervisione protettiva del fratello Mauro, purtroppo prematuramente scomparso nell’estate del 1987 in un incidente in terra spagnola.
La selettiva esperienza ha avuto il suo effetto e Claudia è cresciuta quanto basta sul piano fisico ed in modo straordinario sul piano atletico.
Nata a Cavour nel 1964 e residente (in allora) nella Frazione Gemerello che tanti atleti ha prodotto, è approdata alle gare “da grandi” nel 1982 puntando subito al bersaglio grosso con la vittoria nella edizione di quell’anno della Tre Rifugi in coppia con Ivana Giordan. Il successo venne ripetuto l’anno successivo con la stessa compagna di avventura ma il botto avvenne nella edizione 1984 quando, con l’assistenza di Severina Pesando realizzò il record femminile a coppie tutt’ora imbattuto: 2 ore e 46 minuti!
Il desiderio di affermarsi la portò a migrare anche in altre società sportive tra le quali la storica S.D. Baudenasca del “maestro” Barra.
Ancora Juniores si presentò al via del Campionato Italiano di specialità ad Amatrice e conquistò il suo primo titolo italiano.
All’occhio attento di Domenico Salvi, selezionatore della nazionale femminile, non poteva sfuggire questa atleta minuta dai potenti mezzi atletici e nel 1986 venne la convocazione in Azzurro per la partecipazione alla Coppa del Mondo. La gara si svolse nella valtellinese Morbegno (So) e la sua partecipazione si concluse con una prestazione davvero memorabile!!!
La conquista della maglia Azzurra oscura le decine di successi ottenuti nelle classiche gare di Marcia Alpina molte delle quali proprio in quella Val Pellice che il 9 ottobre ospiterà gli “Invincibili”.
I suoi successi locali si chiamano Catelluzzo a S. Margherita di Torre Pellice, Monte Servin ad Angrogna, Trofeo Valanza di Rorà, Tre Denti di Cumiana per citarne alcuni….
Poi venne il 1987, il Campionato Italiano di Corsa in Montagna a Staffetta di Cavour, vanto della Società presieduta dal fratello Mauro… poi venne agosto e l’incidente in Spagna e per Claudia i successi sportivi rimasero un bel ricordo, momentaneamente travolti dall’irrompere delle difficoltà dell’umana esistenza.
Adesso fa l’impiegata; lo sport outdoor è rimasto la sua passione ma l’agonismo è alle spalle come è giusto che succeda per chi ha vissuto le emozioni della vittoria.

sabato 9 luglio 2016

18 AGOSTO 2016 ECCO LA TRE RIFUGI "APOCRIFA"!

I SENTIERI DELLA “TRE RIFUGI” STORICA RIVIVRANNO GIOVEDI’ 18 AGOSTO
DOPO IL SUCCESSO DELLA  “VINTAGE” DEL 2015 LA FORMULA “APOCRIFA”
La “Passione” non muore….mai!!!

L’anno (o più) sabbatico è dovuto alla Tre Rifugi per mille ragioni che dovranno essere affrontate e, possibilmente,  risolte ma la voglia di percorrere quei sentieri non va in vacanza.
Per questo motivo GIOVEDI’ 18 AGOSTO alle ore 8,00 puntuali mi troverò al Rifugio Willy Jervis nella Conca del Pra nel comune di Bobbio Pellice in compagnia di un compagno di avventura per percorrere, nonostante tutto, i sentieri che per quaranta edizioni hanno caratterizzato la “Tre Rifugi Val Pellice”!
Una sorta di Tre Rifugi “apocrifa” ovvero senza riconoscimenti liturgici di alcun tipo ma semplicemente per celebrare una comune passione.
Saremo in due, come prescriveva il “Regolamento”, dotati di uguale maglietta riportante il nome di fantasia della “squadra” che ci accompagnerà nel tragitto di 21,6 km con circa 1700 metri di dislivello. Daremo vita sportiva ai Colli Barant e Manzol ed ai Rifugi  Barant, Barbara, Granero e Jervis.
Non ci sarà quota di iscrizione o organizzazione alcuna. Non ci sarà la pulizia dei sentieri e tantomeno segnalazioni. Chiederemo un bicchiere d’acqua ai Rifugi che incontreremo e per il resto vivremo di risorse proprie.
Al termine del singolare “cammino” troveremo ristoro dagli amici Robi e Matteo al Rifugio Jervis e magari, per l’occasione, avremo anche un “gadget” ricordo.
SAREMO SOLI?    PENSO DI NO!!!
Per questo invito tutti coloro che condividono la mia stessa passione ad essere presenti, a pari condizioni, all’appuntamento fissato, come detto, alle 8,00 di GIOVEDI’ 18 AGOSTO.
Ci conteremo e se il numero delle coppie presenti  lo giustificherà avremo anche a disposizione  dei volontari, all’uopo cronometristi, che si occuperanno di dare ordine alla partenza e consolarci, al termine con l’ambita classifica.
Insomma: tecnicamente lo chiamano T.A.G. ovvero Trail Auto Gestito dove ognuno si auto organizza. L’obiettivo è quello di mantenere in vita la manifestazione sportiva in attesa che, come l’araba fenice, riprenda vita ufficiale.
Mentre ci siamo la sera precedente, ovvero Mercoledì 17 Agosto, alle ore 21 presso il Rifugio Jervis si terrà un “convegno” dal titolo: 
Tutto quello che avreste voluto sapere sulla “Tre Rifugi” ma non avete mai osato chiedere!
con la presenza di esperti del settore.
Chi vuole farci compagnia deve:
1)  Essere presente al Jervis alle 8,00 di Giovedì 18 Agosto.
2) Gestirsi autonomamente la logistica (accesso al Pra – prenotazione eventuale pernottamento e pranzo al Pra).
3) Avere un socio,  adeguato o meno che sia: coppie maschili, femminili, miste ecc….
4) Indossare una maglietta uguale con il nome di fantasia scelto per la coppia.
5) Essere autonomo per quanto riguarda l’alimentazione durante il tragitto.
6) Volere essere protagonista di una Tre Rifugi davvero particolare.
Carlo Degiovanni

