Nelle Valli di Lanzo era la Germagnano di Airola a governare il movimento sportivo della neonata “Corsa in Montagna” anche se più su, al Pian della Mussa, già esisteva una storica competizione ritornata in vita in questi anni: Rifugio Città di Ciriè – Rifugio Gastaldi andata e ritorno (Marco Sclarandis 49.07”).
Anche la valle Sangone proponeva già una sua specialità ritornata di moda: La “scalata al Monte Aquila” di Giaveno con Franco Naitza indiscusso dominatore.
Nella pianura che guardava con un poco di invidia ai monti ed in specifico in una Ciriè, incurante di una tardiva nevicata, nasceva, ed era il 3 aprile 1991, Giovanni Bosio.
Rifiutata, con coraggioso orgoglio maschile, la più maestosa Valle Susa, Giovanni ha eletto le due vallate “secondarie” come proprie amanti indeciso su quale delle due fosse la destinataria dei suoi favori (sportivi).
Lo sport ha sempre fatto parte della sua vita ma la passione per la montagna, per ovvie ragioni logistiche, ha dovuto attendere la maggiore età.
Ed allora eccolo debuttare nel basket, specialità nella quale l’altezza fa sovente la differenza. La tenacia non basta e la carriera si ferma dopo avere raggiunto comunque l’Eccellenza. Ci prova con l’atletica nella versione più ortodossa, disciplina che offre specialità per tutte le caratteristiche fisiche. I risultati ci sarebbero anche ma di gran lunga prevalgono gli infortuni muscolari. Alla fine molte cure e poche corse esclusivamente su pista.
L’amore per la pista finisce e Giovanni si ricorda delle due sue amanti…loro, forse, richiedono più resistenza che potenza esplosiva! Il primo problema è la scelta: hanno tutte due il loro fascino ma con la Val Sangone ha più confidenza grazie ad una seconda casa che gli ha permesso una più approfondita conoscenza. E poi…li c’è una squadra che ha saputo rinnovarsi nella tradizione: dall’esperienza di Mario Viretto e Sergio Guglielmino fino alle nuove leve passando per Vacchieri papà e figlio. Il G.S. Des Amis è l’ambiente giusto per provarci dopo mesi di cure con conseguente stop agonistico.
Il suo anno di ingresso nel mondo dei faticatori di montagna è il 2013 (benvenuto!) e subito si rende conto che la montagna può rappresentare il suo futuro sportivo. Quando la fatica diventa “piacevole” significa che si è trovata la disciplina giusta per le proprie caratteristiche. E questa è la sensazione che prova quando affronta, in special modo, le salite! Il raggiungimento del traguardo appare come una delusione in relazione alla soddisfazione di percorrerle e dominarle…Si scopre specialista sulle salite ma è troppo giovane per definire il suo confine tecnico – agonistico. La Montagna offre molte opportunità ed è vietato, a 25 anni, accontentarsi!
Il suo esordio avviene nel circuito del Vertical Sunset e li lascia intravedere le sue potenzialità. L’impazienza lo porta a misurarsi con gli Invincibili e cosi decide di arrampicare le asperità del Rocciamelone: lo prova nel 2015 e giunge 15° in 2.29.57. Trascorso un anno ci riprova e questa volta il tempo impiegato scende a 2.25.31 e la posizione è la 14°. Nella mente c’è uno dei maestri: quel Ruffino Elio che il Rocciamelone lo salì e ridiscese in 4.14!
Il 2016 lo consegna alla “Galleria dei futuri (?) Invincibili” per la sua partecipazione alla “Tre che non c’è” al Rif. Jervis del Pra di Bobbio Pellice. Vince in 2.25 ma soprattutto assorbe consigli e suggerimenti del suo “maestro” Luca Vacchieri che lo accompagna nell’avventura.
Il Capolavoro che vale il passaggio dall’apprendistato alla (giovane) maturità arriva, però, nella più antica gara di salita: la classicissima Tavagnasco – Madonna ai Piani. Il suo primo posto ha sorpreso soprattutto lui che con 42.13 ha onorato la gara – monumento di Marco Morello.
La strada è ancora lunga ma la direzione è quella giusta per riuscire nello sport che ama e, soprattutto, nella vita.
Carlo Degiovanni