sabato 7 maggio 2016

Il castello di Bobbio Pellice ...

Da Bobbio Pellice, sulla strada carrozzabile verso Villanova, dopo circa 1,5 km appena attraversato il vallone del Crϋel, si costeggia un dosso erboso (mt. 865) dove troviamo i resti del castello dei Bigliori di Luserna.
Siamo in una borgata che si chiama Cestel (o Ciëstel, secondo alcune vecchie fonti), ancora oggi chiamata Ciastel. Il nome ricorda, infatti, la parola “castello” e fa riferimento all’antico maniero dei conti Bigliori, un ramo cadetto dei più potenti Manfredi di Luserna.
Il Garola, allorquando tratta di Bobbio Pellice, spiega come “eravi da antichissimo tempo sù di un poggio a ponente il suo castello, detto ancor oggidì region del Ciastel, riguardava sull’erta la strada e sul poggio in basso la vila di Bobbio, nel 1549 da Francesi dominanti la Valle atterrato. Era abitato dai conti Bigliori, che vi edificaron poi altre dimore loro a Sibaud o Sinibaldo dal nome d’un dei feudatari.” [1].
Proprio secondo il Garola [2], infatti, se non si conoscono fonti circa le origini del castello  (probabilmente anteriore all’anno 1159), vi sarebbero fonti storiche documentali [3][4] che documentano la sua distruzione nel 1549 per ordine di un governatore francese di Torino, il principe napoletano Giovanni Galeazzo Caracciolo di Melfi, insieme a quella di quanto restava del castello di Bricherasio ed inoltre delle fortezze di Torre e di Lucerna. 
Tuttavia ci sono leggende secondo cui la distruzione dell’edificio avvenne per altre cause.  Si dice infatti che il proprietario del castello (secondo la leggenda, il Conte Billour) si fosse convertito al protestantesimo, al contrario del resto della famiglia di conti che erano fedeli alla Chiesa Cattolica ed a Roma. Si narra che nelle segrete del castello il conte si mescolasse ai popolani per ascoltare il Vangelo predicato dai barba valdesi, nei culti che lì si tenevano di nascosto. 
La famiglia del conte si era però insospettita ed un giorno mandò a Bobbio Pellice dei soldati perché lo arrestassero e distruggessero il suo maniero. La triste fine del Conte Billour fu di essere imprigionato nelle torri del castello di Luserna, dove patì fame, sete, freddo e da dove non uscì mai più. 
La famiglia del conte decise di cancellare in questo modo l’onta di un parente eretico: così erano chiamati dalla Chiesa di Roma coloro che non seguivano la religione cattolica e, in Piemonte, erano così detti i Valdesi.
Così, al giorno d’oggi del conte Billour è giunta soltanto la leggenda, mentre del castello dei Bigliori sono sopravvissuti pochi resti sul poggio roccioso che dalla borgata Cestel sovrasta Bobbio Pellice.
Invero, pare che tale leggenda altro non fosse che una storia narrata dalle popolazioni locali per narrare l’oppressione inquisitrice di Roma e dei signori cattolici.

[1] GAROLA D.L., Documenti Istorici di Luserna e dei luoghi di sua valle compilati da Domenico Lorenzo Garola, 1832, p. 217.
[2] GAROLA D.L., Op. cit., p. 14.
[3] GAROLA D.L., Op. cit., p. 125.
[4] BOLLEA L.C., Storia di Bricherasio, Torino, 1928, p. 525.

Fonti:
Valdesina
Atlante delle Opere fortificate dell'associazione Vivere le Alpi