Trail Degli Invincibili

Un bellissimo Trail attraverso luoghi spettacolari, insoliti, racchiusi da una cerchia di monti dove tra tutti emerge il Cornour, da questa parte quasi inaccessibile!

Il nuovo percorso

Un nuovo Trail in Val Pellice con partenza ed arrivo dal Laghetto Nais di Bobbio Pellice!

Un occasione per conoscere la nostra Valle

Il nostro "Trail degli Invincibili", oltre ad essere un importante momento di sport vuole essere un occasione per conoscere il territorio della Val Pellice, non solo per le sue bellezze paesaggistica ma soprattutto per la sua ricca storia e cultura.

lunedì 23 gennaio 2017

Galleria degli Invincibili ... Occitani: ANTONIO VOTANO

Era l’inverno del 2013 quando nacque l’idea del Circuito dei Trail Occitani divenuto solo surrettiziamente “internazionale” essendo quella caratteristica intrinseca delle terre Occitane stesse.
L’allestimento delle Corse in Montagna, nella moderna definizione di Trail, aveva assunto come principale termometro di successo il “numero” dei partecipanti.  Non più le due cifre a decretare il successo di uno sport di nicchia, come consuetudine del secolo scorso, ma tre, quattro ed in alcuni casi addirittura cinque cifre!!!
Obiettivi più facilmente raggiungibili se la “location” albergava in località dal toponimo nobile e conosciuto, meno se l’”evento” veniva allestito in piccoli e sperduti borghi montani di vallate semisconosciute.
Di li la decisione di “unire le forze” per fare massa critica individuando un’area geografica specifica, le terre Occitane, per dimostrare al mondo dello sport di montagna che si può essere ricchi (di cultura) ed affascinanti (di Borghi e paesaggi montani) anche senza appartenere alla così detta “esotica nobiltà montana”.
Piccoli paesi, vallate poco conosciute ed addirittura semplici borghi si sono uniti ed hanno dato vita al Campionato dei Trail Occitani mettendo insieme fino a 17 prove e dando la possibilità agli appassionati di scoprire veri tesori storici ambientali e culturali.
Per quanto attiene la categoria Maschile Antonio Votano è l’assoluto protagonista e bandiera del Circuito Internazionale dei Trail Occitani avendone vinto le prime tre edizioni.  
Come avvenne per il Mosè dell’”Esodo” Antonio ha raggiunto la Corsa in Montagna  dopo 40 anni di viaggio attraversando tutte le discipline di corsa dell’Atletica Leggera.
D’altra parte le sue origine sono calabresi; non la Calabria del montagnoso Pollino ma quella a diretto contatto con il mare. 
Il lontano Piemonte lo accoglie in gioventù ed in terra piemontese trova lavoro e scopre la sua passione per lo sport. E’ attratto da una disciplina “strana”; Marcia Alpina si chiamava allora, ma sembra essere riservata a pochi specialisti e poco adatta ad un calabrese di mare.
La gloriosa società amatoriale torinese della Podistica Cerutti gli offre amicizia e la possibilità di provarci all’inizio degli anni ’70…su strada però.  I risultati sono incoraggianti al punto tale da tentare la sorte nella Atletica più nobile della pista. Per perseguire il nuovo e stimolante obiettivo si tessera per l’Atletica Torino. Si misura con tutte le classiche distanze ma i risultati migliori arrivano sui 1500 metri dove ottiene un ottimo 4’12. L’obiettivo, però, è più ambizioso ed è sotto la misura dei 4 minuti. Obiettivo irraggiungibile ed allora Antonio torna alla antica passione della strada, allunga la distanza fino alla classica Maratona dove ottiene il prestigioso risultato cronometrico di 2.30’!
L’Atletica Susa di Adriano Ascheris diventa la sua nuova e definitiva casa sportiva nel 1989. Con il rosso-Atletica Susa prende parte a numerose maratone anche a livello internazionale fino ad ottenere il risultato più prestigioso: nel 1999 in Inghilterra si corre il Campionato Mondiale Master di Atletica ed il calabrese Votano, insieme all’astigiano Avataneo ed al campano Pellecchia conquista la medaglia di bronzo di maratona a squadre.
Il mitico viaggio dei 40 anni dell’Esodo è terminato e Antonio, uomo di mare, rivolge lo sguardo nuovamente allo sport di montagna che nel contempo ha mutato l’antica denominazione di “Marcia Alpina” nei più accattivanti “Corsa in Montagna” e “Trail”.
Qualche stagione per “adattarsi” al nuovo gesto atletico e scoprire che “correre la montagna” non è solo fatica! C’è la natura che applaude il passaggio degli atleti e questo vale più di una medaglia se c’è simbiosi reciproca!
Nasce il Circuito dei Trail Occitani con il suo Campionato. D’altra parte nella natia Calabria a Guardia Piemontese c’è un angolo (eretico) di Occitania ed allora si sente quasi di casa.
Partecipa alle prime tre edizioni e sono altrettante vittorie: c’è tenacia e perseveranza a caratterizzare la sua nuova passione sportiva ma anche l’antica qualità di maratoneta che gli fa ottenere prestigiosi risultati anche dal punto di vista qualitativo.
Il “calabrese di mare” ha trovato la sua nuova dimensione sportiva ma non dimentica che le proprie passioni vivono anche grazie al convinto sostegno (e pazienza) di Annamaria, moglie e compagna di vita. 
Carlo Degiovanni

martedì 17 gennaio 2017

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MICHELANTONIO CERICOLA….e dintorni

