Trail Degli Invincibili

Un bellissimo Trail attraverso luoghi spettacolari, insoliti, racchiusi da una cerchia di monti dove tra tutti emerge il Cornour, da questa parte quasi inaccessibile!

Il nuovo percorso

Un nuovo Trail in Val Pellice con partenza ed arrivo dal Laghetto Nais di Bobbio Pellice!

Un occasione per conoscere la nostra Valle

Il nostro "Trail degli Invincibili", oltre ad essere un importante momento di sport vuole essere un occasione per conoscere il territorio della Val Pellice, non solo per le sue bellezze paesaggistica ma soprattutto per la sua ricca storia e cultura.

giovedì 27 aprile 2017

TRAIL E SOLIDARIETA': il progetto sportivo solidale I RUN FOR “FIND THE CURE“

Io corro ma non scappo è ormai da anni la frase simbolo del progetto sportivo solidale I RUN FOR FIND THE CURE.
Il suo significato trae spunto dal detto "più ti allontani da un problema, più ti allontani dalla sua soluzione", e la mission del progetto è proprio questo: stimolare le persone a non chiudere gli occhi, voltare gli sguardi e scappare, di fronte a situazioni inaccettabili, caratterizzate dal profonda disuguaglianza e ingiustizia sociale.
I Run for Find the Cure nasce nel 2012 a supporto di Find the Cure, associazione di volontariato che da anni porta avanti progetti di cooperazione in aree a basso livello di sviluppo.
La fortuna di avere, tra i volontari, tanti sportivi, ha sicuramente aiutato l’associazione a realizzare un progetto ad hoc, che potesse coinvolgere tanti atleti che spesso ci chiedevano
<< ma come possiamo dare una mano??>>
I Run for FTC   raggruppa trasversalmente atleti di tutti i calibri, età e locazione geografica uniti dal desiderio di correre per una motivazione in modo da lasciare una traccia umanitaria e non solo atletica.
Ogni anno sviluppiamo un progetto al quale dedicare chilometri e impegno, in modo da coinvolgere e sensibilizzare chi incontriamo sul nostro percorso.
Ma non solo.
Il progetto ormai coinvolge anche molti organizzatori di gare che con il loro contributo ci hanno permesso di creare il Corto Circuito Solidale, un insieme di gare dall’impronta fortemente solidale.
E poi ci sono le nostre gare, targate I run for FTC.
La prima a nascere è stata la Ceriale Coast Run, una corsa al tramonto in riva al mare a Ceriale. Poi è stata la volta dell’AWT, ovvero l’Alpine Wonderful Trail, la gara simbolo della nostra associazione, l’occasione per incontrare e riabbracciare amici e atleti che ci sostengono tutto l’anno in un contesto selvaggio e meravigliosa come quello della Val Maira che ci ha accolto anche in inverno con l’Alpine Wonderful Winter Trail.  Il Sea Beautiful trail e il Pizzo Ceresa Vertical Race sono tra le nostre gare più recenti e che ci hanno fatto amare sempre più l’entroterra Ligure.
Se dovessimo aggiungere un ulteriore elemento a questo progetto sportivo che, in qualche modo, ha cambiato la modalità di comunicazione e operativa della nostra associazione sarebbe impossibile dimenticare l’AMICIZIA.
In questi anni non abbiamo avuto solo dei sostenitori, abbiamo avuto degli amici che con il loro entusiasmo, supporto e spirito solidale ci hanno permesso di realizzare dal 2012 ad ora i seguenti progetti:
- 2012 costruzione della scuola elementare di Needlor, in India
- 2013 costruzione di 2 pozzi in aree rurali del Mali 
- 2014 costruzione della scuola elementare nel villaggio di Msolwa Ujamaa, Tanzania
- 2015 costruzione di un ostello per le bimbe della scuola elementare di Msolwa Ujamaa in Tanzania 
- 2016 costruzione della cucina e supporto dell‘ ostello SHERP (Samburu Handicapped and Rehabilitation Program) di Maralal (Kenya) che accoglie e accudisce 125 bambini di tutto il Samburu County con differenti disabilità.
Anche nel 2017 correremo tutti insieme per portare aiuto e ci impegneremo a raccogliere 20.000€ per la costruzione della Maternità di Nafadji Coura in Mali.
Nafadji Coura è un villaggio rurale raggiungibile attraverso una pista sterrata che, nel periodo delle pioggie, diventa praticabile solamente con motorette (per i più fortunati) o a piedi/bici.
Ha una scuola elementare e quindi rappresenta un villaggio di riferimento per piccole frazioni vicine.
La maternità attuale versa in condizioni pessime, tant’è che ne hanno dovuto dichiarare l’inagibilità. Costruita con fango e terra non ha retto ai molti anni di pioggia e caldo torrido che caratterizzano le stagioni del Mali.
Per questo abbiamo accettato di costruirne una nuova.
Sono moltissime le attività che una piccola maternità rurale può svolgere, a partire dalle consultazioni prenatali, per eventualmente inviare le donne a Kassaro dove c’è il Centro di salute di riferimento, qualora ci fosse qualche segnale che la gravidanza non procede regolarmente, al depistage per la malnutrizione per i più piccoli, alle consultazioni curative e ovviamente i parti.
Nonostante si sia anni luce da una qualsiasi maternità italiana, dalle innumerovoli ecografie, esami del sangue di una donna occidentale, la maternità rurale è quel piccolo barlume di speranza, di poter aiutare le donne a partorire in un ambiente più sicuro, rispetto alla capanna, sotto lo sguardo esperto di una matrone, con la somministrazione di farmaci essenziali subito nel post parto.
La salute materno infantile rimane uno degli aspetti fondamentali della sanità in Africa, aspetto tante volte trascurato, spina nel fianco di tante realtà, soprattutto le più povere.
Far nascere un bambino e far partorire una donna in sicurezza vuol dire far crescere il proprio villaggio.
Quindi buone corse a tutte.
Per il 2017 si corre a tutela delle donne e dei bambini.
Giacomo Kuba Fornelli

