Trail Degli Invincibili

Un bellissimo Trail attraverso luoghi spettacolari, insoliti, racchiusi da una cerchia di monti dove tra tutti emerge il Cornour, da questa parte quasi inaccessibile!

Il nuovo percorso

Un nuovo Trail in Val Pellice con partenza ed arrivo dal Laghetto Nais di Bobbio Pellice!

Un occasione per conoscere la nostra Valle

Il nostro "Trail degli Invincibili", oltre ad essere un importante momento di sport vuole essere un occasione per conoscere il territorio della Val Pellice, non solo per le sue bellezze paesaggistica ma soprattutto per la sua ricca storia e cultura.

venerdì 30 settembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: ERMINIO NICCO

Solo leggende montane? Si dice che se c’è fumo c’è anche un po’ di arrosto….Corre voce che negli epici anni 60/70 della Marcia Alpina il localismo fosse molto forte a difesa dei montanari/atleti locali. Il calcistico “fattore campo” applicato alla specialità per impedire, o rendere più difficili, vittorie “forestiere”. Niente a che vedere con questioni etniche ma si sa…il prestigio di vincere nella gara del proprio paese è cosa impagabile.
Ed allora la “leggenda” racconta di segnalazioni mancanti o errate o, ancora, di tagli di tracciato conosciuti solo dagli “indigeni”….o di altri artifizi.

…era una mattinata pioviggionosa di fine luglio 1973 e sulla piazzetta di un grazioso borgo montano attendevo l’esordio nel mondo dei marciatori alpini, complice una scommessa con il cognato, assente per la sgradita pioggerellina! Al tavolo delle iscrizioni la ferale notizia: “le iscrizioni si sono chiuse ieri sera. Impossibile partecipare!” La cosa un poco mi colpì: è vero che il regolamento (a me esordiente del tutto sconosciuto) recitava in tal senso ma, perbacco, non ambivo mica alla vittoria ed una iscrizione in più…..
Nel tornare, deluso, all’auto notai un capannello di atleti discutere animatamente sullo stesso argomento essendo stati vittime dello stesso destino. Solo che i loro nomi erano di altro profilo dal mio. Se la memoria non mi inganna: Morello, Treves, Ducly e Nicco…..Erminio Nicco, giunti in Val Pellice dalla Valle d’Aosta per un confronto sportivo con i forti atleti locali….allora, forse non era la mia presenza il problema…

La “leggenda” finisce qui e la morale la lascio ai lettori.
Quanto sopra riportato fa parte del mondo della Marcia Alpina prima dell’avvento dei meno competitivi “Trail”. 
“A quei tempi il livello degli atleti era altissimo, potevi vincere o arrivare decimo…poi, qualche volta c’era chi faceva il furbo ma, per fortuna, erano pochi, e così capitava che transitavi primo in vetta ed all’arrivo eri secondo senza avere subito sorpassi!”
A parlare così è Erminio Nicco nato a Donnas nel 1949. La Valle d’Aosta ha sempre prodotto il meglio nel campo delle corse sui monti e il Tor des Geants moderno ha radici antiche e profonde!
L’esordio sportivo di Erminio avviene a 21 anni nel suo paese natale. Si corre nei vigneti che caratterizzano questa parte della Regione alpina. Francesco Tubia è il vincitore ma appena dietro di lui si manifesta il potenziale atletico di Nicco. L’esordio promette bene! Un anno per recuperare le forze e poi dinuovo in gara a provarci: questa volta a Quincinetto, paese vicino ma già Piemonte. Le poche gare concentravano i migliori ed al via c’erano proprio tutti: Tubia, Treves, Morello. Tonolini ecc… gara di testa con i migliori fino all’ultimo km e poi…maledetti crampi…10 minuti su un muretto ad interrogarsi sui perché dell’esistenza umana e poi l’arrivo: ultimo!
Lì poteva chiudersi la sua personale avventura sportiva ed invece la riconosciuta testardaggine dei Valdostani ha determinato le condizioni per l’avvio di una delle più brillanti carriere sportive espresse nel mondo dell’Atletica di montagna.
L’U.S. Tavagnasco, il tempio della specialità in quell’epoca, lo ha accolto tra le sue fila, la dove imperversavano già le imprese dei Marco: Morello e Treves. La scuola era di altissimo profilo sia dal punto di vista organizzativo (la mitica Tavagnasco – Madonna ai Piani) che atletico!
Ed allora via a conoscere le vallate piemontesi per confrontarsi con i migliori  nelle poche ma prestigiose manifestazioni che allora componevano un calendario agonistico più “umano” degli attuali. 
Nel 1973 l’auto targata Valle d’Aosta giunge a Villanova (Frazione di   Bobbio Pellice) da dove parte il sentiero di accesso al Pra: in quel luogo tanto spettacolare quanto semisconosciuto l’anno precedente ha esordito una gara davvero speciale, a cronometro per coppie di atleti e i Marco (Morello e Treves) avevano imposto la supremazia della razza valdostana: la Tre Rifugi.
Erminio fa conoscenza con le asperità del Manzol (3° posto) in compagnia con Lino Morello. Assiste al secondo trionfo dei compagni di squadra ma inizia a prendere le misure. Ci ritorna negli anni seguenti con la nuova divisa dello S.C. Challant e nel 1976 realizza il capolavoro che gli assicurerà fama e ricchezza(?) nella vita: sale al Pra per provare a compiere l’impresa. I “Marco” amici e avversari avevano messo il sigillo in Val Pellice per ben quattro anni consecutivi e bisognava provarci ad interromperne lo strapotere.
Lo accompagna un atleta semisconosciuto: Silvio Calandri approdato allo S. C. Challant dopo gli esordi sportivi nella Forteessani di Prazzo nella cuneese alta Valle Maira.
E’ un trionfo: Nicco – Calandri sono i vincitori assoluti con un tempo cronometrico impensabile, peraltro in una giornata meteorologicamente disastrosa: 2.05.44 rappresenta l’imbattuto record della manifestazione nella sua formula a coppie. I “Marco” fanno gli straordinari migliorando notevolmente il loro tempo (2.10.53) ma non vanno oltre una prestigiosa seconda posizione.
Si ripete (ripetono) l’anno successivo con partenza ed arrivo spostate al Rif. Barbara, causa incendio al Jervis, ed a Luglio auspicando un meteo migliore.
Il sigillo degli “Invincibili” sta in queste prestazione!
Ma non c’è solo Tre Rifugi nel palmares di Nicco: i successi ottenuti in montagna e su strada costituiscono la cartina geografico/sportiva dell’intera Valle d’Aosta e dintorni:
A Vico Canavese coglie il primo successo nel 1975 e poi….Tor du lac di Valgrisenche, Tor di Gargantua a Gressan, Sain Oyen, Gressoney, Saint Vincent – Colle di Joux, Nissod – Zerbion, il mitico Dondeuil, Oropa – Fontainemore, Tor des Challant, Verres - Col Tsecore, Tavagnasco, Ivrea – S. Giacomo (prima riedizione della Ivrea – Mombarone), Musinè, Graglia – Mombarone, Quarona – Ghemme, Tre Denti, Chaberton,  Sauxe d’Oulx  e le notturne stracittadine di vallata.
Cento successi e più in un elenco che appare una sinfonia all’orecchio degli appassionati di corse in montagna.
La carriera sportiva di Erminio Nicco prosegue, quindi, nello S.C. Challant favorita dalla intraprendenza di Enzo Bonnin che raduna i migliori atleti (compresi Treves e Morello)  e li porta misurarsi anche sulle scene nazionali a confronto con i “mostri sacri” Balicco, Giupponi, Lazzarini, Chiampo, Simi…
Erminio non è un professionista (a dire il vero erano pochi) e deve conciliare lo sport con il lavoro a turni all’ILLSA Viola ed il lavoro nella più salutare vigna di famiglia.
Sulle scene nazionali i risultati ne confermano il valore: 4° posto assoluto agli italiani in Garfagnana (la storica Pania di Corfino), 7° a Ceppo Morelli, 10° al Monte Zucco di San Pellegrino. A Domegge di Cadore uno strepitoso secondo posto dietro ad un certo Balicco….
Le trasferte all’estero gli hanno consegnato il terzo posto a Bex in Svizzera e l’ingresso nei Top Ten nel Campionato Europeo di Ginevra (Gènève – Mont Salève).
Nel 1977 Erminio abbandona la montagna (ecco perché io vinsi la Tre Rifugi nel 1978 e quale era il motivo della sua assenza…): seri problemi alla caviglia ne limitano le potenzialità ed allora ci prova con la meno amata strada e pista:
L’Atletica Pont Donnaz diventa la sua casa agonistica ed anche su strada non tarda a farsi valere: la 30 km di Porto Recanati (1.38.28) gli portò, oltre al successo nella concomitante prova di Campionato Italiano a squadre, anche l’attenzione della Enervit Varese che lo volle tra le sue fila.
La nuova divisa lo proiettò in campo internazionale. A dire il vero l’esame di maturità per strada e pista avvenne a Roma nel Campionato Italiano di Maratona: finì 16° appena dietro ad un certo Gianni Poli!
Irlanda, Francia, Montecarlo e gli Stati Uniti (Seattle) lo hanno visto tra i protagonisti.  A Milano realizza il migliore tempo in maratona nel 1983 con 2. 19.28 ma i suoi “crono” eccellenti su strada non si fermano qui: 14.49 sui 5000 e 18 km e 890 mt sull’ora confermano le sue qualità atletiche. Però….la Montagna di corsa è rimasta nel cuore ed allora….
Affronta con coraggio una grave malattia che lo colpisce nel 1984, stop obbligatorio ed ottiene anche qui una vittoria!!!

