“….. La fortuna ci ha assistiti fino al tratto conclusivo sul terreno ondulato che precedeva il traguardo al Barbara. “Radio scarpa” ci aveva avvisato di avere pochi secondi di vantaggio sugli avversari più vicini.
Uno sforzo disperato ed ecco i crampi bloccarmi il passo nei trecento metri finali.
Disteso a terra, impotente di fronte allo sguardo preoccupato di Domenico ho visto in quel momento materializzarsi la Persona alla quale devo molto di quella vittoria e che oggi ho l’occasione di ringraziare pubblicamente: Fausto Bernardoni da Castelmassa (Rovigo), idraulico in Cavour, ex portiere della quarta serie con una puntata nel glorioso Verona, allenatore di calcio nel tempo libero e presente al Barbara per assistere alla “Tre Rifugi”, per la bella giornata e per l’immancabile grigliata con gli amici. Le sue mani sapienti ed esperte di cose sportive hanno provveduto ad un tagliando di emergenza che mi ha consentito di ripartire e tagliare il traguardo rimanendo in trepidante attesa dei responsi cronometrici …. Abbiamo vinto!!! Domenico ed io abbiamo vinto!!! Ancora grazie, grande Fausto. E’ andata così; non era previsto, è avvenuto e forse proprio per questo è stato ancora più bello. C’era molta gente alla Tre Rifugi in quegli anni …. ”
Tra la “molta gente” presente il 16 luglio 1978 al Rifugio Barbara nel vallone dei Carbonieri c’era anche lui; o meglio, non c’era ancora ma era prossimo all’arrivo. Era presente, però, la mamma salita per assistere alla vittoria (non programmata) del fratello Domenico Bruno Franco nella 7° edizione della Tre Rifugi colà spostata causa il disastroso incendio del Rif. Jervis del dicembre 1976.
Paolo Bert, lui, sarebbe nato solo una quarantina di giorni dopo (23 agosto 1978) ma le radici della sua passione per la montagna, ed in particolare la corsa, stanno li in quella imprevista vittoria e nelle successive imprese sportive dello zio che hanno accompagnato la sua crescita fino a che non ha deciso di “mettersi in proprio”.
Condensare la presentazione di Paolo atleta in una sintetica scheda è impresa impossibile: Wikipedia impiega ben quattro pagine per descriverne freddamente i dati tecnici salienti partendo dal 2001, anno nel quale la sua carriera sportiva era già piuttosto rodata.
In una specialità, le corse in montagna variamente coniugate, che non ha retroterra statistico ufficiale né didattica scientifica non è eccessivo affermare che Bert sia “il più grande”, una sorta di cannibale alla Merckx nel ciclismo…il Fuoriclasse tra i Campioni.
E…a tempo perso c’è spazio anche per lo sci – alpinismo ed un pizzico di Mountain Bike!
Al di la dei risultati sul campo a sorprendere da subito sono le sue caratteristiche tecnico fisiche. La corsa in se è esercizio semplice, persino scontato se la si effettua solo in pianura. Li conta il passo medio e la capacità di gestirlo sulla breve o lunga distanza. Ma se il gesto tecnico lo si trasporta in montagna diventa un esercizio algebrico con parecchie incognite: la corsa sul terreno irregolare, la marcia dove le pendenze si fanno più importanti fino a divenire estreme, l’equilibrio nel percorrere le creste, le discese di ogni genere e grado, la resistenza e la gestione delle proprie forze per un’ora o per cinque…e poi …. la capacità di gestire negli anni il massimo livello agonistico che presuppone equilibrata sintesi fisica e psichica.
Paolo, pur non essendo cresciuto alla “scuola” dell’atletica, è tutto questo e lo è dopo circa 20 stagioni ad alto ed altissimo livello.
Con i suoi 170 cm di altezza e 60 kg di peso forma è considerato un “formidabile” discesista ma ogni domenica conferma che non è da meno sulle salite, anche le più impegnative, e la pianura non lo spaventa.
Altra sua straordinaria caratteristica è la capacità di emergere sulle distanze più diverse: dalla classica Corsa in Montagna di 45 minuti alle estreme Sky Marathon che richiedono sforzo e concentrazione per molte ore.
Analizzando le sue prestazioni facendo riferimento alla più “nobile” Atletica Leggera è come un atleta che non abbia difficoltà ad affrontare con successo il breve scatto sui 100 metri, la tecnica dei 400 ostacoli, la potenza resistente dei 3000 siepi e la distanza della Maratona!!!
Ed allora perché Paolo non ha mai percorso le strade “gloriose” dello sport più “nobile”? Molti se lo chiedono e lo hanno chiesto anche a lui…La passione, ed alla passione non si può resistere: volete mettere la noia delle corsie di una pista a confronto con lo spettacolo della montagna che scorre sotto i tuoi piedi e ti riempie lo sguardo? Volete mettere l’applauso e l’ammirazione degli sportivi che salgono le cime per “vederti” rispetto alla gestione tecnico-scientifica di interessati allenatori che programmano lepri ed inseguitori nei meeting milionari sempre più organizzati per gli addetti ai lavori?