mercoledì 26 aprile 2017

Invincibili in cammino: IL RITORNO AL LAGHETTO NAIS

Il cammino prosegue scendendo il Vallone del Cruello. Questo vallone, come quello già citato di Subiasco è stato al centro delle vicende degli “Invincibili”. Da Chiot Franc (ebbene si! Abbiamo fatto una scelta nel toponimo) prendiamo a scendere decisamente in parte su sentiero ed in parte su pista forestale verso Bobbio Pellice. Il tracciato transita in alcune borgate montane oramai utilizzate solo più come “Furest”: Garnierogna (km 14,5), Armaglie, duecento metri dopo, Pontet al km. 15 ci accompagnano verso la meta. Raggiunta la Borgata Podio (km 16) il percorso, svoltando a destra riprende a salire. A proposito: bel nome il Podio per gli atleti che partecipano ad una competizione sportiva. Una tra le tante caratteristiche positive del Trail degli Invincibili stà nel fatto che tutti coloro che terminano la gara sono stati sul “podio” e ...volete mettere la soddisfazione!
Abbiamo detto della strada che riprende a salire, al Podio, ma è poca cosa. Qualche centinaia di metri per raggiungere il bivio per Paosette (km 16,5) e di li scendere decisamente al Sibaud (km 17,1) dove la citata Stele ci accoglie!
Oramai siamo in vista della fine del nostro cammino. Saranno ancora circa due chilometri di strada sterrata (la incompiuta circonvallazione di Bobbio Pellice) ad accompagnarci al Laghetto del Nais da dove siamo partiti 19,2 chilometri fa e, per la statistica, abbiamo superato circa 1600 metri di dislivello positivo ed altrettanti di negativo.
Nel frattempo il Laghetto del Nais si è dotato di un ponte davvero carino per una memorabile foto ricordo... e chi sarà mai Calatrava?
Questo cammino, quello del Trail degli Invincibili, termina qui con la speranza che abbia arricchito il fisico ed anche la mente. Non ci resta che salutare Bobbio e Villar Pellice, il Laghetto del Nais, i suoi Cormorani e Aironi, e l'amico Fredi che continua, ahimè inutilmente, a volere cacciare ...
Carlo Degiovanni

martedì 25 aprile 2017

Invincibili in cammino: PRA PIC O CHIOT FRANC?

Il nostro cammino giunge, dopo 13,3 km all'inizio della discesa finale. Il toponimo denunciato e scritto sulla baita montana che presidia questo luogo lo definisce “Pra Pic”. A dire il vero, i nostri autorevoli consulenti denunciano, in questo caso, un falso storico. Infatti “Pra Pic” sta ad indicare un ripido prato, utilizzato per i pascoli, collocato a qualche centinaia di metri dal luogo citato. Pare, anzi, è certo che il vero toponimo del luogo sia “Chiot Franc”. Anche in questo caso non stiamo a parteggiare per le opposte tesi ma denunciamo il (mis)fatto!
D'altra parte il dubbio sorge anche su fatti molto più rilevanti che interessano questa località: da alcune fonti si afferma che l'ultimo tratto del “Glorioso Ripatrio” dei Valdesi al rientro dall'esilio di Ginevra, dopo il transito a Pra Pic (o Chiot Franc) sia sceso a Bobbio transitando via Garneirogna, Armaglie ecc. Altre fonti sostengono che il rientro si sia completato raggiungendo Sarsenà per poi scendere a Bobbio Pellice. Di certo il punto di ritrovo, caso mai qualcuno avesse sbagliato strada, è stato il Sibaud dove, a mettere tutti d'accordo, è stata collocata la Stele per celebrare l'evento! ...noi però, siamo ancora a Pra Pic o Chiot Franc e da li ripartiamo.
Carlo Degiovanni