Ritorna in campo e costituisce una Società sportiva tutta sua per trasmettere la sua passione ai giovani: G.P. Avis Pont St. Martin divenuta, poi APD Pont Saint Martin. Frequenta i corsi specifici Fidal da allenatore (ma cosa avrà avuto ancora di imparare…) e “cresce” i nuovi campioni: Xavier Chevrier, Massimo Farcoz, Michela Comola, Erik Rosaire….
Erminio Nicco: classe 1949. E’ l’ora di seminare per il futuro partendo dalla propria grandiosità atletica. E’ tempo di ringraziare la famiglia (di fianco ad un grande uomo c’è sempre una grande donna) che gli ha permesso di realizzare molti sogni due dei quali ancora tali: costituire un Comitato regionale di Corsa in Montagna che faccia emergere le potenzialità atletiche di Valle e gli dia la possibilità di misurarsi fuori regione e poi….
vedere il figlio Alessandro correre la Tre Rifugi…per chiudere un cerchio lì dove tutto ebbe inizio con un record imbattuto in uno sport fatto anche di “leggende”.
Carlo Degiovanni

mercoledì 28 settembre 2016

Galleria dei futuri (?) "Invincibili" nello sport e non solo: GIOVANNI BOSIO

Nelle Valli di Lanzo era la Germagnano di Airola a governare il movimento sportivo della neonata “Corsa in Montagna” anche se più su, al Pian della Mussa, già esisteva una storica competizione ritornata in vita in questi anni: Rifugio Città di Ciriè – Rifugio Gastaldi andata e ritorno (Marco Sclarandis 49.07”).
Anche la valle Sangone proponeva già una sua specialità ritornata di moda: La “scalata al Monte Aquila” di Giaveno con Franco Naitza indiscusso dominatore.
Nella pianura che guardava con un poco di invidia ai monti ed in specifico in una Ciriè, incurante di una tardiva nevicata, nasceva, ed era il 3 aprile 1991, Giovanni Bosio.
Rifiutata, con coraggioso orgoglio maschile, la più maestosa Valle Susa, Giovanni ha eletto le due vallate “secondarie” come proprie amanti indeciso su quale delle due fosse la destinataria dei suoi favori (sportivi).
Lo sport ha sempre fatto parte della sua vita ma la passione per la montagna, per ovvie ragioni logistiche, ha dovuto attendere la maggiore età.
Ed allora eccolo debuttare nel basket, specialità nella quale l’altezza fa sovente la differenza. La tenacia non basta e la carriera si ferma dopo avere raggiunto comunque l’Eccellenza. Ci prova con l’atletica nella versione più ortodossa, disciplina che offre specialità per tutte le caratteristiche fisiche. I risultati ci sarebbero anche ma di gran lunga prevalgono gli infortuni muscolari. Alla fine molte cure e poche corse esclusivamente su pista.
L’amore per la pista finisce e Giovanni si ricorda delle due sue amanti…loro, forse, richiedono più resistenza che potenza esplosiva! Il primo problema è la scelta: hanno tutte due il loro fascino ma con la Val Sangone ha più confidenza grazie ad una seconda casa che gli ha permesso una più approfondita conoscenza. E poi…li c’è una squadra che ha saputo rinnovarsi nella tradizione: dall’esperienza di Mario Viretto e Sergio Guglielmino fino alle nuove leve passando per Vacchieri papà e figlio. Il G.S. Des Amis è l’ambiente giusto per provarci dopo mesi di cure con conseguente stop agonistico.
Il suo anno di ingresso nel mondo dei faticatori di montagna è il 2013 (benvenuto!)  e subito si rende conto che la montagna può rappresentare il suo futuro sportivo. Quando la fatica diventa “piacevole” significa che si è trovata la disciplina giusta per le proprie caratteristiche. E questa è la sensazione che prova quando affronta, in special modo, le salite! Il raggiungimento del traguardo appare come una delusione in relazione alla soddisfazione di percorrerle e dominarle…Si scopre specialista sulle salite ma è troppo giovane per definire il suo confine tecnico – agonistico. La Montagna offre molte opportunità ed è vietato, a 25 anni, accontentarsi!
Il suo esordio avviene nel circuito del Vertical Sunset e li lascia intravedere le sue potenzialità. L’impazienza lo porta a misurarsi con gli Invincibili e cosi decide di arrampicare le asperità del Rocciamelone: lo prova nel 2015 e giunge 15° in 2.29.57. Trascorso un anno ci riprova e questa volta il tempo impiegato scende a 2.25.31 e la posizione è la 14°. Nella mente c’è uno dei maestri: quel Ruffino Elio che il Rocciamelone lo salì e ridiscese in 4.14!
Il 2016 lo consegna alla “Galleria dei futuri (?) Invincibili” per la sua partecipazione alla “Tre che non c’è” al Rif. Jervis del Pra di Bobbio Pellice. Vince in 2.25 ma soprattutto assorbe consigli e suggerimenti del suo “maestro” Luca Vacchieri che lo accompagna nell’avventura. 
Il Capolavoro che vale il passaggio dall’apprendistato alla (giovane) maturità arriva, però, nella più antica gara di salita: la classicissima Tavagnasco – Madonna ai Piani. Il suo primo posto ha sorpreso soprattutto lui che con 42.13 ha onorato la gara – monumento di Marco Morello.
La strada è ancora lunga ma la direzione è quella giusta per riuscire nello sport che ama e, soprattutto, nella vita.
Carlo Degiovanni

martedì 27 settembre 2016

Galleria dei futuri (?) "Invincibili" nello sport e non solo: DIEGO RAS

“Davvero mi è difficile capire come fai a non avere crampi … seguendo il tuo passo per la salita a Rocca Muret ho osservato i tuoi polpacci in forte tensione sulle massime pendenze…” 
Dietro di me saliva lui, irraggiungibile, però, dove la strada spianava, Pier Luigi Primo. Il più grande appassionato di atletica che io abbia mai conosciuto. L’Atletica Pinerolo era la sua creazione e, contemporaneamente, il motore dell’attività agonistica nel nostro angolo di Piemonte. Grandi campioni del passato sono cresciuti ai suoi insegnamenti: Antonio Giachetto, Anteo Mallica, il lunghista Strazzacappa, Patrizia Boaglio per citarne alcuni. Quest’ultima, poi, li è rimasta a trasmettere sapienza atletica al nuovo che emerge.
Pier Luigi amava, talvolta, frequentare quella disciplina eretica dell’Atletica Leggera che si chiamava “Marcia Alpina”. Non le pendenze estreme ma qualche dislivello si, tanto per vedere l’effetto che fa….
Il Liceo ed il Buniva a Pinerolo, in tempi remoti le cosi dette “scuole alte” per gli studenti provenienti dalle “colonie” più estreme della Provincia, hanno sempre rappresentato un bacino immenso di potenzialità sportive da fare emergere in particolare modo nel campo dell’atletica e la gloriosa Società sportiva pinerolese ne ha coltivato i fiori più belli.
Al Liceo pinerolese è nata la passione sportiva di Diego Ras. Lui, probabilmente, non sa chi sia Pier Luigi Primo ed è questa l’occasione per ricordare che, come nelle staffette, c’è sempre qualcuno da cui prendere il testimone per poi passarlo ad altri.
Il 7 gennaio 1995 la sua data di nascita in una Bibiana che gli ha offerto, scolasticamente parlando, solo la terza media. Lui, però, ci tiene alla sua Bibianetà o al suo Bibianesimo se si preferisce e vive la sua terra che è fatta di pianura, della mitica “Gabbia” e dalle vicinissime montagne.
Obbligatorio, quindi, tradurre l’Atletica nella sua versione più “hard” rappresentata dai dislivelli in montagna. Con un pizzico di “trasgressione” rispetto alla “ortodossia” della Atletica Leggera che lo vorrebbe solo per se per farne un protagonista delle nobili discipline olimpiche, dal mezzofondo ai 3000 siepi …. ma oramai la “Marcia Alpina” nella versione soft della “Corsa in Montagna” è sdoganata…
“Se lo sa Patrizia…”, questa la denominazione del suo Team (Ras Diego e Becchio Lorenzo) che appare nella non classifica della “Tre che non c’è”, la manifestazione sportiva in formato “Ghost” che quest’anno ha tenuto in vita i sentieri della Tre Rifugi Val Pellice. Due ore e trenta per coprire i 21,6 Km ed i 1700 mt di dislivello che gli sono valsi un terzo posto.
Ben di meglio gli era riuscito nella edizione “Vintage” della stessa gara del 2015. In quell’occasione in coppia con Filippo Barazzuol (Ba – Ras) costruì il capolavoro che lascia intendere un grande futuro: 2.16.05 il riscontro cronometrico ed un primo posto storico che lo consegna di diritto alla “Galleria dei possibili futuri Invincibili”!
La sua ancora breve esperienza è partita, ovviamente, dalla multidisciplinarietà delle categorie giovanili ma da subito ha lasciato intendere che di stoffa ce n’è a sufficienza per farne un protagonista in frak oppure nelle più rustiche vesti di corridore di montagna.
La prova di Campionato italiano di Corsa Campestre di Borgo Valsugana lo ha visto, nel 2012, quinto assoluto nella categoria Allievi ed il talento si è confermato con il 10° posto agli italiani di Firenze nella specialità dei 2000 siepi. Ma fin da allora si è messo in luce agli occhi di Paolo Germanetto con il 6° posto ai Campionati Italiani di Corsa in Montagna a Domodossola!
Quest’ultima prestazione lo ha portato alla convocazione, da Junior, nella Nazionale di Corsa in Montagna conquistando un prestigioso 9° posto (1° posto a squadre nazionali) ai Campionati europei di Gap (Francia).
Il passaggio alla categoria “Promesse” definisce anche l’obbligo alla definizione della propria specialità da privilegiare: nel 2015 cerca ancora la “retta via”: partecipa ad alcune Corse in Montagna dimostrando doti tecniche di rilievo su tutti i terreni. Non abbandona la pista e la sua partecipazione ai 3000 siepi agli Italiani di Bressanone ne conferma, anche qui il talento.
Nel modo giusto si possono armonizzare le due specialità…e’ questione di capacità nel pianificare gli eventi sportivi e provare a dimostrare il proprio valore sul terreno agonistico. 
Lui denuncia una forte attrazione per i dislivelli montani: la specialità tecnica ma anche l’ambiente nel suo complesso costituito dal fascino dei panorami e dall’umanità che la montagna sa generare…e provare il 9 ottobre agli Invincibili di Bobbio? Per lo sport e la cultura…. 
Vedere questa passione per lo sport nei giovani è esaltante ed il pensiero non può che ritornare a Pier Luigi Primo ed a quei suoi dubbi sui crampi ai polpacci….
Carlo Degiovanni

lunedì 26 settembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: PAOLO BERT

