Trail Degli Invincibili

Un bellissimo Trail attraverso luoghi spettacolari, insoliti, racchiusi da una cerchia di monti dove tra tutti emerge il Cornour, da questa parte quasi inaccessibile!

Il nuovo percorso

Un nuovo Trail in Val Pellice con partenza ed arrivo dal Laghetto Nais di Bobbio Pellice!

Un occasione per conoscere la nostra Valle

Il nostro "Trail degli Invincibili", oltre ad essere un importante momento di sport vuole essere un occasione per conoscere il territorio della Val Pellice, non solo per le sue bellezze paesaggistica ma soprattutto per la sua ricca storia e cultura.

lunedì 26 dicembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MASSIMO LASINA

“Follow me”! Anche nel campo della Corsa in Montagna ci sono in ogni vallata quei “personaggi” che, per qualche proprietà personale, riescono ad essere, magari inconsapevolmente, “trascinatori”. Affabilità, simpatia, umiltà, professionalità…quale sia la qualità prevalente non è dato a sapere ma il risultato è sempre lo stesso: attorno a questi personaggi si aggregano e si moltiplicano gli appassionati di questo sport.
E’ così per la Valle di Angrogna con Franco Aglì, per la Val Pellice con Daniele Catalin, il pinerolese con Gabriele Barra e, se vogliamo spingerci più in là, Giulio Peyracchia nella Valle Varaita e Graziano Giordanengo in Val Maira.
In Val Chisone la figura di riferimento è Massimo Lasina.
E dire che Massimo non ha mai sognato di diventare corridore ed ancora meno corridore di montagna. Nello sport il calcio era la sua attrazione principale e, per non correre troppo, lo praticava come portiere. Qualche volta “gli toccava” partecipare a qualche campestre per via degli obblighi scolastici ma “timbrato il cartellino” tornava tra i pali di una porta di calcio sperando di perdere qualche chilo (???).
A San Germano, la sua Patria, incontra il suo mentore: Giorgio Rostan. Erano i primi anni ’90 e con lui si approccia alle fatiche delle salite sui sentieri. L’approccio iniziale su quelle impegnative pendenze gli fa sorgere nostalgia per la porta di calcio ma nella discesa successiva avviene il miracolo! Pur senza esperienza specifica scopre di avere la dote naturale del discesista e riesce persino a divertirsi. Lì avviene la sua conversione da calciatore ad atleta di montagna.
L’amico Giorgio è stato il primo ad intuirne le possibilità e lo tessera per la sua società sportiva: il Team Nuovi Traguardi. Il Team ha individuato nelle Sky Race, Sky Marathon e Vertical bandite negli anni ’80 dalle Fidal, il settore di riferimento aderendo alla neo nata Federation Sport Altitude (oggi Fisky).
Il primo obiettivo agonistico non può che essere la partecipazione alla Tre Rifugi considerata, e non solo da lui, la “gara per eccellenza”. L’esordio nella edizione ’93. Quarantasettesimo in 2.38’ è il risultato del debutto. Ritorna nel ’94 e il tempo rimane quello. Un piccolo miglioramento nel ’95 ma gli 8 minuti risparmiati lo conducono solo al 20° posto.
Ancora una edizione per perdere qualche chilo (3.37 nel ’96) e poi si fa sul serio: nell’edizione 2001 conquista la terza posizione in 2.20 con Paolo Bert compagno di eccezione.  L’exploit arriva negli anni 2002, ’03 e ’04. Con lo stesso compagno di avventura e con i colori dell’Atletica Val Pellice vince tre edizioni consecutive della “gara per eccellenza”!!! Due ore 13 minuti il suo best. Più “Invincibile“ di così!
C’è spazio per altre vittorie:
a Rorà il Trofeo Rifugio Valanza, a Pramollo la Gradetta, nelle Valli di Lanzo la gara al Malciaussia e, persino un po’ a sorpresa stante l’inesistente dislivello il Trail del Chisone. Poi ci sono i “podi”, sempre nella classifica assoluta, ma questi appartengono solo ai suoi ricordi.
Come detto è diventato il punto di riferimento nella disciplina per la Val Chisone. Nel frattempo si allena anche per la salita. L’amico Giorgio si è “inventato” una fatica atroce a Praly: il Vertical Kilometre Extreme e Massimo ricorda chi lo ha condotto sulla “retta via” ed allora…eccolo al via ma soprattutto, eccolo a collaborare nell’allestimento della fatica pralina.
Carlo Degiovanni

giovedì 22 dicembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: SILVIO CALANDRI

La “Granta Corsa”. No, non è un errore di battitura ma l’appellativo di una strabiliante competizione di montagna per coppie di atleti che a metà degli anni ’70  si proponeva agli sportivi  più preparati e solitamente professionisti dei corpi militari.
Venti Km sono poca cosa rispetto alle esagerazioni odierne ma li si scalavano pareti (4° grado) si superavano crepacci e ghiacciai. In dotazione obbligatoria scarponi, ramponi, imbrago (di quelle di un tempo), corda ed abbigliamento adeguato.
Partenza da Peuterey, alla base del Monte Bianco, salita prima dolce ai casolari del Fresney e poi più impegnativo sulle rocce dello Chatelet . Ancora salita sul ghiacciaio del Brouillard fino a raggiungere il Rifugio Monzino. Poi la discesa in parete di roccia fino al traguardo.
Destò scalpore e titoli di giornali quando: “I militari battuti nella corsa sul Bianco” e ancora: “I Valligiani vincono la Granta Corsa”. E tra gli avversari battuti c’erano Leo Vidi, Gianfranco Zenoni, Livio Stuffer e Gianfranco Bazzana: una sinfonia di grandi campioni!
I soggetti capaci di tanto erano Treves Marco in coppia con Silvio Calandri!!!
A scorrere il copioso materiale gelosamente conservato da Silvio riguardante la sua storia sportiva pare di entrare nel sacro tempio dei campioni che hanno dato carattere epico ad uno sport povero (ma non un povero sport).
E dire che le sue origini appartengono, ancora una volta, al “Mondo dei vinti” narrato da Nuto Revelli. Ussolo di Prazzo in alta Valle Maira è la sua terra che Silvio, peraltro, non ha mai abbandonato. Solo il lavoro o ha portato a valle, o meglio, nelle altre valli ad operare sulle centrali idroelettriche disseminate sui torrenti montani. Solo il tempo del lavoro, però, e poi il ritorno dove “porta il cuore”.
La vittoria, peraltro a sorpresa, alla Granta Corsa è stata una magnifica perla di una collana davvero strabiliante e sceglierne le migliori è d’obbligo se non si vuole produrre un elenco infinito di vittorie. 
Ed allora partiamo dallo Chaberton dove Calandri esordisce nel 1975 con un brillante e promettente 2° posto dietro all’olimpionico Willy Bertin. Porta la maglia di casa del Valmaira che cambierà con quella della Fortessani di Prazzo prima di approdare definitivamente allo S.C. Challant degli amici Nicco e Treves.
Poi, vince per due edizioni consecutive nel ’76 e 77 con i podi completati rispettivamente da Edo Ruffino e Giovanni Mostachetti il primo anno ed ancora Ruffino ed Erminio Nicco nel successivo: una parata di grandi atleti quando La Stampa scriveva: “alla grande gara di marcia alpina ha preso parte un nutrito gruppo di atleti (61)”.
Nel 1977 il Sestriere ripropone agli appassionati della Marcia Alpina per la seconda edizione la Tre Funivie. Circa 20 Km e 1700 metri di dislivello toccando le tre storiche funivie. La vittoria di Silvio Calandri è condivisa con Edo Ruffino con un arrivo ex aequo in 1.49’38”.
Sempre nel 1977 è il Castelluzzo di Torre Pellice a salutarlo vincitore.
Ma è sulle montagne quasi di casa che Silvio costruisce il capolavoro. 
A Pontechianale in alta Val Varaita la Comunità Montana e le sezioni del Cai di Saluzzo e Barge si inventano una impresa: il Giro del Monviso. 40 kilometri attorno al Re di Pietra e 2483 metri di dislivello.
Favorito d’obbligo uno strepitoso Dario Viale reduce dalla recentissima vittoria alla Himalaya Marathon. Ad accompagnarlo l’amico svizzero Felix Thurler anche lui con i favori del pronostico.
Silvio Calandri parte in sordina nella sfida tra eccellenti montanari ma la sua prudenza sulla distanza inusuale risulta vincente e si presenta a braccia alzate sulla piazza di Pontechianale.
Anche l’ “amico” Chersogno, la montagna di casa ha assistito ad una sua vittoria: era il 1986 e sulla spettacolare vetta della Val Maira giunse per primo in compagnia di Bruno Poet.
La Val Pellice ha un ricordo particolare di Silvio Calandri. Dopo quattro anni di dominio incontrastato della coppia Treves – Morello alla Tre Rifugi Val Pellice è l’atleta della Val Maira ad interromperne i successi. In coppia con Erminio Nicco vince nel 1976 stabilendo l’imbattuto record a coppie in 2.05’44” e bissa il successo nel 1977 aggiungendo poco più di un minuto al responso cronometrico.
La sua strepitosa carriera sportiva è durata una quindicina d’anni prima che qualche problema fisico gli consigliasse il ritiro dalle competizioni.
Con le sue imprese sportive ha costruito amicizie e si è guadagnato la stima nel mondo della cara vecchia Marcia Alpina. 
Da qualche anno si dedica ai balli occitani che caratterizzano la cultura della sua terra e coltiva la passione per la fotografia e le riprese video. Le corse adesso le fa ad accontentare gli amici che richiedono la sua professionalità per immortalare importanti immagini di vita.
E abita, anzi vive ancora la sua terra, le “terre alte” della frazione di Ussolo di Prazzo nella amata Val Maira.
Carlo Degiovanni

mercoledì 21 dicembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: ORNELLA BOSCO