lunedì 24 aprile 2017

DAL 1° MAGGIO AVVIO ISCRIZIONI – 300 PETTORALI

Circa venti sono i chilometri ... circa millesettecento (sono in corso indagini)) i metri di dislivello ma sicuramente saranno solo 300 i pettorali a disposizione della new entry 2016 nel mondo del Trail che si avvale dell'ambito titolo di Trail – Cult per la sua “pretesa finalità” di raccontare pagine di Storia Valdese.
Sul sito www.traildegliinvincibili.it, oltre a tutte le informazioni sulla manifestazione sportiva, in questi giorni si può leggere una relazione dettagliata di cosa offre il tracciato che sarà di gara. Per adesso, stante il perfetto stato del persorso e la giusta stagione meteo, il consiglio è di fare un sopralluogo sull'epico luogo .... camminando per potere apprezzare quanto sa offrire in più oltre alla soddisfazione che potrà dare il cronometro domenica 1° ottobre.
Si preannuncia anche una grande sorpresa per quanto attiene il cosìddetto “Pacco Gara” che sarà garantito ai 300 new invincibili dell'anno 2017.
Le iscrizioni attraverso le sacre procedure dell'apposito sito www.wedosport.net che garantirà anche la gestione tecnico cronometrica della manifestazione.
Nel frattempo, in attesa del 1° ottobre, il Sito e la apposita pagina Facebook vi arricchiranno di informazioni storiche e tecniche per una partecipazione “consapevole”.

domenica 23 aprile 2017

Invincibili in cammino: VERSO SERRE SARSENA', SERRE CRUELLO E PRA PIC (?)

Superato anche il tratto più tecnico del tracciato ci avviamo in discesa su facile sentiero verso Serre Sarsenà che incontriamo al km.10,4. Il toponimo ricorda l'arrivo in queste zone, nel IX° secolo, dei Saraceni. Probabilmente non si trattava di una invasione vera e propria ma di qualche frangia distaccatesi dai “mori” che avevano conquistato la Spagna e la Francia meridionale. Certo è che alcuni toponimi del luogo (Sarsenà su tutti) ed alcuni cognomi di famiglie (Salvay, Salvagiot, Morel) ricordano quegli eventi. Ulteriore testimonianza di ciò è data da una particolare architettura nel costruire le abitazioni in evidenza nelle borgate vicine al nostro passaggio. L'unica cosa certa è che oggi di Saraceni in questa zona non ce ne sono più e noi possiamo proseguire tranquillamente il cammino! In questa località transitava, qualche decennio fa, una teleferica per il trasporto a fondo valle del talco estratto dalle cave di Subiasco.
Prima dell'ingresso a Serre Sarsenà svoltiamo a destra su un sentiero che riprende gradualmente quota fino a raggiungere l'apice di un colletto denominato Loisa (km 11,5) dove una fontana ci aspetta per un eventuale ristoro non organizzato. Da qui una breve discesa sulla sinistra ci porta a conoscere al km 11,7 un grazioso borgo montano in avanzata fase di ristrutturazione: Serre Cruello. Anche qui una fontana ci disseta prima di proseguire il nostro cammino.
Il percorso si fa decisamente più facile e su ondulata pista forestale ci indirizziamo a destra. Dopo circa 400 metri in un tornante proseguiamo diritti in direzione Giausarant da munt (km 12,3) e Pra Pic.
Carlo Degiovanni

venerdì 21 aprile 2017

Invincibili in cammino: VERSO ROCHA CIABERT

Il cammino riprende dopo che la salita più impegnativa è terminata. Il tracciato del Trail degli Invincibili prosegue percorrendo il vecchio sentiero un tempo utilizzato dai Bobbiesi per raggiungere l'alpeggio di Subiasco. Oggi lo stesso sentiero è percorso quasi esclusivamente da cercatori di funghi e cacciatori. Ci avviamo in discesa sui pascoli dell'alpeggio fino all'attraversamento del torrente Subiasco (km. 7,2) e conseguente rientro nel territorio del Comune di Bobbio Pellice. Da qui in poi il sentiero si sviluppa con esposizione nord - est cambiando radicalmente, causa la ricca vegetazione, lo scenario che ci circonda. L'approdo alla evidente Rocha Ciabert, che appare alla stessa quota di Barma d'Aout, avviene con un continuo saliscendi tra secolari faggete. Questi dislivelli non vengono sempre rilevati dai sia pure precisi gps ma le gambe li sentono ugualmente! Occorre attraversare alcuni canaloni (il primo dei quali denominato “Cumba del Piset” è il più problematico) e questa difficoltà sconsiglia di avventurarsi nei mesi invernali causa neve o ghiaccio mentre nella stagione estiva e, soprattutto, autunnale il sentiero è del tutto sicuro.
L'approdo a Rocha Ciabert (km.9,3) determina anche la fine delle descritte difficoltà tecniche. La Rocha rappresenta uno spettacolare punto panoramico e vale davvero la pena fare una ulteriore piccola pausa. Il punto di osservazione ci permette di osservare l'intero Vallone compreso l'arduo sentiero percorso nella salita a Barma d'Aout. Nei pressi del nostro punto di osservazione in aggiunta al sentiero di provenienza possiamo vedere due ulteriori sentieri che salgono in direzione nord. Il sentiero più in alto permetteva l'accesso alle già descritte miniere di talco mentre quello più in basso, al vero non era un sentiero ma un piccolo canale che prelevava l'acqua dal torrente Subiasco a beneficio delle borgate di Bobbio Pellice quali Sarsenà, Posette e Sibaud.
Carlo Degiovanni