“….. La fortuna ci ha assistiti fino al tratto conclusivo sul terreno ondulato che precedeva il traguardo al Barbara. “Radio scarpa” ci aveva avvisato di avere pochi secondi di vantaggio sugli avversari più vicini.
Uno sforzo disperato ed ecco i crampi bloccarmi il passo nei trecento metri finali.
Disteso a terra, impotente di fronte allo sguardo preoccupato di Domenico ho visto in quel momento materializzarsi la Persona alla quale devo molto di quella vittoria e che oggi ho l’occasione di ringraziare pubblicamente: Fausto Bernardoni da Castelmassa (Rovigo), idraulico in Cavour, ex portiere della quarta serie con una puntata nel glorioso Verona, allenatore di calcio nel tempo libero e presente al Barbara per assistere alla “Tre Rifugi”, per la bella giornata e per l’immancabile grigliata con gli amici. Le sue mani sapienti ed esperte di cose sportive hanno provveduto ad un tagliando di emergenza che mi ha consentito di ripartire e tagliare il traguardo rimanendo in trepidante attesa dei responsi cronometrici …. Abbiamo vinto!!! Domenico ed io abbiamo vinto!!! Ancora grazie, grande Fausto. E’ andata così; non era previsto, è avvenuto e forse proprio per questo è stato ancora più bello. C’era molta gente alla Tre Rifugi in quegli anni …. ”
Tra la “molta gente” presente il 16 luglio 1978 al Rifugio Barbara nel vallone dei Carbonieri c’era anche lui; o meglio, non c’era ancora ma era prossimo all’arrivo. Era presente, però, la mamma salita per assistere alla vittoria (non programmata) del fratello Domenico Bruno Franco nella 7° edizione della Tre Rifugi colà spostata causa il disastroso incendio del Rif. Jervis del dicembre 1976.
Paolo Bert, lui, sarebbe nato solo una quarantina di giorni dopo (23 agosto 1978) ma le radici della sua passione per la montagna, ed in particolare la corsa, stanno li in quella imprevista vittoria e nelle successive imprese sportive dello zio che hanno accompagnato la sua crescita fino a che non ha deciso di “mettersi in proprio”.
Condensare la presentazione di Paolo atleta in una sintetica scheda è impresa impossibile: Wikipedia impiega ben quattro pagine per descriverne freddamente i dati tecnici salienti partendo dal 2001, anno nel quale la sua carriera sportiva era già piuttosto rodata.
In una specialità, le corse in montagna variamente coniugate, che non ha retroterra statistico ufficiale né didattica scientifica non è eccessivo affermare che Bert sia “il più grande”, una sorta di cannibale alla Merckx nel ciclismo…il Fuoriclasse tra i Campioni.
E…a tempo perso c’è spazio anche per lo sci – alpinismo ed un pizzico di Mountain Bike!
Al di la dei risultati sul campo a sorprendere da subito sono le sue caratteristiche tecnico fisiche. La corsa in se è esercizio semplice, persino scontato se la si effettua solo in pianura. Li conta il passo medio e la capacità di gestirlo sulla breve o lunga distanza. Ma se il gesto tecnico lo si trasporta in montagna diventa un esercizio algebrico con parecchie incognite: la corsa sul terreno irregolare, la marcia dove le pendenze si fanno più importanti fino a divenire estreme, l’equilibrio nel percorrere le creste, le discese di ogni genere e grado, la resistenza e la gestione delle proprie forze per un’ora o per cinque…e poi …. la capacità di gestire negli anni il massimo livello agonistico che presuppone equilibrata sintesi fisica e psichica.
Paolo, pur non essendo cresciuto alla “scuola” dell’atletica, è tutto questo e lo è dopo circa 20 stagioni ad alto ed altissimo livello.
Con i suoi 170 cm di altezza e 60 kg di peso forma è considerato un “formidabile” discesista ma ogni domenica conferma che non è da meno sulle salite, anche le più impegnative, e la pianura non lo spaventa.
Altra sua straordinaria caratteristica è la capacità di emergere sulle distanze più diverse: dalla classica Corsa in Montagna di 45 minuti alle estreme Sky Marathon che richiedono sforzo e concentrazione per molte ore.
Analizzando le sue prestazioni facendo riferimento alla più “nobile” Atletica Leggera è come un atleta che non abbia difficoltà ad affrontare con successo il breve scatto sui 100 metri, la tecnica dei 400 ostacoli, la potenza resistente dei 3000 siepi e la distanza della Maratona!!!
Ed allora perché Paolo non ha mai percorso le strade “gloriose” dello sport più “nobile”? Molti se lo chiedono e lo hanno chiesto anche a lui…La passione, ed alla passione non si può resistere: volete mettere la noia delle corsie di una pista a confronto con lo spettacolo della montagna che scorre sotto i tuoi piedi e ti riempie lo sguardo? Volete mettere l’applauso e l’ammirazione degli sportivi che salgono le cime per “vederti” rispetto alla gestione tecnico-scientifica di interessati allenatori che programmano lepri ed inseguitori nei meeting milionari sempre più organizzati per gli addetti ai lavori?
Come diceva De Gregori “la locomotiva ha la strada segnata” mentre “il bufalo può scartare di lato e…cadere”. Ognuno segue la sua strada ed i suoi sogni ed è vero che “può anche cadere” ma vuoi mettere la libertà di potere “scartare di lato”?
Ed ecco la sintesi di un “sogno” di Paolo:
“Imerio è in vetta dopo una veloce salita nonostante la competizione dello “Stellina” della mattinata precedente. È lui il delegato dal Cronometrista per la verifica del passaggio in vetta. E’ dotato di orologio satellitare e radio. Ore 9 e 58 Paolo è in vetta: 1 ora 58 minuti e 03 secondi. Il record di sola salita resiste (Dario Viale – 1.48 e spiccioli) ma questa è un’altra storia. 
Poco più di un minuto di sosta per la foto ufficiale e poi giù per un verticale incredibile: è qui che Paolo costruisce il capolavoro. L’altro Paolo, inteso come Perotti, lo osserva dalle Sagnette . Uno spettacolo la discesa agile e controllata laddove di norma ci si arrampica. 17 minuti dalla vetta all’Andreotti e poi via verso la scarica di pietre del Colle delle Sagnette . Il transito al Quintino fa presagire il livello della prestazione. 2 ore e 41 il tempo di passaggio. 
Al Pian del Re Danilo attende per ufficializzare l’impresa: l’Atleta, maglietta rossa della Podistica Valle Infernotto, compie gli ultimi passi dal Lago Fiorenza ed alle sorgenti del Pò fa registrare il tempo totale di 3 ore 12 minuti e 42 secondi (discesa in 1 ora 14 e 39) !!!
Cosa aggiungere: è un’impresa sportiva che non porta medaglie. 
C’è l’ammirazione della gente per il coraggio dimostrato più ancora che per il tempo impiegato. Forse un poco di invidia da parte di coloro che per salire il Monviso devono allenarsi un anno intero … Ma il piccolo uomo che sale il grande monte e la metafora dell’esistenza: la consapevolezza delle proprie possibilità, non uguali per tutti, e la tenacia nel volere raggiungere, con umiltà e sacrificio i propri obiettivi.
Il piccolo uomo che sale il grande monte sa che non lo “vince” ne lo “conquista”, semplicemente lo accarezza, lo rispetta e lo ringrazia per avergli permesso, in un giorno di fine agosto,  di realizzare un sogno che durerà una vita.
Poi si riprende la vita di tutti i giorni: la Montagna rimarrà la a disposizione per altre “imprese” ed altri sognatori.  Paolo tornerà al lavoro, alla famiglia ed a regalarci altre vittorie nelle competizioni di montagna.”
Il record, imbattuto, di salita e discesa dal Pian del Re alla vetta del Monviso per la via sud rappresenta la felice sintesi delle capacità tecniche di Paolo Bert. Era il 29 agosto 2011 ed era la sua personalissima “olimpiade”.
Citare i suoi successi può essere esercizio ripetitivo e persino noioso e, quindi, riduco tutto ai minimi(?) termini invitando il lettore a leggere il “rosario”, sia pure incompleto, dei suoi successi riportati sulla apposita pagina (4) di Wikipedia.
In quest’angolo di Piemonte è conosciuto soprattutto per le 13 (tredici) vittorie alla “Tre Rifugi”, senza dimenticare le quattro vittorie su quattro al Tour Monviso International Trail.
Le prime le hanno valso anche un film che racconta, con la giusta ironia, la sua tredicesima volta: “La Taglia”.
La sua carriera sportiva, però, è stata un crescendo a livello nazionale ed internazionale: è di quest’anno la sua partecipazione alla Sky Race di Zagama, nel territorio Basco della Spagna. Il suo 7° posto all’Università delle “corse sui monti” rappresenta il migliore risultato italiano oltreché il primo atleta “non professionista” giunto al traguardo.
E’ atleta di spettacolo e per questo la sua presenza è ambita nei migliori palcoscenici di specialità nazionali: memorabili i suoi leggendari recuperi sulle salite più estreme e sulle discese più tecniche.
“La Sportiva” lo ha voluto – preteso nel suo Team nazionale e lui a pensato a vincere (2016) lo specifico campionato nazionale.
Lui difende i colori di questo Team nelle sue performance nazionali mentre, in versione Fidal, assume le sembianze del “diavolo” rappresentato nel logo della ASD Podistica Valle Infernotto (appunto).
E’ esercizio complesso paragonare i campioni di ieri con quelli di oggi: ieri si competeva allo stato puro, oggi all’agonismo si è aggiunto lo spirito Trail e la figura dei Finischer. Ieri poche gare concentravano tutti i Campioni in uno spietato confronto, oggi un calendario abnorme crea occasioni per affermazioni anche in tono minore. Ma Paolo c’è oggi e frequenta gli scenari migliori e c’era ieri appena finita la storia agonistica degli Invincibili Treves e Morello!
E’ atteso anche lui il 9 ottobre a Bobbio Pellice ad onorare gli Invincibili storici e sportivi. 
Per applaudirne la prestazione agonistica ma, soprattutto, per condividere con lui il “terzo tempo”, specialità nella quale è preparato tanto quanto nelle più faticose corse.
Carlo Degiovanni