venerdì 8 luglio 2016

A CAVOUR, SU UNA ROCCA INEDITA, L’ENNESIMA IMPRESA DI PAOLO BERT!

La “grande corsa sul piccolo monte” ha avuto luogo Mercoledì 6 Luglio a Cavour, comune di pianura ma dotato di un particolare impianto sportivo vocato e votato per la Corsa in Montagna: La Rocca di Cavour.
Li si svolse il Campionato Italiano a staffetta nel 1987 e li si sono misurati negli anni i più grandi campioni italiani della specialità divenuta, con gli anni, la passione di molti.
E Cavour, in versione Podistica Valle Infernotto, continua a riproporre appuntamenti agonistici di grande richiamo qual è da alcuni anni la Crono Rocca.
Distanza breve, anzi brevissima per le fatiche infrasettimanali dei piedi veloci su un tracciato di soli sentieri che in 1,9 km raggiunge la vetta coprendo circa 200 metri di dislivello.
Sola salita su un inedito percorso scovato nella ricca sentieristica che caratterizza questa asperità divenuta Riserva Naturale della Città Metropolitana di Torino.
E nonostante una politica davvero incomprensibile messa in atto dalla Fidal per quanto riguarda i calendari, con inopportune concomitanze dell’ultima ora, ben 150 atleti (24 donne) sono pervenuti ai piedi della Scala Santa, croce e delizia degli appassionati del genere.
Le scelte Federali condurranno la Crono Rocca di Cavour edizione 2017 nel contesto UISP a completare quella bella avventura del Circuito La Sportiva Vertical Sunset che tanto successo stà ottenendo per la sua natura agonistica il giusto ma molto ricreativa e socializzante.
Si direbbe distanza e dislivello destinati ai giovani campioni che stanno crescendo nella specialità ed in parte così è stato con un Diego Ras (Atletica Pinerolo) che per primo ha fatto gridare al miracolo scendendo sotto i 10 minuti totali. Nove minuti e cinquantacinque secondi il suo tempo.
Lorenzo Becchio, quasi coetaneo atleta dell’Atletica Saluzzo si era già molto avvicinato al muro dei 10 minuti andando oltre di appena 3 secondi.
Poi è arrivato Lui dall’alto dei suoi oramai quasi 38 anni e un mare di esperienza: Paolo Bert, portacolori della Podistica Valle Infernotto frequentatore della Università di Zagama  nella facoltà dei Faticatori dei Monti ed ha piazzato la botta!!! 9 minuti e 45 secondi per una vittoria davvero sorprendente e strepitosa. La sua specialità oramai sta nelle lunghe distanze (resistenza) ma come potenza esplosiva ancora non scherza.
Da segnalare ancora, tra i concorrenti maschili, l’ottima prestazione di Lorenzo Bogliotti, Allievo della Atletica Saluzzo ed il giovanissimo Samuele Ronchail che, in categoria, è ancora Cadetto.
Il risultato tecnico tradotto al femminile con ben 24 presenze ha riservato una gradita sorpresa: Camilla Magliano, tesserata UISP Sportification, in 12.20 ha scalato il piccolo monte ma, soprattutto, ha scalato la vetta della classifica. Eufemia Magro (Dragonero - 12.43) sta ritrovando un buon stato di forma e un grande passo in avanti nell’eccellenza lo ha fatto a Cavour agguantando una prestigiosa seconda posizione.
Anche Marina Plavan ha dato sfoggio della sua esperienza pur non riuscendo ad emulare Bert con la vittoria finale. Per Lei, l’ultimo “corto” prima del Tor Des Geants ha fruttato una prestigiosa terza posizione in 13.05.
Da citare la quarta posizione della giovanissima Giulia Oliaro (Atl. Pinerolo 13.16) la vincitrice del Circuito Vertical Sunset 2015!!!
Assegnati alla premiazione gli ambiti trofei che ripropongono il classico passaggio al Torrione della kermesse cavourese opera congiunta della mente, l’artista Bruno Fusero, e delle braccia di Massimo Domenino.
Clicca e scarica la classifica ufficiale 2016

giovedì 7 luglio 2016

Gli "Invincibili" sono con I RUN FOR FIND THE CURE!