giovedì 20 aprile 2017

“INVINCIBILI” ALLA RICERCA DEL GIUSTO “PERGOU dar MARIOU”


“Lascia lente le briglie del tuo ippogrifo, o Astolfo, e sfrena il tuo volo dove più ferve l'opera dell'uomo, però non ingannarmi con false immagini ma lascia che io veda la verità e possa poi toccare il giusto”.
Era il 1972 quando Francesco Di Giacomo utilizzò l'Orlando Furioso per esordire nel primo disco capolavoro del Banco del Mutuo Soccorso.
Oggi il nostro Ippogrifo era il Suzuki Jimny di Ermanno utile per guadagnare comodamente quota per poi avventurarci, rigorosamente a piedi, alla ricerca del “Pergou dar Mariou” in versione Bobbio Pellice. E sì, perchè attorno al Monolito appartenente alla tradizione valdese si è aperto un dibattito tra coloro che sostengono si trovi in territorio villarese sotto la guglia della Rubinella e coloro che invece propendono per un monolito nascosto nella faggeta che regna sul versante bobbiese del Vallone di Subiasco o degli Invincibili!
Seguendo i preziosi consigli dell'autoctono Emilio Mondon, la squadra dei novelli Indiana Jones composta dal citato Ermanno Aglì, da Daniele Catalin, Fredi Gallo ed io si è coraggiosamente (o incoscientemente) addentrata nella fitta boscaglia tra salti e dirupi che separa Rocha Ciabert da Barma d'Aout ed al km. 1 circa del citato diagonale ha individuato tracce di un antico sentiero che scendendo tra vecchie carbonaie ha condotto gli impavidi esploratori al cospetto dell'introvabile monolito.
Non è stato trovato alcun reperto che possa fare propendere per l'una o per l'altra tesi e, conseguentemente, manteniamo la nostra neutralità in merito al “Giusto Pergou”. Speriamo, con la nostra impresa, di avere fornito elementi utili alla soluzione pacifica del grande dilemma...speriamo. Se il nostro sforzo sarà stato vano in tal senso ci consoleremo per avere individuato un luogo particolarmente vocato alla raccolta del fungo porcino.
Carlo Degiovanni

mercoledì 19 aprile 2017

Invincibili in cammino: IL “PERGOU DAR MARIOU” - Versione Bobbio Pellice


Prima di proseguire vale la pena fare con lo sguardo un giro d'orizzonte. Il Cournour con i suoi 2869 metri è la punta che domina in altezza il vallone. Seguendo la immaginaria linea che unisce Punta Cournour e Barma d'Aout si intravede l'alpeggio di Subiasco e si “immaginano” le antiche miniere di talco oramai da decenni abbandonate. Se lo sguardo si sposta verso il basso in direzione di Rocha Ciabert, l'evidente sperone roccioso in direzione Bobbio Pellice, si nota nel folto della vegetazione un evidente monolito che rivendica, parimenti al già descritto Monolito di Subiasco, l'ambito titolo di “Pergou dar Mariou”
Dalle antiche fonti consultate pare che proprio questo sia il reale “Pergou”, meta di coppie Valdesi in cerca di fertilità. Raggiungerlo, oggi, è una impresa ardua tanto è selvaggio il luogo ma abbiamo appreso che l'accesso un tempo era possibile da un facile sentiero essendo la zona meno boschiva e adibita a pascolo. Il Monolito descritto è collocato sulla destra orografica del Vallone degli Invincibili e conseguentemente nel territorio comunale di Bobbio Pellice. Non è nostro compito entrare nella disputa sulla titolarietà del vero “Pergou” ... avessimo dovuto scegliere, il Monolito di Subiasco ci pareva più a portata di gambe!
Carlo Degiovanni

sabato 15 aprile 2017

Lo sapevate che il "CRI-CRI" nasce in Val Pellice?