Le vie del Signore sono infinite e…anche quelle che conducono alla Marcia Alpina non scherzano!!!
Pensare, però, che alla faticosa disciplina sportiva sui sentieri di montagna si arrivi praticando il wind - surf non può che sorprendere.
Eppure è per colpa, direi merito, della mancanza di vento, elemento proprio indispensabile per scivolare sulle onde marine, che è sportivamente nata una delle più forti atlete specialista nelle salite più ardite.
Ornella Bosco ha iniziato così, in una giornata al mare senza vento ed una escursione sostitutiva sulla spiaggia per apprezzare il fascino della corsa. Trentanove anni di vita prima di esordire nello sport che gli darà tante soddisfazioni. Qualche esperienza prima si ma quasi esclusivamente a contatto con l’acqua poi un giorno una banale rivista le rivela un arcano: correre due o tre volte alla settimana è l’elisir di lunga vita, ma, soprattutto, è un toccasana per il mal di schiena.
Ornella soffre quel male che addebita all’eccessiva confidenza con l’acqua. Che dire….noi corridori di montagna ci dedichiamo al nuoto per combattere lo stesso fastidio…
E dire che lei tutto questo avrebbe dovuto saperlo stante la sua professione di dietista – nutrizionista. 
Le “Superga” rosse di tela assolutamente piatte sono il suo primo mezzo di trasporto nella nuova avventura.
La sua “patria” è il Canavesano e lì incontra il “Maestro” ovvero Massimo Pagnotti eccellente docente in materia di corse montane. 
E’ lui che fa scoprire a Ornella il fascino dei sentieri su quel Monte Soglio che rappresenta uno dei santuari storici della specialità.
Si allena appena un anno Ornella prima di approdare alla prima vittoria: Ivrea – Mombarone rappresenta una sfida epica e temibile. E’ il settembre 2001 e lei scopre che sa salire leggera le forti pendenze della classica eporediese. Vince alla “prima” con il tempo di 2ore e 32 minuti e…chi l’ha provata capisce!
Scoperta la particolare predisposizione alla salita non poteva mancare alla Aosta – Becca di Nona. Lì il dislivello è di 2500 metri condensati in circa 14 Km. La vittoria nella gara di salita non le sfugge e lei vorrebbe condividere il sapore del successo con Raffaella Miravalle, altra formidabile atleta canavesana, impegnata nella formula completa di salita e discesa.  Il doppio successo sfuma sulla linea del secondo traguardo a causa di una incredibile volata che vede rinvenire forte Manuela Brizio.
Sulla Biella – Monte Camino non si accontenta di primeggiare ma stabilisce uno storico record che resiste tutt’ora. Ed era il 2005.
Nei due anni precedenti, insieme alla compagna di fatiche Raffaella Miravalle, fa visita alla Tre Rifugi per vincerla nel 2003 (2.52’21) e rivincerla l’anno seguente risparmiando due minuti sul crono finale. Come detto Ornella è specialista in salita ed il suo rammarico è di non essere stata all’altezza della compagna di avventura nelle impegnative discese.
C’è anche il Monviso, versione “Monviso Vertical Race”, nel ricco palmares di Ornella Bosco. Nell’impegnativa ascesa ottiene la vittoria nel 2008 (46.12) dopo avere conquistato l’argento nell’anno precedente. 
Dall’alto della sua professione consiglia la corsa o camminata veloce 30 minuti al giorno avendo avuto modo di apprezzarne i risultati benefici sul piano fisico, anche a fronte di malattie importanti, ovviamente in parallelo con dieta e farmaci, qualora necessari.
Lei stessa, pur dovendo fare i conti con la inevitabile minore forza, prosegue nell’attività apprezzandone i benefici sul piano mentale oltre che fisico: ricorda e concorda con una affermazione dell’”Invincibile” Marco Olmo: correre è terapeutico!  
Carlo Degiovanni

martedì 20 dicembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: LIVIO BARUS

La Valle Germanasca sale sulla destra orografica della principale Val Chisone che precipita a valle dal Sestriere che ne determina tratti se non nobiliari perlomeno borghesi.
Da Pramollo a Salza e Massello, via Perrero, fino alla “Regina” Prali l’aspetto della valle diventa più austero e segnato dalla fatica di “vivere la montagna”.
Retta negli anni passati da un’economia basata soprattutto sulle miniere di talco e grafite oggi tenta un rilancio sul piano dell’eccellenza. 
Lo fa la bassa valle riproponendo il nettare del Ramìe, preziosa sostanza estratta dai vitigni Avanà, Avarengo e Chatus e con esso rimettendo a nuovo gli spettacolari vigneti.
Lo fa la media valle con iniziative importanti sul versante ambientale e storico – religioso legato soprattutto alle vicende degli “Invincibili” valdesi e del “Glorioso Rimpatrio”.
L’alta valle non è da meno rilanciando fortemente l’attività sportiva attraverso la nascita del KVE, il Kilometro Verticale Extreme certificato come il più corto del mondo, e gli storici impianti sciistici destinati ai veri amanti dello sci di discesa, di fondo valle (Fondo) e finanche di salita con le pelli.
Una cosa è rimasta immutata in quel paradiso ecologico: il contorno delle montagne con il Col d’Abries, il Col Giulian e il Vallone della Longia.
E’ su quelle montagne nella tenerissima età dei 7 anni che Livio Barus scopre il piacere del contatto con la natura e la sopportazione della remunerativa fatica. Lui, al vero nato a Pomaretto nel 1957, aveva trovato nel nonno, lui si Pralino d.o.c., la prima guida sui sentieri di montagna ed anche nella vita. Solo una cosa il nonno non era riuscito a fargli amare: lo sci di fondo cosa che, in valle, poteva rappresentare un’eresia!
I quattordici anni e la conseguente esigenza di frequentare le “scuole alte” lo ha portato a Pinerolo e l’incontro con le corse campestri è stato inevitabile: in quegli anni Pinerolo esprimeva nomi altisonanti nella specialità quali ad esempio Giachetto, Mallica, Lucisano e Ribet tutti sotto l’alta ed esperta guida di Gianfranco Romano e dell’Atletica Pinerolo.
Il passo del montanaro si misurava bene con la pesantezza del terreno fangoso delle campestri ed il solo Anteo Mallica riusciva a contenere l’esuberanza atletica di Livio. Da li alla proposta di investire seriamente nelle campestri e nella pista il passo è stato brevissimo come purè è stata veloce la nostalgia per i sentieri montani.
Nel 1974 Livio approda alla Riv Skf, società sportiva gestita magistralmente da Pier Cesare Morero.
Qualche anno dedicato al rodaggio e poi la prima vittoria assoluta:
A Rucas di Bagnolo P.te c’è una gara che sale al Rumella e ridiscende attraverso il Colle Bernardo. Asfalto zero ma salite impervie e discese tecniche. E’ il suo terreno ideale e non manca la vittoria.
Ad assistere alla performance Gabriele Barra che intravede in lui un futuro campione e lo ospita nel S.D. Baudenasca, società sportiva di eccellenza nella specialità.
Con la maglia della equipe pinerolese inanella circa 50 vittorie ma il suo primo pensiero e ringraziamento va a Piergiorgio Chiampo, il tecnico – atleta che, nonostante appartenesse ad una squadra diversa, non ha mai fatto mancare il suo supporto per indicargli la giusta via alla vittoria.
Lui ci ha messo del suo ed in terra amica (Prali) conquista il titolo provinciale di Gran Fondo davanti a Paolo Musso ed al suo mentore Chiampo Piergiorgio.
Nel 1988 con il “Patron” Gabriele Barra vince la Tre Rifugi; l’anno successivo è Cesana ad accoglierlo trionfante nel Trofeo Chaberton ed al Giro del Monviso (quell’anno a staffetta per “capricci” Fidal) conquista la vittoria portando a termine la gara iniziata da Gabriele Barra.
Nel 1994 a Cafasse si corre una gara nazionale e non mancano i campioni, alcuni dei quali professionisti. Terza posizione battuto solo dagli strepitosi Mauro Fogu e Privato Pezzoli.
Sono piccoli flash del suo curriculum sportivo…i successi che più tornano alla mente. Tra questi non va dimenticato il suo terzo posto alla 22° Tre Rifugi quando stabilì il terzo miglior tempo assoluto in 2.05’07”! davanti a lui solo  il recordman Claudio Galeazzi ed il detentore del record  di salita al Monviso Dario Viale.
Ci ha provato anche nelle pianeggianti e asfaltate maratonine ed il suo “best” di 1.10’07 dimostra che anche li c’era la stoffa.  La maratona, invece, è sempre rimasta li nel cassetto dei progetti.
Il 20 agosto 2015 non poteva mancare alla riedizione storica della Tre Rifugi (esperienza stupenda): il premio più bello è consistito nell’avere rifatto conoscenza con la fatica ed il sudore e la gioia impareggiabile di raggiungere il traguardo anche se, per una volta, senza vincere!
Il Pinerolese, non solo sportivo, si accorge di lui e il 3 giugno del 1994 viene insignito del “Premio Carlo Merlo”
“Correre, divertirsi, scoprire nuovi percorsi ed amici…..e se tutto questo è in montagna è affascinante. Se poi arriva anche la vittoria diventa stupendo!”
Pensieri con un pizzico di nostalgia quelli di Livio. Nella sua mente ci sono Andreolotti, Ruffino, Poet, Brunofranco, Sclarandis, Rossa ed altri che hai suoi tempi avevano già “dato” ma rimanevano i suoi miti e punti di riferimento.
La presunzione non è mai appartenuta a Livio Barus e, conseguentemente, il profondo rispetto per i compagni di avventura. Le sue vittorie sono state esaltanti e le sconfitte senza scuse o attenuanti: in gara ha sempre dato tutti e se qualcuno arrivava prima era perché, almeno in quel giorno, ne aveva di più…….
Carlo Degiovanni

venerdì 16 dicembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: FLAVIO CANTORE