C’è anche chi ci ha provato….seriamente ci ha provato per decenni ad inseguire un prestigioso successo che lo ricompensasse degli investimenti di fatica  e sudore nello sport da autentici “fachiri” qual è l’antica Marcia Alpina. Le loro impronte hanno segnato tutte le principali manifestazioni della Val Pellice ma sono state rilevate anche sulle gare – monumento della particolare specialità.
Decenni di gare e molti podi ma di successi, quelli riservati agli Assoluti in luogo delle più benevoli categorie, non si registra traccia.
Se il mondo dello sport è vivo lo deve, però, anche ai così detti “outsider” che per la loro caparbietà agonistica e le indubbie qualità atletiche, si sono conquistati uno spazio importante nel “circo verde” della Corsa in Montagna.
Michelantonio Cericola può essere assunto a simbolo di questa particolare categoria di “Invincibili”.
D’altra parte Michele è originario di una delle regioni più pianeggianti d’Italia: la Puglia.
Nato a Orsara nel 1944 ha conosciuto le colline, ma non ancora le montagne, all’età di 11 anni quando “emigrò” a Baldisserro Torinese. E’ a 28 anni che scopre la corsa e lo fa sui facili percorsi collinari a Castagneto Po. Gli anni ’70 sono stati gli anni della scoperta dell’Atletica “no stadia” che ha generato, sempre in quel decennio, il movimento degli “Amatori”.
La 30° posizione su 300 partecipanti gli fa capire che in quel mondo potrebbe ricavarsi uno spazio. La controprova al Trofeo Guasco (1975) di San Mauro Torinese dotato di ben due salite, sia pure su strada, collocate all’inizio ed alla fine della competizione. Agonisticamente mantiene la media degli esordi: 101° su 1000 partecipanti. In attesa delle premiazioni scorre i volantini che promuovono altre gare in calendario….l’Atletica Cavour, lì presente, aveva portato i “santini” di una gara molto amata sia pure in una specialità diversa e molto più faticosa: il Trofeo Monte Servin di Angrogna.
Le salite di san Mauro avevano rilevato una certa predisposizione di Michele per la salita e discesa e la trasferta in Val d’Angrogna poteva rappresentare una conferma.
Il Trofeo Monte Servin di Angrogna rappresentava l’evento cui non potevano mancare i migliori atleti: Nell’ordine la classifica: Gian Carlo Balbi, Carlo Dalmasso, Franco Gaidou, Willy Bertin, Adriano Darioli, Andreolotti Mario……..una sinfonia di campioni messi in fila dal poliziotto Luigi Veyss delle Fiamme oro di Moena.
Il risultato fu un 21° posto che in un contesto così diventa un successo specie se è la “prima volta” nella specialità degli invincibili. Però è anche il primo atleta “libero” al traguardo e, sopratutto, il primo “non montanaro” e questo gli vale il plauso di Willy Bertin.
Tracciata la strada Michele scopre la passione per le fatiche montane ed i più prestigiosi scenari di agonismo alpino diventano il suo obiettivo:
Tre Funivie, Noasca, Chaberton, Madonna del Cotolivier, Giro del Villano, Quinzeina, Stellina lo vedono più volte tra i protagonisti e si avvicina al vertice assoluto in due occasioni: la Balconata del Cervino e la Tre Rifugi dove conquista, tra tanti podi, anche un 2° posto.
I successi arrivano nella classifica di “categoria” nel Campionato Italiano del Gran Sasso (2005) ed  a Santa Maria di Leuca nel 2015. Nello stesso anno vince, sempre in categoria, il Kilometro Verticale di Chiavenna (Valchiavenna – Lagunc) in 52’12”. 
L’inserimento nella “Galleria degli Invincibili” di Michele rappresenta un pubblico riconoscimento a tutti gli atleti che con perseveranza hanno cercato spazio fra i Campioni pur dovendo fare i conti con qualità fisiche non a quel livello. La compensazione è avvenuta attraverso una grande forza di volontà che ha permesso loro di lasciare una significativa traccia sugli impervi sentieri degli “Invincibili”.
Carlo Degiovanni

venerdì 13 gennaio 2017

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: PAOLO CODA

Elisa Goss, di professione maestrina, giunse dalla lontana Val Pellice in compagnia della madre in un borgo alpino del biellese in fondo alla Valle Cervo. Era l’anno 1888 ed il paesino, allora abitato da 1200 persone si chiamava, e si chiama, ancorché ridotto nel numero di abitanti, Piedicavallo.
Perché mai una maestrina, peraltro valdese, proveniente dalla “Valle degli Invincibili” è finita colà?
Diciamo che i montanari, costretti all’emigrazione oltreconfine, ebbero modo di conoscere e studiare culture diverse in Svizzera, Francia, Germania ed altre realtà dove era maggioritaria la Chiesa riformata e protestante.
Inoltre la realtà locale sentiva forte la spinta laicista e la necessità di aprire una scuola laica laddove era presente solo quella cattolica confessionale gestita dalle suore. Le elezioni comunali, d’altra parte, avevano visto il prevalere del Partito Rosso (inteso come Mazziniano più che Marxista) sul Partito Nero clericale. La scuola laica vide la sua nascita nel 1888.
Dopo un periodo nel quale furono necessarie due maestre la scuola laica sopravvisse, però, solo fino al 1911 complice lo spopolamento della valle. 
La presenza nel comune di Andorno di una comunità valdese guidata dal Pastore Revel fu l’elemento propulsivo, invece, per la costruzione di un Tempio valdese (1895) tutt’ora luogo di ritrovo della comunità valdese locale e centro di numerose iniziative culturali.(Anna Piovesan – Biellaclub – Il Tempio valdese di Piedicavallo). 