“Cristina è una ragazza che vive nella Torino di fine ottocento: lavora in una sartoria e cuce gli abiti delle madamin della buona società torinese.  Nello stesso cortile di lei abita il giovane studente universitario che la chiama amorevolmente “Cri” ed ha una cottarella. Prima di ogni appuntamento il giovane passa nella pasticceria sotto i portici vicino a casa per acquistare le praline ricoperte di zucchero per la sua Cri.
Un giorno i due innamorati si danno appuntamento proprio davanti alla pasticceria ed, entrati nel locale, la commessa sente chiamare la ragazza col vezzeggiativo che era solito usare.
Da quella volta in poi quando il ragazzo entrava in negozio la commessa con un sorriso gli chiede ‘Cri?‘ e il giovane gli risponde sorridendo allo stesso modo ‘Cri!‘.
Il pasticciere, sentita la storia raccontata della commessa, decide di chiamare le sue praline “CRI? CRI!” in omaggio ai due giovani innamorati.” (fonti diverse)
Questa è la storia romanzata dei Cri-Cri, le “praline rivestite di caramelle” una tipica specialità torinese immancabile nelle nostre case, specialmente durante le festività natalizie, con le sue inconfondibili carte colorate. 
In realtà è una golosità che nasce nel 1886 in una pasticceria di Torre Pellice nella nostra valle. A seguito di un errore il garzone pasticciere decide di recuperare una caramellatura sbagliata delle nocciole ricoprendo queste ultime con cioccolato fondente per poi rivestirle di bianca mompariglia (minuscole sferette di zucchero).
Il suo nome potrebbe derivare dal suono “cri” prodotto quando assapori la mompariglia … assaporare i Cri-Cri è un rito per i torinesi!
Anche il nostro sponsor Caffarel ha nel suo assortimento questa golosa pralina che con la sua prelibatezza rende felici i bambini, e non solo!
Roberto Gagna

Invincibili in cammino: ASCANIO E MARGHERITA – Marina Jarre

La pausa a Barma d'Aout fa pensare alle avventure di Margherita, protagonista con Ascanio di un bel libro di Marina Jarre intitolato, appunto, Ascanio e Margherita e che la casa editrice Claudiana ha provveduto di recente a ristampare. La breve recensione è della stessa autrice, da pochi anni scomparsa:
«Una piccola, poco nota storia italiana – quella degli “eretici valdesi” delle Alpi del Piemonte sabaudo del XVII secolo – accompagna, modifica, svia e strazia la vicenda d’amore del giovane nobile cattolico Ascanio e della fanciulla valdese Margherita. Diversamente dal tradizionale romanzo storico in cui la storia offre lo sfondo alla vicenda, qui la storia del XVII secolo si fa protagonista, non soltanto nel suo svolgersi effettivo ma soprattutto nel suo intromettersi nel legame fra i due giovani protagonisti, separandoli con la crudele ragion di stato della diversità di fede religiosa. Così, nel Piemonte ducale del XVII secolo, Margherita, montanara valdese, decide di non cedere all’amore del nobile cattolico Ascanio e sposa il cugino, al quale è stata promessa e con cui, oltre alla fede, divide le tragedie della guerra e dell’esilio».

 Le vicende storico romanzesche si svolgono in gran parte proprio in questo territorio e ricorrenti sono i toponimi che incontriamo sul tracciato del Trail degli Invincibili.
Carlo Degiovanni

giovedì 13 aprile 2017

Invincibili in cammino: VERSO BARMA d'AOUT

Proseguiamo il nostro cammino inoltrandoci in una ampia ansa rocciosa conosciuta dai locali come “Canal del tei” al fondo della quale il sentiero attraversa un rio, il Tei appunto, e piega decisamente a destra.
Lo scenario che si presenta è davvero maestoso: il sentiero prosegue prevalentemente scavato nelle rocce superando suggestivi passaggi obbligati. Una piccola pausa ci consente di riportare lo sguardo verso la Rubinella e la Gran Guglia. Lo scenario che si presenta ai nostri occhi chiarisce per quale motivo questi anfratti nel secolo XVII° fossero considerati inespugnabili dagli Invincibili.
Al culmine della salita ci attende un monumentale faggio preludio di una densa faggeta che annuncia l'avvicinarsi dell'alpeggio di Barma d'Aout. Abbiamo percorso 6,7 km del nostro cammino e il luogo vale una visita più approfondita. La baita dell'alpeggio in se non presenta nulla di particolare se non la sua recente ristrutturazione dovuta alla ripresa dell'attività pastorale.
Ciò che sfugge ai più e la vera collocazione della Barma: infatti occorre uscire dal tracciato, percorrere la crestina che si protrae verso sud  e dopo circa 150 metri, al terminare delle rocce, cercare attentamente sulla sinistra guardando a valle un'ardito passaggio che in una quindicina di metri conduce a due singolari Barme / Balme. Facile pensare ad un loro utilizzo dai vari attori di questi luoghi: dall'uomo presitorico ai pastori, dagli Invincibili fino ai Partigiani in tempi più recenti. Solo adesso possiamo dire di essere stati a Barma d'Aout!
Carlo Degiovanni