Il nostro Trail degli Invincibili aderisce al CortoCircuito Solidale 2016 per sostenere i progetti di I RUN TO FIND THE CURE. Si tratta di un progetto sportivo-umanitario che unisce sport e solidarietà in un legame così stretto da non riuscire a distinguere la fine di uno e l'inizio dell'altro.
Questi i progetti realizzati negli anni scorsi e quello di quest'anno:FINISHER:
2012 - scuola elementare di Dharmaram, India del sud  - FATTO
2013 - 2 pozzi comunità rurale di Kassarò, Mali - FATTO
2014 - scuola elementare di Msolwa Ujamaa, Tanzania - FATTO
2015 - ostello femminile Msolwa Ujamaa, Tanzania - FATTO
2016 - supporto all’ostello SHERP di Maralal, Kenya - da fare
"Io corro ma non scappo" è la frase scritta su tutte le nostre maglie e capi tecnici. Ma cosa significa? "Io corro" è facile e intuitivo a tutti. Mi infilo un paio di scarpe e corro, su strada, su sentieri, in salita, in discesa o lungo mare e corro, possibilmente libero e leggero. "...ma non scappo". Scappo da cosa? Mille possono essere i motivi per scappare, ed ognuno di noi ha i propri, ma crediamo in un detto africano che recita "più scappi da un problema, più ti allontani dalla soluzione". E allora, io no, io non scappo.  Il progetto I Run for Find The Cure si pone l'obiettivo di non scappare dalla disuguaglianza presente nel mondo odierno, di non scappare dalle ingiustizie, dalla mancanza di equità in contesto sociale, culturale e sanitario. I Run for Find The Cure unisce lo sport al concetto di solidarietà, un mezzo con il quale raggiungere i cuori dei tanti atleti. Perchè è importante pensare, ragionare, informarsi, confrontarsi per creare una rete di persone nel mondo basata su principi di solidarietà, equità, giustizia e amore per il prossimo.
Ogni anno I Run for Find The Cure concentra le proprie risorse nella realizzazione di un progetto, e nel 2016 andiamo in Kenya, nella città di Maralal dove si trova lo Sherp, un ostello che accoglie bimbi disabili o abbandonati dalle famiglie e si propone di offrire loro una vita dignitosa.
Non rimane che correre, ognuno con il suo passo, ma senza scappare.
Clicca e visita il sito per avere maggiori informazioni sui progetti irunfor.findthecure.it

mercoledì 6 luglio 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: WILLIAM STEPHEN GILLY

Fino a poco tempo fa il “Gilly” per me era un bell’albergo di Torre Pellice che a seguito di vicissitudini aveva cessato l’attività per diventare un bel residence dove oggi con gli amici ci ritroviamo per l’organizzazione della nostra manifestazione.
Poi, appassionandomi della storia, della fede e della cultura della Val Pellice, ho scoperto che William Stephen Gilly era un pastore anglicano (nato nel Suffolk in Inghilterra nel 1789), un uomo di carattere modesto e mite che fu un grande amico e benefattore dei valdesi della cui esistenza venne casualmente a conoscenza durante un congresso.
Ne studiò la storia attraverso le opere dei loro “barba” tra i quali Léger, Arnaud e Perrin e dal 1923 compì vari viaggi nelle Valli. Rientrato in patria, dopo il primo di questi viaggi, pubblicò il libro “Narrative of an Excursion to the Mountains of Piemont and Researches among the Vaudois, or Waldenses, Protestant inhabitants of the Cottian Alps” che ebbe un grandissimo interesse e successo dagli inglesi, forse anche perché dedicato al re Giorgio III.
La dedica ad un sovrano implicava però la sua accettazione e così facendo il re d’Inghilterra accettava di essere in qualche modo associato ai personaggi di cui parlava il libro: i valdesi delle Valli del Piemonte.
La descrizione che il Gilly faceva della loro condizione era impressionante per il lettore inglese: povera gente che conduceva una vita grama e dimenticata in un angolo delle Alpi. 
Durante i suoi soggiorni a Torre Pellice promosse varie istituzioni fra cui la fondazione del Collegio Valdese. 
Morì in Inghilterra nel 1955 pochi giorni dopo il ritorno dall’ultimo viaggio nelle Valli.
Gilly fu grande amico del colonnello Carl Beckwith che proprio grazie al suo best-seller entro casualmente in contatto con il mondo valdese e nel 1827 fece il suo primo viaggio nelle Valli … ma questa è un'altra storia!

Fonti:
DANIEL UN VALDESE GIACOBINO di Giorgio Tourn
GUIDA storico turistica della Val Pellice