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: GIANCARLO COSTA

…la penna vorrebbe scorrere su quel foglio che oppone resistenza: lui, il foglio, rimane li, bianco ed intonso attendendo il giusto “incipit”…
“E’ il secondo anno che partecipo al Trofeo Tre Rifugi, una soddisfazione enorme ma una fatica pazzesca. Ieri, per le condizioni atmosferiche assolutamente proibitive, è stato ancora peggio della prima volta……..l’ultimo km per raggiungere il Colle Manzol era un vero calvario: la pendenza era ripida, la neve copriva il terreno e non si vedeva dove mettere il piede…..In cima al Manzol c’era bufera con il vento che tagliava la pelle…di qui cominciava la parte più pericolosa…io sono caduto tre volte, Marchionatti due o tre…A me è andata bene”
La cronaca di una gara vissuta sul campo da un giornalista de “La Stampa” nell’oramai lontano 1975 comunica ciò che sarebbe rimasto nascosto, lo rende vivo nella memoria dei lettori, racconta la storia dalla quale nascono miti e leggende.
Ecco, allora, l’anello di congiunzione tra Giancarlo Costa e la “Galleria degli Invincibili”! 
Lui la Valle Pellice l’ha praticata anche dal punto di vista agonistico sia pure limitatamente alla partecipazione alla Tre Rifugi nel 2003 ottenendo il terzo gradino sul podio con il compagno di avventura Cardini P. (i documenti ufficiali si limitano alla iniziale…) ma la sua passione sportiva coniugata con il mestiere di “raccontatore di sport” ha permesso ad uno sport di nicchia, come il nostro, di ottenere visibilità. Niente di paragonabile al calcio, per carità, ma se i pochi adepti del secolo scorso sono diventati migliaia di “Finiscer” molto è dovuto a chi, dopo la fatica praticata in gara, incide i sogni sulla carta stampata (o i più moderni Siti) assegnandoli alla gloria sportiva perenne. 
Giancarlo Costa: Giornalista, Snowboarder e Corridore di Montagna.
Nella versione mediatica il suo curriculum è piuttosto ricco:
Responsabile editoriale dei siti www.runningpassion.it, www.snowpassion.it, www.outdoorpassion.it  e www.bici.tv . Proprietario, autore e responsabile tecnico di Montagnard Free Press. Collaboratore delle maggiori riviste specializzate nel settore.
Il “mestiere” del giornalista è nato dalla voglia di fare emergere discipline ed atleti dalle grandi qualità umane e sportive ma destinate, entrambe, a rimanere nascoste: prendere il testimone dalle gesta dei “vecchi leoni” della Corsa in Montagna per assegnarlo ai giovani emergenti continuando, anche così, a fare vivere la Montagna. E vivendo nel canavesano la sua scuola non poteva che essere la Olivetti.
E’ nato il 6 gennaio 1963 a Torino e la passione per l’agonismo sportivo è nata, invece, nell’anno 2000. Quando tutto il mondo era preoccupato per il “millennium bug” lui ha dato vita ad una carriera sportiva che lo ha visto primeggiare in 96 competizioni (66 nello snwboard – alpinismo e 30 nella Corsa in Montagna) e 300 podi totali!
A dire il vero un prologo c’era già stato quando nel 1998 con l’esordio e vittoria alla Ivrea – Mombarone ma la conferma arrivò nel 2000 quando al secondo successo sulla salita eporediese vinse il mondiale di Snowboard – Alpinismo a Cervinia! Grande salitore sui sentieri e grande discesista sulla neve….
Tra penna (computer), scarpette e tavola la sua carriera sportiva si è arricchita di successi: oltre al titolo mondiale del 2000 conquista quello italiano nel 2002 , 2006 e 2013, giunge secondo nel 2010 e nel 2012 e terzo nel 2009, 2014 e 2016. Tre titoli anche in Coppa Italia ed anche qui 2 secondi e terzi posti. Partecipa ad innumerevoli gare nazionali ed internazionali con altrettanti podi e vittorie che gli valgono la convocazione al freeride Extreme 97 di Verbier in Svizzera. Partecipa, in Snowboard alle edizioni 1997, 99 e 2001 del Trofeo Mezzalama.
Sui sentieri di montagna nelle varie versioni e denominazioni vince 2 edizioni dell Ivrea – Mombarone e conquista 2 terzi posti (1998 e 2000). La sua propensione per la salita è confermata con le vittorie alla classicissima di Tavagnasco in due edizioni (1998 – 1999),  al Campionato Valdostano nel 2002, alla Marcia d’la Fioca di Avise (1999) ed alla Pont St. Martin – Ivery (2005).
Grandi imprese anche sulla Becca di Nona aostana con 1 secondo (2005) ed un terzo posto (2007) e sulla salita che porta i marciatori da Point St. Martin al Crabun con due secondi posti nel 2005 e 2006.
Della sua chiave di accesso alla “Galleria degli Invincibili”, la partecipazione alla Tre Rifugi Val Pellice è già stato detto. La conferma potrebbe essere il 9 Ottobre quando a Bobbio Pellice si svolgerà il primo Trail – Cult della storia raccontando insieme gesta storiche e gesta sportive nel Trail degli Invincibili (www.traildegliinvincibili.it).
L’età gli permette ancora buone performance sportive ma il mondo dei faticatori di montagna ha bisogno di tenersi stretto un uomo che la montagna ed i suoi protagonisti li mette in prima pagina e che contribuisce, in questo modo, a seminare passione come dice il nome del suo sito più seguito: running passion…appunto!
Carlo Degiovanni

sabato 24 settembre 2016

BENVENUTI “INVINCIBILI”: IL PODIO VI ASPETTA! Il week end lungo al laghetto Nais di Bobbio Pellice

Dal Film “La Taglia” con vendita DVD di Giovedì 6 ai Giganti di Venerdì 7
Sabato sera di musica e domenica 9 ottobre  il “Trail degli Invincibili”

Nel mondo dei Trail è in auge, da tempo, la nuova figura sportiva del “Finisher” ovvero colui che partecipa ad un evento sportivo e lo completa ma… solo il Trail degli Invincibili garantisce  a tutti i “Finisher”l’ambito Podio!!!
Il “Podio”, infatti, è il nome dell’ultima borgata alpina che accoglierà i protagonisti dell’evento sportivo – culturale verso il traguardo finale del Nais di Bobbio Pellice dopo avere percorso poco meno di 20 km e 1630 metri di dislivello.
Sarà lo strappo finale, circa 30 metri di dislivello che caratterizzava già l’arrivo della “Tre Rifugi” in versione moderna…prima del passaggio alla storica stele del Sibaud.
Una “prima” porta sempre con se incertezze e preoccupazioni ma la sfida del “Comitato degli Invincibili” che ha investito risorse e lavoro per proporre una incursione sportiva nella storia del Popolo valdese è già vinta. Intanto per il numero di adesioni che si sta avvicinando alle più rosee previsioni dei 200 partecipanti ma soprattutto per il grande riscontro che la manifestazione sta avendo nel diffondere pezzi di Storia vicina consegnati al sostanziale oblio da una cultura che tendenzialmente preferisce guardare oltre e lontano.
Sarà un ricco week end quello che ci attende nelle giornate dal 6 al 9 ottobre.  Il programma è oramai definito ed il clou del Trail degli Invincibili del 9 Ottobre sarà preceduto da appuntamenti sportivo – culturali con ospiti e iniziative di grande livello.
Un anticipo si terrà Venerdì 30 Settembre alle ore 21 a Villar Pellice con la serata di Presentazione del Trail ed il “racconto” delle vicende degli “Invincibili” a cura di Jean Louis Sappè e Maura Bertin.
L’evento sportivo, infatti, mette in luce il Vallone di Subiasco e del Cruello con le borgate e le località che hanno visto le “gesta” dei resistenti valdesi e che assisteranno al passaggio dei protagonisti sportivi. 
La sera di Giovedì 6, presso la struttura allestita al laghetto Nais di Bobbio Pellice prenderà il via la quattro giorni dedicata all’evento: la proiezione del film “La Taglia” che racconta storie e leggende della Tre Rifugi. Tra l’altro, udite udite, saranno disponibili in vendita i DVD dell’opera seconda di Marco Fraschia!!!
Venerdì 7 una serata dedicata ai Giganti, ovvero ai corridori, o camminatori, di distanze estreme. I protagonisti della Val Pellice della 4K, del Tor de Geant ed altre amenità simili incontreranno gli Invincibili per raccontarsi e raccontarci la loro esperienza.
Sabato 8 alle 16 l’apertura dell’ufficio gara. Alle 21 la presentazione della gara dal punto di vista tecnico ed, a seguire, il concerto di Toni Silverman.
Domenica l’atteso Trail degli Invincibili con partenza alle ore 9,30 al termine del quale ci sarà il dovuto spazio per l’assegnazione dei premi ma, soprattutto, per la festa finale con proseguimento “ad libitum…” 
Ancora qualche pettorale da assegnare con iscrizioni presso il sito www.wedosport.net e le ultime info sul sito www.traildegliinvincibili.it 

mercoledì 21 settembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: LUCA VACCHIERI