martedì 11 aprile 2017

Invincibili in cammino: IL “PERGOU DAR MARIOU” - Versione Villar Pellice

Il sentiero si fa meno faticoso e dopo circa 400 metri dalla “Pietra filosofale” alzando appena lo sguardo a destra verso la guglia della Rubinella è facile individuare il “Monolito di Subiasco”.  Per approfondire le specifiche tecniche legate all'arrimpacata su questo monolito rinviamo all'apposito box. A noi interessa molto di più, in questa sede, segnalare che il monolito era la meta obbligatoria per le coppie di sposi valdesi che attribuivano allo stesso poteri propiziatori in materia di procreazione. Di qui il singolare appellativo occitano   di “Pergou dar Mariaur”. Da precisare che la collocazione reale del “Pergou” è oggetto di profonde dispute tra i conoscitori dei luoghi.
Il nostro cammino incontrerà un'altro monolito che si fregia dello stesso appellativo e della stessa leggenda o tradizione. Possiamo dire che questo è il “Pergou” in versione Villar Pellice. Più avanti ne incontreremo un'altro in versione Bobbio Pellice. Noi ci limitiamo a segnalare il (mis)fatto e non intendiamo parteggiare nella solenne disputa .... lasciamo ai posteri l'ardua sentenza!
Carlo Degiovanni

domenica 9 aprile 2017

Invincibili in cammino: LA RUBINELLA

Dopo avere percorso 4 km dalla partenza la mulattiera presenta uno spettacolo davvero impressionante. Un rio impetuoso precipita dalla destra della direzione di salita e prima di raggiungere per successive cascate il letto del Subiasco disegna un’ansa profonda contornata da alte rocce a precipizio. Un’attenta analisi delle citate rocce, a sinistra, ci consente di vedere la presenza di alcuni “spit” segno del passaggio di qualche alpinista che ha tracciato sapienti vie di arrampicata (monotiri).
Alzando lo sguardo a destra invece incombono imponenti le rocce della Rubinella e della Gran Guglia. Queste rocce sono state la vera e propria fortezza a protezione della resistenza degli Invincibili.
Attraversato il torrentello la mulattiera sale per una quindicina di tornanti piuttosto impegnativi. Dopo il primo tornante si possono notare sulla sinistra le tracce della vecchia via di accesso al Barma d’Aout: il vecchio sentiero saliva il fondovalle costeggiando il Subiasco. Dopo la realizzazione della nuova mulattiera l’antico sentiero è stato utilizzato da cercatori di funghi, pescatori di montagna e  alpinisti-filosofi, veri amanti della solitudine, che nella crudezza del Vallone degli Invincibili hanno dato sfogo alla loro passione aprendo vie di roccia tanto ardite quanto suggestive. Da questo sentiero si accede, infatti, alla severa parete di Rocha Ciabert.
Noi proseguiamo per il sentiero principale e il nostro cammino trova un momento di relax al culmine dei tornanti. Il toponimo del posto è il “ Bars ‘d l’Ours” citato in precedenza. Le antiche leggende (?) raccontano dell’esistenza in quel luogo di un orso che vagava per i radi boschi e si rinfrescava nel “Tumpi ‘d l’Ours” situato nel Subiasco che scorre nella gola. E’ invece certo che il posto ospitasse la “stazione intermedia” della descritta teleferica.
Li è anche collocata una vera e propria “pietra filosofale”, un macigno piatto che invita al riposo ed alla contemplazione di un panorama davvero impagabile. Nel tardo autunno talvolta la “pietra filosofale” è occupata da solitarie vipere che, in attesa del letargo, si stendono completamente a sonnecchiare godendosi l’ultimo sole di stagione.
Carlo Degiovanni

venerdì 7 aprile 2017

Invincibili in cammino: IL SENTIERO DEGLI INVINCIBILI!


Dopo un breve tratto di asfalto (400 metri) prende il via lo storico “Sentiero degli Invincibili” Si tratta di una vera opera d’arte che si inerpica tra anfratti e precipizi che protessero gli Invincibili che questo Trail vuole raccontare e ricordare. Usato nei secoli per la pastorizia, anche bovina, che transumava verso l’alpeggio di Barma d’Aout, dopo qualche anno di quasi abbandono è stato rimesso in sicurezza con un intervento finanziato dalla Comunità europea, a beneficio dei turisti e della ripresa attività nei pascoli alti.
Imbocchiamo questo storico sentiero e dopo un centinaio di metri possiamo notare su un pianoro alla nostra destra la “stazione” di arrivo di una antica teleferica. Il pianoro è definito la “lausetta” forse a segnalare qualche cenno di “losa quarzite” che appare qua e là. La teleferica partiva dall’alpeggio di Barma d’Aout e, dopo una prima tappa intermedia in località Bars ‘d l’Ours, precipitava fino alla citata postazione di arrivo. Serviva, ovviamente, per trasferire a valle il fieno prodotto nei prati alti degli alpeggi.
Il sentiero prende a salire prima dolcemente e poi decisamente in un ambiente suggestivo prevalentemente roccioso e privo di alberi con qualche passaggio protetto. Anche per questo il “viaggio” nel vallone degli Invincibili è consigliato in tarda primavera ed in autunno. Gli alberi non sono del tutto assenti ma la loro collocazione non impedisce la nostra visuale sull’intero vallone. La Forestale ha pensato, nel secolo scorso alla piantumazione di larici e la natura ha seminato la sinistra orografica di antiche faggete. Nelle faggete sono ancora riscontabili le tracce delle “carbonaie” antico sistema per produrre carbone imparato, indirettamente, dagli antichi Fenici.
La salita continua …
Carlo Degiovanni

mercoledì 5 aprile 2017

Invincibili in cammino: LE BORGATE DI VILLAR PELLICE!