E chi lo dice che gli atleti pensano solo alla corsa… Indagando l’umana esistenza degli “Invincibili” si scopre che gli stessi amano la “vita a colori” ovvero coltivano interessi e passioni che esulano dalle impegnative fatiche sportive.
Anche la passione per la musica rappresenta una implementazione importante.
A Chiusa di San Michele esiste (da 310 anni) la Società Filarmonica Chiusina oggi magistralmente diretta dal Professor Marco Martoia. In quella entità musicale e culturale ha espresso la sua arte negli anni tra una corsa e l’altra, Flavio Cantore, autorevole “Invincibile” nel campo dello sport dei corridori di montagna.
Flavio lo sport lo conosce in età adulta a 26 anni (è nato a Chiusa san Michele nel 1958) e, preciso come una partitura musicale, individua nel 12 febbraio 1984 la data dell’avvio degli allenamenti in materia. Due anni di rodaggio prima di provarci con la U.S. San Michele ed approdare, nel 1988 alla Università dello sport diretta da Franco Miceli: il Giò 22 Rivera.
Con l’autorevole maglia della compagine di Rivera di Almese conquista venti vittorie individuali e otto in gare a staffetta. Erano i tempi nei quali eccelleva Franco Naitza, compagno di squadra ma anche difficile avversario e questo ha determinato altrettanti podi dietro al fuoriclasse valsusino.
La sua specialità è stata la montagna ma non si è sottratto alle fatiche su strada o nelle campestri. 
Ha conseguito i titoli di Campione Provinciale individuale di corsa in montagna nel 1988 e nel 1995. 
Negli anni ’92 – ’94 – ’95 e ’96 pari titolo lo conquista nella prova a staffetta e nel ’95 nella specialità di Gran Fondo.
A livello Regionale domina la scena dall’’89 al ’91 nella prova a Staffetta complice una società veramente attrezzata di campioni a completare la composizione delle varie squadre.
La UISP lo celebra campione di Campestre a livello regionale (’94) e Provinciale (’95).
Passando dalla divisa della Società Filarmonica a quella della Polizia Municipale partecipa alle più prestigiose manifestazioni sportive indette, a livello europeo, dalla European Police Sports Union (USPE) ed in Italia dalla corrispondente Associazione Italiana: la A.S.P.M.I.
Nella particolare veste (pardon, Divisa) consegue successi e titoli italiani nelle specialità di Maratona, Maratonina, Campestre e corsa su strada.
Le prestazioni cronometriche giustificano ed avvalorano questi titoli: 1.11’50” in Maratonina e 2.29’ 14” nella distanza completa!!!
Melbourne (Australia), Calgary (Canada), Guilford (Gran Bretagna), Middelfart (Danimarca), Varsavia (Polonia), Echternach (Lussemburgo) e l’italianissima Firenze rappresentano le tappe del suo tour mondiale. Anche sulla scena internazionale ottiene prestigiosi risultati che determinano numerosi podi ed anche vittorie di categoria.
Tornando alla attività federale ed alla divisa sportiva del Giò 22 Rivera si segnalano le prestazioni più prestigiose:
11° posto a Nembro nel Campionato Italiano di Gran Fondo del 1991 a pochi secondi dai miglior atleti della Corsa in Montagna. La settimana successiva a Villar Bagnolo (Memorial Maurino) si afferma nella prova di Campionato Regionale.
Prova le distanze più lunghe e a Sierre (Svizzera) conquista la 35 posizione assoluta nella classicissima Sierre – Zinal.
In Francia nel 2001 si misura sulla distanza di 55 km e 6000 metri di dislivello ottenendo la 5° posizione assoluta in 4.49’14”.
Nella Valle degli “Invincibili” percorre i sentieri della Regina delle Marce Alpine: la Tre Rifugi.
Nel 1987 esordisce con Daniele Ivol e centra la 4° posizione con il tempo di 2.25’05”.
Il 1994 riserva alla gara della Val Pellice una classifica veramente corta, per non dire asfissiante, nelle prime posizioni. La formula è individuale ed in linea ma il percorso è quello classico. Conferma la 4° posizione ma il cronometro è strabiliante: 2.12.24 a 48 secondi (!!!) di distacco dal vincitore Livio Barus.
Ritorna in valle nel 1996. Lo accompagna l’”Invincibile” Paolo Bessone a conquistare il 2° posto con il tempo di 2.12’35.
Classe 1958: anche per Flavio il tempo dell’eccellenza sportiva è alle spalle. Una promozione ancora la ottiene: dal 1 gennaio 2007 è Responsabile dell’Area Vigilanza del Comune di Chiusa San Michele. Lo sport non lo ha dimenticato ne lo sport si è dimenticato di lui e poi ….. c’è pur sempre la Società Filarmonica Chiusina, un clarino, un sax ed un po’ di swing a riempire  l’umana esistenza!!!
Carlo Degiovanni

giovedì 15 dicembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: ADRIANO SCRIMAGLIA

Più ti addentri nell’anima delle vallate alpine e più scopri l’universalità dei valori che il mondo della montagna marchia nell’animo della sua gente: economie povere o, comunque, sobrie dal punto di vista economico ma con valori etici e morali di grande rilievo.
L’excursus, forse un pochino invadente, nel mondo degli “Invincibili” conduce a queste conclusioni.
Nonostante le difficoltà presenti nel vivere quotidiano le Valli Ossolane hanno sempre rappresentato un vero e proprio “scrigno” di Campioni negli sport che più si addiceva a quel territorio ovvero Sci di Fondo, Sci Alpinismo e Marcia Alpina divenuta, in tempi più recenti, Corsa in Montagna, Sky Race e finanche Trail.
La Valli Ossolane sono molte ed una di queste si presta particolarmente alla “narrazione”: la Val Bognanco. Li l’industria delle acque minerali e termali ha integrato, negli anni, l’economia   montanara e, stante le miracolose proprietà del prezioso nettare, ha contribuito a crescere generazioni di fortissimi atleti. Andreolotti, Darioli, Galletti, Dellabianca per citarne alcuni.
Adriano Scrimaglia è un frutto genuino della realtà sopra citata. Nasce il 6 marzo del 1956 quinto componente di una famiglia destinata a completarsi in otto figli. Il quadro famigliare era quello consueto della economia montana: il papà operaio allo stabilimento alle acque minerali e tutti, ma proprio tutti gli altri componenti a sostenere il vivere quotidiano cooperando nell’allevamento del bestiame e nel fare tesoro di quanto la montagna può offrire.
Ne è nata una famiglia molto unita condotta da un papà autorevole e ricco soprattutto di valori etici e da una mamma più remissiva ma estremamente dolce.
In questo contesto pensare di praticare sport era cosa epica e solo la grande passione poteva superare i pregiudizi.
Alla pratica sportiva lo hanno condotto i già citati fratelli Andreolotti e l’amico Darioli all’età dei 19 anni ed è stata subito Tre Rifugi: due partecipazioni in coppia con il fratello Clemente negli anni 1975 (13° in 2.35) e 1976 (10° in 2.24).
Nel 1978 il primo grande successo: a Bardonecchia un percorso di 26 Km conduceva al ghiacciaio del Somellier ed a braccia alzate, tra mura alte 4 metri di neve arrivava proprio il ventiduenne atleta di Bognanco.
La maturità atletica lo ha visto protagonista per una quindicina di anni ai Campionati Italiani di Corsa in Montagna ottenendo ottimi risultati tra i quali spicca il terzo posto a staffetta con Galeazzi e Martinella compagni di avventura.
Tre vittorie consecutive alla Cheggio – Andolla, negli anni 90, confermano le sue grandi qualità di scalatore. 
In poco più di vent’anni di attività agonistica consegue numerose vittorie che gli sono valse titoli di Campione Provinciale e Regionale di Corsa in Montagna.
La sua vita sportiva si è sviluppata nel G. S. Bognanco con una breve esperienza nell’altra perla dello sport Ossolano, il G. S. Genzianella.
La sua carriera sportiva ha dovuto arrendersi a qualche malanno fisico ma non per questo Adriano si è fermato: la bicicletta è un buon mezzo per mantenersi in forma e poi…occorre rendere al mondo dello sport quanto ricevuto. Domodossola (e il “Calvario”) tradizionalmente ospita prove di Corsa in Montagna. Con il prezioso supporto di un gruppo di amici dal 2008 allestisce occasioni per altri montanari, di realizzarsi nello sport e quattro di questi appuntamenti sono stati sede di Campionato Italiano.
Carlo Degiovanni

mercoledì 14 dicembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: FRANCO AGLI'

All’inizio degli anni ’80 lo sci di fondo aveva prodotto una novità tecnologica: lo Ski Roll ovvero la possibilità di “sciare” anche in assenza di neve. Una sorta di pattino lungo da infilare al posto degli sci da fondo. Era dotato di tre ruotine montate su cuscinetti che bloccavano la rotazione all’indietro svolgendo le funzioni della sciolina. Unico limite: non si poteva praticare la discesa. La novità fu accolta con entusiasmo tra gli amanti dello sci di fondo lasciando presagire un ottimo sviluppo futuro e l’evoluzione da “sistema di allenamento” a disciplina sportiva specifica. Al vero, dopo anni di discreto successo, lo Ski Roll è tornato ad essere uno sport di nicchia confinato nelle vallate più attive nella pratica dello sci di fondo.
La nascita dello Sky Roll favori anche l’ideazione, da parte dello Sport Club Angrogna, di una nuova manifestazione sportiva a staffetta denominata la “Cavalcata della Val d’Angrogna”.
Il terreno di gara era l’intera Valle di Angrogna con gli atleti che la percorrevano nelle specialità di Ski Roll, appunto, Marcia Alpina e Ciclismo con la classica bici da corsa.
“Ad abundantiam” segnalo che la prima squadra vincitrice fu composta da Willer Bonnet, Bruno Franco Rinaldo e Bevilacqua Luigi con qualche dubbio su quest’ultimo cognome in quanto, in quei tempi, non era raro ricorrere a nomi di fantasia per sfuggire ai provvedimenti disciplinari delle Federazioni sportive di riferimento.
Ci voleva del coraggio, in tempi di discipline singole, a lanciare una manifestazione sportiva multidisciplinare e ci vollero ben sei edizioni prima che qualche “coraggioso” (Danilo Negrin al maschile e Paola Salasco al femminile) decidesse di partecipare individualmente facendo nascere una manifestazione originale di Triathlon.
L’edizione 1986 della “Cavalcata della Valle di Angrogna” ha visto l’esordio sportivo di Franco Aglì, atleta angrognino fin nel profondo dell’anima e tacula d.o.c., ma stranamente accasato sportivamente alla “Atletica Pinerolo” forse anche perché occorreva una società dotata di settore giovanile per gestire le ambizioni di un sedicenne.  L’esordio in “Patria” lo vede concludere con un onorevole 6° posto.
L’approdo alla categoria Juniores, nel 1989 determina il suo ritorno in valle. Lo accoglie la Polisportiva Villarese già di Daniele Catalin ed assaggia il podio alla Tre Rifugi sia pure nel percorso più breve adeguato alla categoria: 2° posto alle spalle del vincitore Ricca Andrea.
Qualche guaio fisico lo tiene lontano dalle competizioni per sei anni finché nel 1995 lo Sport Club Angrogna ripropone alla Vaccera il Trofeo Monte Servin lassù emigrato per dissidi con la Federazione di Atletica Leggera.
L’esordio nella categoria “dei grandi” e nella gara “di casa” porta con se la prima vittoria che conta.
La vittoria di Franco al Servin, versione Vaccera, determina anche le condizioni per la ricostruzione della squadra di Corsa in Montagna all’interno dello Sport Club Angrogna ridando lustro alle gesta passate dei Bertin, Odin ecc…
Il nome prescelto è tanto suggestivo quanto fantasioso: i “Dahu” con chiaro riferimento allo strano animale leggendario con gambe asimmetriche che ne favoriscono la stabilità sui diagonali montani.
Franco diventa l’anima della nuova realtà sportiva e la sua attività conosce piazzamenti di prestigio, pur senza vittorie, nelle principali manifestazioni regionali ed interregionali.
Il processo di crescita si realizza appieno nel 2000 con la vittoria al Trofeo Lunelle nelle Valli di Lanzo ed il ritorno al successo al Monte Servin di casa. In quell’anno fa il suo ingresso in società Ivan Garnier uno dei giovani più promettenti nelle corse in montagna e con il qualificato compagno di avventure vince alla grande la Tre Rifugi edizione 2001 con il tempo di 2.13.25. Sempre in quell’anno si afferma in una prova riservata ai grandi campioni: il Quinzeina da Santa Elisabetta.
Il 2002 segnala il suo secondo posto alla Tre Rifugi, ancora con Ivan Garnier, ma soprattutto registra la vittoria al Trofeo Parco Orsiera.
E’ tempo di esordire sulle scene internazionali e la prima occasione viene data dalla Valmalenco – Valposchiavo che conclude in decima posizione. E’ l’anno 2003 e gli archivi segnalano ancora una seconda posizione alla Tre Rifugi.
Nel 2004 lo attendono le più prestigiose manifestazioni internazionali. Nascono le World Series nella specialità Sky Race. La Salomon si accorge delle potenzialità del montanaro Angrognino e ne sostiene le gesta: conclude il Circuito nei primi venti a livello mondiale ma soprattutto si “laurea” all’università di Zagama partecipando in terra basca alla Zagama – Aizkorri concludendola in 20° posizione!
L’anno 2007 porta con se una singolare manifestazione a tappe sulle montagne cuneesi che Franco conclude in terza posizione soffiando l’ultimo gradino del podio a Marco Olmo. 
Come tutti gli amanti delle corse sui monti non limita la sua attività esclusivamente alla corsa e qualche energia fisica la riserva alle racchette da neve (circuito Coppa Europa), allo sci alpinismo partecipando al Trofeo Mezzalama ed al Sellaronda Sky Marathon ed alle corse su neve vincendo (2010) il Via Lattea Trail.
Ancora nel 2010 si misura con le asperità tecniche del Trofeo Kima in Valmasino: li si corre una prova mondiale di Ultra Sky Marathon e conclude con un brillantissimo 13° posto.
Poi, si sa, il passare degli anni esalta la resistenza a scapito della potenza ed allora prova le lunghissime distanze del valdostano Tor des Geants: l’esordio del 2010 lo vede costretto al ritiro al 280° Km per problemi fisici.
La carriera agonistica di Franco non può chiudersi con un, sia pure comprensibile, ritiro ed allora….arriva l’edizione 2011 del Tor e questa volta il traguardo arriva dopo 103 ore di cammino in 19° posizione!!!
Gli anni ci restituiscono un Franco Aglì più “umano” dal punto di vista agonistico mantenendo sempre la consueta simpatia e capacità aggregante. La sua partecipazione alle gare è fatta con spirito più “leggero” a tenere compagnia a chi da sempre va molto più piano.
Con la sua esperienza guida i “Dahu” per le asperità montane in giro per l’Italia e dispensa simpatia e consigli agli amici appassionati dalla sua casa, rigorosamente in Val d’Angrogna, in una borgata dal nome gentile: Buonanotte!!! 
Che sia il nome della borgata o una beneaugurante affermazione il mondo degli “Invincibili” ringrazia….
Carlo Degiovanni