Piedicavallo e la Valle d’Andorno sono vicini a Pollone, la Patria di Paolo Coda, oriundo/indigeno (in un voluto ossimoro) a seconda di come lo si vuole vedere. E si perché Paolo ha molti legami con la Val Pellice: dalle passeggiate al Prà ed alla Vaccera seguendo idealmente i racconti di nonno Ermanno, tenente colonnello dell’artiglieria alpina e di nonna Teresina, entrambi di Torre Pellice, alla raccolta, o perlomeno ricerca, dei funghi in Val d’Angrogna.
Sono state proprio le passeggiate in Val Pellice insieme alle “corse” per guadagnare il posto migliore per la pesca nei laghetti alpini a costituire i primi inconsapevoli allenamenti per la corsa in montagna!
La passione sportiva prende corpo a 16 anni quando viene a conoscenza che in Valle Elvo è in programma una corsa piuttosto strana: si sale da Donato al Rifugio Pian Bres. Quattrocento metri di dislivello in quattro km. Per la testa ha solo il calcio (la Biellese era in auge in quei tempi) considerato più un’opportunità di costruire amicizie che ricerca di risultati….
La strana corsa gli fa conoscere il mondo dello sport della montagna e lo saluta terzo al traguardo.
L’U.S. Sordevolese diventa la sua casa e con quella maglia disputa alcune gare minori.
Nella vicina Gaglianico Alberto Capio costruisce una squadra per competere ai Campionati Italiani di specialità e Paolo diventa l’investimento più importante: è ancora Juniores ed in quella categoria conquista la seconda posizione sia al Campionato Italiano che al Trofeo Valli d’Italia di Zogno.
Nella categoria Assoluta Paolo passa al GSA Valsesia ed in compagnia di Carlo Chiara e Oscar Walser ottiene la vittoria al Campionato Regionale di Staffetta.
Due anni di esperienza nella valdostana Challand e poi nell’Amatori Sport di Serravalle. Con i colori della società valsesiana conquista (1991) il titolo regionale individuale assoluto e di   Gran Fondo.
A casa sua, poi, nasce il G.S.A. Pollone ed il ritorno è d’obbligo: il suo contributo alla conquista del titolo regionale a squadre è determinante.
Più del giovanile “calcio” la corsa in montagna si rivela importante dal punto di vista agonistico ma soprattutto come “supporto di vita” utile a superare, in simbiosi con la natura, momenti di difficoltà non solo sportivi.
D’altra parte il “popolo degli Invincibili” è popolo vero, capace di creare rapporti umani profondi e sani che vanno al di là del confronto agonistico.
Paolo ci tiene molto a questo aspetto ed elenca alcuni dei suoi “maestri”: Dario Viale, Carlo Chiara, Dino Fontana, Marco Morello, Carlo Dalmasso, Bruno Brunod, Ettore Champetravy, Marco Olmo, Bruno Innocente insieme alla schiera di atleti incontrati ed apprezzati sui sentieri alpini. Poi un pensiero particolare va a Mauro Fogu, Leo Follis, Mattia Raiteri ed a Guido Turaglio, il suo personalissimo “Pantheon” sportivo.
A fronte di quanto sopra il freddo elenco dei successi, o meglio dei principali successi, appare quasi secondario ma assolutamente di prestigio:
vince 10 (dieci) edizioni della Graglia – Mombarone realizzando nel 1993 il record tutt’ora imbattuto di 1.03’03”, per ben 7 volte si presenta a braccia alzate nella Oropa – Monte Camino, 3 nella Varallo – Res ( con record strappato a Giorgio Chiampo che durerà per una decina d’anni , poi battuto da Dematteis), 4 alla Piedicavallo – Rifugio Rivetti (con record in 47’52”), 1 alla Ivrea – Mombarone come alla  Saint Vincent – Colle di Joux e con la maglia della rappresentativa piemontese vince nel 1992 il Trofeo delle Regioni a Lauria in provincia di Potenza e la gara individuale Senior. .
Dal “palmares” di uno scalatore non poteva mancare l’ascesa ai Piani di Tavagnasco incidendo il suo nome in un Albo che definirlo d’Oro risulta essere inaccettabile diminutivo.
Il secondo posto al Km verticale di Cervinia nel ’98 ed il 10° alla pari specialità di Cervinia negli Sky Games del 2000 confermano il suo altissimo livello soprattutto nei percorsi di salita.
Non c’è solo Italia nel già fornito elenco trionfale di Paolo Coda: 
Nel 1990 si cimenta su strada nella Corrida di San Sebastian Ibiza e giunge 2°, la svizzera Zermatt gli consegna la 4° posizione assoluta nella Matterhornlauf nel 1995. Ai piedi del Monte Bianco in versione francese conquista la 4° posizione a La Montèe du Nid D’Aigle ed è ancora in terra svizzera il suo 2° posto a Fully nella salita a Sorniot.

