Ho visto anche l’”Atletica felice”!!! E’ una evidente parafrasi di “Ho visto anche degli Zingari felici”, titolo di un bel pezzo cantautorale di Claudio Lolli degli anni ‘70.
Erano gli anni in cui si costruiva l’atletica diffusa e non solo l’atletica dei fenomeni che rincorrono lepri. Alla base di tutto c’erano i “Giochi della Gioventù” con tutti i loro limiti ma in grado di fare emergere i campioni costruendoli con pazienza, senza troppi titoli nelle categorie giovanili ma proiettati, alcuni di loro, nell’atletica che conta dal punto di vista agonistico….e alla fine, qualche medaglia si riusciva a conquistare sulla scena internazionale!
Era l’Atletica di base prima dell’avvento di quella che avrebbe dovuto essere l’“Atletica Spettacolo” del futuro.
Non sempre i partecipanti ne coglievano pienamente lo spirito e succedeva sovente che la partecipazione ai “Giochi” era più una forma di breve evasione dai più pesanti doveri scolastici che un vero e proprio “credo” nella performance sportiva. E poi….a 13 anni o giù di li costruire le prime amicizie era più appagante se fuori delle aule scolastiche!
In un paese posto al’imbocco della Valle Susa una già allora bionda ragazzina viveva questa esperienza con lo spirito sopra illustrato:
Cinzia Usseglio provò a convincere i perplessi genitori delle finalità puramente sportive del suo interesse per i “Giochi” ….arrivò una tuta da ginnastica nuova fiammante a testimoniare la speranza ma arrivò anche un 13° posto su 14 partenti alla prova d’esordio sui prati della vicina Trana.
La cosa non fu molto apprezzata in famiglia: un po’ per l’ “investimento” poco produttivo nella predetta tuta ma soprattutto perché c’era una ambizione sportiva da difendere a tutti i costi da parte di papà che aveva eletto lo sport praticato (soprattutto il ciclismo) quale elemento importante della propria vita.
Per lavare l’onta, dopo le opportune discussioni famigliari, gli furono concessi 15 giorni. Un mini stage nel quale riporre le speranze agonistiche sotto la guida severa del genitore.
La stoffa c’era e alla seconda uscita, sempre nelle fangose campestri, disputò la volata per la vittoria con una nuova sconfitta ma fu 2° posizione. Nella fase successiva dei “Giochi”, quando si affrontavano le prime trasferte per il confronto con le migliori ottenne la prima vittoria assoluta addirittura per distacco.
La metamorfosi compiuta convinse il papà allenatore che da quel momento diventò il manager ma soprattutto il più accanito tifoso di Cinzia!
Dagli esordi giovanili alle 300 vittorie nella carriera sportiva il passo è durato 22 anni: il Gruppo Sportivo Fiat nelle sue versioni Sisport ed Iveco hanno tentato, inutilmente, di indirizzare le sue qualità sportive sul tartan delle piste ma la specialità non l’ha mai convinta. Ottimi test per fare parte della cosi detta atletica che conta ma se le gambe percorrevano alienanti giri di pista la testa aveva altri innamoramenti. D’altra parte con il Giò 22 Rivera aveva conosciuto il fascino per la strada ma, soprattutto, per la montagna ed, inevitabilmente …. la società sportiva di Almese è divenuta la sua casa principale.
Ancora giovanissima esordisce in quelle che lei, giustamente, ancora definisce “Marce Alpine”. Complice il Musinè da Caselette e le sue muscolari salite e, soprattutto, discese. La prima vittoria in montagna arriva proprio sulle asperità del misterioso monte davanti ad un monumento della specialità: la fortissima Maddalena Gozzano.
L’anno 1978 a Bardonecchia viene allestita una manifestazione di grande richiamo, la Bardonecchia – Colle del Somellier. Ventisei km di pura salita che hanno visto il trionfo maschile di Giuseppe Andreolotti giunto fin li dalla lontana Bognanco. Una giovanissima Cinzia Usseglio si presenta al via ma, soprattutto si presenta per prima tra i due muri di neve che segnalavano il traguardo nonché l’inizio del fu Ghiacciaio del Someiller. Strepitosa vittoria accompagnata anche dal riconoscimento alla atleta più giovane.
Il percorso di crescita dal penultimo posto tranese alle prime vittorie nelle categorie che contano era ultimato con grandi soddisfazioni al papà tifoso e gli anni successivi hanno confermato le grandi qualità atletiche dell’atleta di Chiusa San Michele:
Nove gli scudetti regionali conquistati nelle campestri, nelle corse su strada ma, soprattutto sui sentieri montani.
Nel 1979 in terra Valdostana nella Verres – Col Tzecore conquista un prezioso 5° posto e su quei 22 km di salita si celebrava il Campionato Europeo in salita (peraltro 1° Juniores).
L’avventura agonistica di Cinzia conosce anche delle pause: qualche guaio fisico ma, soprattutto, arrivano due figli o meglio, una figlia (Klizia) ed un figlio (Michael) che, per quanto riguarda l’amore per lo sport, ereditano la sua stessa passione.
L’attività agonistica riprende negli anni ’90 e proprio all’inizio del decennio conquista il bronzo di categoria nel Campionato Italiano di Corsa in Montagna per Amatori a Belluno…sei mesi dopo nasceva Michael!!!
A Moneglia l’anno successivo il bronzo diventa oro sempre nella prova nazionale amatori di Corsa in Montagna.
Il Monte Bianco rappresenta un appuntamento imperdibile per chi ama la corsa in montagna e tra le varie proposte agonistiche Cinzia sceglie la staffetta a 7 del Tour de Mont Blanc. Due edizioni la vedono tra le protagoniste: nel 1995 conquista la prima posizione con il Magic Team Courmayeur e l’anno successivo conduce il suo Team alla seconda posizione.
Nella Valle degli Invincibili registra due partecipazioni alla Tre Rifugi Val Pellice: nel 2004 in coppia con Maria Grazia Montabone ed in coppia mista nel 2005 quando il maltempo non permise lo svolgimento della Tre Rifugi sul percorso classico.
L’agonismo fa oramai parte dei ricordi…eccellenti ricordi. Qualche concessione al ruolo di “nonna” ma lo sport è rimasto una “necessità fisica e mentale” da portare avanti ancora negli anni su sentieri e mulattiere che, più delle nobili piste in tartan, fanno ancora parte degli “innamoramenti” della vita.
Carlo Degiovanni