lunedì 12 dicembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: RAFFAELLA MIRAVALLE

Diceva (e scriveva) Indro Montanelli che i Savoia sono come le patate: la parte migliore sta sotto terra.
Senza volere rilanciare un giudizio antistorico su temi così divisivi viene alla mente che la prima riserva di tutela del territorio, ancora prima della unità d’Italia, venne istituita da Vittorio Emanuele II° con la realizzazione della Riserva Reale di Caccia del Gran Paradiso.
La cessione del territorio interessato allo Stato Italiano è arrivata nel 1913 ed ha posto le premesse per la nascita del Parco Nazionale del Gran Paradiso (1922) con l’obiettivo principale di salvaguardare flora e fauna e, tra quest’ultima, soprattutto lo stambecco.
Per decenni il Parco è rimasto una delle poche realtà di tutela ambientale presente in Italia ottenendo importanti riconoscimenti a livello europeo.
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è stato il caposcuola dell’attuale politica di protezione dell’ambiente che conta numerose realtà probabilmente ancora inadeguate rispetto al degrado che sta vivendo il territorio.
Nel Parco Nazionale del Gran Paradiso vive e lavora l’Invincibile Raffaella Miravalle.
Forse prevale il verbo “vivere” perché per Raffaella è difficile fare distinzioni in un lavoro che “è la ragione della mia vita”.
Le sue origini sono contadine e Pecetto Torinese l’ha vista crescere. Un po’ più in su, è vero, c’è il Colle della Maddalena dove negli anni ‘80 si svolse addirittura un Campionato Italiano di Corsa in Montagna per categorie giovanili. Niente a che vedere con le   grandi montagne.
Però….i sogni giovanili fortemente sostenuti dagli incoraggiamenti  paterni l’anno portata lì a svolgere le funzioni di guardiaparco!
Era il 1999 e, dopo 28 anni di vita trascorsi senza trasporti sportivi (tanto meno agonistici), ha “dovuto” avvicinarsi allo sport ed, in specifico, alla Corsa in Montagna. Il “concorso” per il lavoro sognato una vita prevedeva anche una prova di marcia ed allora trova un amico esperto in materia e via ad allenarsi per riuscire nell’intento ma anche per non più smettere di correre.
Il destino dei corridori di montagna è inevitabilmente quello di incontrare lo ski alp tanto così, per vivere la montagna tutto l’anno. Raffaella non ha fatto eccezione e la sua “carriera” sportiva si alterna di successi con le scarpette con altri conquistati con le pelli di foca sotto gli sci.
Una passione sportiva totale che caratterizza il suo modo di gareggiare: niente cronometri, cardiofrequenzimetri o “strani” integratori ad accompagnare il suo gesto tecnico….solo il respiro della natura  e la compagnia del pastore tedesco che la accompagna nelle sue escursioni.
Conseguentemente non chiedetele mai “quanto ci hai messo” perché vi risponderà: “Non lo so, però mi sono divertita”! E dire che di norma frequenta il podio, semplicemente ed umilmente ma, di norma ne frequenta il gradino più alto.
Quindi Raffaella arriva all’agonismo a 28 anni senza i consueti percorsi nelle categorie giovanili.
Il Trail del Monte Soglio, vicino al “suo” lavoro diventa la gara simbolo per lei per le numerose vittorie registrate ma c’è molto di più: le gare sono occasione di sport ma anche per legare o consolidare amicizie. Debora Cardone la accompagna nella vittoria al Campionato Italiano a coppie di Sky running in Val Tartano. Ancora la Cardone e la Brizio completano con lei la staffetta del Campionato Italiano in Val Bondione. Elisa Terrazzino è la sua compagna di avventura nelle vittorie ai Trail dei Laghi e l’Erbaluce.
In Val Pellice è Ornella Bosco ad accompagnarla nella vittoria alla Tre Rifugi nelle edizioni 2003 e 2004.
Lei dice che le vittorie sono più belle se condivise nelle gare a coppie o a staffetta scegliendo “amiche” più che “socie”. Però non disdegna le prove individuali e le vittorie alla valsusina K3 con l’ascesa al Rocciamelone, alla Becca di Nona ad Aosta, al Trofeo Kima in Val Masino ma, soprattutto, la conquista del titolo italiano di Ultra Sky Marathon sui sentieri amici del Gran Paradiso sono li a testimoniarne il livello di assoluta eccellenza.
Come scritto la montagna vive di sport anche in inverno e con gli sci ai piedi vince tre edizioni del Trofeo Mezzalama, gara di ski alp a squadre. Nell’avventura l’hanno accompagnata rispettivamente Lella Gianotti e Katia Tomatis, Claudia Titolo e Marina Ferrandoz , Debora Cardone e Elena Tornatore.
Debora Cardone è la compagna più fedele e, tra le altre, insieme vincono la Tre Rifugi Ski Alp in Valle Pesio e la francese Pierre Menta nel 2016….
Tanto basterebbe per definire Raffaella una delle più forti atlete nello sport di montagna ma lei ha ancora un sogno: in Valle d’Aosta una manifestazione percorre anche la sua casa di adozione, il territorio del Parco del Gran Paradiso. Il Tor des Geants.
Portarlo a termine sarebbe un successo facendo i conti con l’età e qualche problema alle ginocchia messe a dura prova dalle discese che hanno sempre rappresentato il suo punto di forza.
E’ un sogno come lo era quello di realizzare la passione della sua vita e, come successe nel 1999, umiltà e semplicità la porteranno al traguardo in modo leggero cercando il divertimento e ad attenderla a Courmayeur ci sarà, tra amici parenti ed applausi, l’adorato pastore tedesco.
Carlo Degiovanni 

giovedì 8 dicembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MAURO PASCHETTO

Nella “bassa” pinerolese esiste un territorio di pianura assoluta dove emana i suoi ultimi respiri di vita il torrente Chisone prima di annegare nel più nobile Po.
Territorio ricco di operatività agricola, proprio grazie alla ricchezza di acqua che favorisce la coltivazione di mais. Oltre alla laboriosità degli agricoltori e dei loro potenti e possenti cascinali, lì hanno trovato casa presenze nobiliari, testimoniate da Villa Doria denominata “il Torrione” con il suo parco di alberi secolari dove Xavier Kurten ha esercitato la sua sapiente regia progettuale.
I militari, poi, hanno eletto quel territorio a terreno di esercitazione con la nobile cavalleria un tempo su equini in carne ed ossa ed in tempi più recenti con mezzi meccanici meno romantici ma più efficienti.
Non un metro di dislivello caratterizza quel territorio peraltro sprovvisto perfino di un modestissimo cavalcavia. 
Baudenasca è il suo toponimo. Come abbia fatto a nascere in quel territorio una delle più qualificate compagini sportive di Marcia Alpina rimane un mistero, un bel mistero che arricchisce lo sport degli Invincibili.
Mauro Paschetto è stato uno dei più formidabili rappresentanti della locale ASD che, per esteso, si definisce Santianio Dante Baudenasca.
La sua attività agonistica è stata tanto intensa quanto breve, almeno a confronto dei colleghi di passione sportiva che di gareggiare non smetterebbero mai.
E’ vero che ha iniziato presto, molto presto quando, ancora alle scuole medie preferiva la corsa resistente al nobile gioco del calcio. L’occhio attento del Professore di Educazione fisica aveva notato questa inusuale caratteristica e provvide ad indirizzare Mauro al confronto agonistico sui prati che accoglievano i Campionati Studenteschi.
Il passaggio dai percorsi fangosi alle prime competizioni su strada è stato inevitabile ma correndo in quelle lande pianeggianti lo sguardo veniva attratto dal profilo dei monti dominati dalla sagoma inconfondibile del Monviso.
Seppe, il giovane Mauro, che anche su quei monti era possibile correre e che gli appuntamenti domenicali erano piuttosto numerosi.
L’incontro con Gabriele Barra prima e, conseguentemente, con il Santiano Dante Baudenasca è stato determinante per la sua carriera sportiva nella specialità della Marcia Alpina: erano i primi anni dell’avvento della FIDAL nel settore che determinò anche il cambio del sostantivo che divenne Corsa in Montagna. 
Mauro Paschetto è divenuto presto uno degli atleti più rappresentativi del nostro territorio nelle competizioni del Campionato Italiano di specialità con risultati di prestigio.
La Tre Rifugi, nella sua formula classica, lo ha visto al via in quattro edizioni con risultati di grande rilievo.
Intanto le vittorie negli anni 1986 e 1987 in coppia con Gabriele Barra con riscontri cronometrici di grande rilievo: 2.08 e 2.09 rispettivamente.
La sua presenza sui sentieri dell’alta Valle Pellice si era già manifestata in due edizioni precedenti: nel 1981 quando concluse 4° in 2.16 e nel 1985 quando il riscontro cronometrico di 2.11 gli valse la seconda posizione.
Come scritto, la carriera agonistica ha avuto vita breve ma molto intensa. Lo sport in genere è sempre stato la sua grande passione anche se oggi è finalizzato esclusivamente al piacere ed alla salute.
Carlo Degiovanni

