La notizia fece scalpore nell’ambiente del ciclismo; meno nell’ambiente dei marciatori alpini!
Sugli irti tornanti che salgono da Pino Torinese alla basilica di Superga un emerito ed occhialuto sconosciuto si era permesso di mettere in fila, vincendo, ben duecentocinquanta ciclisti, il fior fiore degli specialisti di cronoscalate sulle due ruote!!!
Il suo stile era “andanceuse”, come definiscono i francesi i ciclisti che prediligono stare ritti danzando sui pedali, ma la “divisa” sportiva tradiva un approccio più unico che raro alla specialità.
Su quel percorso si era disputato il “Trofeo Agnelli”, nobile gara nel nome e nella partecipazione e “lui” si era presentato al via così, per vedere l’effetto che fa, in una disciplina che lo affascinava ma che non aveva mai praticato sul piano agonistico.
Era la fine degli anni ‘80, o forse l’inizio (neppure l’anno di grazia è rimasto nella memoria sia del vincitore che degli stupiti avversari di giornata) e “Lui” proveniva dalla Valle Sangone dove era vissuto fin dall’anno di nascita,1948, e dove vive (ancora, per ora, come scrive nei suoi appunti).
Carlo Dalmasso, chi è costui!!!
E’ un episodio che si considera marginale ma che dimostra quanto siano simili e compatibili gli sport di faticosa resistenza quali ciclismo (specie le salite), sci alpinismo, sci di fondo ecc…. basta avere un buon motore, ottimo nel caso, e la volontà di usarlo.
L’episodio non stupì i suoi compagni di fatiche montane ovvero il “Circo Verde” della Marcia Alpina che dava spettacolo domenica dopo domenica da inizio maggio (Musinè) a metà settembre (Tre Denti di Cumiana o Ivrea – Mombarone a scelta).
Carlo Dalmasso è stato, in quegli anni, il vero dominatore, campione tra i campioni, dell’itinerante spettacolo dei faticatori di montagna:
20 anni di attività agonistica, 400 gare di specialità (le “non competitive” o i più tranquilli “Trail” non erano ancora stati concepiti) soprattutto in montagna non disdegnando strada e pista (15.40 sui 5.000). Il tutto con la maglia della gloriosa “Cuatto” di Giaveno, nobile società che ha generato generazioni di campioni.
Settanta vittorie tonde tonde ed una infinità di piazzamenti, e dire che la vista con annessi occhiali lo ha sempre limitato nelle discese più tecniche.
Ad elencarle si entra nel Pantheon della specialità:
Trofeo Monte Chaberton (forse più volte, dice lui), Ivrea Mombarone, Graglia Mombarone, 7 Comuni di Prarostino, Castelluzzo a Torre Pellice, Musinè da Caselette, Corsa ai Piani di Tavagnasco, 3 denti di Cumiana, Picchi del Pagliaio a Giaveno, Madonna del Cotolivier a Ulzio, la “Chaminado” ovvero Cuneo – Castelmagno a tempo di record!!!
Altre vittorie a Rocca Muret di Pinerolo, il Trofeo Bocchit, Monte Cuccetto a Pinasca ecc. ecc….
Trasudano di gloria anche i piazzamenti che per molti di noi varrebbero oro: 3 secondi posti alla Bardonecchia – Colle del Someiller, 2 alla Tre Funivie di Sestriere come pure alla Tre Rifugi Val Pellice senza dimenticare i 3 secondi posti al Colle Bione di Coazze, quasi in casa.
A proposito del secondo posto alla Tre Rifugi, anno 1975, alle affermazioni del compagno di avventura Felice Oria che si rammaricava per una caduta di Carlo in discesa (gli occhiali…) lui rispondeva: “La caduta non mi ha portato nessuna conseguenza; se ci avessero battuti (Treves e Morello) per pochi secondi ma con questo distacco non c’era niente da fare: è la loro gara!!!
Carlo Dalmasso: ecco chi era, atleticamente parlando, costui!!!
La sua carriera sportiva è stata segnata da pause e riprese. Il suo anno magico è stato al compimento dei 40 anni, quando si raggiunge in questa disciplina la più felice sintesi tra elasticità (discesa), potenza (salita) e resistenza (lunghe distanze). Poi 8 anni di pausa ed ai 50 anni la voglia di riprovare. Ancora vittorie, di “categoria” come va di moda adesso ma il crono rende più l’idea: si presenta alla durissima Corsa ai Piani di Tavagnasco e chiude in 44,06 i 1080 mt. di dislivello in 3,900 km!!!! E dire che li conterebbe più la giovanile potenza….
Oggi pare avere trovato un degno erede, se saprà coltivare bene come sta facendo, le sue qualità umane ed atletiche: l’”Amis” Giovanni Bosio.
E noi lo ricordiamo anche con l’amico Felice Oria in una foto storica apparsa sull’altrettanto storica “Stampa Sera” al termine di “30 maledetti chilometri a piedi sotto grandine e neve nella Tre Rifugi –
E per premio: UNA TAZZA DI THE’.
…e dire che lui definisce il tutto, con buona dose di autoironia, banalità!