Negli anni 2000 prendono piede anche le corse su neve e a Serre Chevallier nel 2003 coglie il successo nella “Guisanette”. Nel più lungo (27 Km.)  Trail di Serre Chevalier ottiene la 5° posizione.
Nella Valle degli Invincibili il nome di Paolo Coda appare nella classifica della 8° edizione del “Lu vir d’la Cumba d’la Liussa” anno 1986. La gara di Daniele Catalin in quella edizione è gara nazionale e partecipa il Gotha della Corsa in Montagna. Vince Alfonso Valicella campione del mondo di specialità e Paolo chiude in 11° posizione.
Nella vicina Cavour, in una gara davvero singolare denominata “Trittico della Rocca” evidenzia le sue qualità di stradista – scalatore giungendo 2° alle spalle di Maurizio Gemetto dopo tre giorni di “inseguimento” con l’inusuale “metodo Gundersen”.
Un grande rammarico per lui: non aver mai partecipato alla Tre Rifugi.
L’edizione 2017 (17 luglio) o la partecipazione al Trail degli Invincibili di domenica 1 ottobre potrebbe dargli l’occasione per rimediare percorrendo in senso inverso la strada tracciata dalla maestrina valdese Elisa Goss nell’oramai lontano 1888 e di mamma Rosemma trasferitasi a Biella per frequentare la scuola di Infermiera professionale nel 1949.
In alternativa rimane solo la ricerca dei funghi che popolano (talvolta) i dirupi dell’eretico vallone Bobbiese.
Carlo Degiovanni

mercoledì 11 gennaio 2017

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: RENATO JALLA'

Lo “Scarpone Alpino” di Fenestrelle rappresentava, negli anni ’70, uno dei più prestigiosi Trofei a disposizione degli appassionati di Marcia Alpina.
Si trattava di una Staffetta organizzata dalla Associazione Nazionale Alpini ovviamente in versione locale. Il Forte di Fenestrelle, allora in totale abbandono e soggetto a ripetute depredazioni di reperti più o meno storici, assisteva in qualità di spettatore “non pagante” alla singolare tenzone che si sviluppava al suo decaduto cospetto.
Il primo frazionista prendeva il via dalle casermette, in allora militari, collocate in uscita da Fenestrelle direzione Sestriere. Salita oltremodo impegnativa di marcia come volevano le caratteristiche tecniche dei tempi. Circa tre km per raggiungere la strada dell’Assietta dove avveniva il cambio per la seconda frazione sostanzialmente pianeggiante che portava lo staffettista a diretto contatto con il vertice alto del Forte. Ultima frazione lungo un ripido sentiero che ritornava alle citate casermette.
Non esistevano Campionati in allora in una specialità sostanzialmente anarchica prima dell’avvento della Fidal ma la Corsa (non era ancora in auge l’appellativo di “manifestazione sportiva”) era ambita e frequentata dai migliori specialisti. 
Lo “Scarpone Alpino” ha rappresentato per Jallà Renato (in arte Renè) la celebrazione del Campione un po’ “naif” ma dalle grandi (ed in parte inespresse) potenzialità atletiche. Lui, scalatore eccelso, in compagnia del fratello Roby, di contro grande discesista, e di un terzo staffettista più adatto ai ritmi sulla strada il Trofeo fenestrellese lo ha conquistato più volte anche se non sono certo che faccia bella mostra di se nel “salotto buono” di casa.
Infatti, la riservatezza di questo atleta di Torre Pellice ha sovrastato addirittura i suoi successi nelle “leggende popolari” che celebrano i miti sportivi.
La scoperta dell’atleta “naif” avviene proprio negli anni ’70 quando il fratello maggiore gli spiega che a pochi passi da casa c’è una gara strana: si parte dal borgo di Santa Margherita di Torre Pellice e si sale al Castelluzzo per ridiscendere, via Sea, al punto di partenza. Una corsa vicino a casa che vede la presenza di atleti da tutta Italia: Mostachetti, Balicco ed altri “mostri sacri” professionisti nella specialità. Se arrivano da così lontano un motivo ci sarà ed allora perché non ci provi tu che sei di casa a Torre?
Renè non ha ne esperienza ne allenamento. Il lavoro contadino lo ha sempre assorbito totalmente. Ma a Santa Margherita c’è una Associazione che organizza anche quella manifestazione sportiva. Si chiama G.A. S.M. acronimo di Gruppo Amici di Santa Margherita ed è presieduta da Franco Ricca, grande appassionato di sport ed in special modo di Sci di fondo.
La sua prima partecipazione è frutto di grandi sofferenze soprattutto in discesa ma conclude in 4° posizione!!!
Il risultato lo spronò ad una personalissima tabella di allenamento: uno alla settimana con esclusione della stagione invernale dedicata al “riposo passivo”….potrà apparire incredibile ma la tabella produce i suoi effetti: rimangono le grandi prestazioni in salita (talento naturale) ma impara anche a gestire la discesa. Diventa, inconsapevolmente e suo malgrado, l’idolo sportivo del Gasm e del Borgo di Santa Margherita: la sua ritrosia a guidare viene superata con l’aiuto dei fratelli e degli amici che lo “trasportano” nelle gare fuori casa, mai troppo lontano, dove coglie prestigiosi successi.
Al casalingo Castelluzzo, dopo molti onorevoli piazzamenti, il successo arriva nella edizione del 1991 quando scese sotto il limite dell’ora nella classicissima dell’epopea della Marcia Alpina.
Non poteva mancare, Renè, al rito annuale della Tre Rifugi anche se ciò gli costava una variante alla sua “tabella” in quanto doveva incrementare un po’ la distanza percorsa. In coppia con il fratello Roby ha presidiato per anni la parte alta della classifica ma il meglio di se lo ha dato nella formula “singola”.
Nel 1991 conquistò la terza posizione assoluta (2.12’45”) dietro al recordman Claudio Galeazzi (2.02’14) ed al fortissimo Dario Viale (2.04’24”) e nel 1992 l’exploit: il tempo di 2.10.43 gli vale la vittoria e la consegna definitiva alla “Galleria degli Invincibili”.
Data la esplicita dimostrazione delle sue qualità sportive Renè è tornato al suo antico lavoro contadino ed alla sua vita un po’ “naif”. Il film “La Taglia” girato in valle in occasione delle 40 edizioni della Rifugi non poteva escluderlo dal ruolo di “qualificato opinionista” nel merito della celebrata manifestazione sportiva con una corposa intervista alla quale, fedele al suo stile riservato, ha laconicamente e semplicemente risposto: “Bene…..Molto bene”. 
Carlo Degiovanni