Anche la Marcia Alpina, senza volere fare dissacranti paragoni, ha un “antico” ed un “nuovo” testamento. O meglio, la “Marcia Alpina” appartiene all’antico testamento mentre la “Corsa in Montagna” ne costituisce il nuovo.
Cosa distingue le due cose? Nei fatti i diversi appellativi ne definiscono già   i tratti tecnici. Percorsi molto più “duri” (prevale la marcia in salita e il ripido in discesa) nella prima versione e tracciati più “umani” nella seconda per rispondere al dettato Fidal che vede la Corsa in Montagna come una disciplina che serve strumentalmente ad individuare, la dove non ci sono impianti di atletica (le vallate alpine), i campioni da trasferire sulle discipline più “nobili” ma, soprattutto, olimpiche quali 3000 siepi e maratona.
Da sempre la disciplina ha vissuto sul “vigente regolamento locale” e le differenze erano sostanziali. Francia ed Austria gradivano poco le discese pur coltivando, con Inghilterra e Svizzera la passione per le salite muscolari. In Italia Piemonte e la Valle d’Aosta proponevano percorsi molto tecnici, mentre altre Regioni preferivano tracciati meno aspri.
E’ stata faticosa l’unificazione regolamentare intervenuta all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso.
Ne sanno qualcosa i “nostri” Chiampo e Balicco, tradotti ai tempi attuali in Paolo Germanetto, hai quali è stato affidato l’immane compito tra ostilità ed incomprensioni territoriali e la tiepidezza della Fidal stessa.
Non che dai tempi dell’inglese Charly Doll, del francese Thierry Icard e degli italiani Bordin, Canins, Dal Sasso, Valicella sia cambiato molto, in fondo. Sono cambiate le denominazioni con l’aggiunta di Sky Race, Sky Marathon e Trail ma nell sport che “penetra i boschi e scala le montagne” (cit. Remo Musumeci) sono rimaste le profonde differenziazioni tecniche, talvolta poco conciliabili …storia lunga che meriterebbe di essere raccontata meglio…
Niente …. mi sono lasciato prendere da queste considerazioni leggendo gli appunti di Luca Vacchieri laddove lui stesso si definisce tutt’ora “Atleta da Marcia Alpina”. Se un atleta nato nel recente, almeno per me, 1981 a Giaveno, presenta questo biglietto da visita significa che “La Marcia Alpina è ancora viva e …. corre insieme a noi”!!!
Lui, la decisione di “correre la montagna” l’ha presa in compagnia di altri 9 amici agli albori del secolo attuale. Come al solito il problema principale è stato trovare un nome alla nuova compagine sportiva e la semplice saggezza montana, sotto le sembianze di Sergio Blinio, suggerì “Des Amis”. Nessun francesismo, per carità, solo la traduzione piemontese di “dieci amici”.
Fino ad allora Luca aveva praticato il nobile calcio limitandosi ad osservare il papà Graziano danzare leggiadro per i sentieri montani…
Passare dall’esplosività atletica del calcio alla potenza resistente della nuova disciplina ha richiesto qualche anno durante i quali ha preso lezioni dai numerosi maestri di specialità presenti in Val Sangone, i fratelli Ruffino su tutti.
Deve attendere il 2010 per la prima vittoria e la ottiene in Val Susa dove si afferma nell’edizione 2010 all’Alpe Balmafol di Chianocco. 
Come detto ama i percorsi più tecnici. “Le discese ardite e le risalite” si manifestano come le specialità più amate e quale terreno di gara migliore del Musinè (versione Caselette) può essere utile per la “laurea” in materia?
Così frequenta per un quadriennio quei sentieri conseguendo quattro vittorie negli anni 2011 – ’13 – ’14 e 2015.
Nel 2012 ci prova anche sulle lunghe distanze ed alla Tre Funivie del Sestriere ottiene un prestigioso secondo posto alle spalle di “un certo” Paolo Bert. La cosa lo soddisfa e si ripete nel 2013.
Predilige, comunque, il “breve ed intenso” e quale terreno migliore della gara di casa?. Il Colle Bione di Coazze lo attende assieme ai suoi tifosi: due secondi posti due terzi e poi, nel 2013, l’ambita vittoria!  Vince anche nel 2012 a Margone ma il sapore della vittoria in casa è ineguagliabile. 
Il 2016 è l’anno della maturità atletica e quale posto migliore della Val Pellice per la consacrazione definitiva?
Lui, in Val Pellice, aveva già dato dimostrazione delle sue qualità: La Liussa di Villar Pellice lo aveva già accolto a braccia alzate nel 2013 ma soprattutto la Tre Rifugi lo aveva visto tra i protagonisti per cinque edizioni variamente organizzate, due delle quali in coppia con il papà Graziano.
Ed allora ci ritorna e lo fa in una gara suggestiva:”La Tre che non c’è” ovvero i sentieri della Tre Rifugi in formula “apocrifa”. Ormai è il tempo di trasmettere ad altri la propria passione. In Val Sangone il G.S. Des Amis ha moltiplicato i numeri e tra questi c’è del nuovo e del buono!!! “Se vieni con me, Giovanni (Bosio), ti porto in un santuario delle Corse in Montagna, pardon, della Marcia Alpina!!! Giovanni lo segue…adesso tocca a lui imparare! Arriva la vittoria, faticosa vittoria per “Lu Biunt e Lu Brun” raggiunta solo negli ultimi metri. 
Luca, nel 2016 ricorda anche la vittoria alla breve ma intensa gara di Pianprato Soana ma la vittoria in Val Pellice lo consegna di diritto alla “Galleria degli Invincibili”. 
Nella vita fa il giardiniere ma la malattia delle corse sui monti gli ha fatto dimenticare il blasonato calcio. Costanza e sacrificio sono inevitabili se si vuole faticare con successo ma se tutto è sorretto dalla passione ogni corsa diventa una passeggiata.
Carlo Degiovanni

martedì 20 settembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: DANIELA BONNET

…non saprei cosa dire…. fai un po’ te! …e allora ti vengono in mente i momenti che precedono la partenza di una gara quando fra i partecipanti si fa professione di modestia ma soprattutto si denunciano i malanni più strani per mettere le mani avanti. Poi le roboanti dichiarazioni finali per mettere in luce anche un 10 posto …di categoria….
D’altra parte la competizione, anche quando si partecipa ad una “non competitiva” ha le sue regole e tutto alla fine si vive con allegria rimandando alla prossima gara eventuali rivincite.
…non saprei cosa dire…. ci sono poi Atleti/e “invisibili” nel senso che Vengono, Vincono e Vanno senza fare troppo rumore…un sorriso accennato più a favore dei fotografi che immortalano il podio che per esternare la gioia di una vittoria….”e che sarà mai vincere una gara. Ne ho vinte così tante che non le ricordo più”
Questa è la fotografia di Daniela Bonnet: il suo esordio sportivo è stato con il ciclismo, o meglio, con l’ultima evoluzione dello sport su due ruote: la Mountain Bike. In quel mondo ha incontrato il suo compagno di vita (e di modestia) e con lui ci ha costruito una famiglia più un cane.
La montagna da percorrere a piedi e, possibilmente, di corsa l’ha scoperta nel 2006 forse per portare un po’ di vivacità nelle chiacchiere del dopo cena a casa con Wilhelm monopolizzate da pedivelle e freni.
L’edizione (unica) della MarthonAlp sulle montagne cuneesi nel 2007 ha visto il suo esordio e, ovviamente, lei non ricorda come andò…mentre è rimasto nella sua mente il 2° posto conseguito a Valbondione nella bergamasca Valle Seriana.
Il suo “rodaggio” alla Tre Rifugi è avvenuto nella cugina monregalese dell’evento della Val Pellice.
Tre partecipazioni ed un primo posto nel 2008. 
In Valle Pellice invece, il talento di Daniela si manifesta soprattutto nelle lunghe distanze: partecipa a 4 edizioni della Tre Rifugi Val Pellice. Vince in due edizioni (2009 e 2012) ed ottiene due secondi posti nel 2013 e nel 2015.
Individuata la “sua“ specialità, le lunghe distanze,   prosegue ad altissimi livelli vincendo le edizioni 2015 e 2016 del paesanese Vis a Viso e del Trail del Servin di Angrogna. 
Nel 2015 c’è anche l’esordio del Tour Monviso Trail in veste internazionale e Daniela non manca l’appuntamento con la vittoria!
La Val Maira Sky Marathon la vede trionfare per tre anni di fila mentre il Trail di Oulx la saluta vincitrice nel 2015.
C’è posto anche per le lunghissime distanze e nel 2014 e 2016 partecipa alla internazionale CCC ovvero Courmaieur, Champex, Chamonix: 100 Km e 6100 mt di dislivello.
Una “Invincibile” in punta dei piedi…senza fare troppo rumore insomma. Per lei parlano i risultati più di lei stessa che parte con un solo obiettivo: passo dopo passo giungere alla meta con una sfida solo personale …la classifica è una conseguenza e non il fine.
D’altra parte non le piace la “programmazione” (classica caratteristica dei corridori di montagna)  e decide settimana per settimana se e dove partecipare alle competizioni.
Quest’anno ha trionfato nel Trail del Thabor ed al Sestriere. Un secondo posto nel Val Varaita Trail ed un 4° posto allo Chaberton.  E per non perdere l’abitudine trionfa nel nuovissimo Trail di Roure.
Intanto si avvicina il Trail degli Invincibili. Come di consueto deciderà l’ultima settimana ma non potrà mancare al Trail che incrocia lo sport con la storia delle Valli Valdesi. Ovviamente, in punta dei piedi e a parlare per lei saranno, ancora una volta, i risultati.
Carlo Degiovanni

lunedì 19 settembre 2016

20 GIORNI AL VIA … SVELIAMO UN PO’ DEL PACCO GARA!

Come già sapete l'obiettivo che ci siamo posti è stato quello di organizzare una competizione che non vorrà essere solamente un importante momento di sport ma anche di solidarietà e soprattutto un'occasione per far conoscere il territorio della nostra Val Pellice, sia per le sue bellezze paesaggistica che per la ricca storia e cultura del suo popolo!
Per questo il nostro pacco gara sarà ricco non solo degli ottimi prodotti che alcuni dei nostri Sponsor ci hanno messo a disposizione … le bontà di cioccolata della Caffarel, le sottilette di Inalpi, i biscotti di Trevisan Dolciaria … ma anche di un bel libro scritto dal Prof. Giovanni Peyrot che narra le vicende di DAVID LE CAPTAINE storia di un “INVINCIBILE”, già presentato in un precedente articolo del nostro sito.
Vi aspettiamo!

ISCRIZIONI PROROGA: fino al 25 settembre l'iscrizione a euro 20,00

Al fine di venire incontro a chi non ha ancora potuto perfezionare l'iscrizione abbiamo ritenuto di mantenere fino a domenica 25 settembre (ore 24.00) la quota di euro 20.00 (venti/00).
Da Lunedì 26 Settembre a Venerdì 7 Ottobre la quota iscrizione sarà incrementata di € 5,00 (cinque/00).
Ricordiamo che il pagamento della quota dovrà essere effettuato tramite bonifico bancario o carta di credito seguendo le indicazioni del modulo iscrizione presente in Wedosport ai seguenti link
- iscrizioni - clicca qui per iscriverti
- lista iscritti - clicca qui per vedere gli iscritti
Nel caso di utilizzo di carta di credito la commissione richiesta dall’operazione sarà a carico del concorrente. La maggiorazione della quota viene obbligatoriamente calcolata in riferimento alla data del versamento.
Le iscrizioni saranno inderogabilmente chiuse alle ore 24 di venerdì 7 Ottobre o comunque al raggiungimento del numero massimo previsto di atleti stabilito in 300  iscritti.
L'iscrizione da diritto al pacco gara, alla copertura assicurativa, all'assistenza in gara, ai ristori sul percorso ed a fine gara, alle docce ed al servizio massaggi.
Troverete maggiori informazioni ed aggiornamenti sul sito nonché sulla nostra pagina facebook.