domenica 4 dicembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: CINZIA USSEGLIO

Ho visto anche l’”Atletica felice”!!! E’ una evidente parafrasi di “Ho visto anche degli Zingari felici”, titolo di un bel pezzo cantautorale di Claudio Lolli degli anni ‘70.
Erano gli anni in cui si costruiva l’atletica diffusa e non solo l’atletica dei fenomeni che rincorrono lepri. Alla base di tutto c’erano i “Giochi della Gioventù” con tutti i loro limiti ma in grado di fare emergere i campioni costruendoli con pazienza, senza troppi titoli nelle categorie giovanili ma proiettati, alcuni di loro, nell’atletica che conta dal punto di vista agonistico….e alla fine, qualche medaglia si riusciva a conquistare sulla scena internazionale!
Era l’Atletica di base prima dell’avvento di quella che avrebbe dovuto essere l’“Atletica Spettacolo” del futuro.
Non sempre i partecipanti ne coglievano pienamente lo spirito e succedeva sovente che la partecipazione ai “Giochi” era più una forma di breve evasione dai più pesanti doveri scolastici che un vero e proprio “credo” nella performance sportiva. E poi….a 13 anni o giù di li costruire le prime amicizie era più appagante se fuori delle aule scolastiche!
In un paese posto al’imbocco della Valle Susa una già allora bionda ragazzina viveva questa esperienza con lo spirito sopra illustrato:
Cinzia Usseglio provò a convincere i perplessi genitori delle finalità puramente sportive del suo interesse per i “Giochi” ….arrivò una tuta da ginnastica nuova fiammante  a testimoniare la speranza ma arrivò anche un 13° posto su 14 partenti alla  prova d’esordio sui prati della vicina Trana.
La cosa non fu molto apprezzata in famiglia: un po’ per l’ “investimento” poco produttivo nella predetta  tuta ma soprattutto perché c’era una ambizione sportiva da difendere a tutti i costi da parte di papà che aveva eletto lo sport praticato (soprattutto il ciclismo) quale elemento importante della propria vita.
Per lavare l’onta, dopo le opportune discussioni famigliari, gli furono concessi 15 giorni. Un mini stage nel quale riporre le speranze agonistiche sotto la guida severa del genitore.
La stoffa c’era e alla seconda uscita, sempre nelle fangose campestri, disputò la volata per la vittoria con una nuova sconfitta ma fu 2° posizione. Nella fase successiva dei “Giochi”, quando si affrontavano le prime trasferte per il confronto con le migliori ottenne la prima vittoria assoluta addirittura per distacco.
La metamorfosi compiuta convinse il papà allenatore che da quel momento diventò il manager ma soprattutto il più accanito tifoso di Cinzia!
Dagli esordi giovanili alle 300 vittorie nella carriera sportiva il passo è durato 22 anni: il Gruppo Sportivo Fiat nelle sue versioni Sisport ed Iveco hanno tentato, inutilmente, di indirizzare le sue qualità sportive sul tartan delle piste ma la specialità non l’ha mai convinta. Ottimi test per fare parte della cosi detta atletica che conta ma se le gambe percorrevano alienanti giri di pista la testa aveva altri innamoramenti.  D’altra parte con il Giò 22 Rivera aveva conosciuto il fascino per la strada ma, soprattutto, per la montagna ed, inevitabilmente …. la società sportiva di Almese è divenuta la sua casa principale.
Ancora giovanissima esordisce in quelle che lei, giustamente, ancora definisce “Marce Alpine”. Complice il Musinè da Caselette e le sue muscolari salite e, soprattutto, discese. La prima vittoria in montagna arriva proprio sulle asperità del misterioso monte davanti ad un monumento della specialità: la fortissima Maddalena Gozzano.
L’anno 1978 a Bardonecchia viene allestita una manifestazione di grande richiamo, la Bardonecchia – Colle del Somellier. Ventisei km di pura salita che hanno visto il trionfo maschile di Giuseppe Andreolotti giunto fin li dalla lontana Bognanco. Una giovanissima Cinzia Usseglio si presenta al via ma, soprattutto si presenta per prima tra i due muri di neve che segnalavano il traguardo nonché l’inizio del fu Ghiacciaio del Someiller. Strepitosa vittoria accompagnata anche dal riconoscimento alla atleta più giovane.
Il percorso di crescita dal penultimo posto tranese alle prime vittorie nelle categorie che contano era ultimato con grandi soddisfazioni al papà tifoso e gli anni successivi hanno confermato le grandi qualità atletiche dell’atleta di Chiusa San Michele:
Nove gli scudetti regionali conquistati nelle campestri, nelle corse su strada ma, soprattutto sui sentieri montani.
Nel 1979 in terra Valdostana nella Verres – Col Tzecore conquista un prezioso 5° posto e su quei 22 km di salita si celebrava il Campionato Europeo in salita (peraltro 1° Juniores).
L’avventura agonistica di Cinzia conosce anche delle pause: qualche guaio fisico ma, soprattutto, arrivano due figli o meglio, una figlia (Klizia) ed un figlio (Michael) che, per quanto riguarda l’amore per lo sport, ereditano la sua stessa passione.
L’attività agonistica riprende negli anni ’90 e proprio all’inizio del decennio conquista il bronzo di categoria nel Campionato Italiano di Corsa in Montagna per Amatori a Belluno…sei mesi dopo nasceva Michael!!!
A Moneglia l’anno successivo il bronzo diventa oro sempre nella prova nazionale amatori di Corsa in Montagna.
Il Monte Bianco rappresenta un appuntamento imperdibile per chi ama la corsa in montagna e tra le varie proposte agonistiche Cinzia sceglie la staffetta a 7 del Tour de Mont Blanc. Due edizioni la vedono tra le protagoniste: nel 1995 conquista la prima posizione con il Magic Team Courmayeur e l’anno successivo conduce il suo Team alla seconda posizione.
Nella Valle degli Invincibili registra due partecipazioni alla Tre Rifugi Val Pellice: nel 2004 in coppia con Maria Grazia Montabone ed in coppia mista nel 2005 quando il maltempo non permise lo svolgimento della Tre Rifugi sul percorso classico.
L’agonismo fa oramai parte dei ricordi…eccellenti ricordi. Qualche concessione al ruolo di “nonna” ma lo sport è rimasto una “necessità fisica e mentale” da portare avanti ancora negli anni su sentieri e mulattiere che, più delle nobili piste in tartan, fanno ancora parte degli “innamoramenti” della vita.
Carlo Degiovanni

martedì 29 novembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: DANIELE CATALIN