domenica 8 gennaio 2017

Galleria del futuri (?) "Invincibili" nello sport e non solo: FEDERICA COLLINO

A cosa saranno mai servite quelle fortificazioni a difesa di un podere agricolo è cosa che ancora sfugge ma così è. La Cascina Roncaglia di Bricherasio, situata agli albori della Val Pellice, è dotata di austeri torrioni a testimoniare che la vita agricola nei secoli passati non era certo esente da conflitti.
Edificato nel 1500 il “Podere fortificato” della Roncaglia ha conosciuto anche momenti di abbandono per tornare a nuova vita nel 1960 quando l’intero “maniero” venne acquistato dalla famiglia Bianciotto. Il rilancio dell’attività ha prodotto la nascita di due aziende specializzate nel campo della produzione agricola con annesso Bed & Breakfast: Serabial e Agrialpi. La collina bricherasiese è stata ridisegnata dalla sapienza contadina ripopolando le alture con ordinate file di piantagioni di kivi e ulivi (spettacolari!) che accompagnano i meli che disegnano la pianura sottostante. I frutti poi finiscono in sapienti lavorazioni a disposizione di tutti coloro che ambiscono a nutrirsi in modo sano.
La famiglia Bianciotto coltivava, insieme ai terreni agricoli, la passione per l’antica Marcia Alpina: Mario e Aldo Bianciotto ricorrono spesso nelle classifiche di specialità degli anni ’70 / ’90 con risultati di rilievo; era Carlo però a primeggiare tra i tre: era il più dotato in materia ma la sua vita è stata interrotta troppo presto.
L’antica passione sportiva della famiglia Bianciotto unita a quella attuale per la frutticultura, quella pulita del mondo “bio”, hanno prodotto, con la collaborazione dell’Atletica Val Pellice, lo scenario ideale per  la realizzazione, su quei terreni, di una spettacolare manifestazione sportiva che richiama centinaia di giovani da tutto il Piemonte: il Campionato Regionale di Corsa in Montagna per categorie giovanili. A sorvegliare su tutto la maestosità di Ulisse, uno stupendo (ed enorme) cane lupo che accoglie ogni anno i giovani ospiti di questo particolare “impianto sportivo”.
Il tripudio di colori che solo la primavera agreste sa regalare l’Atletica Valpellice l’ha sapientemente utilizzato come vetrina per mettere in mostra il “suo” settore giovanile; senza dubbio il più qualificato a livello regionale nella specialità della Corsa in Montagna.
Federica Collino rappresenta una delle migliori e più promettenti promesse della “Scuola Catalin”. Nata nel 1993 in una famiglia di sportivi ha seguito da subito la passione paterna (il papà, Mauro, stradista, montanaro e finanche maratoneta con personale di 2.57’) scaldando i motori nelle gare per categorie giovanili che fanno da contorno agli appuntamenti delle categorie Assolute. Le prime esperienze con il G.S. Agnelli e poi l’approdo nell’Atletica Val Pellice nel 2003, anno di esordio della Società nella attività giovanile organizzata.
Buone esperienze anche in altre discipline sportive, sopratutto in relazione alla attività scolastica, quali pallamano, pallavolo e nuoto ma le campestri e le discipline atletiche hanno prevalso nel momento delle scelte di indirizzo.
Nelle categorie giovanili Federica consolida la sua predisposizione per l’Atletica e consegue 15 titoli regionali nelle varie specialità: 5.000 e 10.000 su pista e strada ma è sui sentieri montani che fa prevalere le sue qualità agonistiche; Titoli regionali in staffetta, chilometro verticale, salita e discesa, trail corto e lunghe distanze rappresentano il certificato dell’avvenuta maturazione atletica ed il lasciapassare per l’esordio nelle categorie “Assolute”.
La sua attività si indirizza decisamente sui sentieri delle Corse in Montagna anche se non disdegna le discipline atletiche più “ortodosse”: Campionessa regionale 2015 sui 10.000 su pista ad Alessandria, 4° posto assoluto nella mezza maratona internazionale di Finale Ligure (1.27’00” il suo best).
Nella categoria Juniores conquista il 2° posto ai Campionati Italiani a Staffetta ad Arco di Trento poi passa nella categoria “Promesse” dimostrando di essere già qualcosa in più di quanto definirebbe la denominazione della categoria: a Colere, nella bergamasca Presolana, si afferma nella prova per il titolo italiano nella specialità chilometro verticale (2014) e l’anno successivo si ripete a Malonno. Sempre nella località camuna fa suo anche il titolo italiano sulle “Lunghe distanze” ovviamente sempre di Corsa in Montagna.
Anche al di fuori delle prove di Campionato conferma le sue grandi qualità: 4° posto al Lagoni Trail di Arona e 3° al Vertical Crazy Week del Sestriere ed anche a questo livello arrivano le prime affermazioni.  
A Baudensaca conquista la vittoria al Trail del Chisone nel 2014 e 2015, vince sulle asperità del Castelluzzo in versione Sentieri dei Camosci, la Corsa di primavera di Trana, il Trofeo città di Trino ed il Giro delle borgate di Mattie.
Con il 2016 arriva anche l’approdo alla categoria Seniores ed il passaggio, in prestito, alla prestigiosa società sportiva Vittorio Alfieri di Asti. La stagione si apre, purtroppo, con un grave infortunio nella pianeggiante “Mezza” di Saluzzo.
L’età è quella degli studi finalizzati a costruire un futuro anche nella vita extrasportiva: lei studia Medicina e gli impegni studenteschi determinano la necessità di una attività atletica ridotta. Ci sarà tempo per riprendere sapendo che le qualità ci sono per l’ingresso, a pieno titolo, nella Galleria degli Invincibili.
D’altra parte le sue ambizioni sono sempre state più “umane”: vivere lo sport in modo totalizzante con l’intera famiglia: papà, mamma, la promettente sorella Elisabetta ed i cuginetti sono tutti molto attivi e non solo come spettatori delle sue performance riuscendo a trasformare le faticose corse in occasioni di splendide scampagnate sportive.
Carlo Degiovanni

