sabato 25 aprile 2020

CORSE DELL’ALTRO SECOLO – LO CHABERTON


Settantadue “pazzi” di corsa sullo Chaberton, titolava Stampa Sera (la Stampa del lunedì) raccontando di quella impresa compiuta la domenica dopo il ferragosto 1975. Settantadue per significare un’enormità e “pazzi” perché solo dei pazzi potevano pensare di partecipare a competere su un terreno così arduo.

Era il mitico Chaberton del secolo scorso, in epoca ante “Spirito Trail”, caratterizzata dalla esclusiva componente agonistica. Partenza da Claviere e poi, attraversata la dogana francese, si saliva transitando per Sette Fontane ed il Colle Chaberton fino a raggiungere la vetta. La discesa era una sfida alle capacità individuali di equilibrismo infilando dritto per dritto la Cresta Nera che precipitava su Cesana affollata di gente lì convenuta per assistere l’impresa.  18 km circa con 1400 metri di dislivello positivo e ben 1800 negativo. A salutarne la partenza le campane di Claviere azionate dalla passione di Don Bruno, parroco del tempo.

L’idea di allestire l’impresa fu dell’Associazione Turistico – Sportiva Pro Cesana che poteva contare sulla collaborazione di Ferruccio Mosso. Nelle prime edizioni si svolse per coppie di atleti, come le discipline di derivazione sci alpinistica poi, a fare data dal 1974, si passò alla formula individuale.  Non ho conoscenza di quali furono i campioni che si affermarono nella formula a coppie ma, per racconto diretto, posso testimoniare che prese parte alla contesa anche un’autorità mondiale nel campo dell’atletica: l’allenatore torinese RENATO CANOVA. In gioventù si cimentò nell’impresa e racconta ancora oggi come, dopo una salita dignitosa, gli toccò trasportare a spalle il collega d’avventura in alcuni tratti di discesa in quanto lo stesso manifestava timori nel scendere le corde fisse della Cresta Nera.

Non di meno conto l’avventura di MARIO VIRETTO E SERGIO GUGLIELMINO (Cuatto Giaveno) che, senza alcuna esperienza pregressa provarono l’intero tracciato il giorno precedente la gara e, constatato l’ottimo tempo in prova, risalirono il giorno dopo per cogliere l’annunciato trionfo! Il Monte si fece carico di imporre ai due temerari una severa lezione che servì loro nel futuro per più umili ma brillanti prestazioni.

Come detto, dal 1974 la gara si fece individuale e le prime due edizioni videro il trionfo dell’Olimpionico WILLY BERTIN. Sul gradino più alto dell’unico podio previsto salirono i fuoriclasse della specialità: EDO ED ELIO RUFFINO, SILVIO CALANDRI, FRANCO NAITZA, LIVIO BARUS e forse altri dei quali non conservo memoria.

La presenza femminile era limitata nei numeri, come insana tradizione un tempo della disciplina, ma di qualità eccelsa.  Dalla Valle Germanasca arrivava la capostipite delle vincitrici: MARIA GRILL (così dice la classifica) che con i famigliari RINA, ELSA, MARISA, GINO, MAURO e ALDO formavano la famiglia più numerosa partecipante all’evento. Giunsero a mani alzate a Cesana anche MADDALENA GOZZANO, IVANA GIORDAN, SEVERINA PESANDO, CLAUDIA PRIOTTI, PAOLA DIDERO. Come non ricordare, però, le numerose partecipazioni della professoressa GIULIANA FRIGERO.

Gli atleti, prima dell’avvento dei bastoncini, salivano a passo di corsa fino poco oltre Sette Fontane e poi la marcia si faceva obbligatoria spingendo sui quadricipiti con le braccia a pantografo. Su quella salita si compì l’impresa di PIERGIORGIO CHIAMPO che toccò la vetta dopo 59’13”. Pagò il grande sforzo cedendo a MARIO ANDREOLOTTI vittoria e record della manifestazione: 1.33’18”! Era l’8 agosto del 1982.

I 1800 metri di dislivello di discesa transitando dalle rocce della Cresta Nera precipitanti su Cesana furono coperti in 34’56” da RUFFINO ELIO, il funambolo di Coazze. Gli organizzatori, infatti, per alcune edizioni elaborarono classifica e tempi di salita e di discesa. Peccato non avere il riscontro cronometrico della discesa del record di MARIO ANDREOLOTTI.

Le docce del tempo consistevano nella Dora Riparia che rinfrescava le gambe dei protagonisti dell’impresa; un’accogliente area verde fungeva da ristorante proletario “al barachin” in attesa delle premiazioni. Tutto questo con il contorno di centinaia di spettatori che da Cesana controllavano con il binocolo l’ardua discesa dalla Cresta Nera prima di accogliere con un soffocante abbraccio finale i “72 pazzi” da cui siamo partiti per illustrare una gara leggendaria!

L’avventura finì con l’edizione 1992 che vide la partecipazione di una sparuta pattuglia di 47 concorrenti. Il mondo della Marcia Alpina stava cambiando e si andava affermando un modello con formule tecniche meno estreme. D’altra parte lo Chaberton dovette fare conti, nei primi anni ’80, con le rigidità federali che prevedevano percorsi più confacenti ai corridori che ai marciatori.

La gara dello Chaberton, però, è rinata come un’araba fenice in questo secolo. Quella piramide è troppo sfidante per non indurre a tentazione gli organizzatori. Ci provarono prima i francesi che, in collaborazione con Cesana, allestirono la Maratona dello Chaberton: 42 km con partenza ad anni alternati da Monginevro e da Cesana. Poi toccò a Cesana prendere in mano in esclusiva la gestione dando alla gara una caratteristica meno estrema soprattutto nella discesa ed allungandone il tracciato prevedendo partenza ed arrivo da Cesana.

Oggi i partecipanti superano alcune centinaia riscoprendo, o scoprendo, la bellezza della disciplina sportiva che porta gli atleti a filosofare e faticare sui sentieri montani. Però il mito inavvicinabile dello Chaberton è rimasto là, nel secolo scorso, quando “Settantadue pazzi” costruivano l’epopea della storia della Marcia Alpina.

Carlo Degiovanni