Intanto è importante dire che il Vallone degli Invincibili della sua veste civica è definito Vallone di Subiasco, nome del torrente che lo scava nonché della piccola borgata che si incontra trascorsi 500 metri dalla partenza dal Laghetto del Nais.  L’attraversamento del ponte determina anche l’ingresso nel territorio del Comune di Villar Pellice che terminerà solo dopo avere nuovamente attraversato lo stesso torrente transitati a Barma d’Aout. 
Potete, se volete, lasciarvi tentare dal cartello che indica “La Casa dell’Ape”, un agriturismo appena più in la del tracciato di gara in borgata Piantà. Tranquilli: le Api sono pacifiche ed innoque ma il succo naturale di mirtillo è un nettare imperdibile, tanto per iniziare ma …. noi proseguiamo sulla strada asfaltata in direzione delle borgate Meynet e Bessè. La strada che stiamo percorrendo è stata costruita nel 1920 e, oltre che essere di proprietà consortile, aveva, prima dell’asfaltatura, un tracciato leggermente diverso.
Dal sito www.rifugioinvincibili.it
A 800 metri dalla partenza dopo un tornante che determina l’inizio della salita svoltiamo a sinistra su uno storico sentiero. Alcuni segnali indicano la strada giusta per il Rifugio degli Invincibili collocato in una antica baita di recente ristrutturazione a circa 1300 mt. di quota in direzione Alpe Caougis.
Il sentiero citato, detto della “Gorgia” inizialmente sale costeggiando gli strapiombi che precipitano nel letto del Subiasco facendo da subito capire la “crudezza” del territorio che caratterizza il Vallone degli Invincibili.
Il percorso segue solo in parte il sentiero perché dopo circa 1,3 Km dalla partenza svolta a destra per salire prima alla borgata Meynet (Km. 1,7) e successivamente alla borgata Bessè (Km. 2) ambedue dotate dell’indispensabile forno. Oramai semi spopolate le citate località ancora nel 1900 erano abitate da circa 20 famiglie. Le stesse borgate furono teatro anticamente delle “gesta” degli Invincibili e più di recente delle locali formazioni partigiane. Nell’uno e nell’altro caso hanno dovuto subire gli incendi inflitti dai rispettivi nemici.
La salita continua ....
Carlo Degiovanni