sabato 7 gennaio 2017

Trail dei Massi Erratici: correre tra le ere geologiche a due passi da Torino!

Il teatro della gara sarà infatti la collina morenica di Rivoli-Avigliana, formatasi in seguito al ritiro del ghiacciaio valsusino che ha lasciato i suoi depositi in un periodo compreso tra i 750mila  ed i 13 mila anni fa.
Tra questo materiale, trascinato anche per decine chilometri, i massi erratici costituiscono le “sentinelle di pietra” (titolo di bellissima mostra tenutasi nel 2010 al prestigioso Museo di Scienze Naturali di Torino) che saranno le testimoni degli sforzi degli atleti.
Da borgata Corbiglia di Villarbasse, dove siamo ospiti del bellissimo centro sportivo gestito dagli amici dell'Associazione Corbiglia Insieme si sale per pochi metri su asfalto e poi su strada e sentiero per raggiungere la Cresta Grande della collina, fino ad arrivare allo stagno Pessina.
Pochi metri su strada poderale, e poi di nuovo su sentiero. Siamo prossimi ad incrociare il primo masso, La Pera Grosa. Poi ancora boschi e sentiero e sulla sinistra, in mezzo ad un campo possiamo notare la sagoma della Pera Sgaroira su cui è possibile tornare bambini e farsi scivolare sul suo lato più dolce. Ma non abbiamo tempo per giocare, cuore, gambe e polmoni sono impegnati ad avanzare verso il territorio di Reano. Arriviamo dopo circa 6,5 Km ad incrociare la provinciale ed imbocchiamo il sentiero che ci permette di incrociare prima il Roc Bufi, poi su verso la Pera Luvera ed arrivare al Pian delle Masche. Ci aspetta l'ultimo strappo fino in cima al Moncuni 641 m. la “cima Coppi” della gara che sarà presidiato dagli amici degli AIB di Reano. Nel frattempo abbiamo passato il Roc dei Picapera e la Roca Parpaiola.
Scendiamo in fretta dal versante sud est della collina fino ad arrivare alla fontana del Moncuni per poi andare a prendere il sentiero a monte dell'abitato che ci porterà, con un ultima risalita su sentiero, poco sopra la Cappella della Madonna della Pietà dove sarà allestito un ristoro. Siamo ormai a due terzi della nostra fatica. Riattraversiamo la provinciale, costeggiamo le mura del Castello di Reano ed andiamo ad incrociare le ultime strade e sentieri della collina che digradano verso Villarbasse, toccando ancora un masso, il Roc dla Spina, generalmente ricoperto di vegetazione ma ben visibile in febbraio, stagione della nostra gara. Ancora qualche strada e sentiero dicese e risalite e siamo pronti per imboccare l'ultimo chilometro e scendere verso la frazione di Corbiglia dove ci aspetta il traguardo ed un meritato thè caldo.
David Piovano (Orcobee)