sabato 17 settembre 2016

MARINA PLAVAN ED IL "TOR": UN LEGAME INDISSOLUBILE

C’è chi, dopo essere stato in Africa, ha una profonda nostalgia di questo continente: lo chiamano MAL D’AFRICA.
C’è chi invece, perché lontano, ha nostalgia del grande Brasile: la chiamano SAUDADE.
C’è poi Marina Plavan, che dopo aver corso il suo primo TOR DES GEANTS nel 2014 se ne è follemente innamorata e non è più riuscita di farne a meno: ci è quindi tornata sia lo scorso anno (2015) che la scorsa settimana per correre, e vivere, il suo terzo TOR consecutivo (quest’anno oltretutto ancora più duro con i suoi 339 km e 30.000 D+). Ormai quello tra Marina e il TOR sembra essere un legame indissolubile fatto di emozioni, sorrisi, sofferenza, fatica, gioia, albe, tramonti, natura (a volte amica e a volte ostile) ma soprattutto ricordi, quei ricordi che sempre rimarranno dentro di lei e che niente e nessuno potrà cancellare. 
Quei ricordi di giorni e notti vissuti intensamente dal primo all’ultimo passo perché, come dice chi lo ha vissuto, “IL TOR E’ IL TOR”. Non voglio fare una cronaca di gara o quant’altro, voglio solo fare i complimenti a Marina per questa sua ennesima grande esperienza e per questo suo ennesimo grande risultato. Per tre volte al TOR e per tre volte tra le prime quattro (quarta nel 2014, terza nel 2015, quarta nel 2016) sono la dimostrazione di una donna tenace, combattiva e, quando serve, anche testarda. E quindi, per l’ennesima volta, BRAVA MARINA! Ti aspettiamo sui sentieri del Trail degli Invincibili per complimentarci di persona e per festeggiare con te questa grande impresa. Un abbraccio da tutti noi.
Daniele Zoppi

giovedì 15 settembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: CLAUDIO GALEAZZI

Come direbbe la Genesi: …in principio fu “La Serenella”. Cosa può fare un ragazzo di 23 anni che vive nel profondo delle vallate Ossolane ed ha “voglia” di sport?
Oggi forse direbbe: “Lo Stato…la Regione…il Comune…gli altri, insomma, devono darmi la possibilità di praticare lo sport”. Lui invece ci ha messo prima di tutto del suo ed ha creato una Società sportiva, la Serenella, e di lì è partito per diventare l’“Invincibile Imbattuto”, l’uomo che nel 1991 ha frantumato il record della Tre Rifugi realizzando quel 2.02.14  rimasto negli anni tale ricordando a tutti che “si può dare di più ma…bisogna riuscirci!”.
E dire che in quella occasione si misurò con un tracciato a lui sconosciuto regolando Campioni stratosferici quali Dario Viale, Renato Jallà Guido Turaglio, Elio Ruffino ecc…..
Ben altro racconterò di Claudio Galeazzi ma non potevo che partire da lì, dalla gara che lo ha consacrato Principe della “Galleria degli Invincibili” che è dedicata ai grandi Campioni che hanno onorato con la loro presenza i sentieri della Val Pellice praticando lo sport dei faticatori di montagna.
Due anni durò la sua esperienza nella citata Società. Le montagne ossolane erano il pane quotidiano a volte perfino opprimente. Ed allora il primo innamoramento fu per le gare su strada e, per quanto possibile, in pianura.
La “folgorazione” per la montagna avvenne incontrando i campioni della “Marcia Alpina”, allora così si chiamava, giunti in Valle Anzasca a disputare l’edizione 1979 della gara di “San Carlo”.
I loro nomi richiamavano imprese sportive ritenute ineguagliabili: il bergamasco Bar Emma con Giupponi, Lazzarini, Tassi, Bonzi, Pezzoli; la Forestale Roma con Mostachetti, Balicco, Darin…
Loro la montagna non la sfuggivano ma l’aggredivano e, addirittura, la correvano!!! Perché no???
Ad assistere alla “San Carlo” in Valle Anzasca c’era però anche un “mito” dello sport di montagna.
Lui aveva creato un’altra Società sportiva con un nome che non poteva che evocare le corse sui monti: “Genzianella” si chiamava e si chiama tutt’ora e con quella società coltivava la passione ed i sogni dei giovani ossolani: il geometra Giorgio Longa.
E così, nel 1980, Claudio mette da parte la strada ed approda alla corte della “Genzianella”.  E’ un esordio complicato: la vita in vallata richiede grandi sacrifici e le tabelle di allenamento devono fare i conti con le necessità economiche che obbligano a  privilegiare il lavoro retribuito andando ben al di là delle fatidiche 8 ore giornaliere.
Comunque Giorgio Longa aveva visto lungo: pur in quelle condizioni Claudio partecipa al Campionato Italiano e conquista, da subito, un quinto posto che lascia presagire un glorioso futuro
In presenza di quel risultato la richiesta dell’amico Giorgio si fa pressante: “devi ridurre il lavoro per potere allenarti meglio”. Claudio trova i nuovi equilibri ed inizia una nuova fase agonistica: nel 1981, grazie a questa scelta, vince una prova del Campionato Italiano nella vicina Ceppo Morelli che gli vale la  4° posizione nella classifica finale. Da li alla convocazione in Nazionale il passo è tanto breve quanto scontato: incontro Internazionale a Leffe e 3° posto assoluto!!!
L’Amico Giorgio aveva visto giusto ma non si accontenta: “il prossimo anno se vinci il Campionato Italiano smetto di fumare”. Claudio accetta la sfida…non dice se è per la sua gloria personale o perché ci tiene troppo alla salute del suo grande estimatore.
Esito del “patto 1982”: record a ripetizione in Valle Ossola, titoli di Campione Regionale e Provinciale di specialità ma, soprattutto, vince la sfida conquistando il titolo di Campione Italiano con 3 vittorie ed un 4° posto!
Ad ottobre 1982 a Ceppo Morelli si festeggia l’evento ed il nuovo Campione. C’è la Banda, la televisione ma, soprattutto, ci sono Fausto Bonzi e Privato Pezzoli giunti in Ossola per applaudire loro, questa volta, lo “spettatore” del 1979.
La strada è tracciata e il futuro è promettente se non che….
Nel novembre (11) 1982 si spegne Giorgio Longa.  Il triste evento si abbatte sull’intero mondo della “Marcia Alpina” divenuta, nel frattempo, “Corsa in Montagna”. Giorgio Longa è stato l’iniziatore del percorso di crescita fino a livello mondiale della specialità. Grande competenza e grande umiltà con l’obiettivo di dare un futuro sportivo ai giovani ossolani costretti in Vallate che devono vincere la sfida con l’emarginazione territoriale. Il G.S.D. Genzianella la sua casa principale ma la specialità stessa gli deve la vita e schiere di campioni e non hanno vissuto di sport grazie a quest’uomo!
Per Claudio viene meno il mentore ed il punto di riferimento sportivo ed umano ed il “momento magico” pare finire: nel 1983 perde la sfida per il titolo italiano. Non va oltre ad una vittoria, 2 secondi ed un terzo posto. Fausto Bonzi fa meglio di lui al punto di potere scartare addirittura un 7° posto.
Nel 1984 viene inserito nell’organico del C.S. Forestale Roma e da lì tenta il rilancio sportivo. Ancora un secondo posto nell’Italiano   e l’anno dopo un nuovo ostacolo. Questa volta è la salute fisica che vacilla sotto forma di una forte anemia testimoniata dal dato di 10,9 di emoglobina.
Le relazioni umane per Claudio sono importanti ed è un grande Amico, Bruno Innocente alfiere del GSA Valsesia di Carluccio Chiara, a indicargli la strada per vincere anche in questa occasione. I consigli del Dott. Enrico Arcelli lo rimettono in pista, o meglio, sui sentieri. I segnali della ripresa sono testimoniati dalla vittoria con record imbattuto sul Monte Zucco di San Pellegrino (1986), rinnova il 2° posto al Campionato Italiano individuale e realizza il record sulla sua frazione nella Staffetta di Macugnaga.
E’ un crescendo che lo vede vincere nel 1988 il Campionato Italiano a Staffetta coadiuvato da Luigi Bortoluzzi e Lucio Fregona superando gli alfieri della GAAG Alitrans Verona di Pennacchioni Alfonso Valicella, Fausto Bonzi e Privato Pezzoli, trio considerato davero imbattibile!
A Sestriere, campionato italiano di Gran Fondo, conquista la seconda posizione.
Ancora sui massimi livelli nel 1989 con la conquista del titolo italiano di “Cross Lungo” nella sua Domodossola e di Staffetta.
Il trio Forestale Bortoluzzi, Galeazzi e Fregona si ripete ancora nel 1990 e ’91 con la conquista del titolo italiano di Staffetta, mentre Claudio, in piena solitudine conquista anche i titoli nella specialità Cross Lungo nel ’91 e 92 ancorchè, nel 1991, abbia chiesto al Responsabile della Forestale Roma Raimondo Balicco, di passare alla seconda squadra.
Fine della storia? No perché le considerazioni finali sono importanti:
La strada indicata da Giorgio Longa ha portato a grandi soddisfazioni ma anche a qualche, apparentemente inspiegabile, delusione. Sono mancati i risultati a livello internazionale o meglio, non sono stati al livello delle aspettative: 2 terzi posti a Leffe ed a San Giovanni Ilarione e due 4°  a Kenvicin (Inghilterra) ed in Francia. E dire che qualche giorno dopo questi risultati tornava improvvisamente la forma….quando si dice che nello sport non conta solo il cardiofrequenzimetro…
Oggi Claudio vive di splendidi ricordi sportivi ma, soprattutto, ricorda con grande affetto coloro che gli hanno permesso di esprimere al meglio il suo talento:
Edoardo Ghivarelli, se non fosse stato per lui non avrebbe mai corso, fu lui ha portarlo ad una gara (sagra del paese) arrivarono ultimi e ironia della sorte Claudio vinse pure la coppa come primo arrivato del paese (era il solo) nell’ottobre 1977.  Edoardo causa un gravissimo incidente sul lavoro è diventato totalmente cieco all’età di 26 anni, il 21 Giugno 1979.
Il Geometra Giorgio Longa, con Lui avrebbe conquistato il Mondo purtroppo la sorte li ha divisi sul più bello.
Longoborghini Ferdinando, una grande persona umile ma molto importante nella carriera di Claudio.
Il Dott. Enrico Arcelli, che gli ha permesso di continuare a correre seppur anemico. Una persona strepitosa.
Il Prof. Donato Fantonetti, grande atleta e grandissima persona, grazie ai suoi consigli Claudio è  arrivato dove Lui sapeva.
Raimondo Balicco che ha saputo sopportarlo e supportarlo per 11 anni. Claudio avrebbe voluto dargli di più (?) mah non mi è stato possibile, un ricordo particolare va a Giovanni Mostachetti, grandissimo atleta nella squadra forestale, persona molto pacata in grado di dare ottimi consigli, il record dello Zucco è anche merito suo.
Giorgio Chiampo, una grande atleta e una persona “Vera”. Ad Artavaggio nel 1980 dopo una gara spalla a spalla lo battè in volata, scusandosi subito dopo per avergli precluso il 4° posto nel Campionato Italiano…
Il già citato Bruno Innocente ed il Prof. Umberto Borino, persona altamente seria e professionale, grazie ai suoi consigli e insegnamenti ha sopperito a tanti fastidiosi dolori alla schiena.
…e, ancora, Erminio Nicco: un suo preziosissimo consiglio dopo una cocente sconfitta gli permise la già citata vittoria con record al monte Zucco!
Lo sport di montagna regala anche questo: la capacità di vivere il ricordo dei successi senza dimenticare chi ha collaborato alla loro realizzazione. Dalla “Serenella” alla “Forestale” passando per la determinante “Genzianella”
Carlo Degiovanni

lunedì 12 settembre 2016

A nove giorni dal via ci presentiamo a VILLAR PELLICE!