Occorrerebbe avere la “penna” di Gianni Brera o di Gino Sala o, ancora, di Gianni Mura per potere tracciare un profilo adeguato al “personaggio” in questione.
Così, per restituirgli un po’ di soddisfazione in relazione al tanto che ha dato e continua a dare al movimento sportivo in Val Pellice. 
Ma si sa che “in mancanza dei cavalli trottano….” ed allora:
La Genesi vuole che il mondo sia stato creato da un Signore dalla barba lunga che, dopo avere creato la settimana, lavorò sei giorni ed il settimo si riposò.
Darwin qualche secolo dopo invitava a pensare un po’ diverso: “niente da grandi dei fu costruito ma il creato si è creato da se; cellule, fibre, energia e calore”
Rimanendo su cose molto più vicine a noi, quale è la fonte propulsiva che ha fatto in modo che la Corsa in Montagna, o più indietro negli anni la Marcia Alpina prendesse casa in Val Pellice?
Niente nasce mai “per caso” e dietro ad ogni cosa c’è sempre la preziosa iniziativa di qualcuno, uomo o donna che sia.
Quale è stata l’organizzazione dell’attività dell’Atletica nella Val Pellice? Ovviamente il riferimento è la propria memoria che colloca i ricordi dagli anni ’70 in poi.
…Bric Volatia è il nome di una modesta punta collocata sulla linea di cresta che sale da Rorà verso le località Palà e Valanza per proiettarsi direttamente verso il Monte Frioland che dalla sua vetta domina la bassa Valle Pellice con un occhio attento alla Valle Po e l’altro alla più modesta Valle Infernotto.
Bric Volatia era anche il nome di una informale società sportiva che negli anni ’60 / 70 organizzava le gesta atletiche degli sportivi Rorenghi.
Più a valle, a Luserna, l’Atletica nobile delle discipline olimpiche, coglieva successi a livello regionale: il 3 S di Luserna presumendo, io, che le 3 S stessero per 3 sport.
Sempre a Luserna, il Gruppo Sportivo Vigili del Fuoco, divenuto poi transitoriamente Natura Holding, cercava di contendere al 3 S la primazia nell’Atletica D.O.C..
Salendo sulla sinistra orografica della Val Pellice era (ed è) lo Sport Club Angrogna a promuovere lo sport nelle discipline sciistiche ma, soprattutto, nella disciplina che conta nella Valle degli Invincibili.
Al centro della Valle una solida Associazione, non solo sportiva, aveva eletto le prime asperità di valle quale impianto sportivo per uno sport dal nome evocativo: la Marcia Alpina. Gruppo Amici di Santa Margherita, in arte Gasm, è il suo nome ed il Castelluzzo il suo emblema.
Santa Margherita è un Borgo di Torre Pellice e come poteva la “capitale” non avere una sua Associazione dedicata all’Atletica nella forma “Pesante” della Marcia Alpina?
Se ne era fatto carico Renato Boiero alla fine degli anni ’70 dando vita ad una compagine che pubblicizzava la propria attività commerciale sulle maglie degli atleti che si disperdevano tra boschi e monti: Maison du Sport il suo nome.
Lo sforzo di Renato durò solo per gli anni ’70, sconfitto da una malattia che segnò anche la fine dell’attività commerciale.
L’attività sportiva proseguì e ne prese il timone Daniele Catalin, l’Invincibile degli Invincibili!!!
Alla Maison du Sport affiancò la neonata Polisportiva Villarese avvalendosi, negli anni, del supporto di Footing Sport, della Boutique della Carne e dall’Avis di Luserna.
L’anima logistica era, ovviamente, Villar Pellice che ospitò nel 1988 la gara nazionale “Lou vir ‘dla Cumba ‘d Liussa” con la straripante vittoria con record imbattuto di Alfonso Valicella (Alitrans Verona) davanti al compagno di squadra Antonio Amalfa ed al proto corridore marocchino Lakim Driss targato, per l’occasione, Valli di Lanzo.
Durò fino alla fine degli anni ’90 l’avventura della Polisportiva Villarese fino a che nacque un processo aggregante che diede vita all’attuale A.S.D. Atletica Val Pellice che vivrà felice e contenta per molti e molti anni ancora….
Daniele è   stato anche atleta e il gradino più alto del podio lo ha conosciuto anche lui quando negli anni ’70 e ’80 si è dedicato ad organizzare la propria attività agonistica. Le sue vittorie sono collocate strettamente in Val Pellice dove giunse sorprendentemente primo al traguardo a Bobbio Pellice ricevendo, oltre che il meritato premio, i complimenti da Willy Bertin, in veste di consulente tecnico organizzativo.
Anche Villar Pellice lo ha visto vincitore in una gara che lui definisce “limitata agli indigeni”. Quasi li nasconde i suoi successi per una forma di modestia che lo caratterizza da sempre.
Ma Daniele è Gigante tra gli Invincibili soprattutto nel campo, molto poco frequentato, degli Organizzatori. Non limito questo appellativo all’organizzazione di appuntamenti sportivi ma estendendolo alla strutturazione, guida e gestione dello sport dell’Atletica, con un occhio particolare alla Montagna nell’intera Val Pellice!
Da quaranta anni circa non c’è manifestazione sportiva nel campo dell’atletica in Val Pellice che non lo veda protagonista: dal monumento Tre Rifugi alle centinaia di gare maggiori e minori che popolano le domeniche in Valle.
Generazioni di atleti hanno avuto ed hanno modo di apprezzare la sua competente presenza. Presenza totale: dall’ideazione alla realizzazione delle manifestazioni in prima persona. Dai ruoli più operativi fino ai cerimoniali di premiazione le manifestazioni sportive vivono della sua esperienza. Ovviamente non è solo ma si avvale di una nutrita e qualificata squadra di collaboratori ed anche di questo gli va riconosciuto un merito.
Dal 2002 è anche Istruttore di Atletica Leggera e questo gli ha permesso di dare vita ad uno dei settori giovanili più importanti a livello regionale: il settore giovanile dell’Atletica Val Pellice.
Proprio questa ASD è divenuta la sua casa ed il punto di riferimento di centinaia di sportivi della vallata e non solo.
Capacità, competenza, simpatia e grande umiltà lo caratterizzano. Quest’ultima qualità lo fa apparire poco all’attenzione dei “media” ma lo sport in Val Pellice gli deve molto: almeno 40 anni di attività che hanno riempito di sport un’intera vallata……e la storia dell’ “Invincibile” Daniele Catalin continua…
Carlo Degiovanni

venerdì 25 novembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MARCO TREVES

Lo Tsan (Tzan) è lo sport tradizionale Valdostano nel quale 2 squadre di 12 giocatori si confrontano in quattro fasi di gioco (Battià o Bacchià) e gli strumenti base, oltre al campo sovente collocato sui prati degli alpeggi, sono la Pertica (Percha o Pertse) e la pallina detta, appunto Tzan. Una sorta di Baseball in salsa valdostana, insomma.
Lo gestisce la F.E.N.T. ovvero la Fédérachòn Esports de Nohtra Téra.
Sarà sorprendente per tutti noi ma uno dei più affermati campioni di Tzan è, nel contempo, uno dei massimi rappresentanti degli “Invincibili”: Marco Treves.
Ancora oggi gareggia nella serie C dopo essere stato negli anni protagonista assoluto nei campionati inferiori ma soprattutto ben 6 volte Campione Valdostano assoluto in serie A nella squadra dell’Emarèse, località nella quale vive tutt’oggi.
Ci tiene, Marco, a sottolineare il suo legame preferenziale per questo sport che è insieme anche cultura e amore per la propria Terra.
Il podismo, nelle sue forme variegate, per Marco Treves è arrivato molto tardi all’età dei trent’anni ma di questo ne parlerò in seguito.
L’excursus nella vita sportiva di Marco sorprende e dimostra fino in fondo la differenza che passa tra l’essere sportivo a tutto campo o essere semplicemente podista!
Il 1964, anno del servizio militare, ha dato avvio alle sue imprese sportive: il Corpo dell’Artiglieria da Montagna aveva individuato in lui il miglior atleta da inviare a Roma per partecipare al Pentathlon nelle Olimpiadi Militari aggregato ai Lagunari della San Marco di Venezia in rappresentanza della Terza Armata.
Lo sci nordico è stata un’altra specialità frequentata da Marco: la Marcialonga in Val di Fiemme e la Marcia Gran Paradiso in Valle d’Aosta lo hanno visto tra i protagonisti come tutte le numerose gare di Granfondo che allora caratterizzavano la disciplina nella esclusiva specialità del Fondo in formula Classica. 
Insieme all’amico Silvio Calandri ha partecipato e vinto, per due anni consecutivi, una gara davvero singolare: “La Granta Corsa” ovvero il Trofeo Monte Bianco di Alpinismo Perpetuo, gara internazionale di scalata che aveva luogo a Courmayeur.
Ritornando alla carriera podistica il suo esordio è avvenuto ai trent’anni nel 1972 (anno che agli appassionati della Tre Rifugi dovrebbe ricordare qualche cosa) vincendo gara e titolo di Campione Regionale di Corsa Campestre. Nello stesso anno vicino a casa sua era posto il traguardo di una vera e propria impresa sportiva: la Torino – St. Vincent e l’attrazione alla partecipazione è stata forte: il quarto posto ha premiato lo strepitoso tempo di 7 ore e 22 minuti sulla distanza dei classici 100 Km.  Ci ha riprovato l’anno successivo concludendo con 10 minuti risparmiati ed ancora è stata quarta posizione.
Ritorno al 1972 per raccontare la sua prima impresa podistica: dopo avere vinto il titolo di Campione Regionale nella Campestre ed il quarto posto alla Torino Saint Vincent (senza dimenticare il suo successo alla prima edizione della Tre Rifugi), in autunno Marco si iscrive al “Le Marathon du Triangle de l’Amitier”, una gara internazionale della lunghezza di 111 Km e 5.400 metri di dislivello. Aosta, Colle Gran San Bernardo, Martigny, Col de la Forclaz, Col des Montais e arrivo a Chamonix il tracciato di gara di quello che oggi si chiamerebbe “Ultratrail”.
E’ un trionfo per lui: dieci ore e trentacinque minuti gli consegnano la prima posizione assoluta relegando a un’ora e cinque minuti il vincitore della Torino Saint Vincent!
Le sue grandi qualità di atleta di resistenza hanno trovato conferma nel 1978 quando prese parte in Svizzera al Campionato Mondiale di Corsa in Alta Montagna che si svolgeva sul tracciato Les Plan – Cabane Plan Nevèe. Terzo assoluto in tempi che non prevedevano “categorie” alle spalle dell’americano Smid e del tedesco Sigenthaler.
Come accennato in precedenza Marco Treves non ha mai considerato il Podismo la “sua” prima scelta sportiva ed alla corsa ha dedicato soprattutto gli anni ’70. Anche per questo non può che destare stupore il suo ricco curriculum di vittorie. Lui dice “ne avrò vinte come minimo un centinaio” mettendo in difficoltà tutti noi che serbiamo ricordo indelebile non solo delle eventuali vittorie ma anche delle posizioni di rincalzo!
A titolo puramente indicativo si ricordano le sue vittorie sulle gare – monumento della Marcia Alpina (nella sua Patria Martze a Pia):
Tre Rifugi in Val Pellice, Chaberton di Cesana, Castelluzzo a Torre Pellice, Tre Denti di Cumiana, Picchi del Pagliaio a Giaveno, Musinè a Caselette.
Nel canavesano Quinzeina di Castellamonte, Calea, Ivrea – Mombarone, Sparone.
In Valle d’Aosta altri trionfi: dalla gara di casa Saint Vincent – Col di Joux, vinta in quattro edizioni individuali e due a staffetta al “mitico” Dondeuil (5 vittorie) passando per la Balconata del Cervino e la Marze di Lieuze.
Per un’atleta che aveva esordito nelle campestri e sull’asfalto non è stato un problema farsi valere anche su quei terreni a Trofarello, gara con record, o nella Sassi – Superga – Sassi o, ancora, nella Esperia – Colle della Maddalena.
Le trasferte fuori Valle sono state sovente molto intensive con la partecipazione a due gare, e che gare, nella stessa giornata: Ivrea – Mombarone al mattino e Calea – Brosso – Calea al pomeriggio oppure ancora la classica eporediese al mattino e Sparone al pomeriggio. Una volta arrivò addirittura a tre: crono Chiaverano – Scalveys per riscaldamento (3° post), Trofeo Zorzetting a Sauxe d’Oulx al pomeriggio (gara vinta) e notturna a Cucelio con conclusiva 6° posizione!
Nella sua breve ma intensissima carriera podistica ha vestito le maglie della Fortessani di Prazzo dell’amico Calandri, dell’U.S.  Tavagnasco di Marco Morello e dello Challant, la squadra di casa.
E dire che, nella Valle degli Invincibili, avevamo sempre pensato che la misura del suo essere Campione fosse data dalle quattro vittorie consecutive alla “nostra” Tre Rifugi assieme all’amico Marco Morello!!!
E’ stato comunque un onore, per questo angolo di Piemonte, avere ospitato il suo gesto atletico davvero spettacolare nello stile di corsa e la sua simpatia che ha conquistato la valle al pari delle sue vittorie.
Per quanto mi riguarda mi rimane un desiderio: salire in Valle d’Aosta per assistere ad una partita di Tzan e applaudire Marco nella pratica della sua più grande passione sportiva senza dimenticare che è stato uno dei più grandi interpreti dello sport che oggi affascina migliaia di atleti.
Carlo Degiovanni 