Il sito
Il tracciato

martedì 3 gennaio 2017

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: EVA DEPETRIS

Scorrendo l’Albo d’Oro della Tre Rifugi si evince che la “svolta” avvenne nel 1980: in quell’anno fu ammessa, per la prima volta, a correre la massacrante Marcia Alpina della Val Pellice la categoria femminile.
Erano anni di lotta per l’emancipazione delle donne in tutti i campi, da quelli rilevanti della politica, dei diritti e della libertà fino allo sport ed anche l’Atletica fece i conti con la intraprendenza delle avanguardie femminili tradotte in femministe.
La nostra “piccola storia” ci racconta di Rita Marchisio (Roata Chiusani) che ebbe il coraggio (1982) di correre e addirittura vincere una maratona in quel di Osaka nonostante la freddezza della Federazione di Atletica Leggera rispetto alle potenzialità atletiche delle donne sulle lunghe distanze!
Ma l’ostacolo non stava solo nelle rigidità federali: anche la cosidetta Società Civile era culturalmente sulle stesse posizioni. Sarà stato un malposto spirito protettivo o la paura del confronto ma lo stesso Cai Uget Val Pellice vietava la partecipazione alla sua Tre Rifugi alle donne.
La “svolta” del 1980 fece segnare nella classifica ufficiale i nomi di Gozzano e Bianchetti della società sportiva Amici del Mombarone quale prima coppia femminile a vincere l’antica Marcia Alpina ma la realtà dei fatti fu diversa …molto diversa!!!
Fu il “coraggio della incoscienza” o, forse meglio, l’innato “spirito di contraddizione” a guidare il gesto sportivo e rivoluzionario di Eva Depetris che, in coppia con Ivana Giordan decise di “tramare contro il sistema” partecipando alla edizione 1979 ed aprendo, di fatto, le porte alla schiera di trailers femminili che oggi frequentano i sentieri di montagna sulle lunghe e lunghissime distanze con risultati di eccellenza.
Delle loro “gesta” non c’è traccia nei documenti sportivi sia perché la loro fu una partecipazione “contro le sacre regole” sia perché rifiutarono i riconoscimenti postumi dell’organizzazione che, vista la performance, si era tardivamente ricreduta sui sommi divieti.
Eva è donna di pianura ma dal suo “paese natio” (Campiglione) lo sguardo impatta giornalmente con le vicinissime montagne che inevitabilmente diventano attrattive.
L’arrampicata e le alte vette diventano pane quotidiano, o meglio, settimanale lavoro permettendo. Sulle montagne costruisce il suo futuro di vita e di passioni e tra queste non può mancare il richiamo per la Marcia Alpina: quello strano modo di andare per sentieri con il cronometro.
Per prepararsi inizia con la noiosissima strada salendo da Pinerolo a Prarostino e li conosce la fatica delle gare senza allenamento ma anche Alfiere Danna che la conduce alla corte di Carlo Bianciotto al Borgo Losano, società sportiva di nicchia della periferia pinerolese.
Qualche prova sui 1500, sui 3000 e nelle campestri: un po’ perché attratta dai possibili trionfi nella speciale classifica dei “bancari” ma soprattutto perché era pur sempre una occasione per qualche gita di piacere.
Come detto, però, la passione sta sui monti e l’Atletica più “nobile” rappresenta solo una piccola parentesi.
Sui sentieri di montagna la presenza femminile nelle competizioni è esigua: pochissime atlete sfidano i limiti culturali del tempo. Lei appartiene a questa sparuta ed agguerrita pattuglia e, dopo l’exploit del 1979 partecipa ufficialmente a 18 edizioni della Tre Rifugi. Ovviamente non c’è solo la Val Pellice nel suo curriculum sportivo ma il suo “successo” sta lì diviso, nel merito, con Ivana Giordan. 
Gli “Invincibili” in versione femminile hanno le radici anche in quel gesto!
Il sogno sportivo sarebbe stato correre la Tre Rifugi con la figlia Elisa ma lo “spirito di contraddizione” è tradizione famigliare e la “pargola” non manifesta lo stesso interesse e poi… qualche piccolo impedimento fisico la limita nelle sue passioni sportive ed allora rimane in campo negli importanti compiti di supporto organizzativo nelle funzioni di dirigente della Atletica Val Pellice che l’ha accolta fin dal 2002. E’ facile vederla sulla linea del traguardo delle manifestazioni allestite dalla sua società sportiva dove registra gli arrivi dei nuovi “competitor” con un applauso contenuto per i migliori ma anche un grande apprezzamento per “gli ultimi che servono a far si che esistano i primi ai quali vengono riconosciuti onori e premi”.
Carlo Degiovanni