domenica 2 aprile 2017

Galleria degli Invincibili tra storia e sport: MARCO SCLARANDIS

Lucio Fregona – 1.48’15, Claudio Galeazzi – 1.48’32”, Luigi Bortoluzzi – 1.49’19, Battista Scanzi – 1.49’32, Pio Tomaselli – 1.49’46”…..i primi 5 “professionisti” della Forestale Roma ed il sesto accasato alla trentina Cavit Virtus Marzola….
E’ l’ordine di arrivo della Tre Funivie del Sestriere del 21 agosto del 1988. Ciò che colpisce è l’esiguo distacco che divide i primi sei atleti giunti al traguardo: un minuto e mezzo!!!! E si trattava di una gara di lunga distanza e copioso dislivello; nello specifico 19,9 Km e 1600 metri. 
Non erano certamente gli anni della partecipazione di massa a quelle “imprese” è la selezione dei partecipanti era molto verso l’alto tralasciando l’allora sconosciuto concetto di “Finischer” nel senso del decoubertiniano  ”importante è partecipare”.
La gara del Sestriere, organizzata nelle sue origini dall’Associazione Nazionale Alpini, fu assunta agli onori degli altari nazionali dalla Federazione Italiana di Atletica Leggera proprio in quella edizione quale “Prova Unica del campionato Italiano di Lunghe Distanze”.
Il Campionato Italiano Fidal di Corsa in Montagna toccò, in quegli anni, altre due importanti manifestazioni di quell’angolo di Piemonte: a Cavour sulla sua Rocca nella formula a Staffetta del 17 maggio 1987 (trionfante la Veronese Alitrans di Valicella, Bonzi e Pezzoli) e a Bagnolo P.te nella Frazione Villar dove il 26 settembre 1993 si disputò il Campionato Italiano di Gran Fondo (fratello e sorella Molinari della Cavit Trento a braccia alzate a conquistare il titolo). Atletica Cavour sugli scudi in entrambe le occasioni in qualità di organizzatrice (ma non solo).
Per quanto si possano citare vittorie e piazzamenti all’apparenza più prestigiosi è in quella edizione della Tre Funivie del Sestriere che Marco Sclarandis ha dato dimostrazione delle sue straordinarie qualità atletiche! Giunse 9° in quella memorabile gara, primo assoluto tra i campioni nostrani, con il tempo di 1.51’33” ad appena tre minuti e diciotto secondi da coloro che, in allora, dominavano il mondo nella specialità. Ed alle sue spalle mostri sacri quali Andrea Giupponi e Privato Pezzoli!!!
Niente professionismo ne semi professionismo per Marco: per lui si può parafrasare l’abusato “braccia strappate all’agricoltura” coniugandolo in “gambe strappate all’olimpo dello sport”…e si perché il suo mestiere non gli concedeva molto tempo da dedicare alle “passioni”: l’Agricoltore non ha orari e i “tempi” sono sovente dettati dal “tempo” cronometrico e meteorologico.
Della montagna Marco ne vedeva solo il profilo dagli sconfinati campi di granoturco della “sua” San Luigi quasi Baudenasca. Un po’ lo sognava nelle notti passate intento ad irrigare …. Magari proprio in quelle notti nelle quali, con gesto crudele, la luna piena illuminava salite e discese sconosciute alla piatta pianura pinerolese.
Nato nel 1963 la corsa ha iniziato a coltivarla fin dai suoi 14 anni. Il Campionato Pinerolese di Corsa Campestre e qualche garetta nella conosciuta pianura con il Borgo Losano, storica società di un sobborgo di Pinerolo, hanno contribuito a dargli fiducia nei suoi precoci mezzi sportivo agonistici.
L’impatto-esordio con la montagna Marco lo ha conosciuto nel 1978 alla tenera età dei 15 anni!!!
Fidatevi, l’autore di queste note ha provveduto a fare le opportune verifiche. Alla tenera età dei 15 anni Marco ha esordito nella così detta Marcia Alpina ad Angrogna nella decima edizione del Monte Servin. No….non nelle categorie giovanili, peraltro non previste. La classifica ufficiale recita: 119 partiti (117 uomini e 2 donne), vincitori Dugono Elena nella ridotta classifica femminile in 1.12’51” e Bruno Franco Rinaldo nella gara maschile in 57’32. Il “nostro” giunse 53° in 1.14’57”
Il suo viaggio nelle gare dei “grandi” è proseguito agli adolescenziali 16 anni mordendo ancora “pane duro” sulle proibitive pendenze dei Coazzesi Picchi del Pagliaio. 
Il suo primo podio lo ottiene in un’altra avventura d’altri tempi: a Sauxe d’Oulx i militari onorano il Tenente Zorzetting con l’allestimento di una dura Marcia Alpina: si sale  al Colle Bleiger dritto per dritto sotto i  piloni di un’antica seggiovia e la discesa è da puri specialisti. Marco ha 17 anni e, inevitabilmente, poca esperienza. Un errore in discesa gli preclude una sorprendente quanto strepitosa vittoria e deve accontentarsi del secondo gradino del podio.
Inevitabile, stante le premesse, un palmares di vittorie chilometrico:
In Val Pellice è primo in due edizioni della Tre Rifugi (’84 e ’85), torna e vince ad Angrogna (’83),  il Trofeo Valanza a Rorà lo conquista per due edizioni senza dimenticare le vittorie nelle staffette provinciali e nell’antico Giro del Cruel.
Alla Tre Funivie del Sestriere, oltre all’exploit segnalato, un secondo posto dietro al vincitore Giuseppe Genotti…e gli anni erano solo 20!
Vince a Rodoretto di Prali (3 edizioni), Inverso Pinasca, il Quinzeina da Frassinetto (con record), La Rocca di Cumiana in due edizioni, il Trofeo Bokki a Bardonecchia, il Musinè di sola salita e Pramollo.
Vince anche il Campionato nelle valli di Lanzo grazie ai successi alla Usseglio – Malciaussia ed al Rifugio Genova – Rifugio Gastaldi del Pian della Mussa.
Componente dei podi dello Chaberton, dello Stellina di Susa, del Giro del Monviso e di Tavagnasco – Madonna ai Piani.
Protagonista assoluto dell’avventura nazionale dell’Atletica Cavour del compianto Mauro Priotti e mi fermo qui nell’elenco.
Marco, invece, ha dovuto fermarsi nel 1993 a soli 30 anni, età di piena maturazione per lo sport di resistenza. Un’infortunio nel lavoro di agricoltore gli ha impedito di proseguire nell’agonismo e, dopo il recupero fisico, la sua passione per i sentieri di montagna si è limitata all’escursionismo e ad osservare, di nascosto, altri campioni compiere le imprese che per lui erano pane quotidiano.
“Gambe strappate all’olimpo dello sport” ed il suo prestigioso nono posto al Campionato Italiano della Tre Funivie 1988 è li a darne prepotente testimonianza.
Carlo Degiovanni