Venerdì 30 settembre 2016 alle ore 21.00 anche presso la Sala Polivalente del Comune di Villar Pellice, via Indiritto 4, viene presentata la PRIMA EDIZIONE della nostra manifestazione che vuole coniugare lo sport con la storia ed il territorio. 
A seguire il recital ....
“C'ERANO UNA VOLTA ... GLI INVINCIBILI”di Maura Bertin e Jean Louis Sappé del Gruppo Teatro Angrogna
Nella primavera del 1686 le valli del Pellice, del Chisone e della Germanasca sono attaccate dalle forze congiunte franco- sabaude, con lo scopo di estirpare l'eresia valdese. E' una guerra- lampo ,una carneficina. I superstiti al massacro  sono incolonnati verso il fondo valle e rinchiusi nelle prigioni piemontesi, dove molti moriranno di malattia, di fame e di stenti.
Il paese che Vittorio Amedeo II di Savoia attraversa  col suo stato maggiore ai primi di giugno per raggiungere il forte di Mirabouc, in alta val Pellice, è ormai formalmente cattolizzato. Dei 14.000 "religionari" che presumibilmente componevano la comunità valdese prima della guerra, oltre 2000 sono perite, 8.500 sono in carcere, gli  altri sono sopravvissuti grazie all'abiura della loro fede.
In realtà, sulle montagne tra Bobbio e Villar, ai piedi del Cournour, alcuni superstiti stanno organizzando la guerriglia, con attacchi notturni ai presidi sabaudi,colpi di mano, saccheggi. Questi partigiani, che passeranno alla storia come " Gli Invincibili", costringono i Savoia ad un accordo: le bande avranno diritto all'espatrio in Svizzera, con la liberazione dei famigliari, l'onore delle armi e la garanzia di ostaggi. 
Essi lasceranno le loro Valli, ormai ridotte ad un deserto, in autunno.  Ma " gli Invincibili" , tre anni dopo, con altri loro compagni sopravvissuti alla  prigionia ed esiliati nel gennaio 1687 in Svizzera,  rientreranno con le armi, in quella spedizione militare passata alla storia come "Il Glorioso Rimpatrio" 
(adattamento da "I valdesi" di Giorgio Tourn- Ed. Claudiana - Torino 1977)

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MIRELLA CABODI

Il cane, come di consueto, abbaiava all’uomo in divisa. In fondo sembrava così tanto al postino con il quale ingaggiava battaglie giornaliere riportandone sempre indiscusse vittorie. Si, perché il postino se ne andava velocemente…il cane pensava fosse merito del suo abbaiare e nessuno gli ha mai spiegato (al cane) che era semplicemente perché aveva consegnato la posta! 
Quell’uomo sembrava al postino ma, a differenza di quest’ultimo, non se ne andava: la sua permanenza al cancello era finalizzata ad un importante comunicazione di servizio. Di li sarebbe transitata, come negli anni passati, una gara podistica e l’invito a non intralciare il passaggio con cani o mezzi agricoli era piuttosto pressante. L’autorevolezza della comunicazione gli era data dal suo ruolo: la Guardia comunale di Robassomero. La gara si chiamava “La Mandriota” e percorreva le Frazioni del Comune posto all’esordio della terra canavesana. Le percorreva per l’ultima volta!!!
L’anno era il 1986 e in quell’episodio, all’apparenza banale, affonda le radici la passione sportiva di Mirella Cabodi. Da qualche anno assisteva al passaggio degli atleti ed alla notizia dell’”ultima volta”  un senso di tristezza l’avvolse…i suoi 14 anni non le avrebbero permesso di partecipare alla gara dei “grandi” ma lei, in combutta con un amico, decise di prenderne parte ugualmente e si trovò alla partenza dei 10 kilometri contravvenendo i “regolamenti” ufficiali.
Le uniche sue “tabelle” di allenamento fino a quel tempo consistevano nelle corse ad aiutare i genitori nei lavori dei campi e tanto gli bastò per concludere in 4° posizione e 1° donna di Robassomero!
La carriera sportiva di Mirella prende il via poco dopo con il tesseramento per la Robassomerese e le prime gare, nelle categorie giovanili, prettamente su strada.
L’attende, però, la storica U.S.A. Cafasse che le permette di ampliare il suo bagaglio tecnico facendole provare anche la Corsa in Montagna. Li scopre la sua specialità che ne caratterizzerà tutta la carriera sportiva: la discesa.
Mirella, infatti, è forte in salita ma irresistibile specie dove le discese si fanno più tecniche. La caratteristica le vale l’appellativo di “ricciolo – speedy” ma soprattutto innumerevoli successi a livello nazionale: Campionessa Italiana negli anni 1992, 1993 e 1994, il titolo Assoluto Seniores sulle Lunghe Distanze nel 1996 e l’approdo alla Maglia Azzurra!
In quest’ultima veste rappresenta l’Italia nei Campionati Europei negli anni 1994 ( Quantin, 5° e  oro a squadre), nel 1995 nella francese Vallerauges e nel 1996 a Ljiamberis in Galles (ancora 5° ed ancora oro a squadre).
Negli stessi anni la convocazione nella rappresentativa ai Campionati Mondiali dove consegue due argenti e un bronzo a squadre (Berghtesgaden, Edimburgo e Malè Svatonovice). Completa la sua esperienza agonistica la partecipazione a manifestazioni nazionali quali lo Stellina di Susa e nuovamente a Ljamberis nel 2002 conseguendo nelle tre occasioni la quinta posizione.
Ovviamente frequenta anche le scene nazionali e locali facendo valere la sua dote di discesista che l’ha fatta paragonare ai migliori specialisti maschili:
Vince, con record, la S. Elisabetta – Croce della Quinzeina (1.20.16), il Colle Bione di Coazze (29.15) e, imitando il discesista “Invincibile” Elio Ruffino, vince nella francese La Plagne la particolare gara in discesa!
Nel 1994 e 1995 vince la Tre Rifugi in alta Val Pellice e ciò la consegna alla “Galleria degli invincibili”. 
Non manca nel suo curriculum l’affermazione alla Ivrea Mombarone (1994) e alle valdostane Tor de Gargantua (19.35) e St. Vincent – Colle di Joux (49.38). Il “Ca Bianca” di Cafasse la vede trionfare in 3 edizioni e consegue ulteriori vittorie nella vicina Lombardia ed in Toscana.
Nel 1998 Mirella approda alla Sisport Fiat e con la forte compagna di squadra Flavia Gaviglio conquista la seconda posizione nel Campionato italiano a staffetta.
Nel 2000 approda alla corte di Piergiorgio Chiampo, peraltro suo allenatore negli anni, nel Giò 22 Rivera. Piergiorgio la considera la più forte discesista di sempre in campo nazionale e se lo dice lui che quel mondo ha prima creato e poi governato per tanti anni…Sono anni di ulteriori successi in campo nazionale ma, soprattutto, internazionale.
Arriva il 2003 e Mirella Cabodi rallenta la sua corsa per accogliere la nascita delle gemelline Giulia e Laura. Sono anni pieni di gioia che la tengono lontana dai sentieri montani o, perlomeno, dalle competizioni.
L’attività agonistica riprende nel 2009 ed è la Atletica Cumiana Stilcar ad annoverarla tra le sue fila. Arrivano anche li le vittorie tra le quali spicca il titolo italiano Master nel 2010.
Oggi, a 44 anni, alla Campionessa di Robassomero permane la grande passione sportiva ma il suo approccio alle gare è cambiato: meno spirito agonistico e più attenzione alla socialità dell’ambiente della Corsa in Montagna. Prevale l’attenzione per il così detto “terzo tempo” per la convivialità e l’amicizia. C’è un tempo per tutto nella vita!
Mirella Cabodi, “Invincibile” degli anni ’90, tenace e caparbia di per sé, non dimentica chi l’ha condotta attraverso una vita di successi:
Piergiorgio Chiampo, suo allenatore ma anche grande amico, il marito Fabrizio Rossotti indispensabile supporto nel cammino della vita, Piero Barra e Piergiorgio Foroni che hanno condotto “ricciolo – speedy” a raccogliere successi in Italia e non solo e , perché no:  il cane, la guardia che sembrava un postino e il compaesano Martino che nell’oramai lontano settembre 1986 ha , inconsapevolmente, fatto nascere una Campionessa.
Carlo Degiovanni

mercoledì 7 settembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: PIERGIORGIO CHIAMPO