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: CARLO CHIARA

Si sostiene che attraverso massimo sei passaggi sia possibile mettere in relazione persone e/o cose.  Per avvicinare Carluccio Chiara (classe 1951) agli “Invincibili” vale a dire agli atleti di alto profilo che hanno onorato la Valpellice percorrendone i sentieri fin dall’antica Marcia Alpina e, conseguentemente, entrare a fare parte della specifica “galleria” è sufficiente leggere la classifica del Trofeo Mario Mantelli di Torre Pellice, gara nazionale e Campionato Regionale Piemontese.
L’anno preciso sfugge non essendo presente sulla classifica ufficiale ma il “timbro” dice ancora: Seggiovie Vandalino S.p.A. sinonimo degli anni ’80 del secolo scorso. In quella classifica appare al secondo posto la staffetta del New Team Varallo per merito di Michele Incampo, Innocente Bruno e, appunto, Carlo Chiara.
Ma c’è un altro fattore che collega Carluccio agli Invincibili: all’inizio degli anni ’80 la Fidal fece il suo ingresso nella Marcia Alpina e non dappertutto lo fece “in punta dei piedi”. Nella valle degli Invincibili furono lo sport Club Angrogna e la Tre Rifugi a pagarne le conseguenze finendo marginalizzati dai nuovi rigidi regolamenti. In Val Sesia Carlo Chiara fondò, all’interno del G.S Alpini Valsesia, lo Skyrunning Valsesia aderendo alla FSA proprio per mantenere in vita la vecchia e amata specialità!!!
Eccolo, dunque, il forte atleta valsesiano nella presentazione di Luisa Lana, addetta stampa del GSA Valsesia, che ne traccia (molto bene) il profilo:
La sua prima gara risale al 1973. Si fa prestare le scarpe da atletica, e si iscrive alla Varallo-Alagna. Una competizione, in Valsesia, e anche oltre, a quell'epoca e per gli anni in cui si disputò, molto molto sentita: più di mille i pettorali a formare quel colorato e vivace serpentone che, partito dalla varallese piazza Vittorio, transitando lungo tutti i paesi e avvicinandosi man mano sempre di più alle montagne, dopo 36 km e 600 arrivava ad Alagna. 
L'edizione del 1973 è, per Carluccio Chiara (con i colori de “Il Bersagliere” di Agnona, la sua prima squadra) l'esordio nella corsa. 
Non che la voglia di correre gli fosse venuta solo allora: nato a Borgosesia il 18 febbraio del 1951 ma di origine altovalsesiana (Val Gronda di Rassa), fin da piccolo non riesce a tenere i piedi fermi. Gioca a calcio ma si fa male parecchie volte: conoscendolo, c'è da credere che già a quei tempi non si risparmiasse e cercasse affondi, dribbling, smarcature e che quindi scivolate, ruzzoloni, planate al suolo fossero all'ordine del giorno. 
Consigliato dai genitori, cambia sport, comincia a praticare il judo. E lo fa per parecchi anni, fino al termine del servizio militare. Poi però la corsa chiama, sempre di più, a voce sempre più alta, reclama attenzione, e come si fa a ignorarla? 
Appunto l'esordio di cui si diceva all'inizio; poi il passaggio al GS Lanerie Agnona, nel 1979, e poi ancora il tesseramento per il New Team Varallo. 
Anni Ottanta, anni di gare regionali, di gare importanti: un esempio su tutti, la Scarpa d'Oro Vigevano alla quale, tanto per intenderci, partecipavano campioni come Sebastian Coe, il mezzofondista britannico due volte oro olimpico nei 1.500 metri. Quindi la convocazione a una gara internazionale, a Leffe, nel Bergamasco, a rappresentare il Piemonte: che bellezza!
Le prime vittorie, che poi vengono confermate dalle altre, sempre uniche, conquistate con orgoglio ma anche grande umiltà. Il nome di Carluccio Chiara è il primo che si legge su tanti ordini d'arrivo: dalle classiche biellesi − la Biella-Graglia, che conclude in 42'52'', la Biella-Piedicavallo, chiusa con un altro tempo eccezionale, 1h07'26'', la Biella-Oropa, in 44'02'', e ancora la faticosissima Graglia-Mombarone: ci mette 1h03'53'' − alla storica Varallo-Res, dove fa registrare 48'28'', un tempo record che rimarrà imbattuto per anni. 
Partecipa ai campionati italiani di corsa in montagna, la sua passione, quella che poi lo vedrà impegnato, più avanti e ancora oggi, come allenatore e “formatore” delle giovani leve: che, correndoci sopra, amino la montagna e sappiano esprimerle questo amore; che la rispettino, che l'ammirino e la conservino intatta. 
Tra una salita e l'altra, si concede però anche qualche “sgasata” in pista: memorabile, e senza neanche averlo preparato, quel cinquemila in 15 netti (in realtà sarebbero stati 14'59'', poi omologati dal giudice di gara come 15'... che rabbia!). 
Nel 1983 una lettera che un po' è sorpresa, un po' gioia, e che un po' lo fa riflettere. 
Sergio Pennacchioni, allenatore di Gelindo Bordin (campione olimpico a Seul 1988 nella maratona, il primo italiano a vincere questa specialità olimpica), lo invita a far parte della sua società, la GAAC Verona (più tardi PAF Verona). 
Sorpresa e gioia, logico, ma anche, in parte, esitazione: accettare vorrebbe dire allontanarsi spesso dalla Valsesia, non correre più con gli amici di sempre. Però, certo, la proposta lo affascina, potrebbe diventare un'esperienza importante. E Chiara accetta, vola a Verona, dove esercita la sua passione insieme a nuovi e forti atleti, che diventeranno nuovi e poi vecchi amici, indimenticabili. Partecipa a gare in tutt'Italia, conosce moltissime persone, si fa apprezzare; anni da non scordarsi mai, che gli regalano legami indissolubili: quella che pensava potesse risolversi in un'esperienza importante lo è, lo è davvero, dal punto di vista sportivo, atletico, umano, di crescita e arricchimento personali. 
Intanto a casa sua, la New Team chiude e fa convergere molti dei suoi iscritti nel nuovo GSA (Gruppo Sportivo Alpini) Valsesia. 
Carluccio Chiara torna: il richiamo delle montagne della sua valle si fa struggente, va ascoltato e soddisfatto. 
Il GSA Valsesia esiste ancora oggi (attualmente conta più di 90 tesserati, con una buonissima percentuale di donne). E ancora oggi Carluccio ne è l'anima. Vero, è giusto ricordare le sue gare, le sue vittorie, momenti straordinari che solo la corsa sa far provare: i Giri d'Italia dei Parchi, le decine di kilometri verticali, dalla Val d'Isere a Cervinia al Monte Viso, Canazei, Predazzo, le skyrace Zermat-Plateau Rosa-Cervinia, Canazei-Piz Boè e ritorno (12 km in salita e 11 in discesa). 
La sua passione per la corsa in montagna lo convince a creare, nel 2000 e all'interno del GSA, lo Skyrunning Valsesia, per quegli atleti che amano la versione un po' “estrema” di questa disciplina. 
Si diceva, giusto ricordare le sue gare e le sue vittorie. Ma anche, certamente meno visibile e che non si legge su classifiche e graduatorie però sinonimo del campione vero, umile, generoso, l'impegno di Carluccio Chiara nel trasmettere la passione per la corsa. Obiettivo che persegue organizzando competizioni (la prima, nel luglio del 1977, nell'amata Val Gronda) di cui cura tutti i particolari: dalla logistica al percorso ai servizi offerti agli atleti al monte premi. E crescendo le giovani promesse, alle quali insegna che correre è bello e che si vince qualche volta ma che qualche volta anche e forse di più si perde, che sono fondamentali il rispetto e la lealtà, e che correndo insieme chi più chi meno si farà anche fatica ma l'amicizia che prima nasce e poi si consolida ripaga del fiatone speso. 
Forse, probabilmente, anzi: di sicuro, Carluccio Chiara avrebbe potuto fare ancora di più, vincere di più, salire più in alto. E' sceso a patti con il suo cuore di atleta: quel che ho fatto per me, mi basta; voglio che altri sappiano cosa significa correre e quanto la corsa sia meravigliosa. 
Luisa Lana