Tratto da CAI Uget Notizie marzo-aprile 2018
Quando un autore porta un libro alla nostra biblioteca, qualcuno della redazione si preoccupa di leggerlo e, se ne vale la pena, di parlarne qui.
Quando un autore porta un libro alla nostra biblioteca, qualcuno della redazione si preoccupa di leggerlo e, se ne vale la pena, di parlarne qui.
Stavolta tocca a me, già pregusto la scena: divano, copertina e libro. Poi leggo il titolo: “Trail degli Invincibili”. Il divano e la copertina lasciano il posto alle scarpette e allo zaino, per toccare con piede le meraviglie decantate dal primo capitolo.
Andiamo in Val Pellice, a Bobbio, un’oretta di macchina da Torino. Il percorso del trail è un anello, di venti chilometri e 1100 metri di dislivello (dal sito www.traildegliinvincibili.it si può scaricare la traccia GPS in vari formati).
Oggi è la classica giornata uggiosa di fine settembre, durante il viaggio Luciana legge la dettagliata descrizione dell’itinerario: le borgate attraversate, i forni, i monoliti e le relative leggende sulla fertilità. La descrizione è troppo dettagliata per ricordarcela tutta, dobbiamo portarci dietro anche il libro.
La partenza dal laghetto Nais, ben indicato a inizio paese, ci obbliga ad un tratto su statale, ma è breve. Nella borgata, un paio di macchine, i cui autisti vestono spiccatamente Montura, ci sorpassano: partiranno qualche tornante più su, dove finisce l’asfalto. Dopo aver attraversato la borgata Meynet, un sentiero ben segnalato parte a sinistra e sale deciso. Per noi che ci perdiamo facile, avere tutte le bandierine messe dall’organizzazione per segnare il percorso della gara che si sarebbe tenuta il giorno successivo è una manna dal cielo. Sotto i nostri piedi lucide castagne e spinosi ricci, uno scambio di sguardi complice con la socia: “Si raccoglie solo dopo il quindicesimo chilometro”.
La parte dura della salita è nei primi chilometri, poi “spiana”. Ci fermiamo di tanto in tanto a rileggere la descrizione: quassù c’è il monolito, qui dovremmo vedere Rocca Chabert, lì le vie di arrampicata. Un mondo ricchissimo e fantasioso che ci possiamo solo immaginare, perché la nebbia avvolge tutto. Tutto tranne i colori dell’autunno, che spiccano vivaci tra le rocce e lungo i fiumi, e quel sentimento storico, in memoria dei tanti valdesi che su questi sentieri lottarono per ciò in cui credevano.
“Invincibili” si riferisce ad un gruppo di resistenti valdesi, delle valli Pellice, Chisone e Germanasca che nel 1686 si oppose alla conversione forzata al Cattolicesimo: si trattava di poche decine di uomini, ma disposti a tutto e costrinsero i governanti a scendere a trattative. I loro ritratti, e non solo, nelle pagine del libro.
Silvia Tessa (CAI UGET Notizie)