martedì 3 gennaio 2017

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: EVA DEPETRIS

Scorrendo l’Albo d’Oro della Tre Rifugi si evince che la “svolta” avvenne nel 1980: in quell’anno fu ammessa, per la prima volta, a correre la massacrante Marcia Alpina della Val Pellice la categoria femminile.
Erano anni di lotta per l’emancipazione delle donne in tutti i campi, da quelli rilevanti della politica, dei diritti e della libertà fino allo sport ed anche l’Atletica fece i conti con la intraprendenza delle avanguardie femminili tradotte in femministe.
La nostra “piccola storia” ci racconta di Rita Marchisio (Roata Chiusani) che ebbe il coraggio (1982) di correre e addirittura vincere una maratona in quel di Osaka nonostante la freddezza della Federazione di Atletica Leggera rispetto alle potenzialità atletiche delle donne sulle lunghe distanze!
Ma l’ostacolo non stava solo nelle rigidità federali: anche la cosidetta Società Civile era culturalmente sulle stesse posizioni. Sarà stato un malposto spirito protettivo o la paura del confronto ma lo stesso Cai Uget Val Pellice vietava la partecipazione alla sua Tre Rifugi alle donne.
La “svolta” del 1980 fece segnare nella classifica ufficiale i nomi di Gozzano e Bianchetti della società sportiva Amici del Mombarone quale prima coppia femminile a vincere l’antica Marcia Alpina ma la realtà dei fatti fu diversa …molto diversa!!!
Fu il “coraggio della incoscienza” o, forse meglio, l’innato “spirito di contraddizione” a guidare il gesto sportivo e rivoluzionario di Eva Depetris che, in coppia con Ivana Giordan decise di “tramare contro il sistema” partecipando alla edizione 1979 ed aprendo, di fatto, le porte alla schiera di trailers femminili che oggi frequentano i sentieri di montagna sulle lunghe e lunghissime distanze con risultati di eccellenza.
Delle loro “gesta” non c’è traccia nei documenti sportivi sia perché la loro fu una partecipazione “contro le sacre regole” sia perché rifiutarono i riconoscimenti postumi dell’organizzazione che, vista la performance, si era tardivamente ricreduta sui sommi divieti.
Eva è donna di pianura ma dal suo “paese natio” (Campiglione) lo sguardo impatta giornalmente con le vicinissime montagne che inevitabilmente diventano attrattive.
L’arrampicata e le alte vette diventano pane quotidiano, o meglio, settimanale lavoro permettendo. Sulle montagne costruisce il suo futuro di vita e di passioni e tra queste non può mancare il richiamo per la Marcia Alpina: quello strano modo di andare per sentieri con il cronometro.
Per prepararsi inizia con la noiosissima strada salendo da Pinerolo a Prarostino e li conosce la fatica delle gare senza allenamento ma anche Alfiere Danna che la conduce alla corte di Carlo Bianciotto al Borgo Losano, società sportiva di nicchia della periferia pinerolese.
Qualche prova sui 1500, sui 3000 e nelle campestri: un po’ perché attratta dai possibili trionfi nella speciale classifica dei “bancari” ma soprattutto perché era pur sempre una occasione per qualche gita di piacere.
Come detto, però, la passione sta sui monti e l’Atletica più “nobile” rappresenta solo una piccola parentesi.
Sui sentieri di montagna la presenza femminile nelle competizioni è esigua: pochissime atlete sfidano i limiti culturali del tempo. Lei appartiene a questa sparuta ed agguerrita pattuglia e, dopo l’exploit del 1979 partecipa ufficialmente a 18 edizioni della Tre Rifugi. Ovviamente non c’è solo la Val Pellice nel suo curriculum sportivo ma il suo “successo” sta lì diviso, nel merito, con Ivana Giordan. 
Gli “Invincibili” in versione femminile hanno le radici anche in quel gesto!
Il sogno sportivo sarebbe stato correre la Tre Rifugi con la figlia Elisa ma lo “spirito di contraddizione” è tradizione famigliare e la “pargola” non manifesta lo stesso interesse e poi… qualche piccolo impedimento fisico la limita nelle sue passioni sportive ed allora rimane in campo negli importanti compiti di supporto organizzativo nelle funzioni di dirigente della Atletica Val Pellice che l’ha accolta fin dal 2002. E’ facile vederla sulla linea del traguardo delle manifestazioni allestite dalla sua società sportiva dove registra gli arrivi dei nuovi “competitor” con un applauso contenuto per i migliori ma anche un grande apprezzamento per “gli ultimi che servono a far si che esistano i primi ai quali vengono riconosciuti onori e premi”.
Carlo Degiovanni