Come diceva De Gregori “la locomotiva ha la strada segnata” mentre “il bufalo può scartare di lato e…cadere”. Ognuno segue la sua strada ed i suoi sogni ed è vero che “può anche cadere” ma vuoi mettere la libertà di potere “scartare di lato”?
“Imerio è in vetta dopo una veloce salita nonostante la competizione dello “Stellina” della mattinata precedente. È lui il delegato dal Cronometrista per la verifica del passaggio in vetta. E’ dotato di orologio satellitare e radio. Ore 9 e 58 Paolo è in vetta: 1 ora 58 minuti e 03 secondi. Il record di sola salita resiste (Dario Viale – 1.48 e spiccioli) ma questa è un’altra storia.
Poco più di un minuto di sosta per la foto ufficiale e poi giù per un verticale incredibile: è qui che Paolo costruisce il capolavoro. L’altro Paolo, inteso come Perotti, lo osserva dalle Sagnette . Uno spettacolo la discesa agile e controllata laddove di norma ci si arrampica. 17 minuti dalla vetta all’Andreotti e poi via verso la scarica di pietre del Colle delle Sagnette . Il transito al Quintino fa presagire il livello della prestazione. 2 ore e 41 il tempo di passaggio.
Al Pian del Re Danilo attende per ufficializzare l’impresa: l’Atleta, maglietta rossa della Podistica Valle Infernotto, compie gli ultimi passi dal Lago Fiorenza ed alle sorgenti del Pò fa registrare il tempo totale di 3 ore 12 minuti e 42 secondi (discesa in 1 ora 14 e 39) !!!
Cosa aggiungere: è un’impresa sportiva che non porta medaglie.
C’è l’ammirazione della gente per il coraggio dimostrato più ancora che per il tempo impiegato. Forse un poco di invidia da parte di coloro che per salire il Monviso devono allenarsi un anno intero … Ma il piccolo uomo che sale il grande monte e la metafora dell’esistenza: la consapevolezza delle proprie possibilità, non uguali per tutti, e la tenacia nel volere raggiungere, con umiltà e sacrificio i propri obiettivi.
Il piccolo uomo che sale il grande monte sa che non lo “vince” ne lo “conquista”, semplicemente lo accarezza, lo rispetta e lo ringrazia per avergli permesso, in un giorno di fine agosto, di realizzare un sogno che durerà una vita.
Poi si riprende la vita di tutti i giorni: la Montagna rimarrà la a disposizione per altre “imprese” ed altri sognatori. Paolo tornerà al lavoro, alla famiglia ed a regalarci altre vittorie nelle competizioni di montagna.”
Il record, imbattuto, di salita e discesa dal Pian del Re alla vetta del Monviso per la via sud rappresenta la felice sintesi delle capacità tecniche di Paolo Bert. Era il 29 agosto 2011 ed era la sua personalissima “olimpiade”.
Citare i suoi successi può essere esercizio ripetitivo e persino noioso e, quindi, riduco tutto ai minimi(?) termini invitando il lettore a leggere il “rosario”, sia pure incompleto, dei suoi successi riportati sulla apposita pagina (4) di Wikipedia.
In quest’angolo di Piemonte è conosciuto soprattutto per le 13 (tredici) vittorie alla “Tre Rifugi”, senza dimenticare le quattro vittorie su quattro al Tour Monviso International Trail.
Le prime le hanno valso anche un film che racconta, con la giusta ironia, la sua tredicesima volta: “La Taglia”.
La sua carriera sportiva, però, è stata un crescendo a livello nazionale ed internazionale: è di quest’anno la sua partecipazione alla Sky Race di Zagama, nel territorio Basco della Spagna. Il suo 7° posto all’Università delle “corse sui monti” rappresenta il migliore risultato italiano oltreché il primo atleta “non professionista” giunto al traguardo.
E’ atleta di spettacolo e per questo la sua presenza è ambita nei migliori palcoscenici di specialità nazionali: memorabili i suoi leggendari recuperi sulle salite più estreme e sulle discese più tecniche.
“La Sportiva” lo ha voluto – preteso nel suo Team nazionale e lui a pensato a vincere (2016) lo specifico campionato nazionale.
Lui difende i colori di questo Team nelle sue performance nazionali mentre, in versione Fidal, assume le sembianze del “diavolo” rappresentato nel logo della ASD Podistica Valle Infernotto (appunto).
E’ esercizio complesso paragonare i campioni di ieri con quelli di oggi: ieri si competeva allo stato puro, oggi all’agonismo si è aggiunto lo spirito Trail e la figura dei Finischer. Ieri poche gare concentravano tutti i Campioni in uno spietato confronto, oggi un calendario abnorme crea occasioni per affermazioni anche in tono minore. Ma Paolo c’è oggi e frequenta gli scenari migliori e c’era ieri appena finita la storia agonistica degli Invincibili Treves e Morello!
E’ atteso anche lui il 9 ottobre a Bobbio Pellice ad onorare gli Invincibili storici e sportivi.
Per applaudirne la prestazione agonistica ma, soprattutto, per condividere con lui il “terzo tempo”, specialità nella quale è preparato tanto quanto nelle più faticose corse.
Carlo Degiovanni