venerdì 17 febbraio 2017

Galleria degli Invincibili ... Occitani: SILVIA PEPINO

Come un’evoluzione Darwiniana il rude sport   dei Marciatori Alpini ha avuto un profondo processo di trasformazione in questi ultimi 40 anni. Nella forma ma anche nelle stesse finalità: se si parla con i Campioni degli anni 70 / 80 si scopre che il concetto di “non competitività” era sconosciuto a quei tempi. Le gare erano gare e basta! Un pugno di frequentatori con in testa un solo obiettivo: vincere o, per lo meno, fare classifica. I sentieri si percorrevano prevalentemente in solitudine o piccoli gruppi, stante l’esiguo numero dei partecipanti (50 / 80) e lo spettacolo della natura lasciava il posto, nella gerarchia dei valori, alla ricerca spasmodica dello striscione di arrivo.
L’agonismo era tale per cui, pur percorrendo scenari spettacolari di montagna, lo sguardo era esclusivamente rivolto in basso ad osservare le proprie scarpe in salita e gli ostacoli che potevano rallentare il passo in discesa. L’organizzazione era affidata a Comitati locali o agli Sci Club che attraverso quello strano sport provvedevano all’allenamento a secco dei propri sciatori nella stagione estiva.
Vennero gli anni ’80 e l’anarchia organizzativa fu ricondotta sotto la Federazione Italiana di Atletica Leggera che impose un cambio radicale: ok alla competizione in montagna ma su tracciati più “domestici” divenuti di “Corsa (e non più marcia) in Montagna”.
La svolta non fu gradita all’intero mondo degli appassionati e ciò che fu formalmente “vietato” riprese vita con copertura FSA / Marino Giacometti (divenuta poi Fisky).  Nacquero allora termini quali Sky Race, Sky Marathon e Vertical Kilometer ad identificare gare dalle caratteristiche tecniche importanti e, soprattutto, esclusivamente a sfondo agonistico.
Il nuovo secolo ha portato in dote una ulteriore evoluzione molto più radicale: l’esasperazione agonistica ha lasciato il posto ad un nuovo soggetto: il FINISCHER.
La centralità del praticare sport in natura non è più data dal primeggiare su un tracciato ma semplicemente dall’avere la capacità di portarlo a termine nei tempi stabiliti. Insomma: meno potenza atletica ma più resistenza e capacità di gestione delle proprie forze su distanze e dislivelli notevoli. Riuscire a vivere contemporaneamente gli splendidi scenari montani, prima sacrificati all’agonismo esasperato, aggiungendo qualche attenzione in più all’ambiente. Il nuovo modo di “andare per natura” ha attratto le migliaia di appassionati che oggi popolano i sentieri delle nostre montagne: l’obiettivo non è più e solo quello di vincere o fare classifica ma quello di “farcela”. E’ nato il mondo dei TRAIL!
Silvia Pepino, cuneese di nascita, è senza dubbio una delle più importanti rappresentanti del “nuovo mondo” dei corridori di montagna. Come esperienza piuttosto comune in questa particolare forma di sport, Silvia sulla personale “via di Damasco” che l’ha condotta alla conversione sportiva ci è arrivata in età matura (sportivamente parlando).
La gioventù dedicata a “farsi una posizione” con gli studi in scienze forensi più per scelta genitoriale che propria: realizzato brillantemente il compito assegnato emerge la voglia se non ancora di sport perlomeno di montagna nelle forme classiche dell’escursionismo ed alpinismo nelle lontane terre Himalayane ed Andine. 
La corsa, intesa come gara, arriva ancora più tardi affacciandosi all’età dei 33 anni e senza troppa convinzione. L’A.S.D. Dragonero l’accoglie e alla corte di Graziano Giordanengo si scopre maratoneta. L’Esordio avviene nella mezza maratona di casa a Cuneo nel 2011 e poi via a misurarsi sulla distanza doppia in sette maratone nel breve spazio tra il 2011 ed il 2013. Il tutto intervallato da qualche gara su distanze più brevi.
L’esasperante rincorrersi su asfalto di passi e scenari sempre uguali non soddisfaceva appieno le aspettative di Silvia che sentiva di dovere coniugare la voglia di avventura e l’amore per i monti con l’ambizione della competizione sportiva.
Nel 2014 in alta Valle Po si riorganizza una gara prestigiosa: il Tour Monviso Trail….distanze e dislivelli sono quasi proibitivi ed allora è meglio esordire sulla distanza più breve nella formula Race. Su quei sentieri Silvia incontra il “Trail” e capisce che quella e la sua sintesi perfetta tra voglia di sport e di natura. Come avvenne nell’approccio con il “bitume” anche sui sentieri brucia i tempi correndo tre trail in tre settimane (Tour Monviso Race, Trail Alpi Marittime e Val Maira Sky Marathon). 
La felice sintesi tra sport di resistenza, avventura, ambiente e, perché no, filosofia insita nella formula “Trail” determina una sorta di innamoramento……nelle terre occitane qualcuno ha allestito una proposta sportiva interessante: il Circuito Internazionale dei Trail Occitani.
C’è addirittura un Campionato specifico che non premia il limitante responso cronometrico ma chi sa cogliere appieno le potenzialità di questo nuovo modo di “fare sport”.
Nel 2015 Silvia decide che questo è il suo terreno ideale e diventa assoluta protagonista di questo mondo: ogni domenica c’è un Trail: Marguareis, Cro Trail, Tour Monviso, Val Maira Sky Marathon ed i pari appuntamenti in terra francese diventano il suo esercizio di Yoga settimanale.  
Ci sono anche gli ottimi riscontri cronometrici e qualche prestigioso podio a confortare le fatiche sportive. 
La stagione 2016 porta con se la convinzione di avere predisposizione per le lunghissime distanze….Marco Olmo diventa il suo riferimento, buon amico e consigliere. 
Al nutrito calendario occitano aggiunge due perle: Ultra de Lure a Folqualchier, 80 per 5.000 le “misure” ed un confortante 2° posto assoluto e Lavaredo Ultra Trail, 122 per 6080. 
E così, all’età di 38 anni ma all’esordio della sua carriera sportiva conquista per due anni consecutivi il primo posto nella particolare classifica del Circuito Internazionale dei Trail Occitani. 
Per il futuro c’è Saben, uno splendido golden retriver che arricchirà ancora la sua esperienza sportiva nel mondo del Dog Endurance….Saben piacendo!
Nel passato c’è una radice famigliare…. Nel 1988 l’alta Val Gesso ospitava un Trail  “ante litteram”: Sui Sentieri del Re era definito.  Terme di Valdieri, Colle Chiapus, Diga del Chiotas, Colle Fenestrelle, San Giacomo di Entracque. Vincitore un giovane Marco Olmo ed in classifica appare il nome di Pepino…inconsapevoli radici, appunto!
Carlo Degiovanni