Si potrebbe partire da lì: 59 minuti e 13 secondi per salire lo Chaberton, dalla partenza di Claviere, ed i suoi 1400 metri di dislivello in altura, l’antica e genuina versione della gara dei “72 pazzi di corsa in cima allo Chaberton” quando ancora il Parroco di Claviere suonava le campane alla partenza dell’Impresa ed i doganieri francesi applicavano una Schengen ante litteram.
La notizia rimbalzò in piazza a Cesana dove centinaia di tifosi (si…anche la Marcia Alpina aveva il suo pubblico) attendevano l’arrivo dei “pazzi” che precipitavano letteralmente dalla Cresta Nera in una discesa direttissima con tanto di corde fissate per l’occasione. A giungere primo in piazza fu, però, il già “Invincibile” Mario Andreolotti. Forse lo sforzo estremo nella scalata al monte forse un sia pure parziale limite atletico nella discesa estrema non gli permisero di cogliere il successo pieno e rimase “solo” l’imbattuto record a testimonianza della grandezza dell’uomo – atleta Piergiorgio Chiampo.
Si potrebbe partire da lì e già l’impresa varrebbe una intera narrazione ma c’è ben altro!!!
Non si può raccontare, seppure in sintesi, la figura sportiva di Piergiorgio Chiampo senza un escursus sulla sua esperienza Internazionale e Nazionale. Si perché lui appartiene a quella classe di atleti che molto hanno avuto ma molto hanno dato allo sport della Montagna.
Atleticamente nasce “vecchio”. Ventitre anni non sono l’età giusta per iniziare l’attività agonistica; dai 14 anni qualche esperienza nella corsa, meno esasperata, di orientamento con il GS Moncenisio usando più testa che gambe peraltro poco allenate e poi l’esplosione atletica del fratello Luigi che mieteva successi per la Fiat Iveco lo ha convinto a tentare l’avventura. A disposizione c’era il Giò 22 Rivera di Miceli e non poteva che essere quella la base di partenza per “collaudare i motori”.
In quegli anni (1977/1978) sono arrivati i primi successi su corse (lui, modestamente, dice “una ventina”) magari in salita, ma sostanzialmente su strada: la Staffetta del Colle del Lys ha sancito il passaggio dai sogni alle glorie sportive.
Nel 1979 il passaggio alla Abrate Sport e più tardi alla Perosino di Asti: ancora successi su strada ma all’orizzonte l’approdo allo fatiche montane contando su una predisposizione fisica alla salità davvero eccezionale!
Ad accoglierlo, nell’84 e fino all’86, la mitica Alitrans Verona di Pennacchioni, società che contendeva negli anni ‘80 la primazia in specialità della Forestale Roma e del bergamasco Bar Emma.
Compagni di avventura, sulle scene internazionali e nazionali Gelindo Bordin, Alfonso Valicella e Fausto Bonzi.
Nel 1987 il ritorno alla casa madre del Giò 22 Rivera a praticare Corsa in Montagna ed a formare i giovani atleti in qualità di Tecnico. Gabriele Abate e Mirella Cabodi i suoi capolavori “elevati” all’altare della Nazionale.
Come detto Piergiorgio appartiene alla categoria degli atleti che hanno anche dato molto allo sport: credendo profondamente sul futuro della specialità è stato prima componente del Comitato Nazionale Corse in Montagna della Fidal e poi Tecnico nazionale ad affiancare, con la sua esperienza, l’opera di Raimondo Balicco nel condurre la rappresentativa Italiana di Corsa in Montagna sulle scene internazionali.
Tracciata la “cornice” del Campione nato nella Valsusina Caprie nel 1954 ed attualmente residente a Condove provo a riempirla di contenuto ovvero dei risultati agonistici che gli valgono un posto d’onore nella “Galleria degli Invincibili”.
Sulla scena internazionale, quando la Marcia Alpina, divenuta Corsa in Montagna non era ancora “strutturata” vince 5 edizioni del Campionato Europeo Cime: due vittorie in Francia, una in Svizzera e due edizioni della italiana Verres / Col Tzecore.
Sulle montagne italiane il trionfo nella veronese San Giovanni Ilarione dove si svolgeva il Trofeo delle Regioni edizione 1983. Ben 5 volte trai primi dieci nel Campionato Italiano su prove prevalentemente in salita, la sua vera specialità (59.13 sullo Chaberton….). In staffetta, in compagnia di mostri sacri quali Avataneo e Damele, conquista 6 volte il Podio in maglia Perosino Asti.
In Piemonte / Valle d’Aosta il suo palmares indica: 2 vittorie all’Ivrea – Mombarone e 2 sulla gemella Graglia – Mombarone. Alla St. Vincent – Colle di Joux coglie 5 successi come pure nella canavesana Calea. Al coazzese Colle Bione si impone 3 volte ed una volta alla Varallo – Res ai piedi del Monte Rosa. Vittorie anche alla Aosta – Peroulaz ed all’Alpe colombino di Giaveno ma il suo capolavoro, a rimarcare la sua caratteristica di imbattibile scalatore, è stato l’imbattuto record alla Tavagnasco – Madonna ai Piani nel 1982.
A legittimare pienamente il suo trionfale ingresso nella “Galleria degli Invincibili” i successi in Val Chisone e, soprattutto in Val Pellice:
Praly, Rodoretto,Perosa, Pragelato e Pinasca  per citare i primi ed in casa del Trail degli Invincibili la mitica Castelluzzo di Santa Margherita, Rorà, Luserna, la crono al Rifugio Jervis senza dimenticare la Bagnolo Montoso della vicina Provincia cuneese.
Ci poteva stare anche una vittoria alla Valsusina “Madonna del Cotolivier” se una leggerezza organizzativa non gli avesse impedito il successo causa inefficiente segnalazione del tratto di discesa!!!
…ed io che ero fermo alla mia “Corsa nei Sacchi” ed alla “caramella al rabarbaro”….
Complessivamente 160 vittorie prima del pensionamento atletico avvenuto nel 1991. L’auspicio è quello di vederlo applaudire i protagonisti del Trail degli Invincibili il 9 ottobre a Bobbio Pellice
Carlo Degiovanni

lunedì 5 settembre 2016

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: PAOLO BESSONE

C’era un tempo nel quale la “Tre Rifugi”, quella gara di “Marcia Alpina”  considerata epica che si svolgeva  in alta Val Pellice appena prima della Francia, era vissuta come una celebrazione e del rito liturgico facevano parte integrante la salita da Villanova a piedi, la ricerca del posto più adatto a collocare la tenda, l’attesa per l’estrazione dell’ordine di partenza (rigorosamente al Jervis alle ore 20) e la gara a chi andava a dormire più tardi dopo avere sorseggiato il nettare degli Dei di Marco Morello. Non mancava, prima del riposo, la partecipazione alla gara canora dei cori improvvisati che esorcizzavano le fatiche del giorno dopo pescando qua e la dal repertorio sempre uguale di canti di montagna.
Era l’idea dell’ “Impresa sportiva” da realizzare che attirava gli atleti; l’idea di potere dire di esserci stati ed essere, almeno nei numeri se non nella vittoria, accomunati ai mitici nomi dei vincitori. Per quell’ ”Impresa” ci si preparava per una stagione intera in attesa dell’evento.
E’ andata così anche per Paolo Bessone. Successe nel 1995 quando al Pra si celebrava la 24° sinfonia dell’opera omnia del Cai Uget Val Pellice. Fu una vittoria costruita sulla specialità a lui più cara: la discesa. A testimoniarlo il suo grande recupero nel tratto finale dopo essere “scollinato” sul Manzol in quarta posizione. Prima Marco Olmo, poi Garnier Claudio ed infine DarioViale hanno assistito alla sua discesa danzata tra i massi della “Schina d’asu” e di “Pian Sineive”. Il risultato cronometrico di 2.08.40 certifica il suo pieno diritto di essere inserito tra gli Invincibili della Valle Pellice!!!
Paolo Bessone, però, non aveva mai immaginato di trovarsi a correre tra i monti. Valsusino di nascita (1967) e di vita era stato attratto allo sport da quell’università ludico-agonistica che si chiama Giò 22 Rivera. Rivera è una borgata della più nobile “Almese” posta proprio ai piedi del Monte Musinè, sede di un vero e proprio Master della descritta università. Li operava, ed ancora opera, Franco Miceli che con il compianto Michelangelo Tabone ha dato vita, nel 1970, ad un piccolo club che contava, appunto 22 atleti. A quella scuola Paolo è cresciuto atleticamente a pane e strada ed in parte a pane e pista. L’idea di percorrere i sentieri in montagna di corsa non era nei suoi pensieri.
D’altra parte il suo esordio atletico era avvenuto (anno 1988) nella Nevache – Briancon, gara su strada di media distanza e persino un poco in discesa….
La sua personale “Via di Damasco” è stata la Staffetta della Rocca di Cavour: un semplice assaggino delle difficoltà tecniche proprie delle corse sui monti. All’”impresina” fu costretto dalla burbera bonarietà di  Miceli (e come si faceva a dire di no!!!) al quale mancava un atleta per completare la staffetta. Lui vinse quella gara ma giurò anche che non avrebbe più messo piede sui sentieri montani. Furono gli esempi dei fratelli Chiampo ed i consigli del più esperto Flavio, inteso come Cantore a farlo tornare sulla decisione. Ma più di tutto fu il fascino della specialità e l’ambiente particolarmente fraterno che si respirava nel mondo del “Circo Verde” che ogni domenica spostava le tende per cospargere di sano sudore i sentieri delle vallate alpine.
Il cambio di specialità si rivelò sorprendente specie per uno stradista che di norma, ha nella discesa tecnica il suo punto debole!
L’esordio, subito vincente, al Campionato provinciale del 1991 ha tracciato la strada. Nel 1992 la vittoria al  coazzese Colle Bione ha confermato che la strada era quella giusta. Il successo, a dire il vero, era già arrivato negli anni precedenti nei quali ha colto numerosi titoli di Campione Provinciale e Regionale ma in Staffetta e la vittoria in Val Sangone è stata la prima su terreno tecnico e gestita in piena autonomia.
Sono seguite le vittorie a Vaie e Valdellatorre (1993), la Tre Denti di Cumiana nel ’94, il Prorel di Briancon e la già citata Tre Rifugi nel ’95, anno nel quale vinse anche la staffetta del Mont Blanc!!!
La storia, dei successi, si ripete nel ’96 e nel ’97 ma è nel 1998 che costruisce il suo capolavoro atletico vincendo il Campionato Regionale di Gran Fondo.
Gli anni 2000 lo vedono proseguire l’attività agonistica sui sentieri del Mezzalama, della “moderna” Tre Rifugi e delle neonate “Sky Race” andando a conquistare il podio assoluto nella prima  citata ed una prestigiosa 11° posizione sulle Dolomiti.
…e siccome “la passione non muore mai” coglie un prestigioso 2° posto alla Sky Race Mongenevre (Staffetta) e siamo all’anno 2015!
Dal 2015 al 2016 il passo è brevissimo e la possibilità di vedere Paolo al via il 9 ottobre al Trail degli Invincibili a celebrare un pezzo di Storia valdese rappresenta qualche cosa in più di un semplice augurio.
Carlo Degiovanni