lunedì 16 marzo 2020

“MOGLIE E BUOI DEI PAESI TUOI”


Invincibili, indicibili ed ineluttabili implorazioni al “Tempo del Coronavirus”
Stando sull’ironico (mica tanto) in attesa di tempi migliori
“MOGLIE E BUOI DEI PAESI TUOI”
Il detto, di sapore antico, ha una connotazione piuttosto sessista ed il riferimento ai “buoi” penso sia relativo esclusivamente alla necessità della rima finale e, quindi, vi prego di fare riferimento solo alla sostanza e non alla forma.
La meditazione imposta dalla solitudine determinata dalla attuale situazione mi ha fatto riflettere sulla saggezza dei nostri “grandi vecchi” che avevano previsto quanto la vita relazionale fosse più facile se…di prossimità o, come si dice adesso, a Km zero.
Ma, dopo questa vaga premessa, veniamo al dunque: chiediamo, tanto umilmente quanto insistentemente, un provvedimento specifico che faciliti, anche solo “una tantum” la vita relazionale. Non parlo delle coppie conviventi, per le quali, peraltro, potrebbe valere il ragionamento opposto; parlo dei rapporti fedifragi o tra amanti, ufficiali o clandestini che siano, non residenti nello stesso Comune e, quindi, impossibilitati da norme e decreti!
Garcia Marquez, nel suo “L’amore ai tempi del colera” l’aveva risolta in senso opposto. La storia racconta come la malattia abbia favorito l’incontro definitivo tra Fermina Daza e Florentino Ariza, amanti platonici da una vita. Al termine dell’ultima pagina si legge del creativo “inganno” ideato da Florentino che, con la falsa scusante del colera a bordo, ordinò al Capitano della nave di risalire il fiume dal quale erano appena scesi: “E fin quando crede che possiamo proseguire questo andirivieni del cazzo?” domandò il Capitano. Florentino Ariza aveva la risposta pronta da cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni con le loro notti. “Tutta la vita” disse.
Ci basterebbe meno, molto meno…è una richiesta che viene da un invincibile cuore…!
Carlo Degio