venerdì 18 novembre 2016

Galleria del futuri (?) "Invincibili" nello sport e non solo: ANDREA BARALE

Esistono realtà territoriali che sembrano vocate solo alla dura fatica del lavoro in agricoltura. La piatta pianura favorisce le coltivazioni estensive e la piccola industria, ovviamente legata principalmente all’agricoltura.
Queste realtà custodiscono piccoli tesori che dimostrano la ricchezza, non solo economica, della provincia italiana.
Una di queste realtà è collocata in Provincia di Cuneo: si chiama Roata Chiusani che non è neppure Comune ma Frazione del capoluogo Centallo.
Se voliamo alto potremmo dire che a Roata Chiusani è nato Michele Pellegrino, divenuto in vita Cardinale ma, soprattutto, punto di riferimento universale per credenti e non.
Rimanendo con i piedi in terra segnaliamo la presenza, in quel luogo, di una delle migliori Società di Atletica Leggera a livello regionale e non solo.
Il G.S. Roata Chiusani (ASD come vuole l’attuale normativa) è nato nel 1980 causa la testarda volontà di Giovanni Cavallo che si è avvalso delle prime esperienze di tecnico istruttore di Beppe Viale.
Negli anni la piccola società iniziale ha conquistato vittorie e fama coltivando la passione di generazioni di giovani ed allestendo la “5 Piloni”, manifestazione sportiva eccelsa nel campo dell’Atletica su strada (“no stadia”, direbbe la Fidal).
Il faro del G.S. Roata Chiusani è senza dubbio Rita Marchisio: fu lei a presentarsi al via della prima maratona esclusivamente femminile della storia dell’atletica nella giapponese Osaka il 24 gennaio del 1982. Stupì il mondo vincendo a sorpresa tra centinaia di atlete in 2 ore 35 minuti e 55 secondi!!! Con lei un’altra italiana….la torinese Elena Dugono, più a suo agio con le fatiche montane dello Chaberton.
Tra la schiera di atleti che oggi fanno grande il G.S. Roata Chiusani c’è Andrea Barale.
Alla corte di Beppe Viale Andrea c’è arrivato su consiglio di Gualtiero Falco che lo segue nella preparazione atletica. Nato a Pinerolo nell’aprile 1994 ma orgogliosamente residente a Bibiana ha conosciuto l’atletica nel periodo scolastico quando, esaurite le cosi dette scuole dell’obbligo, ha “dovuto” confrontarsi nelle corse campestri. La sorpresa, anche per lui, è stata la vittoria alla prima partecipazione che lo ha spinto a provarci seriamente, sia pure nelle numerose “non competitive” che affollano le sere d’estate.
L’esordio nell’Atletica che conta è avvenuto nella categoria Juniores con risultati importanti: vittoria nel Campionato Regionale dei 1500 in pista e 1° posto alla mezza maratona di Losanna.
Però….le prime asperità montane della Val Pellice hanno assistito ai suoi successi  atletici ma sono divenute anche una fatale attrazione per la sua passione sportiva.
Ancora Juniores si misura con i migliori coetanei nel Campionato Italiano di Corsa in Montagna conquistando una bene augurante 15° posizione.
Scopre una naturale predisposizione per le corse in salita che lo porta a misurarsi sulle dure pendenze del Km verticale: il Campionato Italiano di specialità del 2014 lo vede conquistare il terzo gradino del podio della categoria “Promesse”.
Con i suoi compagni d’equipe conquista, nel 2015, il titolo regionale di Corsa in Montagna a staffetta ma il suo capolavoro, che gli vale l’ingresso nella categoria dei, sia pure futuri, “Invincibili” lo realizza il 20 Agosto del 2015.
In alta Val Pellice si “celebrano” 40 edizioni della Tre Rifugi con una versione “Vintage”. La scelta del compagno di avventura cade su Loris Tourn ed insieme affrontano le asperità dei Colli Barant e Manzol.
Finiranno 7° mail tempo conferma che la stoffa c’è … nonostante la discesa. 2 ore 34 minuti e 45 secondi sanciscono una preziosa 7° posizione ma, soprattutto, confermano un’opzione in più nella sua carriera sportiva.
L’inverno lo riporta su terreni più pianeggianti ed il suo futuro prossimo sarà la qualificazione per gli italiani di campestre.
Passione per lo sport ed i risultati raggiunti sono il carburante indispensabile per affrontare la sfida, sovente solitaria, degli allenamenti….per costruire un futuro di successi la dove la strada, o il sentiero, inizia a salire.
Carlo Degiovanni

mercoledì 16 novembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MARCO MORELLO

“Unico allenatore: il mulo”. Non precisa se fosse dotato anche di apposito attestato rilasciato dalla Fidal ma l’affermazione è perentoria! Il suo primo ed unico allenatore è stato il Mulo con il quale saliva agli alpeggi ai Piani di Tavagnasco e nel tragitto imparava la perseveranza, la forza e la resistenza dell’animale che talvolta lo costringeva a muscolari ripetute per tenerne il passo o a prove di forza nello smuoverlo dalle testarde pause!
Emerge fin dal suo esordio il carattere montanaro, tutto sostanza e pratica, di Marco Morello, ineguagliabile atleta di altri tempi mai sufficientemente celebrato dalle cronache ma, senza dubbio, il più amato dalle schiere di appassionati di Marcia Alpina che una volta popolavano i sentieri e gli arrivi della Nobile Atletica delle Valli e dei Monti.
Il suo impianto sportivo si estendeva su sentiero dal concentrico di Tavagnasco, ancora Piemonte ma già in odore di Valle d’Aosta, fino ai Piani di Tavagnasco posti mille metri più su dove una chiesetta dedicata alla Madonna accoglie ogni anno gli atleti protagonisti di una storica impresa sportiva ed i fedeli alla Madonna stessa. 
Al mattino ognuno si dedica alla propria passione, sportiva o religiosa, ed al pomeriggio si accomunano in pantagrueliche feste a base di polenta, carni varie e formaggi!
C’è molto da raccontare dal punto di vista agonistico di Marco e vedrò di farne necessaria sintesi ma l’ouverture va assolutamente dedicata alla simpatia ed affabilità del “personaggio”.
Difficile pensarlo senza un baffuto sorriso ed un saluto per tutti ma soprattutto senza il nettare del suo territorio: vino, liquore e formaggio, tutto fatto “in casa” e a disposizione di tutti in un rito preventivo alle più serie discussioni tecnico – sportive.
A correre ha iniziato a 17 anni (1968) e l’esordio ha portato subito una beneaugurante vittoria! Primo classificato su 30 partecipanti. Primo in assoluto in un’epoca sportiva senza tante accomodanti categorie che generano schiere di vincitori….
Era la gara di paese, Tavagnasco appunto, dove all’inizio di Luglio si festeggiava la patrona Santa Margherita. 
Non convinto ci ha provato a fine luglio. Era in programma una gara – monumento della Marcia Alpina: Tavagnasco – Madonna ai Piani in una delle prime edizioni: anche lì, non ostante l’esordio tra i Campioni, 1° assoluto in 45 minuti (1080 mt. di dislivello!!!). 
Una settimana dopo cerca verifiche “fuori casa” ma a Cuceglio conferma con una ulteriore vittoria  la sua predisposizione atletica. Solo la lontana Torino lo riporta in posizioni di rincalzo ma pur sempre sul podio.
Inizia, quindi, nel 1968 a soli 17 anni la lunga carriera sportiva di Marco Morello e  per raccontarne 
le fasi salienti servirebbe un libro a se quindi provo a metterne  a fuoco risultati e aspetti più interessanti.
L’elenco delle manifestazioni che lo hanno visto protagonista rappresenta la Treccani della corsa sui monti quando ancora si chiamava Marcia Alpina:
A Tavagnasco – Madonna ai Piani dedico qualche attenzione in più perché su quei sentieri Marco è stato protagonista come atleta con 6 successi (miglior tempo personale 40,01) e come organizzatore con la prova di Campionato Italiano. 
La durissima salita su sentiero (Km 3,87 – Dislivello di mt 1046 – Garmin docet) rappresenta l’antesignana dei moderni Km Verticali con le sue 65 edizioni che hanno visto sfilare il Ghota della Marcia Alpina. La gara fu invisa dalla Fidal negli anni ’80 che la giudicò troppo dura e non rispondente ai propri regolamenti. Ma l’astuto montanaro ha mille risorse….bastò mantenere inalterato il percorso e correggere la lunghezza sul volantino e tutto fu risolto per alcune edizioni. Poi il Campionato Italiano nel 2006  portò 393 atleti (22° posto per Marco) ma anche l’obbligo di modificare veramente la dura ascesa…ma solo per qualche edizione perché adesso si torna a salire sul tracciato originale.
Santa Elisabetta – Cima Quinzeina e ritorno: siamo nell’alto canavesano (Castellamonte) dove regna un’altra regina delle fatiche montane. Come nelle più antiche gare di specialità nessuna segnalazione di percorso. Solo partenza, bandierone rosso sul Quinzeina,  e arrivo e, soprattutto, una muscolare salita seguita da una terrificante discesa. Se vi recate alla chiesa di Santa Elisabetta vedrete una lapide con i nomi dei vincitori della gara.  Marco la considera la “sua gara” per avervi partecipato 13 volte (nel 74, al vero, finì fuori percorso…) ed averla vinta  8 volte con record realizzato nel 1970 in 58’30”. Tra la prima (1970) e l’ultima (1990) sono trascorsi 20 anni!!!
Una vittoria l’ha anche conseguita con l’amico Marco Treves ma si saliva e scendeva a Cima Quinzeina da Frassinetto (1973).
Trofeo Monte Chaberton nella versione classica Claviere – Cima Chaberton – Cresta Nera - Cesana: tre partecipazioni e due 5° posti e un 7°.
Sauxe d’Oulx Trofeo Genevris con salita al Colle Blegier e ritorno: una partecipazione – 3° posto.
Castelluzzo a Santa Margherita di Torre Pellice: tre partecipazioni ed altrettanti  secondi posti.
Calea, ancora nel canavesano dove si è presentato al via ben 22 volte. Mai una vittoria ma sempre piazzamenti di prestigio ad iniziare dal 2° posto del 1969 e dal 3° del1972.
Sulle asperità del Musinè da Caselette si è misurato in tre edizioni ottenendo due 2° ed un 3° posto.
Ad Angrogna, nel Trofeo Monte Servin è salito per due volte: nel 1972 era in testa ad un km dal traguardo poi gli tocco la terza posizione finale. Lo supero Marco Treves che dopo il traguardo gli propose la partecipazione in coppia alla prima edizione di una strana gara allestita in alta Val Pellice: la Tre Rifugi. E di lì iniziò il mito degli “Invincibili” Marco Treves e Marco Morello.
Anche il Colle Bione di Giaveno, Quincinetto, Saint Vincent – Colle di Joux, Traversella, Pont Canavese, Ivrea – Mombarone, Il mitico Dondeuil da Challant a Issime lo vedono negli anni presente e vincitore e sicuramente l’elenco non è esaustivo.
La sua carriera sportiva comprende anche exploit inattesi:
partecipa a due edizioni della Torino – Saint Vincent. La prima nel 1969 a 18 anni e senza preparazione.  18° assoluto dopo 100 km e, purtroppo, pochissimo dislivello: 10 ore e 30 minuti ed il fisico distrutto. Ci riprova l’anno seguente con un approccio più realistico: due ore di tempo risparmiato e 4° posizione assoluta anche se….le scarpe distrutte a Borgofranco d’Ivrea lo hanno costretto ad imitare Bikila nell’ultimo tratto.
La 5 Mulini lo attende ancora nella categoria Junior nell’anno 1969: 5° posto nella università delle corse campestri di San Vittore Olona.
Ed ancora nel 1971, quando gli tocca la naja, rappresenta l’Italia nella gara tra squadre militari in Grecia ed in terra straniera conquista la seconda posizione.
Ma per noi Marco Morello è, soprattutto, il mito della Tre Rifugi. 
Il suo incedere potente in compagnia dell’eleganza atletica di Marco Treves ha “segnato” le prime 4 edizioni della regina delle Marce Alpine, dal 1972 al 1975, con quattro vittorie consecutive. E non può che andare a lui, o meglio alla coppia Treves – Morello, la palma degli “Invincibili tra gli Invincibili” nella particolare raccolta di schede che illustra le gesta dei protagonisti delle corse sui minti della Val Pellice.
La sua carriera sportiva è stata segnata dall’appartenenza a tre società sportive di eccellenza nel settore: U.S. Tavagnasco che ne ha visto i natali, lo Challant dell’inseparabile Marco Treves e il Monte Rosa del compianto amico Fogu che ha fatto ricca di soddisfazioni la specialità dentro e fuori la Valle d’Aosta fino ai migliori scenari nazionali.
Però… un gravissimo incidente automobilistico sui suoi monti lo ha fermato nella carriera sportiva. Mesi di cure ed anni per recuperare la normale capacità motoria e poi….nel 2010 ancora un ruggito da Campione: corre, o meglio, in larga misura cammina per l’ennesima volta Tavagnasco – Madonna ai Piani!
Adesso si gode gli storici successi e del vecchio campione rimane la collaborazione organizzativa nella “sua” gara e la grande simpatia diffusa a piene mani nel mondo degli appassionati con la sua affabile umiltà accompagnata, sempre, dalla consueta dote di prodotti locali e personali: un bicchiere di vino, un po’ di liquore realizzato con sapienti alchimie casalinghe e, soprattutto, il formaggio locale per celebrare amicizie e successi.
Se lo volete incontrare salite a Tavagnasco a metà luglio per percorrere i ripidi sentieri che raggiungono Madonna ai Piani ma…. non limitatevi alla parte agonistica perché Marco ha preparato un “terzo tempo” da favola ed in quel momento potrete incontrare ed apprezzare l’”Invincibile Marco”.
Carlo Degiovanni

