Si parte dal laghetto Nais verso la circonvallazione di Bobbio Pellice , dove vi è un cartello indicatore per SIBAUD; la mulattiera sale tra boschi ed orti e raggiunge la biforcazione al punto, in piano a
sinistra verso SIBAUD (ma vi passeremo al ritorno) diritto in salita verso la Sarsenà; la mulattiera sale ripida incontrando la B.ta Paousette (ruderi) e poi la pista che viene dal Podio, attraversata la pista si continua sulla mulattiera che dopo alcuni tornanti ci porta alla B.ta Sarsenà inf. (fontana) da dove si gode una magnifica veduta dove fa capolino la vetta del Monviso. Nella borgata il "muro saraceno": storia o leggenda ?
In Val Pellice nel IX secolo giunsero i Saraceni: ne rimangono testimonianze nell'archeologia, nel linguaggio, nella toponomastica, come Moumaou e Barma dar Servagge nella Coumba di Charbounié e nei cognomi quali: Salvay, Salvagiot, Morel. La loro cacciata definitiva avvenne verso il 985, lasciando le vallate alpine spopolate e disorganizzate.
TRATTO |
ALT |
Lunghezza mt. |
Pendenza |
Circonvallazione partenza sul sentiero |
776 |
173,59 |
19,59 |
Dx sul sentiero; a Sx verso Sibaud |
810 |
487,62 |
26,66 |
B.ta Paousette |
940 |
83,98 |
5,95 |
Incrx. pista Sarsenà; Dx su sentiero |
945 |
737,23 |
27,13 |
Sarsenà Inf.. |
1145 |
338,19 |
19,81 |
Proprio i toponimi Sarsenà come anche quello di un'altra frazione di Bobbio Pellice, Payant, riecheggiano i termini 'saraceno' e 'pagani' e sembrano testimoniare inequivocabilmente, assieme a questo troncone di muro, con le pietre disposte a lisca di pesce, una terribile invasione che portò rovina e distruzione in Valle.
Le Borgate di Sarsenà, collegate da una mulattiera, sono poco distanti da una cava di pietra, materiale primario assieme al legno di castagno, utilizzato in edilizia.
Qui l'architettura alpina è ben rappresentata: abitazioni esposte a sud, pianta serrata in pietra con tetti ricoperti di lose, che trasmette l'idea di robustezza ed essenzialità, quasi sempre distribuita su due livelli; bassi locali seminterrati come ricovero per il bestiame e cantina, fienile e camere soprastanti.
Il legno appare soprattutto nelle travature dei tetti e negli infissi delle scarse aperture, garanzia di sicurezza e di difesa.
La tipologia abitativa, che si concentra nei grandi agglomerati di Sarsenà, è il fourest, che un tempo indicava una regione fuori da un certo centro, abitata permanentemente, con aree di pascolo più basse rispetto all'alpeggio. Con il progressivo abbandono della montagna, il suo uso è stato limitato a dimora intermedia di mezza stagione nella transumanza, prima di salire ai pascoli dell'alpeggio a metà giugno o prima di discendere a Valle a fine settembre.
Le pietre delle baite di Sarsenà però sono state testimoni di altri importanti 'frammenti di storia': siamo nel 1943, in un momento di 'scelta' vitale tra divenire 'Banditen' o entrare a far parte della Repubblica di Salò.
'I montanari' di Bobbio non hanno avuto dubbi: hanno preso la strada dei monti dopo l'armistizio Badoglio e sono diventati ribelli sotto la guida di Abele Bertinat ed il Comando d'Alta Valle di Antonio Prearo, contribuendo a creare la fisionomia di 'Terra ribelle' o 'Terra della libertà' della Val Pellice.
Il ritorno dalla pista verso la località la B.ta Podio (altra fontana). Qui comincia la strada asfaltata che prendiamo in discesa, tra vecchie frazioni, campi e prati, fino alla Loc. Cortilet, dove giriamo a sinistra verso Sibaud (cartelli indicatori). In pochi metri arriviamo alla stele di Sibaud.
La stele ricorda il giuramento fatto prestare dal condottiero Enrico Arnaud, il giorno 1 settembre 1689 agli esuli valdesi reduci dall’esilio svizzero (Glorioso Rimpatrio). Sulla base della stele sono incisi i nomi delle parrocchie valdesi delle valli ed i nomi delle principali città italiane in cui si trovano templi, lo stemma valdese e la data del rimpatrio.