“Tra Bufalo e Locomotiva la differenza salta agli occhi: la locomotiva ha la strada segnata, il Bufalo può scartare di lato e…cadere”.
Mi permetto di scomodare il Buffalo Bill di De Gregori per sintetizzare l’animo trasgressivo o, perlomeno creativo, oltre che ricreativo, dell’appassionato della corsa in natura ed in particolare dell’antica Marcia Alpina.
E si, perché scegliere questo sport spesso ha evidenziato una certa insofferenza degli atleti per le troppe regole che appartengono alla Atletica giudicata più “nobile”. La ci sono tabelle, regolamenti, commi e cavilli che determinano il tuo gesto tecnico: corsie, misure, percorsi obbligati come pure le tessere. Lo sport scritto da altri e solo più da interpretare secondo i sacri crismi dei “regolamenti” e del volere di sapienti allenatori e/o preparatori. La strada segnata che deve percorrere la locomotiva: obbligata e sicura ma, alla fine, scontata e perfino noiosa.
Il corridore di montagna sceglie il “Bufalo” con conseguente rischio di “cadere” compensato, però, dalla possibilità di “scartare di lato” vivendo lo sport in modo più libero. Si pensi che fino a qualche decennio fa le gare di Marcia Alpina, frequentate prevalentemente, se non esclusivamente, da valligiani non avevano un percorso definito ma semplicemente un punto da raggiungere a volte segnalato da un grande bandierone rosso che ne determinava il giro di boa. Avveniva nella storica “Castelluzzo” di Torre Pellice ed il canavesano Quinzeina da Santa Elisabetta di Castellamonte è stato l’ultimo ad abbandonare questo tipo di segnalazione. Stava agli atleti la scelta del percorso e ciò avveniva con puntigliosi sopralluoghi preventivi alla ricerca della via più breve.
Il corridore di montagna è allergico alle troppe regole e ama correre se e come desidera senza troppi programmi o obblighi dovuti a sponsor o a Presidenti troppo invadenti.
La scelta del “Bufalo” ovviamente denota anche una “filosofia” del vivere che va al di là del fatto sportivo in se.
Nel raccontare dei “corridori del cielo” ci si imbatte sovente in atleti dalle caratteristiche “creative” che solo le male lingue definiscono “trasgressive”. Atleti che al “fare il tempo” in un classico 10.000 o in una maratona preferiscono la vittoria ad esempio ad una Tre Rifugi ottenendo poca visibilità mediatica ma l’affetto ed il riconoscimento popolare e popolano. A volte ci provano a misurarsi nelle discipline atleticamente più nobili ottenendo risultati prestigiosi ma poi….il richiamo della foresta li riporta sulla strada del bufalo.
Appartiene senza ombra di dubbio a questa filosofia di vita Paolo Griglio, Invincibile dalle grandi potenzialità in parte inespresse proprio perché, nello “scartare di lato” si può anche cadere!!!
Nato a Torre Pellice nel 1965 era stato rapito, alla tenera età dei 15 anni, dalla passione per il calcio frequentando le categorie giovanili del Luserna e del Valpellice.
L’impiego nella storica e antica tipografia “Subalpina” di Torre Pellice ha determinato una svolta radicale dal punto di vista sportivo. Tra le mani gli passava ogni anno un volantino che raccontava di una “Marcia Alpina a cronometro per coppie di atleti” che si svolgeva in alta valle: la “Tre Rifugi”. Pier Luigi Bertin, suo collega di lavoro e già buon atleta tra le asperità dei monti lo convinse a salire al Rifugio Barbara, sede provvisoria della gara causa l’incendio che distrusse il Rifugio Jervis nel dicembre 1976, per assistere all’evento.
Vinsero i fratelli Ruffino e Paolo fu colpito dal gesto atletico che riuscivano ancora ad esprimere al termine di un tracciato che in allora era definito di 30 chilometri e 1.700 metri di dislivello.
La voglia di emulare i fratelli coazzesi prese il sopravvento e Paolo, in compagnia del più esperto Pier Luigi, iniziò a frequentare i sentieri montani abbandonando definitivamente il campo di calcio.
Nel 1983 si tessera per la Polisportiva Villarese e, dopo un anno di “rodaggio” conquista il titolo di Campione provinciale nella categoria Juniores. Tre anni di attività nella compagine villarese gli consentono di affinare il gesto atletico mettendone in luce doti non comuni.
I numerosi piazzamenti ed i podi nelle gare di Campionato regionale e nazionale attirano l’attenzione su questa giovane promessa: a Cavour Mauro Priotti ambisce a costruire una squadra competitiva a livello nazionale e chiede a Paolo di farne parte. Con i colori dell’Atletica Cavour realizza il salto di qualità confrontandosi con i migliori atleti nelle gare nazionali.
Con Valter Rossa e Marco Sclarandis forma una staffetta dalle grandi potenzialità conquistando il titolo provinciale, ottenendo il secondo posto a livello regionale ed il decimo a livello nazionale. La stessa formazione si presenta al Campionato regionale di Ceppo Morelli ed ottiene un prestigioso terzo posto alle spalle di compagini dal nome altisonante quali Forestale e Valsesia.
Nella valle degli “Invincibili” vince, nel 1988, la Bobbio Pellice – Serre Cruello e l’anno successivo coglie il successo a Pieve di Cumiana nella classica “La Rocca”.
Questi successi gli valsero la convocazione a rappresentare egregiamente, insieme al compagno di squadra Valter Rossa, il Piemonte nella gara nazionale di Dorgali in terra sarda.
Alla “tenera” età dei 26 anni, nel momento della maturazione atletica in uno sport di resistenza quale la Corsa in Montagna senza apparenti motivazioni decide di chiudere la sua breve (brevissima) vita sportivo-agonistica. Chiedersi il perché è esercizio inutile…tutto sta in quella scelta preferenziale per il Bufalo che non segue una strada obbligata!
La storica Tipografia Subalpina cessa la sua attività e la vita lo porta in giro per il mondo: Malta, Kazakistan, Congo, Algeria ed altre mete sedi di lavoro e non di sport… Oggi guarda incuriosito l’evolversi di uno sport che poteva riservargli ancora molte soddisfazioni (sono stato un “coglione”) e troppo presto abbandonato. Ricorda l’emozione nel riuscire a confrontarsi con successo addirittura con il Ruffino (Elio) protagonista della Tre Rifugi dei suoi esordi!!!
Certamente negli anni ’80 era più difficile conquistarsi un posto al sole in una disciplina che non aveva ancora conosciuto e riconosciuto la figura del Finischer o del confronto a basso impatto agonistico. Ricorda la “ferocia agonistica” di quei tempi quando una breve sosta a legarti le scarpe poteva costare decine di posizioni perse!
Però…. il Bufalo può scartare di lato, cadere ma anche rialzarsi e riprendere a correre! Lontani i tempi degli scenari nazionali e della maturità fisico – agonistica il mondo dei moderni trail può rappresentare lo scenario ideale per riprendere la via dei sentieri scoprendo il lato meno agonistico ma parimenti gratificante di un’antica passione.
Carlo Degiovanni