venerdì 28 ottobre 2016

1 OTTOBRE 2017 LA SECONDA EDIZIONE!


Non si sono ancora spente le luci sulla prima edizione e già si è al lavoro per l'organizzazione della prossima. 
Il nostro Comitato Organizzatore ha deciso di confermare il periodo di inizio autunno, anticipando però di qualche giorno la data: sarà domenica 1 ottobre 2017!
Nostra intenzione sarà quella di rendere la manifestazione un'appuntamento sempre più importante nel panorama dei trail running contribuendo inoltre alla conoscenza del nostro bellissimo Territorio.
Tornate a farci visita su questo sito e sulla nostra pagina facebook, vi aspettiamo!

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MARIO VIRETTO

La pur breve Valle Sangone, propaggine montana che da Giaveno penetra le alpi verso ovest, ha contributo a scrivere la storia della Marcia Alpina con due manifestazioni sportive di assoluto rilievo: i più antichi Picchi del Pagliaio che dalla frazione Cervelli di Coazze saliva, appunto, ai Picchi transitando in andata e ritorno al Chargiour. Li si ricordando con un Trofeo Alberto Cuatto e Pierluigi Terzago che su quelle creste persero la vita il 14 Luglio 1963. Ventuno edizioni, dal 1970 al 1990, di quella gara hanno fatto da palcoscenico ai migliori specialisti.
A Coazze “capoluogo” invece è stato ed è ancora il Colle Bione a tenere accesa la fiamma della passione sportiva: Trenta edizioni e la promozione a prova unica di Campionato Italiano di Gran Fondo nella edizione 1990.
Il motore di tutto questo attivismo organizzativo stava però a Giaveno, realtà che attraverso la Sezione locale del Cai, l’intraprendenza sportiva dell’Istituto Pacchiotti e la presenza di due storiche Associazioni sportive, Cuatto e La Salle, ha formato una generazione di immensi atleti dello sport ricco solo di passione.
Carlo Dalmasso, Sergio Guglielmino, Vittorino Mattone, Elio e Edo Ruffino, Franco Malvicino per citarne alcuni ma….”la spinta propulsiva” di tutto questo risponde al nome di Mario Viretto.
Nato a Giaveno nel 1946 ha conosciuto la dignitosa povertà di quei tempi che non permetteva l’approdo a sport considerati più “nobili”. C’era, però, già la passione accompagnata da una interessante predisposizione per la corsa come segnalato dalle prime “vittorie” nelle garette di borgata.
Il più riverito campo di calcio rappresentava una tentazione ma l’individualità della corsa era la caratteristica che più lo affascinava. …E poi c’erano i risultati accompagnati da qualche medaglia che gratificavano un po’ più il papà ma meno la mamma che lo accoglieva al ritorno dai “trionfi giovanili” sostenendo: “cule medaie fale fundi et fai na sapa” (quelle medaglie falle fondere e ti fai una zappa che ti serve di più).
La strada però era tracciata e la solidarietà sportiva dell’amico Sergio Guglielmino lo condusse a conoscere le prime fatiche in montagna: in quegli anni era praticata la Marcia Alpina di regolarità e subito arrivarono le prime affermazioni: Trofeo Madonna del Rocciamelone, Trofeo Internazionale della Montagna, Trofeo Alpe di Menulla e Trofeo tre borgate nel 1965 furono le prime vittorie a conferma della predisposizione fisica a quella disciplina.
Da li alle gare di Marcia Alpina di velocità il passo era breve ed allora, sempre con l’amico Sergio, decise di esordire in una gara monumento: il Trofeo Chaberton di Cesana che si svolgeva allora per coppie di atleti.
L’assoluta mancanza di esperienza in quella specialità li portò a collaudare il percorso il giorno precedente la gara….trasferimento da Cesana a Claviere (dove era prevista la partenza) ovviamente a piedi e… via a “provare” il tracciato. Un complicato saluto agli stupiti doganieri francesi e poi tra neve e nebbia, la complicata ricerca del giusto percorso e l’approdo finale a Cesana a recuperare la gloriosa Fiat 500.
La prova andò così bene che fantasticarono la vittoria per il giorno successivo addirittura pre festeggiandola, con gli amici, in una cena propiziatoria.
Sarà stata la poca esperienza o i residui dei bagordi propiziatori l’esordio si concluse nel peggiore dei modi registrando una prestazione agonistica, ad essere benevoli, non degna di nota….
Nel 1972 sale in alta Val Pellice dove si celebrava la Prima della Tre Rifugi: questa volta lo accompagna Albino Bolognesi ed esordiscono conquistando la 6° posizione (2.34.54). Paga ancora lo scotto dell’inesperienza percorrendo la discesa dal Rifugio Granero al Jervis scalzo a causa di una scarpa rotta!
Ci ritorna poi in Val Pellice con altri compagni di avventura (Carlo Dalmasso, Elio Ruffino, Roberto Bergeretti, Gilberto Dalmasso e Franco Malvicino) per partecipare ad altrettante edizioni della Tre Rifugi ma queste volte con….scarpe più robuste! Ottimi risultati il migliore dei quali realizzato con l’amico Carlo Dalmasso da lui considerato “il più grande”.
Nella sua carriera sportiva ha coltivato con successo tutte le specialità, dalla pista alla strada alle campestri e la montagna privilegiando nettamente quest’ultima. Nel contempo ha coltivato il raro ed indispensabile mestiere dell’Organizzatore mettendo a disposizione la sua esperienza nelle principali manifestazioni della Val Sangone.
Qualche gara vinta in un contesto agonisticamente molto più impegnativo dei moderni Trail: negli anni ’70 e ’80 le vittorie erano merce preziosa: le classifiche segnalavano sovente l’arrivo di 5/6 atleti nell’arco di un minuto e le foto (anche quelle allegate) dimostravano il consistente seguito di spettatori ad applaudire l’arrivo dei Campioni della Marcia Alpina.
Nell’anno 2015 è risalito al Pra dove si celebrava la Tre Rifugi Vintage (40 edizioni). L’obiettivo era solo di assistere alla liturgia sportiva a coppie ma poi…la passione è forte e un atleta è rimasto senza “socio”. Si chiama Massimo Domenino. I due non si conoscono: Mario della Marcia Alpina ha fatto la storia, Massimo è un nome emergente. Li unisce la passione per la montagna ed allora perché no?
La coppia funziona e il traguardo regala a Mario il merito di avere partecipato alla prima (1972) ed all’ultima (2015) edizione della Tre Rifugi ed a Massimo la soddisfazione di avere accompagnato la Storia sui sentieri della Val Pellice.
Gli anni sono trascorsi ma la passione no e a Mario rimane la soddisfazione di partecipare ancora a qualche gara fedele alla maglia del La Salle ma soprattutto di assistere, con la saggezza dell’esperienza, al passaggio di testimone nelle Corse in Montagna alla nuova realtà associativa di Giaveno: il Gruppo Sportivo DES AMIS.
Carlo Degiovanni