venerdì 24 aprile 2020

CORSE DELL’ALTRO SECOLO – TAVAGNASCO


Il quesito rimane sempre lo stesso in attesa di soluzione toponomastica: come si chiama la Valle d’Aosta prima che diventi Valle d’Aosta? Ossia da Ivrea a Quincinetto?

Il quesito ha tormentato i pensieri degli atleti di questa parte della Provincia torinese, sospesa tra le terre Valdesi e la realtà che ospitò il “militare Totò”, nel corso del viaggio di avvicinamento al luogo di fatica domenicale. Erano gli anni ’70 del secolo scorso e partecipare ad una gara “quasi in Valle d’Aosta”, famosa per ospitare la crema della specialità, rappresentava una medaglia sportiva da conservare e riservare per i senili ed epici racconti alla nipotaglia di vario genere.

Lascio da parte l’augusto quesito per dedicarmi a raccontare, sia pure in colpevole sintesi, l’epopea della più antica, storica e dura gara di Marcia Alpina giunta, nell’era “ante virus”, alla sua 68° edizione celebrata il 21 luglio 2019: Tavagnasco – Madonna ai Piani.

Ha attraversato tutte le epoche dello sport dei corridori di montagna fin dal 1952 quando Cesare Franchino e Vittorio Elli guidarono una pattuglia di giovani indigeni nella sfida volta a raggiungere, dal classico ponte sulla Dora, la cappella posta ai Piani di Tavagnasco dove si celebrava la Messa in occasione della festa annuale. 


Inconsapevolmente diedero vita ad un avvenimento che non cessò più di esistere divenendo l’immancabile appuntamento onorato dal Gotha della specialità. Per la cronaca e per la storia l’impresa venne compiuta in 45 minuti circa!La longevità della manifestazione ha determinato il cambio della denominazione stessa passata da Marcia Alpina delle prime edizioni a Corsa Alpina ai Piani fino a Corsa in Montagna ai Piani di Tavagnasco. Feroce il percorso di gara: 4,5 km e 1040 metri di dislivello, un kilometro verticale ante litteram. Partenza (classica) dal Ponte Dora e poi un breve tratto di asfalto permette ai partecipanti di scaldare i motori e poi si sale senza pietà per gradini e gradoni che attraverso i boschi di castagno conducono ai prati finali che assistono increduli all’agonia dei partecipanti accolti, infine, dalle campane della Chiesa della Madonna ai Piani e dal consueto e cospicuo ristoro finale.

Al vero le misure tecniche della manifestazione subirono, negli anni ’80, gli strali del neonato, in seno alla Fidal, Comitato Regionale di Corsa in Montagna che ne chiese una profonda modifica non ritenendole in linea con i nuovi regolamenti. Li si dispiegò l’astuzia del montanaro che provvide a modificare virtualmente la distanza sul volantino portando il tracciato alla lunghezza teorica di km 8. Modifica teorica perché in pratica il tracciato rimase invariato.  Il Comitato organizzatore dovette poi cedere in occasione della promozione della manifestazione a livello nazionale. In cambio di una nutrita e qualificata partecipazione nazionale si dovette procedere a rendere meno aspra la salita inserendo dei traversi atti a fare riposare i garretti dei marciatori. Il tracciato, così modificato, ospitò ben due prove del Campionato Italiano nel 2006 e nel 2018.

Brevi e obbligatorie parentesi che non hanno impedito alla manifestazione di tornare costantemente sul tracciato originale. Peraltro, in alcune edizioni della metà degli anni ’70, la formula utilizzata fu quella di prevedere altre alla salita citata anche la discesa per lo stesso tracciato.

Dicevo della durezza del tracciato ma tutti ricordano la “sentenza” di Remo Franchino che della gara disputò 23 edizioni con due vittorie: Ai miei tempi era dura la vita…non la corsa”! Dissertazioni e giuste dissacrazioni pronunciate ancora una volta dalla saggezza montana!
Non provo nemmeno a ripercorrere il Pantheon dei vincitori e delle vincitrici delle 68 edizioni disputate fino ad oggi: un completissimo sito www.corsaaipiani.it vi renderà edotti di ogni curiosità in materia.


Mi limito a ricordare che i Piani di Tavagnasco sono la Patria dell’indimenticabile Marco Morello e che su quelle asperità svetta ancora, sul tracciato originale, l’imbattuto record di Pier Giorgio Chiampo, l’uomo che salì i 1400 metri dello Chaberton in 59’13”, che nella edizione 1982 salì i 1040 metri di dislivello in 37’36”.

Tutto questo è avvenuto ed avviene a Tavagnasco, una località situata dove il Piemonte sente già profumo di Valle d’Aosta che abita appena più in là, scavallati ancora i territori di Quincinetto e Carema; un piccolo Comune abituato a fare le cose in grande, dalla musica (Tavagnasco Rock) allo sport con la manifestazione citata: tradizione e innovazione sorretti dalla capacità gestionale che caratterizza questo piccolo Comune. Realtà montane dove la collaborazione è ancora un valore.

Sarà dura la realizzazione della 69° edizione nell’anno del virus 2020. Forse la Marcia Alpina di Tavagnasco, come amo chiamarla, dovrà prendersi un anno sabbatico al pari dell’intero calendario di corse sui monti ma, nel caso, l’appuntamento sarà solo rinviato conoscendo il carattere forte degli appassionati locali guidati dalla capacità ed esperienza tecnico – organizzativa della ASD Monterosa Arnad. Società sportiva che nella sua denominazione ricorda Mauro e Giuseppe Fogu, protagonisti della specialità che adesso gareggiano su altri ed alti monti ma sono vivi nel ricordo del mondo dei faticatori di montagna.

Chiudo questo breve excursus chiedendovi di risolvere il quesito iniziale. Così, per potere riprendere a dormire serenamente le mie notti.

Carlo Degiovanni